Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: DrStein    10/09/2013    2 recensioni
Bonnie e Twill...due figure che hanno avuto una piccola apparizione ne "La ragazza di fuoco" ma che poi sono scomparse completamente, non si sa cosa gli sia successo...cosa è capitato loro mentre attraversavano le foreste del distretto 12? Scopritelo leggendo questa FF
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SPOILER da “Il canto della rivolta” , io vi ho avvertito: la fan fiction l’ho creata pensando a come Bonnie e Twill siano scomparse senza lasciare traccia, e la Collins si è presa solo due righe per ipotizzare cosa fosse successo loro.
Penso che meritino un degno epitaffio, e spero di esserci riuscito a darglielo.
 PS: Scusate se non ho aggiornato la long (per chi la segue) ma non ho avuto più idee per un bel pezzo D: ora o ripreso a scriverla, spero di pubblicare entro poco tempo ^^

Sono ormai 11 giorni che ci siamo rimesse in cammino, da quando abbiamo incontrato Katniss nei boschi del distretto 12 e le abbiamo parlato del distretto 13: è rimasta molto stupita sulle prime, ma anche a noi era successa la stessa cosa quando ne eravamo venute a conoscenza, penso che sia normale, dato che neanche noi ci credevamo, la prima volta: non osavamo credere che ci potesse essere una speranza di poter scappare dal distretto 8, una speranza non solo di vivere in modo più dignitoso, ma anche solo di vivere e basta.
Se fossimo rimaste nell’8 saremmo di certe morte di fame, oppure travolte nelle risse che scoppiavano fra Pacificatori e i rivoltosi, una vedova e una bambina che aveva perso i genitori, nient’altro che un peso di cui Panem avrebbe fatto presto a liberarsi.
Eppure siamo riuscite a fuggire, siamo riuscite a trovare il distretto 12 e Katniss Everdeen, e ora non ci resta che trovare il distretto 13, dove finalmente potremo vivere tranquille, forse mi lasceranno tenere Bonnie: lo spero tanto, in questi mesi è diventata quasi come una figlia per me, e mi ha resa orgogliosa vedere come ha sopportato il viaggio senza mai lamentarsi, a parte per quell’incidente della caviglia slogata, che ora sta guarendo pian piano.
“Twill? Va tutto bene?”                                                                        
La sua vocetta preoccupata mi suona lontana, e quando mi riscuoto dai miei pensieri vedo che Bonnie ha proseguito da sola, inoltrandosi per almeno 200 metri nella foresta brulicante di vita.
“Bonnie!” la mia voce si alza di un’ottava mentre corro a perdifiato per raggiungerla, estraggo subito il fucile e mi porto davanti a lei, scrutando il verde in cerca di un segno che mi riveli che un predatore ci ha appena puntate.
Bonnie sa già cosa deve fare: si rannicchia dietro di me, in modo da offrire un bersaglio il più piccolo possibile ad un eventuale nemico, e io continuo a tenere alto il fucile, facendo guizzare gli occhi per cogliere ogni singolo movimento delle fronde verdi e gocciolanti rugiada.
Dopo un paio di minuti abbasso la canna dell’arma e reinserisco la sicura, la metto di nuovo a tracolla, poi mi giro e mi inginocchio davanti a Bonnie, prendendole le spalle fra le mani.
“Bonnie…non devi mai, mai, mai più allontanarti da me: questa foresta è pericolosa, ti ricordi le linci, gli orsi, e tutti gli altri animali pericolosi che ci vivono? Se uno ti avesse attaccato, io non avrei fatto in tempo proteggerti, e…vuoi capire che…che se ti succedesse qualcosa io…”
Lascio perdere la ramanzina e l’abbraccio, cerco di farle capire quanto sia importante per me averla vicino, quanto siano sincere le lacrime che hanno già cominciato a spuntare e a bruciarmi il viso con il loro calore.
Lei ricambia l’abbraccio e mi stringe forte, e so che ha capito cosa volevo dire, anche se ho troncato la frase a metà.
“Va bene Twill, scusami se mi sono allontanata; non lo farò più” mi sussurra con la sua voce flebile e tranquilla, e io le accarezzo dolcemente i capelli prima di staccarmi e rialzarmi.
“Brava bambina, ora continuiamo, dobbiamo fare più strada possibile prima del tramonto”
Detto ciò, ci incamminiamo di nuovo fra gli alberi, sbocconcellando una microscopica parte del cibo che Katniss ci ha dato: stiamo cercando di contenere le scorte, cacciare con il fucile è pericoloso, soprattutto se vogliamo cercare di mantenere un basso profilo ed evitare che gli animali vengano attirati dal rumore.
Continuiamo a marciare, e prima che il sole tramonti abbiamo percorso un bel pezzo di strada, quindi per oggi possiamo anche accamparci, e poi non sarebbe sicuro continuare a viaggiare anche di notte.
Assieme a Bonnie comincio a raccogliere della legna per fare un piccolo fuoco, anche se ci vogliono molti tentativi prima che i legnetti facciano abbastanza attrito perché le fiamme incendino le sterpaglie e il calore del fuoco cominci a propagarsi, scaldandoci i vestiti e le ossa intirizzite dal freddo: mentre Bonnie mangia qualcosa io continuo a cercare qualche pezzo di legno un po’ spesso, in modo da dare autonomia al fuoco, poi vado ad unirmi a Bonnie, in modo da farle un po’ di compagnia.
Dopo aver finito di mangiare, torniamo a parlare di Katniss, che in pratica è quello che facciamo da quando l’abbiamo incontrata: parlare del passato è troppo doloroso, il presente non è che sia proprio tutte rose e fiori e il futuro è sospeso su di un filo, quindi la Ragazza in fiamme è l’unico argomento rimastoci.
“Secondo te lei è davvero innamorata di Peeta?” mi chiede, con la sua voce candida e innocente.
“Certo che sì Bonnie, non vedi? Hanno rischiato entrambi la vita l’uno per l’altra, è ovvio che si amano”
Ma in realtà non so cosa pensare: ci sono stati momenti, nei precedenti Hunger Games, dove sembrava che lei stesse recitando una parte, mentre in certe scene era assolutamente impossibile negare che fosse…attratta? Interessata?  Innamorata? Solo lei può dirlo, e non so se la rivedremo mai.
Chiacchieriamo ancora un po’, poi aggiungo un altro ciocco al fuoco e dico a Bonnie di mettersi a nanna, mentre io resto a sorvegliare il fuoco e ad aggiungere legna ogni volta che la sua intensità cala: osservo le fiamme danzare ipnotiche riflettendosi nei miei occhi, mi si imprimono nel cervello e lo bruciano, lo fanno saltare in aria come è successo come mio marito, lo-
“Twill, ti prego, svegliati”
Apro gli occhi di scatto, e vedo Bonnie che mi fissa, spaventata: immediatamente la mia mano corre al fucile, quando lei, vedendomi finalmente sveglia, mi sussurra
“Ho avuto un incubo, posso dormire accanto a te?”
Il tono preoccupato tradisce una certa urgenza, come se avesse paura che se aspetta troppo ad addormentarsi, scoprirà che il suo sogno è reale.
Tolgo la mano dal fucile, sollevata dal fatto che non ci siano nemici.
“Certo che sì piccola, aspetta solo un attimo” le dico, alzandomi e controllando il fuoco: la fiamma è debole, ma c’è, e in cinque minuti il fuoco è tornato alto come prima, con l’unica differenza che adesso ci ho messo dentro tutta la legna che avevamo, per farlo durare il più possibile.
Mi stendo accanto a Bonnie, abbracciandola, e subito lei mi sussurra “Mi canti la ninnananna?”
So già che ninnananna vuole, una che per lei ha un significato speciale, perché è quella che Katniss ha cantato ha Rue mentre stava morendo: per cui, mi schiarisco leggermente la voce, e comincio a cantare, a voce bassa e complice, perché quella ninnananna è solo per lei, non per la foresta, che di notte appare oscura e minacciosa.
 
Deep in the meadow, under the willow
A bed of grass, a soft green pillow
Lay down your head, and close your eyes
And when they open, the sun will rise

Here it's safe, and here it's warm
Here the daisies guard you from every harm
Here your dreams are sweet
and tomorrow brings them true
Here is the place where I love you.

Deep in the meadow, hidden far away
A cloak of leaves, a moonbeam ray
Forget your woes and let your troubles lay
And when again it's morning, they'll wash away

Here it's safe, and here it's warm
Here the daisies guard you from every harm
Here your dreams are sweet
 and tomorrow brings them true
Here is the place where I love you.


In realtà sento il suo russare già alla terza strofa, ma continuo, anche solo per essere sicura che, dovunque sia lei ora, sappia che ho finito la canzone anche se non poteva sentirla.
Le scosto una ciocca di capelli e le do un bacio appena dietro l’orecchio.
“Buonanotte Bonnie”
La luce del sole mi trafigge gli occhi, e so che è ora di alzarmi, anche se non è per niente facile, soprattutto contando che dobbiamo dormire per terra, e abbiamo tutti i muscoli indolenziti.
Mi ci vogliono dieci minuti buoni per alzarmi senza svegliare Bonnie, e la prima cosa che faccio è controllare il fuoco, dove per fortuna le braci ardono ancora; perfetto, in questo modo potremo portarcele dietro e accendere il fuoco molto più facilmente.
Sveglio Bonnie, e appena mi sono assicurata che è capace di intendere e di volere le dico che cerco qualche foglia per fare un fagotto, e di non allontanarsi.
Dopo una mezz’oretta sono di ritorno con un bel numero di foglie grandi e spesse, con cui comincio ad avvolgere i carboni ardenti, e infine uso gli abbondanti viticci del bosco per legare i fagotto e chiuderlo.
Un'altra mezz’oretta per sbocconcellare qualcosa, e siamo pronte a partire di nuovo.
Mentre stiamo camminando verso quella che dovrebbe essere più o meno la direzione giusta, sento un fruscio provenire dalla mia sinistra, e mi giro subito di scatto, puntando il fucile e togliendo la sicura, mentre si ripete la scena dell’altro giorno, con Bonnie rannicchiata dietro di me, e io che cerco il nemico con gli occhi, senza spostare la canna dell’arma.
Questa volta aspetto quasi dieci minuti, dato che i fruscii si susseguono, sempre in direzioni diverse, e io ogni volta punto la canna in quella direzione: forse è un lince che sta cercando di decidere se siamo pericolose…fatto sta che dopo un po’ fruscii cessano, e noi riprendiamo il nostro viaggio, ancora più spedite di prima: tuttavia, continuo a sentire quei movimenti per tutto il giorno, e la cosa mi piace sempre meno; vorrei sparare qualche proiettile per cercare di spaventare l’animale che ci sta seguendo, ma ho paura che ci attacchi e che altri predatori possano sentire quel suono.
Verso sera ci accampano di nuovo, ma stavolta non accendiamo il fuoco, mi limito a slegare il fagotto con i carboni ed a aggiungere qualche sterpaglia in modo che non smettano di bruciare. Improvvisamente, sento un ringhio basso provenire da dietro di me, e immediatamente mi giro per fronteggiarlo, scoprendo finalmente cosa era quel rumore che avevamo ascoltato per tutto il giorno: era un puma, anzi, due puma, che si stavano fissando con i loro occhi gialli e affamati, pronti a balzarci addosso…oppure no? Erano anni che non avevano a che fare con degli esseri umani, avrebbero dovuto considerarli prede, eppure esitavano: c’era forse qualcosa che non sapevano? Magari volevano aspettare che si addormentassero per poi-
“Twill! Attenta!”
Mi giro di scatto, e capisco perché i puma non si sono preoccupati di attaccarci: ce ne’era un terzo che ci si stava avvicinando alle spalle, pronto ad aggredirci: cerco di mirare meglio che posso e sparo, facendo riecheggiare il suono per tutta la giungla, notando appena che l’ho colpito ad una zampa, perché gli altri due puma mi sono già saltati addosso.
“Bonnie! Scappa!” riesco a urlare, prima che gli artigli e i denti degli animali mi perforino la carne della schiena: ma lei non mi ascolta, va a raccogliere i carboni e li tira in faccia ai puma, ustionandoli e lasciandomi una via di fuga che non ho intenzione di sprecare: abbandono il fucile che è troppo lungo e pesante, mi sarebbe solo d’intralcio, e striscio via dalla presa dei puma, i cui artigli continuano a ferirmi mentre mi libero.
Afferro Bonnie per un braccio e cominciamo a scappare, via nella foresta, sempre aguzzando i sensi per sentire quando i predatori riprenderanno a cacciarci: dopo un po’ che corriamo sentiamo un ruggito stridulo provenire da dietro di noi, segno che i puma si sono ripresi e sono pronti a uccidere.
Intanto, io continuo a perdere sangue, e i deboli tentativi di Bonnie di tamponare le numerose e profonde ferite sono inutili.
Probabilmente morirò dissanguata, quindi comincio a parlare con Bonnie, dicendole dove deve andare, cosa deve fare, istruendola su come deve comportarsi da sola: sono così assorta nel pensiero della mia morte imminente, che non mi accorgo neanche che sono caduta, e che Bonnie mi sta trascinando, e che i ruggiti si fanno sempre più vicini.
Sento il rumore dell’acqua, e mi rendo conto che Bonnie ci ha portate sull’orlo di uno strapiombo, alto almeno venti metri, e che si getta in un torrente burrascoso e inguadabile.
“M-mi dispiace Twill: non sa-sapevo cosa fare, quando sei caduta i-io ho avuto paura, e adesso…adesso…”
È dall’inizio della frase che piange, e io non posso fare altro che cercare di sedermi come meglio posso e stringerla al petto, dicendole che andrà tutto bene, e che ce la caveremo, e no, non importa se i ruggiti si fanno più vicini e se io sto morendo e se morirà anche lei, perché andrà tutto bene, troveremo un modo per cavarcela.
Dopo che ha smesso di piangere posso finalmente smettere di raccontarle bugie, e decido invece che devo fare qualcosa per lei: non posso permettere che quei mostri la prendano, e la divorino viva, non posso lasciare che lo facciano…è forse per questo che le mie dita, le mie dita forti e callose a furia di lavorare nelle fabbriche tessili, indugiano sul suo tenero collo da bambina? È così fragile….non ci è voluto niente a spezzarlo, è bastato un giro brusco delle mie mani per sottrarre Bonnie al dolore dello sventramento da parte dei puma.
Spero di poter avere altrettanta fortuna, ma non è così: non sono ancora completamente dissanguata quando mi trovano, quindi non posso fare altro che tenere il cadavere di Bonnie sotto di me, sperando che quei predatori riescano a saziarsi con la mia carne, la carne che mi stanno lacerando e strappando via assieme ai miei intestini, assieme ai miei capelli e assieme alle dita dei miei piedi.
Comincio a piangere e a urlare per il dolore, non ne posso fare a meno,ma prima che l’ultimo sprazzo di coscienza fugga via dal mio corpo, ho la forza di passare un’ultima volta la mano fra i capelli di Bonnie, e di darle un piccolo bacio sulla guancia, con i suoi occhi morti che mi fissano, dicendomi che fino all’ultimo si è completamente fidata di me.
“Buonanotte Bonnie.”
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: DrStein