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Autore: pseyda    10/09/2013    2 recensioni
Enjolras soffre terribilmente di insonnia, e finisce per scoprire un insolito rimedio.
Questa E/R è una mia traduzione, autorizzata dall'autrice. link all'originale all'inizio del primo capitolo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è una traduzione, autorizzata dall'autrice e divisa in capitoli, di questa lunga oneshot  http://www.fanfiction.net/s/9631641/1/His-Heavy-Eyes . L'ho trovata così semplicemente bella da volerla condividere con EFP e chiunque non parlasse inglese. Altre note del traduttore a fondo pagina, vi lascio alla lettura.

HIS HEAVY EYES - I SUOI OCCHI STANCHI

Capitolo 1: Insonnia
 

“Enjolras” sospirò Combeferre e poggiò la sua tazza di caffè sul tavolo accanto a quello dell’amico, che era circondato da un miscuglio di fogli di carta e penne senza tappo. Enjolras aveva il portatile aperto davanti a sé, gli occhi inchiodati sullo schermo mentre picchiettava furiosamente sui tasti.
“Hai dormito la notte scorsa?” 
Il biondo non rispose per praticamente per un minuto intero, la mente troppo presa dalla stesura del saggio, che semplicemente non voleva uscire fuori decentemente. Alla fine, alzò lo sguardo e scrollò le spalle “Non proprio” disse, bevendo un sorso di caffè.
Combeferre corrucciò la fronte e gli sottrasse la tazza dalle mani, guadagnandosi un’occhiataccia infastidita “E la notte prima?”
“Non ci sono riuscito”
All’amico occhialuto crollarono le braccia. Enjolras faceva la sua comparsa al café con occhiaie scure e capelli scompigliati da quasi un mese ormai. Era letargico e irritabile, e Combeferre sapeva che soffriva spesso di mal di testa, poiché era solito massaggiarsi la tempia destra quando accadeva. All'inizio sembrava solo un normale studente del college nel periodo che precede gli esami - troppo da studiare in un tempo non sufficiente per farlo. Ma gli esami erano arrivati e passati, e Enjolras continuava a presentarsi avvolto in una nuvola di stordimento, insonne e triste.
"Questo non è salutare, Enj. Devi fare qualcosa"
Il biondo scosse la testa. "Ho provato di tutto. Pillole, rumore bianco*, ma niente."
"Beh, non puoi vivere senza dormire!"
Enjolras sospirò e smise di battere al pc, prestando completa attenzione al suo amico per un breve istante. "C'è una marea di gente che soffre di insonnia nel mondo. Hanno imparato a sopravvivere, e io farò altrettanto." affermò con convinzione.
"Almeno, smettila di bere quel dannato caffè. Ti continuerà a tenere sveglio.."
"Come vuoi, madre." lo allontanò con un gesto e riprese a scrivere il suo saggio, una mano sollevata a massaggiarsi la tempia destra.
                                                                         ****
Circa due ore dopo, Grantaire si trascinò nel café e si accomodò al bancone per ordinare un cappuccino. Enjolras gli lanciò un'occhiata da sopra il suo laptop: aveva riconosciuto la voce dell'artista, chiara contro il basso mormorio degli altri consumatori. Grantaire lo vide e gli fece un gran sorriso, sventolando le dita in direzione del biondo. Questi gli restituì un sorriso tirato e ricambiò il saluto con la mano, poi riseppellì velocemente la faccia nel suo scritto.
"Hey" salutò R, ora in piedi davanti a lui con una tazza tra la mani. "Ti spiace se mi siedo?"
Enjolras lanciò un'occhiata alla sedia vuota davanti a lui e rispose con un'alzata di spalle, distraendosi per appena un secondo dallo schermo. "Certo." disse.
Grantaire si accomodò e osservò la stanza attorno a sé, tenendo la tazza vicino al viso, così che il vapore gli scaldasse la pelle. "Che scrivi?"
"Un saggio per Letteratura**"
"Sembra molto interessante" biascicò il moro, volgendo lo sguardo sull'altro.
"Effettivamente, lo è." Enjolras non era decisamente in grado di riconoscere il sarcasmo. Sollevò gli occhi dallo schermo, per scoccare un'occhiata furtiva al moro davanti a lui, che lo osservava con un mezzo sorriso, tamburellando le dita attorno alla sua tazza. "C'è qualcosa che ti occorre?"
Grantaire sollevò le sopracciglia e rise. "Solo una chiaccherata" ancora un sorriso " ma se sto interrompendo…"
"No, va bene. È solo che non sapevo.."
"Non fa niente, ti lascio tornare al tuo lavoro." Il ragazzo si alzò, stiracchiandosi la schiena in un modo che Enjolras trovò incredibilmente distraente. Il biondo corrugò le sopracciglia.
"Non devi per forza…"
"Ci si vede, Enj!" lo salutò, ingoiando il resto del suo cappuccino  e sventolando la mano mentre usciva.
"Non chiamarmi così!" gli gridò dietro, ma l'altro se n'era già andato. Riaffondò nella sua sedia e fissò lo schermo, benchè non stesse più digitando. Grantaire era così effimero. L'attimo prima era lì, e quello dopo semplicemente spariva, come se avesse sempre qualche posto migliore in cui stare,  o qualcuno di meglio da vedere. Questo creava problemi soprattutto quando filava via in anticipo dagli incontri. Il leader degli Amis riteneva la cosa inaccettabile. Se faceva parte del loro gruppo, allora doveva essere sempre presente, proprio come tutti gli altri. Eppure Enjolras continuava a lasciarlo partecipare agli incontri, con poco più di un rimprovero e un'evidente freddezza nei sui confronti per il resto della giornata.
Perfino ora, la rapidità dell'artista lo irritava. Si era appena seduto, e già se ne scorrazzava via. Almeno aveva avuto la decenza di chiacchierare un po'.
                                                                              ****
Ormai notte, Enjolras fece finalmente ritorno al suo appartamento. Erano quasi le 10, e benchè avesse finito il suo saggio, doveva ancora sistemare i volantini per la protesta di Sabato che Grantaire aveva promesso di lasciargli. Posò il portatile sul tavolo e si guardò intorno. La maggior parte degli Amis aveva le chiavi del suo appartamento: era decisamente più comodo così che dover essere ogni volta a casa  per farli entrare, e capitava spesso che dovessero prendere o lasciargli qualcosa. Nonostante oggi fosse proprio una di quelle occasioni, Enjolras non riusciva a trovare i volantini da nessuna parte. Dopo che una meticolosa ricerca per tutto l'appartamento si rivelò infruttuosa, il ragazzo rilasciò un gran sospiro. Ovviamente Grantaire non aveva fatto il suo dovere.
Afferrò il cappotto e si diresse all'appartamento dell'artista, che si trovava a pochi isolati di distanza da suo. Scocciato e pronto a una sfuriata, bussò rumorosamente alla porta. Ma non ebbe risposta. Bussò nuovamente e attesa, ma nessuno venne ad aprire. Sospirò e provò a girare la maniglia. Come sempre, Grantaire non aveva chiuso al porta a chiave. "Che idiota" pensò "qualcuno finirà per derubarlo prima o poi".
Il biondò scrutò all'interno. "R?" chiamò, entrando nel salotto e chiudendo la porta. "Sono venuto a prendere i volantini!"  
Enjolras era stato in quell'appartamento solo una volta, quando Grantaire ci si era trasferito. L'artista era così entusiasta di abbandonare il suo orrido ex compagno di stanza che aveva invitato tutti per una bevuta. Gli Amis si erano seduti sul nudo pavimento tra pile di scatole di cartone, ridendo e bevendo. Erano tutti così contenti di vederlo tanto felice, che a nessuno importò quando divenne terribilmente ubriaco, anche se l'essere a loro volta piuttosto alticci probabilmente facilitò le cose. In effetti, la mattina dopo la maggior parte dei presenti non riusciva a ricordare cosa fosse successo.
Ma Enjolras, che non superava mai i due bicchieri, poteva chiaramente rammentare che tutti avevano un largo sorriso stampato sul viso, e che Joly aveva preso in considerazione un eventuale uso della vodka come disinfettante, e che Eponine aveva provato a baciare un Jehan estremamente sorpreso. E Enjolras poteva ricordare Grantaire, il cui sorriso trasandato era il più largo di tutti, i suoi ricci selvaggi sparati in tutte le direzioni mentre il proprietario si stendeva sul grembo del biondo. Si era addormentato con la testa appoggiata su una gamba di Enjolras, il quale era rimasto lì per l'intera notte, come tutti, ma se ne era andato prima che chiunque si svegliasse.
Adesso, l'appartamento era incredibilmente diverso. Era poveramente arredato, ma c'erano dipinti ovunque. Sulle sedie, sui tavoli, contro i muri, sul pavimento. Rifornimenti per lavori artistici erano disseminati su ogni superficie, e Enjolras pensò di aver anche visto un po' di argilla in un angolo. Esaminò alcune delle opere attraversando la stanza.
"Grantaire?" chiamò ancora. Magari aveva lasciato I volantini lì in giro. Enjolras passò in rassegna la stanza, cercando fogli dal colore sgargiante. Naturalmente, ce n'erano tantissimi. Ma in seguito a un'ulteriore ispezione, si rivelarono essere un po' di prove di origami e qualche acquerello stropicciato. Il leader infilò la testa nella piccola cucina e diede un'occhiata intorno, ma non ne ricavò nulla.
Alla fine, decise che non ci sarebbe stato niente di male a controllare nell'ultima stanza. In fondo ormai si trovava lì, sarebbe stato un spreco andarsene a mani vuote. Aprì delicatamente la porta della camera di Grantaire e sbirciò all'interno. Era buio, ma non del tutto, e il tenue bagliore di una fioca lampadina gli permise di gettare uno sguardo intorno alla ricerca dei fogli. Ciò su cui i suoi occhi si fermarono, tuttavia, non fu un volantino, ma un corpo.
Grantaire era raggomitolato sul suo letto, il lenzuolo attorcigliato attorno al basso ventre, un braccio piegato sotto di sé. Appariva così totalmente in pace che Enjolras dovette avvicinarsi di un passo, solo perché non aveva mai visto una simile espressione sulla faccia di quel cinico. Era calmo e senza pensieri. Enjolras sorrise suo malgrado. Chi avrebbe mai pensato che l'artista potesse vivere un momento senza fare una battuta o un commento sarcastico.
Forse fu la vista di Grantaire così beatamente addormentato, forse la mancanza di riposo che Enjolras aveva recentemente avuto, o una qualche sfortunata combinazione delle due, ma a un tratto il biondo fu talmente sopraffatto dalla stanchezza da sedersi sull'orlo del letto dell'artista per la paura di cadere in terra. Si passò una mano tra i ricci e sentì le proprie palpebre cedere. I volantini non c'erano. Era ora di tornare a casa. Ma il solo pensiero di dover camminare fino al suo appartamento, benchè si trovasse solo a pochi isolati, per poco non lo fece sentire male. La sua testa era pesante e il cuscino era così favolosamente invitante…
No, non poteva dormire nel letto di Grantaire. Sarebbe stata una bella sorpresa al risveglio dell'artista, e lui non aveva particolarmente voglia di spiegargli che quella sera era stato l'unico momento in cui si era sentito in grado di dormire negli ultimi tre giorni. Enjolras gemette interiormente e fece per alzarsi, ma se ne pentì immediatamente. Gli girò la testa e cadde nuovamente sulle lenzuola.
"Mon Dieu" biascicò, portandosi una mano alla fronte. Non riusciva a credere a quanto il tempismo potesse essere sbagliato. Guardò la figura addormentata dietro di sé e face un profondo respiro. Avrebbe sonnecchiato per un'ora o due e poi se ne sarebbe andato prima del risveglio di Grantaire.  Era così stanco…
Enjolras gli si sdraiò accanto e lasciò andare un gran sospiro. Pensò che il letto dell'artista era molto probabilmente la cosa più comoda che avesse mai provato prima. La morbidezza delle lenzuola combinata all'odore familiare dell'altro ragazzo lo fece addormentare così velocemente da non ricordare neanche di essersi sdraiato.
Quando si svegliò, era quasi l'alba. I suoi occhi si spalancarono e guardò l'orologio. Invece di un'ora, era stato lì per sei. La testa scattò in direzione di Grantaire, ma trovandolo nelle stessa, esatta posizione della notte prima, ebbe un sospiro di sollievo. Non perse tempo e corse fuori, abbastanza fortunato da essersi addormentato con le scarpe ai piedi.
 



*white noise: non so se in italiano si traduca letteralmente, comunque sono quei sottofondi rilassanti che dovrebbero facilitare il sonno.
**essay for Lit: ho dato per scontato che Lit stia per Letteratura. un "essay" ha struttura un po' diversa rispetto a quello che in Italia chiamiamo saggio (mi riferisco a quello scolastico, ovviamente), ma è all'incirca quel tipo di scritto.

Come detto all'inizio, la storia originale è una oneshot: essendo molto lunga ho preferito dividerla in capitoli, all'incira tre. 
Grazie a chiunque sia arrivato a leggere sin qui! Se vorrete lasciare un commento, avrò il piacere di tradurre per l'autrice le vostre impressioni (e se avete dimestichezza con l'inglese siete caldamente invitati/e a scrivere di vostro pugno!)
Au revoir, Pseyda
  
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