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Autore: greenljght    11/09/2013    5 recensioni
Si sa, i libri sono fatti per raccontare storie, ma chi sa qual'è il titolo del testo di quella di Luke e Ashton?
[..] "-cosa vuoi dirmi Luke?- continuò piegandosi sulle ginocchia, in modo tale di essere alla stessa altezza dell’altro. Il ragazzo lo guardò per la prima volta da quando avevano iniziato quella piccola conversazione e con un movimento secco, riuscì a scavalcarlo e fuggire da quella scomoda situazione." [...] "-vuoi davvero saperlo?- continuò Luke aspettando la risposta dell’altro, il quale non esitò ad annuire.-so già che me ne pentirò- proseguì in un piccolo sussurro." [...]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Chiara per i suoi vitali consigli.
«Let me be the one to save you.»



 
Orange.

Ashton era la classica persona che, dopo aver messo sul naso la montatura degli occhiali, si accomodava beatamente sulla soffice poltrona rossa con un buon libro in un mano e nell’altra una tazza di te.
Aspettava.
Aspettava che tutto intorno a lui ricominciasse a girare; in quei tempi gli sembrava tutto più calmo, tranquillo e sereno, ma non è che gli dispiacesse.
Amava stare per i fatti suoi ed immergersi in qualche lettura che lo avrebbe in poco tempo catapultato in un universo parallelo, dove tutti i pensieri si possano realizzare senza nessuna preoccupazione del mondo esterno, delle sue cattiverie e dei suoi orrori.
 Ma gli mancava qualcosa, quel brio che cambiava la giornata; quel colore accesso che spicca su un quadro dandogli movimento, e lui vuole davvero quel colore.
Guardò il colore del cielo al di fuori della grande finestra bianca della biblioteca.
Bianco e nero, come uno di quei vecchi film tanto odiati dai nuovi adolescenti perché troppo “vecchi” come li definivano loro da superare una visione in alta definizione.
Appoggiò il libro sul tavolino da caffè di fianco a lui, rivolto verso il basso con le pagine aperte, per non perdere il segno, e si allungò fino al banco dove la bibliotecaria armeggiava con alcuni libri impolverati scovati in qualche ripostiglio dell’edificio.
-Leensday, mi daresti la mia tessera, l’ho scordata qui l’altro giorno- disse sornione il ragazzo alla signora sulla mezza età al di la del tavolo.
La donna annuì allegramente aprendo un cassetto, ne estrasse un piccolo riquadro di plastica azzurra con alcuni dati scritti sopra.
-Ashton, quando la finirai di dimenticarla?- rispose Leensday scossa da qualche risatina.
-quando finirai di tenerla tutta per te dopo aver preso un nuovo libro da leggere- confermò il ragazzo mettendosela in tasca e ritornando alla sua poltrona.
Si accoccolò sulla seduta in modo tale che anche le gambe fossero sopra di essa, girò metà busto verso il tavolino dove era adagiato il libro, ma con sua grande sorpresa era sparito.
Scese dalla poltrona e ci girò tutt’attorno, per vedere se era caduto, ma niente, era scomparso.
Riandò nuovamente dalla donna e chiese se ce ne fosse un’altra copia, ma no, era l’unica in tutta la biblioteca.
Rassegnato si addentrò nell’infinità di scaffali intento a cercarne un altro, altrettanto avventuroso e scorrevole, ma ogni trama non lo convinceva e questo lo iniziava ad infastidire lasciando fuori uscire qualche sbuffo.
Cercò di contenersi, sapeva bene che era nei dintorni della seconda zona lettura dell’edificio ed era meglio se dai suoi gesti e dalla sua bocca non uscisse nessun suono se non voleva disturbare qualcun altro.
Prese un libro dalla copertina rigida e anche in questo caso lesse la trama, lo convinse a tal punto che se lo tenne in mano, ma era intenzionato a cercarne qualche altro, forse migliore di quest’ultimo.
Si spostò sull’ultimo scaffale prima della zona lettura e guardando attentamente ogni libro, ne prese uno che lo affascinò.
Era molto pesante e la copertina era di un velluto verde scuro, ma quando lo aprì trovò solo un elenco esagerato di parole con il relativo significato, era un semplice dizionario.
Lo rimise apposto, ma prima che facesse un’altra ricerca, lo riportò fuori dallo scaffale.
E fu li che lo vide, il suo libro.
La copertina rosso scuro era inconfondibile dato le varie righe verticali ai lati di essa in uno sgargiante oro; lesse il titolo, era proprio lui.
Era sorretto da due mani lunghe ed affusolate, il suo sguardo iniziò la risalita verso il gomito; chiunque sia stato indossava un golfino nero tirato fin sopra l’avambraccio, lasciando vedere le magre braccia e l’innumerevoli braccialetti sul polso, dovevano essere circa un decina.
Il braccio lasciò posto alle spalle larghe e subito dopo alla piccola sporgenza del pomo di adamo.
Guardò in pieno viso il ragazzo in possesso del libro e notò che anche quest’ultimo lo stava fissando.
Si girò di scatto imbarazzato e si maledisse mentalmente di lasciar perdere quel dannato libro, con l’infinità di libri li dentro ne avrebbe di sicuro scovato qualche d’un altro.
Rimise apposto il dizionario e decise che avrebbe letto  il volume dalla copertina rigida.
Uscì de quel labirinto di scaffali e ritornò dalla sua poltrona davanti al banco della bibliotecaria.

 
**
 
-Ashton, so che te l’ho chiesto innumerevoli volte,ma potresti mettere al loro posto questi libri?- lo distrasse dalla lettura Leensady, ma nonostante questo annuì e si porto il carico di volumi sulle braccia.
Mentre metteva in ordine qualche libro pensò che non doveva più venire così tanto spesso nella biblioteca o Leensaday l’avrebbe sempre trattato come un mulo da soma, ma non gli dispiaceva più di tanto, era l’unica che lo salvava dalla monotonia delle sue giornate.
-scaffale H……. scaffale H- continuava a dire non trovandolo e puntando a caso l’indice su qualche libreria.
Dopo svariati minuti notò che qualche metro più in la, attaccato al soffitto, scendeva il cartellone con la lettere H, così si diresse alla libreria per mettere apposto anche gli ultimi libri.
Passò per la seconda zona lettura e notò il suo libro sul tavolino di fianco a una delle tante poltrone uguale alla sua, dall’altra parte della stanza.
Lo prese in mano deciso a rimetterlo apposto, sfortunatamente era uno di quei volumi che stavano più in alto, così si dovette alzare sulle punte dei piedi.
Non ci arrivava lo stesso.
Cercò di allungarsi il più possibile, facendo anche un piccolo salto, ma dopo la millesima volta riuscì a rimetterlo apposto.
Aveva ormai fatto già cinque mentre quando il libro ricade per terra, forse non l’aveva messo bene sulla mensola.
Lo raccolse e sfogliò qualche pagina, notando che alcune frasi erano sottolineate, ne lesse qualcuna ad alta voce:
«ad Anne mancava ancora poco a capire che non era sola»
«Si avvicinò alla finestra con disinvoltura e scrutò le stelle, come se ci fosse un minimo di speranza»
«Tutto quello che doveva fare era lasciarsi andare, doveva essere lei quella a fare il primo passo»
Guardò in malo modo il libro, fece scorrere le pagine per vedere se ce ne fossero delle altre e tutto quello che riusciva a pensare era perché avessero deturpato un bene pubblico.
Lo rimise apposto, ma questa volta con l’aiuto della scala.

 
**

Il suo appuntamento quotidiano con la biblioteca saltò per quel giorno, mandato in fumo dagli inevitabili contrattempi  di sua madre che non lo potette accompagnare nel suo luogo preferito in tutta la città.
Aveva cercato di convincerla di offrirsi per fare qualunque cosa la riguardasse pur che se sbrigasse, ma no, doveva stare confinato in quelle quattro mura aspettando il giorno successivo.
Sempre se non avrebbe ascoltato la mente varcando la porta d’ingresso a facendo una corsa.
Ormai era un diciannovenne, aveva ancora bisogno che la madre lo scorazzasse di qua e di la?
Un fermo no si dipinse nella sua mente e in poco tempo era di nuovo li, tra il profumo della carta vecchia dei volumi.
Ricercò il libro del giorno precedente e si riaccomodò sulla poltrona, alzando di tanto in tanto gli occhi dal libro guardando cosa succedeva intorno a lui.
All’inizio non aveva voglia di leggere quel testo, ma mentalmente pensò che forse era la scelta migliore che lui avesse fatto, così, non rendendosi conto dei minuti che passavano continuò a leggerlo, non rendendosi conto che tra pochi minuti ci sarebbe stata l’ora di chiusura.
-Ashton, anche oggi mi vuoi aiutare a metterli apposto? Ti sei così tanto affezionato a loro?- disse Leensady indicando la pila di tomi sorridendo.
Dopo questa affermazione fu obbligato a chiudere il libro e riniziare il lavoro già affrontato il giorno prima, fortunatamente erano pochi volumi.
Si incamminò verso l’uscita, ma fu colto di sorpresa da un rumore assordante alle sue spalle; si girò un po’ preoccupato da quello che può essere successo, ma quando vide che era lo stesso libro del giorno precedente, quello che non arrivava a metterlo apposto, si rilassò.
Lo raccolse e anche questa volta fece scorrere le pagine.
Nuove frasi sottolineate con un colore diverso, un blu cupo.
«lei non se ne voleva accorgere»
«il ragazzo ormai non aveva più nessuna speranza»  girò la pagina.
«ogni giorno faceva cadere il vaso di fiori sotto alla sua finestra, per farsi accorgere di lui»
Continuava a non capirne il significato.

 
**

Ormai era una settimana che Ashton si piegava sulle ginocchia per raccogliere il libro e leggere ogni volta delle nuove frasi, sempre senza comprenderne il senso.
Forse dopo un buona lettura sarebbe riuscito a cavarci qualcosa.
Si diresse verso il bancone dove era posteggiata Leensady e se lo portò a casa chiudendosi in camera sedendosi sulla sedia antecedente alla scrivania, appoggiando i piedi ad essa.
Per l’ora di cena la madre gli portò qualcosa da stuzzicare vedendo che non scendeva, ma neanche in quel caso si distrasse dalla lettura.
Non era molto lungo, infatti prima di andare a letto, il libro era già richiuso e adagiato dentro alla tracolla di un color verde scuro, per non essere sotto lo sguardo di tutti.
Mentre le coperte gli sfioravano le orecchie, ripensò alle parole sottolineate, qualcuno  vuole urlare, ma non  a chiunque, proprio a lui, ad Ashton Irwin.
Ma non era un qualcosa di superficiale, tipo “sei un sfigato” “smettila di apparire così nerd” “togliti gli occhiali”, era un qualcosa di più profondo.

 
**
 
-Leensdaaaay- urlò Ashton dall’altro capo della sala.
La donna corse all’istante, notando nel tono del ragazzo una certa preoccupazione.
-Mi potresti passare quel libro?- disse lui indicando un volume da sopra alla scala, con un sorriso scusante.
-Ashton, Ashton, Ashton, da domani non sarai più il benvenuto se continui così- rispose la donna dirigendosi verso il libro ridendo di tanto in tanto.
-E poi che farò?- risposte il ragazzo prendendo il tomo dalle mani della donna.
-beh, ti cercherai qualcosa da fare, sono sicuro che a un faccino con il tuo, non resisterebbe nessuno- continuò.
-ma sta zitta- biascicò Ashton mettendo apposto il libro e scendendo dalla scala, con fare giocoso.
Un colpo di tosse distrasse i due intenti nella loro chiacchierata e un ragazzo biondo, quello che lo fissava mentre metteva apposto il libri, si presentò davanti agli occhi di Ashton.
-mi potrebbe dare la mia tessera?- chiese a Leensday con fare impacciato e imbarazzato.
-oh, vedo che c’è un altro Irwin nei paraggi- disse la donna sorridendo –vieni con me Luke- continuò.
I due scomparirono dietro gli scaffali facendo continuare il suo solito lavoro ad Ashton.
Se non fosse per i libri, ormai il ragazzo dagli occhi marroni con  le sfumature verdi si sarebbe già confinato nella sua stanza oppure da qualche altra parte che solo al pensiero, rabbrividiva.
Gli studi fortunatamente li aveva già finiti, ma non sopportava di rimanere fermo per tutto il giorno, quindi ogni tanto andava a fare una passeggiata in paese oppure una visita al parco dopo aver portato fuori il cane.
Raccolse la sua usurata cartella dal pavimento e notando il peso, l’aprì.
Il libro della sera precedente è ancora li come lo aveva lascito; lo prese tra le dita e lo appoggiò su uno dei tanti tavolini, in quel momento l’ultimo suo pensiero era quello di risalire sulla robusta scala in legno e metterlo al suo posto.
Sapeva anche che prima o poi quel libro sarebbe scomparso dai paraggi per poi ricadere su pavimento, come una routine.
Quella lettura gli aveva aperto la mente facendogli capire che il vaso di fiori era il libro e che sarebbe caduto fino a quando lui non si sarebbe accorto di chi lo facesse “inciampare” dalla mensola ogni volta che passava sotto a quel scaffale.
Quasi lo faceva apposta a costeggiare quel mobile, curioso di sapere quali parole nuove avrebbe letto.
Azione che non veniva mai delusa.
Ma in qualunque caso avrebbe aspettato.

 
**

-buon pomeriggio Leensday- disse Ashton entrando dalla porta appoggiando l’ombrello nell’angolo del muro e abbassandosi il cappuccio.
-sembra che non voglia smettere di piovere oggi eh?- chiese la donna avvicinandosi al ragazzo guardando fuori dai vetri appannati.
-mi pare proprio di no- continuò il ragazzo abbassandosi la cerniera del giaccone –luke?- continuò poi.
Pensò che adesso il suo “lavoro preferito” li dentro, sarebbe stato diviso in due siccome il ragazzo dai capelli biondi era stato ammesso come aiutante.
La donna sorrise ed indicò gli scaffali –vado a dargli una mano- proseguì Ashton iniziando ad avviarsi davanti a se.
-Ashton, è compito suo, mettiti l’anima in pace- iniziò a ridere Leensady.
Il ragazzo si girò di scatto con un aria minacciosa, ma anche scherzosa allo stesso momento.
-ti ricordo che se tu non l’avresti assunto quello sarebbe ancora il mio lavoro- per poi finire con uno strano ghigno scherzoso.
-beh allora, va di la- continuò la donna andando dietro al balcone e iniziando le sue varie faccende.
Si disperse tra i vari scaffali trovando un libro per terra, lo raccolse e fece per metterlo apposto, ma non appena alzò gli occhi da terra, gli parve di rivivere la stessa scena.
Dal buco tra i vari libri causato dalla mancanza del volume che aveva tra le mani, rivide Luke con lo stesso libro in mano.
Lo osservò per vari minuti, ad un certo punto dalla tasca il biondo estrasse un pennarello verde e iniziò a sottolineare le pagine.
Senza fare accorgere della sua presenza rimise apposto il tomo e uscì fuori dal suo nascondiglio avvicinandosi al ragazzo.
-sai, credo che per una volta potresti usare l’arancione, mi sono stancato di leggere sempre in blu, verde e rosso- aprì bocca Ashton, facendo rimanere di stucco il ragazzo.
Gli sfilò il libro dalle mani e iniziò a leggere a voce alta le nuove frasi sottolineate dal color dell’erba fresca.
«sono qui di fianco a te»
«promettimi che un giorno guarderai nei miei occhi»
«se solo sapessi, sarebbe tutto così semplice»
-mi spieghi perché lo fai?- suggerì riportando il libro tra le mani del più piccolo, non ricevendo alcuna risposta.
-cosa vuoi dirmi Luke?- continuò piegandosi sulle ginocchia, in modo tale di essere alla stessa altezza dell’altro.
Il ragazzo lo guardò per la prima volta da quando avevano iniziato quella piccola conversazione e con un movimento secco, riuscì a scavalcarlo e fuggire da quella scomoda situazione.
-cosa aspetti? Sei qui, siamo io e tu, vuoi continuare a comunicare attraverso libri? Ma ti avverto che io non ci sto capendo più niente- disse arrestando i movimenti dell’altro, facendolo girare.
-dimmi cosa vuoi, perché fai cadere sempre il libro? Perché vuoi che ti ascolti? Perché continui a sostenere questa messa inscena?- si fece sfuggire Ashton gesticolando con tra le mani il libro.
Quelle parole fecero avvicinare ulteriormente il biondo tanto che Ashton si stupì della loro vicinanza.
-davvero non l’hai ancora capito?- iniziò l’altro facendo altri passi nella direzione del maggiore.
-no e sto impazzendo, dimmi cosa vuoi- ordinò buttando il volume su una delle tante poltrone, girando la testa per vedere se aveva fatto mira invece di farlo cadere rovinosamente atterra.
Come rigirò potè sentire i ciuffi dorati sulla sua fronte, il respiro caldo fuori uscire dalle narici del più piccolo e era quasi certo di avvertire il calore emanato dal suo corpo.
-vuoi davvero saperlo?- continuò Luke aspettando la risposta dell’altro, il quale non esitò ad annuire.
-so già che me ne pentirò- proseguì in un piccolo sussurro.
Il ragazzo fece scontrare le loro labbra per poi riportarle alla posizione iniziali, lontane da chiunque.
Ashton sorrise, e con un veloce gesto afferrò il colletto della camicia del ragazzo e lo riattirò a se voglioso delle sue labbra, quello dagli occhi azzurri cinse il bacino del riccio e gli diede una piccola spinta facendolo cadere sulla poltrone dietro di loro, finendo a cavalcioni su Ashton.
Dall’urto con la sedia il maggiore slacciò la presa sulle loro labbra e lo guardò negli occhi.
-sai, io non me ne sono pentito- continuò con sorriso sornione portando le mani alle guancie del biondo, il quale si rifece trasportare delle magiche labbra dell’altro.

 
**

-papà, davvero l’hai buttato sulla poltrona?- chiese il piccolo Tommy.
-ti sei fatto male papino?- continuò l’altra bambina appoggiandosi sul letto del fratellino, rivolgendosi ad un Ashton indaffarato a mettere sotto le coperte Tommy.
-no, Leensday- sorrise, ricordando il nome della vecchia bibliotecaria.
-su piccola, è ora di andare a dormire- disse Luke prendendola in braccio e dandogli un piccolo baco alle tempie –ma io voglio ancora sentire le vostre storie- continuò la bambina dimenandosi tra le braccia del biondo.
-ti prometto che domani sera te ne racconterò un’altra, mille volte meglio di quella di questa sera-
-impossibile- enunciarono gli altri tre guardandolo, facendolo ridere.
Ashton e Luke si inverirono i posti, dando la buona notte al bambino che non era sotto le loro mani.
Quando il più piccolo andò da Tommy per rimboccargli le coperte, si stupì dello strano sorriso con quale il bambino lo accolse.
-hei campione, cos’è quel sorriso?- chiese dandogli un buffetto sulla guancia e iniziando a stringere le coperte tra il piccolo.
-ho i papà migliori del mondo- esultò e Luke trovò nel suoi occhi una felicità immensa.
Sorrise e gli diede un bacio sulla guancia, augurandogli la buona notte e di chiamarlo se avesse fatto qualche brutto sogno, per poi uscire dalla stanza accompagnato da Ashton, chiudendo la porta alle loro spalle.
Si misero l’uno davanti all’altro, guardandosi negli occhi, Ashton mise le sue mani sui fianchi del biondo per poi chiedergli quale storia, mille volte meglio della loro, avrebbe raccontato ai bambini.
-avevo pensato a un libro sottolineato- dichiarò Luke, sporgendosi fino a far combaciare le loro labbra e accavallando le braccia dietro il collo del riccio.
-oh, ottima scelta- disse tra un bacio e l’altro il maggiore.


Finalmente qualcuno gli aveva sconvolto la vita.






 
SONO GRATIS C:
E rieccomi qui a intasare questa categoria HAHAHA
spero che non vi dispiaccia :c
allora, beh, cosa dirvi, questa os è nata da un'altra notte insonne, come nell'altra os HAHA
L'ho scritta principalmente perchè ho visto che non ci sono tante Lashton, e visto che io li shippo...
insommma, io shippo dovunque stia Luke, è shippabile con tutti o:
anche con il cane della mia vicina tra un po' HAHAAH
comunque a voi i commenti e fatemi sapere che ne pensate, baci
-il Bradipo.
  
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