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Autore: I Fiori del Male    11/09/2013    3 recensioni
L'obiettivo di Snow è spezzare Katniss, sempre. Ma se non avesse ritenuto sufficiente appropriarsi della mente di Peeta per farlo?
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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SPEZZARSI

Sono nella sala più grande dei sotterranei del distretto 13.

Attorno a me c’è una moltitudine di persone. Qua e la vedo visi conosciuti del mio distretto del carbone, gli unici sopravvissuti al bombardamento. Affianco a me c’è Finnick. Sento un forte calore sulla mia mano sinistra e vedo che me la stringe, forte. Lo osservo e vedo riflessa la sofferenza nei suoi occhi color del mare. So che pensa ad Annie e la cosa mi fa pizzicare gli occhi mentre le lacrime tentano di farsi strada al di fuori di esse. Mi mordo le unghie. Non so bene perché sono tanto agitata, e il braccialetto con su scritto mentalmente confusa stringe nell’incavo del polso quando lo piego per portarmi le dita alla bocca. Punto lo sguardo davanti a me e vedo un enorme schermo nero.

Alma Coin sale sul palchetto, di modo che tutti possano vederla, e sento poco del suo discorso, giusto il necessario per capire che a quanto pare, tra poco, è previsto un comunicato del presidente Snow. Il mio cuore perde un battito mentre l’odore di sangue e rose mi ottenebra i sensi, e mi sembra quasi di tornare al giorno in cui lo trovai seduto nello studio di casa mia, nel villaggio dei vincitori. Rabbrividisco al ricordo del momento di congedo, in cui lui mi aveva sussurrato nell’orecchio - a proposito ... io so del bacio. – e Finnick mi stringe più forte la mano, anche se ignaro dei pensieri che mi si affacciano alla mente in questo momento.

La Coin termina infine il suo discorso, lo schermo si illumina. Per un attimo, non vediamo nient’altro che il sigillo di Panem, poi il presidente Snow fa la sua comparsa.

Ha lo stesso aspetto di sempre, forse perfino più florido, più giovane, e so che i chirurghi di Capitol City hanno messo di nuovo le mani su di lui, e che i truccatori l’hanno ricoperto di fard in quantità industriale. Mi chiedo se questo sia ciò che gli abitanti della capitale intendono per “aspetto sano”, e presa da questi pensieri sento poco delle sue parole, anche se capisco che, come sempre, sono un invito a lasciar perdere la rivolta.

- vi consiglio di arrendervi, anche perché presto non avrete nemmeno più la vostra ghiandaia imitatrice. –

Faccio appena in tempo ad assimilare il significato di quanto Snow ha detto. Vedo tutti voltarsi verso di me, Finnick compreso. Sento lo sguardo di Gale sulla nuca. Finora Snow non aveva mai rivolto una minaccia pubblica a me personalmente, solo all’insieme degli insorti. Perché adesso ...

E poi lo vedo. Mentre gli altri ancora mi osservano, senza prestare più attenzione allo schermo, mi ritrovo sola contro la devastazione che mi invade, nel vedere Peeta in ginocchio a terra, i polsi legati a delle corde robuste fissate da qualche parte al di là dell’inquadratura. Vedo la subdola cattiveria di Snow nel suo aspetto quanto mai curato, perché lo vedo vestito di tutto punto, i capelli sistemati a dovere, il volto sano del periodo precedente il tour della vittoria. Tutto, attorno a lui, è di un bianco accecante e innaturale. Sento la gente trattenere il respiro quando, forse vedendo lo spavento sul mio volto, si decide a rivolgere di nuovo lo sguardo allo schermo.

Per un attimo, nessuno parla, nulla si muove. Peeta tiene lo sguardo incollato al pavimento per un tempo che sembra infinito ma poi finisce per fissare la telecamera che lo riprende impietosa, piantando gli occhi azzurro cielo dritti nei miei, pugnalandomi il cuore. Resta così per qualche secondo e poi, dal nulla, spunta la mano di un pacificatore. Stringe una pistola e la punta alla tempia di Peeta.

Trattengo il respiro, il mio cuore non batte. Leggo il labiale, più che sentire Peeta dire – ti amo, Katniss -. Vedo il dito del pacificatore premere il grilletto, e il sangue di Peeta che schizza dappertutto mentre i suoi occhi perdono inesorabilmente la luce. Le mie ginocchia cedono, crollo a terra, un urlo ancestrale si fa strada attraverso le mie viscere, si arrampica su per la gola ed esplode doloroso nel silenzio della sala. Stringo le mani sulla testa, tirandomi i capelli, mentre i ricordi del mio ragazzo del pane mi passano tutti davanti agli occhi, decisi a sparire nell’oblio in cui so che cadrà la mia mente da ora in poi. La perla che Peeta mi ha donato nell’arena scivola dalla tasca dei pantaloni, mentre mi dondolo avanti e indietro, rotolando davanti a me.

Il bagliore di una luce sulla sua superficie setosa è l’ultima cosa che vedo, prima del buio assoluto ed eterno.

Così si estinguono le fiamme della ghiandaia imitatrice.
 
 
   
 
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