Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: burdock    11/09/2013    0 recensioni
April, sconvolta, tentò di ribellarsi. Il giovane l'afferrò per un polso, stringendola a se.
L'uomo che sostava al suo fianco piegò le labbra in una smorfia divertita. “Ben fatto, Ezra. Tienila buona. E l'altra?” sibilò poi.
April sgranò gli occhi, il fiato pesante. “L'altra? Quale altra?” sussurrò, incerta.
E in quel momento, una sagoma alta e snella emerse dall'oscurità. I lunghi capelli biondi a contornarle il viso affilato. Gli occhi di April si curvarono in un misto di odio, dolore e perplessità. “Tu.” disse, semplicemente.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un gemito lieve propruppe all'interno della stanza. La donna si costrinse ad aprire gli occhi, seppur con esitazione, e lanciò un'occhiata al minuscolo fagotto che giaceva inerme al suo fianco. La giovane esaminò con cura ogni dettaglio, attenta a non tralasciare nulla: un respiro, due respiri, tre respiri. Il neonato stava bene. Chiuse gli occhi una seconda volta e abbandonò il capo sul lurido cuscino privo di federa. 
Si sentiva stanca e spossata, inoltre la costante sensazione di umido che le percorreva le gambe magre la innervosiva. Avrebbe voluto alzarsi, o quanto meno scostare il sudario bagnato su cui era distesa, ma non ci riusciva. Ogni movimento era accompagnato da una devastante fitta all'utero, e in cuor suo sapeva che l'unica possibilità di uscire viva da quell'edificio era di tenersi pronta alla fuga in ogni momento. Perciò doveva restare tranquilla, evitare movimenti bruschi e recuperare quante più forze possibili. Sarebbe stato difficile, ma ce l'avrebbe fatta. Lo doveva a se stessa e - sopratutto - lo doveva a suo figlio. Alla minuscola creatura avvolta negli stracci che riposava al suo fianco, innocente e indisturbata. La donna lo strinse a se, mentre una lacrima andava a rigarle il volto provato. Lo avrebbe protetto a costo della sua stessa vita. 
Chiuse di nuovo gli occhi, stretta a suo figlio, e iniziò a sussurrare una ninnananna; la stessa dolce melodia che aveva accompagnato i suoi sogni, tanto tempo prima. Il neonato si mosse lievemente e, per un attimo, la donna temette di averlo svegliato. Invece il piccolo richiuse gli occhi. La donna smise di cantare e lentamente rivolse lo sguardo alla nuda cella in cui era richiusa. Le pareti erano di un bianco eccessivamente freddo, della medesima tonalità usata nelle sale d'aspetto degli ospedali. Non vi erano quadri nè cornici, non una singola chiazza di colore a ravvivare l'ambiente. Il mobilio al suo interno consisteva in due brande, un armadio in alluminio e una vecchia sedia in plastica, situata a pochi metri da lei. Lo sguardo della donna si soffermò - invece - sulla solida porta in legno, unica via d'accesso all'interno della stanza. La toppa era stretta e arrugginita, priva di diverse viti. Lei sorrise, caparbia. 
Lo sguardo tornò sul fagotto, ancora immobile, e la donna prese a contemplare il suo sonno. La creatura aveva labbra fini e rosee, così come le gote delicate. Le ciglia di un nero corvino, scure come le penne di un corvo. Era bello, sì, non avrebbe potuto desiderare niente di più meraviglioso. Le labbra della donna si piegarono in un sorriso sincero, poi chiuse gli occhi. 

Li riaprì poco dopo, incerta. Un rumore di passi andava a delinearsi in lontananza, spavaldo ed arrogante. La donna fu presa da un muto terrore, e si rimproverò mentalmente per essersi lasciata andare a quel punto. Tentò di sollevarsi, invano. Ricadde sulla branda con un tonfo sordo, sfinita. "No, no..." si ritrovò a pensare, sempre più disperata. 
Una chiave si infilò nella toppa, per poi ruotare di trecentosessanta gradi. Uno, due, tre volte. La porta si aprì con un fastidioso cigolio e tre uomini vi fecero irruzione. Erano parecchio alti, vestiti con un lungo saio nero che continuava per qualche centimetro, come uno strascico. Tutti e tre coperti da un cappuccio, il viso in penombra. Il più robusto le si avvicinò con decisione, abbastanza da leggere lo sconforto nei suoi occhi. L'uomo allungò le mani fino a raggiungere il fagotto. "Non toccare mio figlio, lurida bestia!" sibilò lei, stringendo il neonato - ormai sveglio. L'uomo si girò, imperturbato, e fece un segno agli altrui due, rimasti indietro. Il primo le strappò il lenzuolo di dosso, per poi gettarlo a terra con violenza. Le sue mani - fredde come il ghiaccio - si strinsero attorno alle caviglie della donna, inchiodandole al materasso. Il secondo lo imitò, con un briciolo in più di riluttanza. Afferrò i polsi della giovane. La sua stretta era priva della brutalità mostrata dal primo uomo, ma abbastanza forte da tenerla immobile. La donna prese ad agitarsi, e una serie numerosa di lacrime le bagnò il volto. L'uomo prese con delicatezza il fagotto e se lo sistemò nel grembo, poi annuì verso gli altri due, che lasciarono la presa per seguirlo, il Capo. "NON VI PRENDERETE ANCHE LUI" gridò lei. La donna si trascinò verso il bordo. Spinse le gambe nude avanti, fino a toccare il pavimento gelido, e con enorme fatica si mise in piedi. Era instabile, priva di forze, e da un momento all'altro sarebbe caduta. Lo sapeva, ma non le importava. 
Un passo avanti, due, tre... Raggiunse il Capo e allungò la destra verso il bambino, che si agitava disperato nella morsa dell'uomo. Il Capo rimase immobile, mentre il primo uomo - quello che l'aveva inchiodata al letto in modo tanto brusco - la spinse in avanti. Lei cadde a terra, scossa da brividi di freddo e terrore. "No, no..." 
Privi di qualsiasi emozione, i tre uomini varcarono la porta, lasciandola immobile sul pavimento gelido. Pianse. Pianse per ore, i suoi gemiti risuonarono all'interno di quelle mura per due giorni, o forse più. Pianse fino a perdere il respiro, pianse fino a consumare tutte le sue lacrime. Poi si spense, e nessuno udì più nulla.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: burdock