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Autore: Bab1974    11/09/2013    1 recensioni
Luke, sente le pubblicità di un circo.
Memore di un'avventura 'particolare' vissuta qualche mese prima, viene preso dalla paura che zio Jesse e cugini lo vengano a sapere.
Partecipante al contest 'Salva-Fandom Contest Ovvero: il mio povero fandom!' indetto da
lechatvert.
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cooter Davenport, Luke Duke, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il circo
Il circo


Bo e Luke stavano prendendo dei ricambi per il trattore, quando sentirono la pubblicità di un circo.
Luke, sentendone il nome, ebbe un attimo di angoscia. Gli ricordava un episodio accaduto qualche mese prima a Capitol City, che gli era rimasto dentro, nonostante avesse cercato di soffocarlo.
Il ragazzo sentì l'impellente bisogno di parlarne con qualcuno e, trovando una scusa con il cugino, corse da Cooter, che stava trafficando attorno a una delle pattuglie della polizia.
"Cooter, devo parlarti, mi posso fidare solo di te." esordì, entrando direttamente nell'argomento, senza salutarlo. "Temo che stia per succedere qualcosa di grave."
"Ehi, ragazzo, sembra che il diavolo ti abbia appena fatto visita!" disse Cooter, ridendo "Racconta tutto a zio, che poi vediamo come risolvere la situazione."
Luke, scuotendo la testa, mostrò di essere davvero disperato.
"Allora è davvero qualcosa di serio, scusami se ho preso la situazione sottogamba. Ti aiuterò per come mi è possibile." lo consolò l'amico.


Luke, incitato da Cooter, tirò fuori, un pezzettino alla volta, ciò che era accaduto mesi prima a Capitol City.
Il ragazzo era andato da solo per aiutare come secondo un amico, Terry Porter, che si era dato al pugilato professionistico. Il suo allenatore si era preso gli orecchioni ed era stato costretto a letto per quasi un mese. Durante la finale del torneo, che il suo ragazzo aveva vinto, il circo che ora aveva raggiunto Hazzard, aveva appena piantato le tende lì vicino.
"Ti ricordi quando ti dissi che avevo incontrato una ragazza con cui avevo passato un paio di giorni piacevoli?" chiese Luke.
Cooter si fermò un attimo a pensarci, poi annuì.
"Certo ora che me lo dici." confermò "Mi ricordo anche che mi pregasti di non raccontarlo a nessuno, che non volevi illudere qualcuno. Ora mi spiegherai anche il perché, spero."
"La mia intenzione è proprio questa." annuì Luke " In realtà avevo solo bisogno di sfogarmi. Mesi fa, a Capitol City, ho fatto sesso con un uomo."
Cooter aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma nessun suono ne uscì. Era rimasto più che stupito, sconvolto era il termine più adatto. Luke aspettò che ritornasse del suo colore originario, prima di continuare.
"Ma... com'è accaduta una cosa del genere?" chiese "Tu con un uomo? Mi sembra un'eresia. Se non fossi tu stesso a raccontarmelo, non ci crederei."
"Che ti devo dire, a volte non mi credo  neppure io stesso. Però, ora fammi parlare." cercò di continuare Luke. Cooter si zittì all'istante "Alla finale del torneo, fra il pubblico, parteciparono anche alcuni componenti del circo, fra i quali l'uomo forzuto del gruppo, un marcantonio alto più di due metri. Vedevo che mi sorrideva in maniera strana e non ne capivo il motivo all'inizio. Mi si avvicina e chiede se sono disposto a scommettere 500 dollari nel combattimento. Io non dispongo di quella cifra, ma lui assicura che non vuole soldi da me, ma un bacio. Io rimango senza parole, quasi come te, allora lui per convincermi comincia a sfottermi ed io accetto. Conosci il sangue di noi Duke, si scalda per nulla. Per fortuna sono abbastanza tranquillo, so che Terry è un campione e non potrebbe essere battuto. Infatti vince, lasciandomi sollevato."
"Uh, quindi non succede qui." l'interrompe Cooter.
"Ti prego, fammi finire, già è difficile." lo pregò Luke. Il meccanico si scusò e tacque. "Allora lui s'avvicina, lasciandomi i soldi. Sembrava molto deluso. Io cerco di rinunciare ai soldi, in fondo non era una scommessa che avrei voluto fare. E lui che mi va a rispondere? 'Prendili, io non avrei mai rinunciato al mio bacio." e se ne va."
"Una frase d'effetto." commentò Cooter.
"Uhm, già."


Poi Luke continuò la storia rimanendo sul vago, non se la sentiva di raccontare i particolari, ma la vicenda si svolse così.
La sera seguente sarebbe stata la prima del circo. A Luke furono recapitati dei biglietti omaggio. Temendo che l'uomo continuasse con le sue offerte, non voleva andare, ma fu convinto dal suo amico che, dopo la vittoria e i sacrifici fatti per arrivarci, voleva godersi una serata di divertimento.
Alla biglietteria, la ragazza addetta osservò bene i biglietti gratuiti, li fissò un lungo istante, poi fece un sorriso malizioso.
"Chi di voi due è il fortunato?" chiese.
Luke prese i biglietti senza dire nulla, però capì che doveva essere un'abitudine del gigante fare conquiste in quella maniera e, poiché non gli piaceva che si prendesse gioco di lui, lo avrebbe mandato al diavolo con più gusto.
"Wow, ma questi sono posti di prim'ordine!" esclamò Terry "Il nostro combattimento deve essere piaciuto molto a quel tipo!"
Si erano ritrovati a sedere accanto alle autorità, vestiti come due contadini, mentre gli altri appartenenti al palco li fissavano con aria omicida. Luke vide quello che doveva essere il Boss del luogo, richiamare l'attenzione di un addetto ai lavori, di certo per lamentarsi della loro presenza. Il ragazzo chiese che mostrassero i biglietti e, una volta esaminati, li restituì con un sorriso e scusandosi.
"Tutto in regola, sono amici di una delle nostre attrazioni." disse al Boss e se ne andò. Luke, nonostante non fosse contento di essere chiamato amico di quello, si compiacque di aver trovato un mondo in cui poteva sedere accanto ad un'autorità, senza sentirsi inferiore. Da quel momento cominciò a godersi lo spettacolo. Si divertì un mondo e il suo amico più di lui. Quando arrivarono i cocktail e gli stuzzichini per il Boss, ne furono serviti anche a loro, in gran quantità. Terry, che usciva da un periodo di dieta ferrea, mangiò per i successivi tre giorni. Luke se ne servì moderatamente, cominciando a temere il peggio.
All'uscita di Ercole, che mostrava tutta la sua possanza, coperto unicamente da un perizoma che davanti sembrava un gonnellino, tutte le donne del pubblico fecero un boato e scoppiò un applauso: non capitava spesso di vedere un uomo così ben messo. Il ragazzone era davvero un fascio di muscoli, molto proporzionato, coperto di tatuaggi tribali.
"Peccato per il perizoma," commentò la moglie del Boss "vorrei vedere fino a che punto è muscoloso."
Il marito la fulminò, mentre continuava a battere le mani.
Anche Luke lo osservava: era alto più di due metri, lunghi capelli scuri rasta. Non riusciva a credere di essere nelle attenzioni di un uomo del genere. Gli dava l'impressione che non fossero poche le donne che avrebbero voluto dividere il letto con lui, perciò, se davvero era interessato a lui, doveva essere proprio finocchio marcio.
Lo vide sorridere malizioso verso di sé, mentre sembrava esibirsi solo per lui. Avrebbe voluto ignorare lo spettacolo, ma si accorse di non riuscire a staccare gli occhi da quei muscoli tonici. Dopo un'esibizione in solitario, fu chiesto ai presenti se volevano provare anche loro a prendere su i pesi di Ercole, tanto per dimostrare che era davvero forte. Ci furono diversi uomini che vollero tentare, nessuno riuscì a eguagliarlo, anzi molti fecero addirittura una pessima figura.
Ercole fece cenno a Luke di tentare anche lui, questo scosse la testa, ma il direttore del circo, istigato dal suo forzuto, lo obbligò a seguirlo.
"Questa me la paghi." borbottò Luke alla volta del gigante.
"Non ne vedo l'ora." lo stuzzicò lui, soffiandogli sul collo. Poi, con un gesto secco, strappò la camicia da dosso, mostrando a tutti il suo fisico asciutto.
"Era la mia camicia buona!" si lamentò Luke.
"Te ne comprerai un'altra con i 500 dollari che mi hai vinto."
"Non li volevo, te li restituirò... quello che mi rimane dopo che mi sarò ricomprato la camicia."
"E i pantaloni." disse Ercole, prima di strappargli anche i jeans, lasciandolo con i boxer, mostrando il fisico del ragazzo, non male. Ercole era davvero forte, non avendo preparato nulla.
Luke sentì le risa del pubblico e strinse i denti.
"Questa..." cominciò Luke.
"...te la pago, lo so." finì Ercole, sussurrandogli all'orecchio
Lo spettacolo, che Luke finì di vedere in un accappatoio, gentilmente offerto dalla direzione, continuò, mentre la moglie del Boss gli lanciava occhiate di fuoco: in fondo anche lui non era affatto male. Alla fine della serata gli diedero anche un paio di pantaloni e una camicia per uscire.


All'uscita dallo spettacolo Luke stava tornando all'albergo che li aveva accolti fino a quel momento. Venne fermato da un ragazzo, che lo pregava di seguirlo fino alla roulotte di Ercole. Stava per rifiutare, ma decise di accettare per non mettere nei guai il ragazzino.
Davanti all'entrata esitò, non voleva che s'illudesse che fosse lì per dargli corda, ma solo per evitare di essere disturbato in futuro.
Bussò e sentì la voce dell'uomo che lo invitava a entrare, senza neppure chiedere che era. Luke entrò e se lo ritrovò con i fianchi avvolti in un semplice asciugamano.
"Sei ancora così?" lo apostrofò duramente Luke "Avevi tutto il tempo per vestirti da quando è finito il tuo spettacolo."
"Dal tuo tono posso capire che non sei qui per intrattenerti in faccende piacevoli." Sembrava molto deluso.
"Direi che hai capito bene." ribatté Luke "Volevo solo pregarti di non disturbarmi più, finché sarò in città. Ho quasi finito il mio lavoro, poiché l'allenatore di Terry ormai è guarito, e lo voglio passare tranquillamente. Stasera mi hai umiliato davanti ad un'intera città, per cominciare."
"Vuoi dire che c'è altro?" chiese l'uomo.
"Mi hai costretto a una scommessa idiota, che per fortuna ho vinto. Mi hai regalato biglietti omaggio per portarmi a letto. Non mi faccio comprare, non ho un prezzo io. Oltretutto è fastidioso sapere di essere uno dei tanti, la cassiera ha saputo tutto appena ha visto i biglietti omaggio. Se hai tanta voglia di sfogarti sono certo che troverai qualcuno degno delle tue attenzioni, ma spero che smetterai di importunarmi." Dopo lo sfogo Luke notò che stava sorridendo.
"Strano, avevo la sensazione che lo spettacolo non ti dispiacesse." disse.
"Come al resto della città." Luke era esasperato, sembrava non volesse capire "Vorrei proprio sapere perché ti sei incapricciato con me?"
"Sai, mi piacciono i palestrati, e tu sei moro con gli occhi azzurri, il mio tipo preferito." Era molto tranquillo.
"Quindi, Ercole, non c'è speranza che tu la smetta di girarmi attorno." chiese Luke.
"Prima di tutto Matthew Philligan è il mio nome, puoi chiamarmi Matt. Ercole è il nome d'arte." Luke fece spallucce "Poi, se proprio me lo dici deciso, ti lascerò stare."
Si avvicinò e lo guardò dritto negli occhi. Luke, sostenne il suo sguardo senza imbarazzo.
"Lasciami stare." confermò, senza nessuna remora.
Matt, continuò a fissarlo per un lungo istante, forse sperando di vederlo cedere, ma non accadde e alla fine dovette arrendersi.
"Ok, vai pure, non ti disturberò più." concesse.
Luke finalmente si rilassò, convinto che l'uomo si fosse arreso. Lo salutò, voltò le spalle per uscire, quando sentì una mano enorme appoggiarsi sul suo fianco e un brivido partirgli da lì per arrivargli al cervello. Rimase bloccato troppo a lungo e quando tentò di ripartire anche l'altra mano si era appoggiata, questa volta dietro il collo.
-Oddio, che mi succede, non ho mai provato nulla del genere per un altro uomo, a fatica per una donna.- pensò preoccupato.
"Avevi detto che mi avresti lasciato andare." si lamentò, non riuscendo a fare altro.
Matt stava facendo del meglio per apparire sensuale e disponibile e Luke dovette ammettere che riusciva ad attrarlo, anche se non ci credeva.
"Io non sto facendo nulla." disse malizioso "La porta è lì, non ti trattengo." lo invitò.
Luke scosse la testa, disperato, e tornò a voltarsi verso l'uomo.
"La mia testa vorrebbe che uscissi, ma il corpo non vuole collaborare." ammise, dopo un attimo d'imbarazzo.
Matt sorrise, rilassato e lo prese per i fianchi.
"Questo mi fa capire che sia la prima volta che ti piace un uomo?" decise "La cosa è molto interessante, non mi capita spesso di incontrare dei verginelli. Di solito i ragazzi da cui sono attratto sono delle checche fino al midollo, che non vedono l'ora di farsi sbattere. Tu sei il primo che mi fa tutta questa resistenza."
"Se tu questa la chiami resistenza..." Luke si sentiva sciogliere fra quelle braccia possenti, come non gli era mai accaduto prima.
Matt decise che non era il caso di aggiungere altro e si abbassò dei circa venti centimetri che lo separavano da lui. Baciò il ragazzo sulle labbra, impossessandosene in maniera vorace e predatrice. Luke capì che non aveva più scampo: non era fuggito quando avrebbe dovuto e ora era alla sua completa mercé.
Luke scoprì che tutto in Matt era molto proporzionato, ed ebbe qualche problema ad abituarsi alle misure dell'uomo ma, quando vi riuscì, scoprì un piacere che non aveva paragoni con nulla che aveva mai provato fino a quel momento.


Luke Duke passò la settimana più strana della sua vita. Non solo aveva trovato un gigante che lo montava come una puledra appena aveva un attimo di tempo, e il fatto che gli piacesse era già di per sé un fatto fuori dalla norma, ma per la prima volta in vita sua venne a mancare a un impegno che aveva preso, a causa della fregola sessuale. Fu costretto, a malincuore, ad abbandonare Terry a un allenatore più giovane e inesperto, ma che di certo avrebbe potuto seguirlo al meglio, mentre Matt lo faceva godere in maniera incredibile. In realtà Terry, che trovava l'attrazione di Luke per gli uomini una sorpresa, non ebbe nulla ridire se non:
"Auguri e figli maschi.".
Non era un giovane con delle idee razziste, anche se gli dispiaceva avere perso un buon allenatore come lui.
Luke, dal canto suo, si sentiva in colpa, anche se la battuta dell'amico, spontanea e divertita, gli aveva fatto capire che non era arrabbiato e che non lo schifava, il che era più di quanto potesse desiderare.
Nei confronti di Matt non era certo di quello che provava. Era molto confuso, l'unica cosa che lo sollevava era che presto l'allenatore si sarebbe ripreso, il circo sarebbe ripartito e non l'avrebbe mai più rivisto. E poi la certezza che Hazzard non sarebbe stata una meta dei loro spettacoli, lo rendeva certo che quella sarebbe stata l'unica occasione in cui avrebbe ceduto in vita propria.


Erano passati circa tre mesi dall'accaduto e Luke, nonostante non riuscisse a dimenticare quello che era successo, era certo che non l'avrebbe più rivisto. Sentire la pubblicità del circo, che doveva essere a centinaia di chilometri di distanza, era stato un vero colpo per lui.
"Quindi ora qual è la tua paura?" chiese Cooter alla fine del discorso. "Temi che possa corteggiarti ancora?"
"Conoscendolo non ne dubito, però non voglio che Zio Jesse e i miei cugini se ne accorgano. Vorrei che mi aiutassi a tenerlo lontano dalla fattoria. In pratica avrei bisogno che mi prestassi il tuo appartamento sopra il garage. In cambio ti darò quei 500 dollari, esclusa qualche spesa, visto che me li sono tenuti da parte."
Cooter allargò gli occhi.
"Ma che dici?" disse quasi offeso "Te lo lascio gratis."
"Ti serviranno, quando se ne sarà andato. Spero che bastino per rifarti l'arredamento, anzi, ti prego di portarti via le cose cui tieni e quelle più preziose che hai, per non parlare di quelle fragili, o rischi di non trovare nulla." consigliò Luke. "A lui avevo detto che abitavo da solo, per fortuna. Non voglio che cominci a fare domande in giro per cercarmi, altrimenti lo manderanno alla fattoria."
"Addirittura!" esclamò ridendo Cooter. Dall'espressione seria di Luke, capì che diceva sul serio e che gli conveniva organizzarsi. "Come vuoi Luke." accordò Cooter "Tempo mezz'ora e avrai l'appartamento libero."
Poi, preoccupato dalle parole del moro, corse a nascondere nel suo garage le cose a cui teneva di più.


Luke raggiunse la roulotte di Matt prima che il ragazzo cominciasse a chiedere informazioni su di lui. Lo trovò che si stava allenando e si fermò a guardare lo spettacolo. Sul suo volto apparve un sorriso ebete e involontario. Benché avesse cercato di nasconderlo anche a se stesso, gli era mancato quel ragazzone e l'essere stretto fra le sue forti braccia. Rimase un bel po' ad ammirarlo: intanto la sua mente vagava sul perché era accaduto. Era confuso e abbattuto, avrebbe voluto non averlo mai incontrato e che la sua vita continuasse ignara come prima di incontrare lui. Da quando aveva passato la settimana di sesso con lui, nonostante non con la stessa passione, si era accorto di notare i ragazzi come non gli era mai accaduto prima. Trovava, in ognuno che incontrava, qualcosa che gli piaceva. La cosa più imbarazzante era stata avere a che fare con Bo. Se prima, ogni tanto, aveva trovato ingiusto che Daisy fosse sua parente, ora era sempre in tensione ogni volta che doveva spogliarsi davanti al cugino. Cominciava a capire perché ogni ragazza che incontrava smaniava per lui! Certo, non era di preciso il suo tipo, essendosi innamorato di Matt (ehm, aveva detto innamorato?) ma anche lui aveva il suo fascino.
Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso e aveva perso la nozione del tempo. Appena Matt si voltò verso di lui, guardandolo stupito, si staccò dal muro, al quale si era appoggiato per osservarlo meglio, e si diresse verso di lui, sorridendogli.
"Da quanto tempo sei qui?" chiese, accogliendolo fra le braccia.
Luke si godette l'abbraccio del forzuto.
"Non saprei, nel guardarti credo di essermi perso nei meandri del tempo." rispose lui.
Matt lo baciò davanti ai suoi colleghi.
"Uhm, come sei romantico!" esclamò, appena ebbe bisogno di respirare "Sai, era certo che avrei dovuto scuotere tutto il paese per venirti a cercare, invece ti ritrovo qui."
"Invece io ero certo che avresti fatto il finimondo per trovarmi, quindi, visto che nessuno in paese sa delle mie tendenze, ho preferito anticiparti." confessò Luke. "Spero che tu capisca che non voglio che tu sbandieri tutto ai miei parenti e conoscenti."
"Quindi è per questo che tu sei qui? Per evitare che tutti sappiano che razza di finocchio sei?" lo stuzzicò Matt, prima d'impossessarsi ancora, voracemente, della sua bocca. "Nessun problema, non sei l'unico dei miei amichetti che non sopporta che si sappiano certe cose."
"Esatto." confermò Luke "Oltretutto mio zio Jessie morirebbe se sapesse che razza di farfallone sei. Per non parlare dei miei cugini, vorrebbero il tuo scalpo."
"Meglio di no, ci tengo." disse scuotendo la capigliatura. "Io qui ormai ho finito, mi faccio una doccia. Vuoi accompagnarmi?" disse malizioso.
"Perché no?" rispose Luke.


Un paio d'ore dopo, rilassati sul letto del camper, Luke era abbracciato a Matt, e stava tracciando con la lingua i tatuaggi che coprivano il corpo del suo amante. Vederli così da vicino era un piacere, come lo era sentire la sua pelle tonica nonostante la stazza enorme. Era semplicemente grosso e muscoloso, non aveva un filo di grasso.
"Luke, non ti è bastato fare sesso per due ore di seguito?" chiese Matt "Se continui così mi ecciterò di nuovo e allora saranno cavolo tuoi."
"Non ti preoccupare per me, non ho certo paura del tuo uccello. Vorrei farti un bel pompino piuttosto." confessò "Non sono ancora riuscito a mettermelo in bocca tutto, nei suoi 32 centimetri di lunghezza, e voglio riparare."
"Attento a non soffocare nel tentativo." ridacchiò Matt, mentre sentiva che le parole di Luke avevano teso la pelle dell'inguine fino all'estremo "Ora o mai più. Me lo hai fatto drizzare al massimo."
"Tu mi aiuterai?" chiese Luke, sorridendo malizioso "Quando ti stringerò la mano, dovrai spingermi la testa verso il tuo pube. Posso rimanere senza respirare qualche secondo."
"Ok." accordò Matt.
Luke cominciò ad assaggiare lentamente, come se fosse una cosa particolarmente gustosa che non aveva fretta di consumare, l'erezione del suo ragazzo. Era davvero enorme e non sarebbe stata un'impresa facile, ma non era tipo da arrendersi senza lottare.
"Luke, mi stai facendo impazzire." mormorava Matt, accarezzando i capelli dell'amante.
Appena Luke strinse la mano, lui lo aiutò ad arrivare a sfiorare il pube con le labbra, appena sentì che la sua mano si rilassava, e non dava più segno di vita, sfilò con delicatezza l'arnese e s'accorse che il ragazzo era svenuto. Gli fece una bella respirazione bocca a bocca poi, appena ebbe ripreso a respirare regolarmente, gli tirò una caraffa d'acqua in volto.
Luke si riprese lentamente. All'inizio ricordava appena dov'era poi, riconoscendo Matt, fece un debole sorriso e, alzando il viso verso di lui, disse:
"Ci sono riuscito, hai visto?"
"Sei stato bravissimo, ma non te lo permetterò più." ribatté Matt, scuotendo la testa divertito, nonostante tutto "Non ti voglio sulla coscienza."
Matt diede altra acqua a Luke che ne bevve avidamente.
"Allora, sei certo di non volermi fare conoscere i tuoi parenti?" gli chiese nel frattempo "Ti assicuro che non mordo... fuori dal letto."
Luke scosse la testa.
"No, Matt" disse confermando la sua posizione "Se un giorno dovessi dire a Zio Jesse e ai miei cugini che sono gay, sarà se ho trovato un compagno fisso. Loro non approverebbero che mi lasciassi scopare così, senza una meta."
"E se ti chiedessi di seguirmi?" azzardò Matt, guardandolo tutto rosso in volto.
Luke era stupito da una proposta del genere: non si aspettava che Matt fosse così preso da lui.
"A malincuore, devo rifiutare." disse, dopo aver preso un bel respiro e averci pensato su "Non posso abbandonare la fattoria. Zio Jesse mi ha fatto da padre e non merita che lo abbandoni così. Oltretutto non sono il tipo da seguire il proprio uomo senza fare nulla."
"Capisco il tuo punto di vista. Tuo Zio deve essere molto importante per te." s'arrese Matt, quasi senza combattere "Comunque se un giorno dovessi cambiare idea, ricordati che qui al circo c'è sempre lavoro per chi ne ha voglia. I tendoni non si montano da soli e non potresti dire che sei un mantenuto. Fai ordine nei tuoi sentimenti e nella tua vita: io sarò sempre lì ad aspettarti."
Poi, inaspettatamente, si mise a cantare: non aveva una brutta voce.

It makes it easier (easier on you)
That much more difficult for me
To make you see

Love ain't fair
So there you are, my love

Your heart's a mess
You won't admit to it
It makes no sense
But I'm desperate to connect
And you can't live like this

Luke sorrise: in fondo Matt aveva ragione, il suo cuore era incasinato e non era certo di voler mettere ordine.
"Comunque mi farebbe comodo fare qualche lavoretto per voi, giusto per arrotondare. Mi servono i soldi per sistemare il Generale Lee."
"Eh?" chiese Matt, alzando un ciglio.
"La mia auto, in realtà a metà con mio cugino Bo." spiegò Luke "Non puoi confonderla con nessun altra in zona. È una Dodge Charger R/T del '69, arancione, con due enormi 01 sulle fiancate e la bandiera confederata sul tetto. Ah, e il clacson suona le prime note di Dixie."
"Ok, sei ufficialmente strano e non perché ti piacciono gli uomini." rise Matt. "Se è lavoro che cerchi, noi abbiamo sempre bisogno di manodopera in più. Comunque, se ci ripensi, la mia proposta è sempre valida."
"Tu rinunceresti a seguire il circo, se te lo chiedessi?" lo provocò Luke.
Anche Matt scosse la testa.
"Questa è la mia casa." disse lui, respirando l'aria della sua roulotte "Prima di entrare qui ero solo un grosso bestione che faceva paura ai bambini. A sedici anni ho incontrato Palos, il direttore artistico e visto che ero già ben piazzato, mi ha proposto questo lavoro. Ho cominciato a definire i muscoli, a tatuarmi, a eliminare i peli superflui, che non sono una gran bellezza, e sono diventato Ercole, l'uomo più forte del mondo."
"Allora forse capirai perché non posso andarmene."
Matt annuì.
"Lo capisco."
"Ah, un mio amico ci presta il suo appartamento" si ricordò all'improvviso "Non è molto grande, ma credo che sia sufficiente per quello che dobbiamo fare."
"Gli hai raccontato a cosa ci serve?" Matt era curioso.
"In realtà è l'unico cui l'ho detto." ammise Luke "Di solito lo affitta a chi è di passaggio. In questo momento non c'è nessuno."
"Sì, ma come ha reagito alla notizia bomba?" insistette Matt.
"Non male, direi." rispose Luke con un sorriso "Ma sapevo che lui era un uomo molto posato e di mentalità aperte. Non c'è nulla che smuova Cooter Davenport. Noi Duke siamo di natura più passionali, potrebbero passare alle maniere forti, soprattutto Bo. Potrebbe picchiare me o, cosa che mi fa più paura, tentare con te, e non mi sembra molto sano per lui."
"Direi di no." sorrise Matt "Li vuoi un paio di biglietti omaggio per lo spettacolo, o credi che la cosa potrebbe apparire sospetta?"
"Perché no? Non è male come scusa visto che sono sparito nel nulla per tanto tempo. Gli dirò una parte della verità, che ci siamo conosciuti a Capitol City." Luke alzò le spalle e sperò che come scusa reggesse "E che abbiamo fatto una lunga chiacchierata, come vecchi amici."
"E poiché il tempo vola, non ti sei reso conto delle ore che passavano." finì Matt "Sei sicuro che ci cascheranno?"
Luke rifletté un attimo sulle parole che aveva appena pronunciato e si rese conto che lui sarebbe stato il primo a mangiare la foglia.
"Non ci crederanno mai. Tu però mettici del tuo, non chiamarmi in pista e non guardarmi come un assatanato." Matt sogghignò "E avverti la cassiera e tutti gli altri di fare poco gli spiritosi con noi e con i miei concittadini. Saranno dei contadini ma sono svegli e non ci metterebbero molto a fare due più due."
"Faremo del nostro meglio." promise "Potrei invitare tuo cugino Bo, piuttosto, è carino?"
"Fallo e risolvo il problema della fellatio tagliandotelo a metà." sbottò Luke irritato.
"Oh, beh, se i tuoi parenti sono pronti a scattare come te, allora ho capito perché hai paura." lo baciò, poi assieme s'accordarono su quello da dire nel caso fossero interrogati dallo zio.
-Non ci crederanno mai.- pensò Luke, ripetendo a se stesso quello che aveva espresso a voce. Ma voleva tentare, per evitare guai peggiori.
  
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