La fanfiction è ambientata nel medioevo europeo perchè non conosco molto bene le usanze giapponesi. Se devo essere sincera per adesso non ho ben chiara nemmeno la trama e fino a pochi giorni fa non avevo chiara nemmeno l'epoca. Adesso vi lascio leggere. Vi prego commentate!!!
Fin da quando era una
bambina,
sono stata istruita sui comportamenti da mettere in atto a corte, in
altre parole sugli atteggiamenti, sui discorsi, sui movimenti, sulla
diversità fra ranghi e nobili, su come dovevo apparire sia
fisicamente che mentalmente…insomma ero una perfetta nobil
Yasha, come voleva l’etichetta.
Sapevo a memoria
ogni regola del protocollo e del galateo, come del
resto tutte le tecniche di seduzione per far piacere al mio futuro
sposo. Sapevo danzare, cantare, suonare; conoscevo ogni particolare di
qualsiasi cerimonia. Avevo dimestichezza con diverse lingue; mi
intendevo di ultime tendenze, novità, pettegolezzi, persino
di affari politici e di territorio.
Mia madre
sosteneva che facevo invidia a moltissime demoni e che ero la
migliore in ogni campo.
Avevo ereditato
moltissimo da lei: la voce dolce e un tantino suadente;
i capelli ondulati e soffici come la seta, argentei e luccicanti, color
della luna; la pelle rosea e candida, come fossi una bambola di
porcellana; gli occhi mielati, di quel colore tra il miele,
l’ambra e l’oro fuso; le labbra rosate, morbide e
carnose, perfette da baciare; il fisico perfetto: gambe lunghe e
slanciate, curve abbastanza voluminose nei punti giusti, mani
impeccabili…
Tuttora ho queste
caratteristiche che mi rendono a dir poco
eccezionale, ciò nonostante adesso vorrei quasi essere stata
un’umile, squallida e povera ningen, che sgobba ogni giorno
piuttosto che essere una nobile perfetta…almeno sarei stata
io stessa e scegliere il mio sposo…non sarebbe stata mia
madre…
Purtroppo mio
padre è venuto a mancare un anno fa ed il mio
regno è minacciato da molti nemici, due donne non sono in
grado di gestirlo al meglio… l’unica soluzione
è di trovarmi un consorte, malgrado io non ne abbia la
minima intenzione. Ma non posso mettere bocca sulle decisioni di mia
madre, non mi è permesso.
Stasera
è una serata molto importante: ci aspetta un
ricevimento al palazzo dei sovrani dell’ovest e nessun nobile
può mancare, dato che il principe annuncerà
qualcosa di vitale importanza.
…Già
il principe…quando ero ancora una
ragazzina immatura avevo una cotta per lui, tutte le volte che andavo a
palazzo arrossivo ogni qual volta i nostri sguardi si
incrociavano…poi nel momento in cui ho aperto gli occhi, mi
sono resa conto di non valere nulla per lui, poiché a lui
interessava solo il potere e nulla più. Adesso sorrido
ripensando ad allora, però a quell’epoca io
piansi, calde ed amare lacrime solcarono copiose il mio volto. Da
allora mi rifiutavo di andare a palazzo, mi rifiutavo di vedere la
fonte del mio dolore e stasera dovrò tornarci per la prima
volta dopo tanto tempo.
Sicuramente non
piangerò, ormai sono cresciuta. Sono
solamente curiosa di vedere come il suo corpo si è
modificato negli anni, le dame assicurano che è diventato un
uomo stupendo, un ottimo sovrano e un perfetto combattente. Tuttavia
vorrei sapere qualcosa di più, sul suo carattere ad esempio,
ma nessuno mi sa dire niente. Tra poche ore lo vedrò con i
miei stessi occhi, potrò sentire la sua voce con il mio
udito fine ed il suo odore con il mio acuto olfatto. Sto bruciando
dalla curiosità, voglio vederlo al più presto,
anche se lui non si ricorderà di me, ma non mi interessa
voglio solo appagare la mia curiosità.
Un leggero soffio
di vento mi accarezza la pelle, seguito da un brivido
da parte mia; la finestra è stata lasciata erroneamente
aperta. Una cameriera accortasene corre a chiuderla scusandosi per non
averlo fatto prima. Io mi volto verso di lei impassibile e la scruto
osservando ogni suo particolare. Una demone semplice, di famiglia
contadina, niente nel suo aspetto è curato; ha i capelli
castani chiari e gli occhi tendenti al dorato, assolutamente non
paragonabili hai miei, è una figura minuta e poco
appariscente, con forme non molto accentuate. Il suo vestito
è la classica divisa da cameriera bicolore, niente di
speciale, la pettinatura consiste in capelli raccolti con spillette da
pochi soldi, affatto curata dato che alcuni capelli sbucano
dall’acconciatura.
Abbassa lo
sguardo imbarazzata, probabilmente si sente a disagio
nell’essere fissata a questo modo. Sorrido. Provo quasi
invidia: lei si sposerà con chi vorrà, stasera
potrà parlare con la sue amiche o con chi le pare,
potrà divertirsi ed essere se stessa mentre io
dovrò essere quello che dice l’etichetta, parlare
con chi di dovere ed ascoltare quegli insulsi discorsi.
Improvvisamente
le sarte smettono di vestirmi, probabilmente sono
pronta; allora mi volto per specchiarmi nell’enorme specchi
davanti a me: sono perfetta, dalla punta dei piedi, fino
all’ultimo dei miei capelli. Indosso un vestito lungo, con
corpetti stretto, maniche lunghe e gonna ampia, le stoffe sono
pregiatissime, provenienti da paesi lontani e giunte qui apposta per
me. E’ di un azzurro cielo decorato con stoffe e pizzi
bianchi, delle decorazioni fanno parte anche alcune spille di zaffiri
che fermano le stoffe color della neve. Al collo porto una fascia
bianca, contornata da pizzi e a cui è attaccato un ovale con
incastonato uno zaffiro. Le scarpe hanno un tacco abbastanza alto e
sono di un semplice bianco. Le mie unghie sono perfettamente limate e
ricoperte da uno smalto perla. Per quanto riguarda il trucco: le mie
labbra sono appena lucidate, l’ombretto è azzurro
e ho anche un po’ di matita e mascara, le guance sono
leggermente incipriate. I capelli sono raccolti in una complicatissima
pettinatura fermata da un fermaglio tempestato di zaffiri, alcune
ciocche sono state lasciate ricadere selle mie spalle. Nel complesso
sono impeccabile, sembro quasi una bambola, ma è
così che devo apparire, soprattutto ad un ricevimento con i
sovrani.
A confronto con
quella cameriera io sono milioni di volte superiore a
lei, tuttavia la invidio ugualmente, la mia vita non è
meravigliosa come sembra.
Sento qualcuno
bussare alla porta e educatamente rispondo con un
“avanti” quasi meccanico, lentamente la porta si
apre e fa il suo ingresso mia madre: una donna ancora bellissima
nonostante la sua tarda età.
- Tesoro sei
pronta? La carrozza ci attende… ma sei
bellissima! Un vero splendore! Vedrai non tarderemo a trovarti un
marito! –
- Non ne dubito
madre –
- Non fare quella
faccia! Andiamo ad una festa non ad un funerale e
chissà che il tuo sposo non sarà proprio il
principe…-
- Sarebbe ottimo
per le nostre terre-
- E anche per te,
non credi?-
- Sì,
certo, anche per me-
- Andiamo o
faremo tardi-
Io mi limito a
fare un cenno di assenso ed a seguirla in silenzio.
Quanto ancora resterò la figlia dei nobili di questo
palazzo? Fra quanto sarò la moglie di un perfetto
sconosciuto? Purtroppo è il mio destino e niente
potrà mai mutarlo.
Mi metto sulle
spalle una mantella celeste di velluto con sfumature
bluastre, siamo in pieno febbraio e una nobile non può
rischiare di ammalarsi. Esco fuori dal portone della mia residenza e
bianchi fiocchi mi fanno rabbrividire al loro gelido
contatto…sì come in quella poesia:
Fiocchi
bianchi e candidi
Scendono
dal cielo
In
una dolce danza
Armoniosa
e surreale.
Ovunque
volto lo sguardo
Vedo
il mondo coperto
Da
un manto bianco
Che
rende tutto fiabesco.
Disegni
di ghiaccio
Appaiono
alle finestre
Disegnati,
come dalla
leggenda,
dalla
regina delle nevi.
Vento
freddo e penetrante
Accarezza
il mio volto
E
rabbrividisco
Al
suo gelido contatto.
Alzo
lo sguardo al cielo
E
mi sento sommergere
Da
migliaia di fiocchi
di neve,
candidi
e leggeri.
Tutta
la cattiveria
Viene
cancellata,
purificata,
da
quei bianchi fiocchi.
E
quando sono
lì,
a
fissarli cadere,
mi
pare di dimenticarti
oh
mio dolce amore.
Peccato che io
attualmente non sia innamorata di nessuno, anche la mia
cotta per il principe è svanita da tempo ed io non devo
dimenticare nessuno. Tuttavia quel paesaggio fiabesco attira la mia
attenzione e riporta alla mia mente momenti felici della mia infanzia:
per esempio quando mio padre mi portava un gioco nuovo o mi insegnava a
cavalcare. Troppo tempo è trascorso, ormai sono una donna,
una donna da marito alla ricerca di un consorte.
Affretto il passo
e mi accomodo nella carrozza, dato che
arriverò a palazzo solo fra un’ora abbondante.
Osservo rapita i movimenti irregolari dei fiocchi di nevi, ripetendo
mentalmente quelle strofe che ancora mi ritornano alla memoria. Il
viaggio è lungo ma placido, il silenzio della neve viene
interrotto dalle chiacchiere di mia madre. Non la sto a sentire ma
credo che stia parlando di mio padre, dei vecchi tempi, di come loro
fossero fedeli ad Inutaisho e poi va sempre a terminare sulle
qualità che dovrà avere il mio futuro sposo e su
altre cose frivole.
- Ecco il palazzo-
- Finalmente,
credevo che il viaggio si facesse fin troppo lungo-
- Andiamo mia
cara non essere impaziente..-
- Perdonatemi-
Veniamo fatti
scendere davanti all’entrata principale,
aiutati da dei servitori addetti a questo lavoro. Alzo lo sguardo e
rimango sbalordita dalla lussuosità di quel maniero, non me
lo ricordavo così, è davvero splendido. Davanti a
me si apre una scalata enorme con al centro una fontana zampillante, il
tutto è illuminato in modo perfetto. Prendo a braccetto mia
madre e insieme saliamo quei gradini fino ad arrivare
all’ingresso; da qui cediamo i nostri cappotti ai maggiordomi
e ci avventuriamo per un lungo e spazioso corridoio, alla fine del
quale due maggiordomi ci aprono un’enorme porta dietro la
quale si estende il salone dei ricevimenti. La stanza è
ricolma di nobili e servitori, nella parte destra ci sono tavoli da
buffet carichi di cibo e di vini; mentre nell’angolo sinistro
si trova una piccola orchestrina di archi e strumenti a fiato; in fondo
alla sala c’è un terrazzo da cui i reali tengono i
loro discorsi.
Un demone anziano
ci annuncia e noi facciamo il nostro ingresso
egregiamente, dopodiché ci spargiamo per la sala cercando un
gruppo di donne che parli di un argomento interessante o di qualche
nuovo pettegolezzo. Alla fine mi aggrego ad una combriccola di quattro
splendide yasha, le quali mi comunicano che Reiko si è
sposata con un nobile in disgrazia e che perciò non
è stata nemmeno invitata a questo ricevimento. Parliamo per
una ventina di minuti sulle nuove mode e sui nuovi matrimoni in vista,
dopodiché lo stesso anziano cha ha annunciato me e mia madre
annuncia l’arrivo del principe e della regina. Per un attimo
restiamo tutti in silenzio, quando però i reali fanno il
loro ingresso affacciandosi a quel terrazzo, comincia un rumoroso
applauso che termina solo quando la sovrana ci fa segno. Io rimango in
ogni caso a fissare la figura del discendente al trono, è
diventato un uomo stupendo, i suoi abiti non differiscono molto da
quelli degli altri nobili, ma in lui c’è qualcosa
di speciale, qualcosa che lo rende migliore. La sua austera figura,
infonde quasi timore, i suoi occhi sono gelidi pur essendo color miele,
sono spietati eppure non mi stancherei mai di guardarli. Avevano
ragione: tutto di lui è perfetto, dai suoi lineamenti, al
suo atteggiamento, mi onora avere un sovrano simile.
La regina
comincia a parlare ed io mi concentro sulle sue parole,
distogliendo lo sguardo dalla figura del principe.
- Aristocratici
di queste terre, vi do il benvenuto nel mio splendido
maniero. Sono lusingata di avervi tutti qui riuniti in
un’occasione così importante. Come potrete vedere
anche il vostro principe è tornato, onorandoci della sua
presenza. Ormai è diventato un demone potente ed adulto, ed
è giunto il momento che le sue spalle si facciano carico di
un gravoso impegno. Come ben sapete il nostro regno è
rimasto senza un sovrano per lunghissimo tempo e Sesshomaru
è tornato per prendere lui il posto di suo padre e quindi le
redini del suo popolo. Egli avrà bisogno tuttavia di
qualcuno al suo fianco, di una consorte, ma ella deve essere alla sua
altezza: impeccabile ed arguta, deve essere perfette sia mentalmente
che fisicamente. Per questo vi darò un mese di tempo per
inviarmi tutto ciò che riguarda le vostre figlie,
dopodiché la prescelta verrà chiamata a palazzo
dove testeremo le sue capacità. Fanciulle di tutto il regno,
gioite, una di voi sarà regina. -
Un applauso
risuona in tutta la stanza. Chissà chi
sarà colei che diventerà regina?
Conoscerò costei?
I regnanti ci
raggiungono, l’orchestra allora comincia a
suonare e qualche coppia comincia già a volteggiare per la
sala. Io mi accomodo in una poltroncina color oceano rifinita con bordi
dorati, ascoltando quella dolce melodia. Vedo il principe danzare con
sua madre, i suoi movimenti sono eleganti e precisi, sorrido:
è anche un abile ballerino. Troverò mai qualcosa
che lui non sappia fare? Non credo. La melodia si conclude, lasciando
spazio ad un’altra, solo allora molti giovani invitano alcune
donzelle a danzare. Uno di loro mi si avvicina e mi porge la mano, io
educatamente la prendo e mi alzo. Come da regolamento lui si inchina e
mi bacia la mano chiedendomi:
- Dolce fanciulla
mi concede l’onore di questo ballo?
–
- Certamente
–
Balliamo per
qualche minuto, poi la musica termina ed io torno a
sedermi. Un ragazzo educato non c’è che dire, ma
non sa assolutamente conquistare una donna: per quei cinque minuti non
ha fatto altro che parlarmi delle sue prodezze in battaglia. Passano
delle ore ed ogni tanto il principe danza con qualche fanciulla, presa
a caso tra gli invitati. I miei occhi però vedono qualcosa
di stupefacente: Sesshomaru mi si sta avvicinando. Oh mio Dio! Non
vorrà chiedermi di ballare? Ma che dico: sicuramente mi
vuole chiedermelo! Ora gli dimostrerò che sono abile almeno
quanto lui in questa disciplina: è una questione
d’orgoglio. Eccolo è davanti a me, come gli altri
ripete i comportamenti standard ed in pochi secondi ci ritroviamo in
mezzo alla pista. I miei movimenti sono perfetti, sono eleganti e
dolci, svolgo ogni passo con la massima precisione. A quanto pare ne
rimane sorpreso, poiché mi fissa in modo ambiguo.
- Se non erro voi
siete la figlia di Takimoto, giusto? –
- Esattamente, ma
come fate a saperlo? –
- Il vostro
sguardo è terribilmente simile al suo, vi leggo
lo stesso orgoglio e la stessa fierezza-
- Lo conoscevate?
–
- Abbiamo fatto
molte battaglie insieme –
- Ed era un abile
combattente? –
- Uno dei
migliori –
Sorrido fiera e
lui continua a parlare.
- Anche questo
sorriso mi è familiare –
- Allora lo
conoscevate bene –
- Diciamo che era
un ottimo amico di mio padre. Ma cambiando discorso
dove avete imparato a danzare così divinamente? –
- Probabilmente
dalla mia istitutrice, ma è una cosa che mi
viene naturale e voi? –
- Più
o meno come voi –
- Non vi credevo
così -
- Così
come? –
- Mi avevano
detto che odiavate parlare –
- Sì,
ma con coloro che non meritano la mia attenzione
–
- Vorreste
insinuare che io sono un’ottima interlocutrice?
–
- Confronto a
quelle oche con cui ho danzato prima sì
–
- Non mi direte
che avete ballato con Brigitte e Brianne? –
- Credo di
sì –
- Avete fatto un
errore madornale – dissi sorridendo
- Già
me ne sono accorto –
Incredibile sta
sorridendo, impossibile, ma non oso rinfacciarglielo
potrebbe irritarsi. Il brano arriva al termine ed io faccio per tornare
a sedermi quando il principe mi attira di nuovo a se e riprende a
danzare. Io lo guardo interrogativamente e lui con un mezzo sorriso
proferisce:
- Cosa avete da
guardarmi a quel modo? –
- Non burlatevi
di me e spiegatemi il motivo per cui lo avete fatto
–
- Ma che cosa?
–
- Insistete?
Volete dirmi sì o no perché state
ancora ballando con me quando ci sono tantissime donne che non
attendono altro che voi? –
-
Ah…intendevate questo…non lo so –
- Come non lo
sapete? –
- Non fate quella
faccia stravolta, sembra che abbiate visto un
fantasma – stava ridendo, stava ridendo di me come osava?
- Vi appaio
così buffa? Se credete di potermi prendere in
giro a questo modo vi sbagliate di grosso –
- Non vi
scaldate…piuttosto ditemi con quale di queste
fanciulle potrei danzare –
-
Mah…non saprei…forse con Yoko, è
quella laggiù con l’abito color pesca –
- Ok
seguirò il vostro consiglio, dopodiché
desiderate unirvi a me per un drink? –
- Mi spiace ma
non bevo –
- Tenetemi almeno
compagnia –
- Muovetevi o ve
la soffierà quel moretto –
Mi allontano
dalla pista, non voglio dargli il tempo di controbattere.
Mi avvicino a Sheila, la figlia della sorella di mia madre,
più semplicemente a mia cugina. Noi due siamo sempre andate
d’accordo e ci siamo volute bene come sorelle.
-
Novità? –
- Io
no… piuttosto tu…con il principe…-
- Ma smettetela e
datemi del voi, cos’è tutta
questa confidenza? –
- Come siamo
scorbutiche…comunque non cambiare discorso e
dimmi tutto –
- Fra me e lui
non c’è niente, anzi se volete
saperlo questa è la prima volta che ci parlo in vita mia,
ok? –
-
Vabbè ho capito…sai la novità? Mi
sposo fra nove mesi!! –
- Spero di essere
già nella lista degli invitati, auguri
–
Continuiamo a
parlare dei preparativi, degli invitati, di suo marito,
quando sento qualcuno avvicinarsi. Mi giro: è Sesshomaru.
- Ma dove vi
eravate cacciata? –
- Io…
ero qui..-
- Questo
l’avevo capito, adesso vi spiace seguirmi?
–
- Certo che no,
vostra altezza –
Mi porge il
braccio, io mi aggrappo e ci avviamo verso i drink fra gli
sguardi di molti nobili. Mi fa accomodare ad un tavolo spostandomi la
sedia e poi si siede dalla parte opposta. Ciò che ci separa
è un piccolo e rotondo tavolino in cristallo. Lo vedo
chiamare un servitore e farsi portare del whisky. La bevanda
è contenuta in un bicchiere di cristallo dentro al quale
galleggiano alcuni cubetti di ghiaccio. Lo vedo sorseggiare
l’alcolico con una lentezza quasi esasperante e poi fissarmi
impudentemente.
- Cosa avete da
fissarmi? –
- Qualunque uomo
sano di mente lo farebbe –
- E
perché mai? –
-
Perché siete bellissima –
Quelle semplici
parole sono bastate a confondermi le idee e ad
arrossire vistosamente.
-
Cos’è vi vergognate? –
- Principe,
perdonatemi se ve lo domando, ma perché fate
così? È forse l’effetto
dell’alcool?-
- No, lo reggo
molto bene –
- Ed allora cosa?
–
- Niente
è che mi sembrava doveroso farvi almeno qualche
complimento –
- Ma non dite
sciocchezze –
- La serata si
protrarrà ancora per tre o quattro ore lo
sapete? –
- Sì e
con ciò? –
- Niente, non so
che mi sia preso, deve essere il whisky –
- Probabilmente
–
- Adesso vi devo
proprio lasciare, arrivederci –
Dicendo questo,
mi afferra la mano e la bacia con delicatezza, mi fissa
ancora per una frazione di secondo che a me sembra
un’eternità. Rivedrò quegli occhi, ne
sono certa.
Il resto della
serata non è niente di particolare, lo passo
fra pettegolezzi e qualche ballo ogni tanto.
Adesso sono
tornata a casa, ma la mia mente ancora tenta di ricordare
le sue parole, che risuonano continuamente nella mia testa. Sarebbe
stato meglio rimanere a casa, non avrei avuto questo batticuore. Mi
chiudo nella mia stanza con la scusa di essere stanca, mi svesto e mi
infilo sotto le coperte. Penso a lui per un largo lasso di tempo,
dopodiché mi addormento sognandolo. La bambina innamorata
sta avendo il sopravvento.