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Autore: IamTheAuthorOfMyLife    11/09/2013    3 recensioni
''Devi farla finita per ricominciare con noi.''
Queste erano le parole scritte sul fondo del volantino. Emanavano un aura inquietante, che faceva accapponare la penne, ma allo stesso tempo attraevano come la più potente delle calamite.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                           Prologo


Il cielo era grigio, di quel grigio che rende le giornate tristi, e ti fa dimenticare come è realmente il cielo, e domandi a te stesso se lo rivedrai mai sereno.
Il paesaggio era immobile come in una fotografia, un timido alito di vento si presentava ad intervalli irregolari, spostando le foglie cadute e rinsecchite. Non c'era rumori, regnava la calma; il cimitero avrebbe potuto dirsi deserto se non fosse stato per un'anonima figura china su una lapide.
L'uomo era in ginocchio, avvolto in un vecchio cappotto nero, consumato sui gomiti, che lo avvolgeva quasi completamente. 
Piangeva. 
Un pianto silenzioso, di chi ha pianto troppo e non riesce a smettere, di chi ha perso qualcuno e non riesce ad accettarlo.
La tomba era nuova, si vedeva: curata, senza un ombra di polvere o di terriccio, le incisioni ancora perfette e con fiori freschi poggiati in vasi puliti e pieni d'acqua, al contrario di tutte le altre, che di sicuro avevano avuto giorni migliori, e ora erano consumate dagli anni passati sotto le intemperie, palesemente lasciate a loro stesse.
L'uomo si asciugò gli occhi col dorso della mano e si sistemò il cilindro sulla testa, posò il bastone da passeggio, -quello che gli aveva regalato lei perché sapeva che lui lo desiderava da tanto- e lo posò vicino alla tomba. Accarezzò la lapide e fese scorrere le dita vicino all'inscrizione che recitava:

Rose Clauwin 1883-1914. Un dolce amore, volata via come il più bello dei sogni.

Leggendo quelle parole l'uomo ricominciò a piangere, erano così ingiuste, così sbagliate, e allo stesso tempo così vere.
Quella tomba non avrebbe dovuto esistere, quelle parole non avrebbero mai dovute essere incise. Lei avrebbe dovuto essere ancora lì con lui.
Un soffio di vento più forte degli altri gli fece cadere il cappello, che rotolò al cospetto della lapide, lasciando vedere il viso, uscito finalmente da''ombra.
Quello che piangeva disperato aggrappato ad una lapide era un uomo giovane, dagli scompigliati capelli castani, e dagli occhi verdi pieni di dolore per la recente scomparsa dell'amata.
La malattia gliel'aveva portata via, e lui non aveva potuto fare nulla, l'aveva visto indebolirsi, morire dentro ogni giorno sempre di più. Ma lei aveva continuato a sorridergli, a far finta di stare bene, a dirgli di non preoccuparsi. Ma come avrebbe potuto farlo?
Rose aveva accettato la sua morte con serenità, come se pensasse di andare incontro ad un problema da nulla... come se credesse che prima o poi che si sarebbe svegliata dal sonno che stava per avvolgerla.
Ma Noah, -questo era il nome dell'uomo- sapeva che non era così: si rendeva conto di averla persa per sempre, ma avrebbe dato qualsiasi cosa purché non fosse questa la realtà.
L'uomo si asciugò per l'ennesima volta le lacrime, ormai il contorno degli occhi era rosso e gonfio, e quando ci passava sopra la mano gli faceva male. Si rivolse alla tomba:
«Rose... non sai cosa darei per riaverti qui con me.» Disse continuando a versare lacrime amare e disperate.
«La mia anima sarebbe un prezzo ridicolo per la tua vita. La mia vita un giusto pegno per riaverti indietro.»
A queste parole ogni alito di vento cessò, il tempo sembrò fermarsi, le foglie che stavano volando trasportate dal vento caddero al suolo, e tutto si immobilizzò come in un sogno. 
Un ombra incombé su Noah, oscurandogli anche la più tenue traccia di luce.
Noah alzò la testa: seduto sulla lapide di sua moglie, con indosso il suo capello e intento ad accendersi una sigaretta c'era un uomo, un uomo di mezz'età bello ed elegante, un uomo che non era tale, perché un uomo non avrebbe mai potuto emanare una tale aura maligna, da far gelare il sangue.
Noah batté gli occhi un paio di volte, senza riuscire a dire nulla, ma ci pensò l'uomo a parlare.
«Mio caro amico, io potrei aiutarti... se proprio sei disposto a qualunque cosa pur di riavere la tua Rose.» Disse l'essere posando l'accendino e iniziando a fumare, guardando Noah con i suoi occhi d'avvoltoio ed un sorriso maligno stampato in faccia, quello di chi sta per compiere un grande, frivolo, affare.
Noah non conosceva quell'uomo, ma si limitò a stare zitto e in ascolto. Si, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
«Beh... io ho un patto da proporti... se farai quel che ti dico... riavrai la tua Rose.»
Gli occhi dell'uomo non erano di nessun colore, ma allo stesso tempo li avevano tutti, il suo viso affascinante era maligno e divertito.
Si, Noah non lo conosceva, ma d'un tratto capì chi fosse quell'uomo che voleva aiutarlo.
«Qualunque cosa.» Disse.
Un lampo illuminò il celo e lo sconosciuto tese la mano guantata a Noah, che la strinse senza esitare.
Il patto fu stretto, sigillato dal tuono più forte che quel cimitero avesse mai udito.



 
  
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