Anime & Manga > Detective Conan
Ricorda la storia  |      
Autore: Aika_chan    11/09/2013    2 recensioni
Tutti, chi prima o chi poi, abbiamo combattuto contro la solitudine, ma per Shiho non è una battaglia così semplice, per lei che l' ha sempre conosciuta come una costante della sua vita è una battaglia contro la sua stessa esistenza.
Fanfic scritta di getto in un momento di mia tristezza interiore.
Spero vi piaccia.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tic. Tac. Tic. Tac. Tic. Tac.
Il ticchettio frenetico dell'unico orologio presente nella stanza, interrompeva, come di consueto, il silenzio angosciante che aleggiava nell' unica camera sotterranea di un vecchio edificio ottocentesco abbandonato, adibito a laboratorio scientifico.
Scandiva l' avanzare del tempo inesorabile, e l' alcolica ragazza dai ramati capelli, non poté far altro che decidere di smettere di lavorare per quell' interminabile giorno.
Le ricerche sono ad un punto di stallo, non si muove niente da mesi ormai, e tra gli scienziati è rimasta l' unica che ancora lavora a quel folle progetto.
Chi sta più in alto di lei, le ha lasciato come spiegazione, una sorta di complimento, riferendosi al fatto che lei è la sola in grado di portare avanti tali ricerche, in quanto fanno parte del suo DNA.
La giovane donna, sostiene, non a torto, che l' abbiano fatto, per il semplice gusto che provano nel torturarla psicologicamente, mettendola sotto pressione, e lasciandola sola.
Sola, già, lo era da anni, semplicemente sola.
Talvolta era circondata da tante persone, talvolta era sola davvero; per lei non c' era alcuna differenza. 
I suoi genitori erano morti, aveva vissuto una vita da straniera emarginata dall' altra parte del mondo, ed anche tornata in patria, dove in teoria c' era una sorella ad aspettarla, non trovò nessuno.
Le avevano negato di vederla per mesi, poi le concedevano di rado un saluto veloce solo perchè constatassero ancora l' esistenza l' una dell' altra.
Da qualche mese a questa parte però, era tornata a vivere con l' unica parente che le era rimasta, in quanto, entrambe operavano come non facevano più da tempo, nella stessa zona di Tokyo.
Si vedevano di più, rispetto a quanto non facessero prima, ma il tempo che trascorrevano insieme era sempre troppo poco.
Akemi era sempre fuori per qualche missione, e quando era a Tokyo, trascorreva più tempo possibile con il suo nuovo fidanzato, per cui neanche così, riusciva a vederla tanto spesso.
E il senso di solitudine cresceva veloce e prepotente.
Il ragazzo, era uno del giro, Shiho lo aveva conosciuto, e non gli era mai andato a genio, ma non doveva starci insieme lei, e con lui, vedeva la sorella maggiore felice come non l' aveva mai vista, per cui si rassegnò all' idea, di trovarselo in giro per casa, di tanto in tanto, come non diede peso, per lo stesso motivo, al fatto che doveva litigarsi la compagnia della sorella con l'uomo.
Anche quella notte, si avviò per le tetre e deserte vie periferiche di Tokyo, convinta, nonostante fossero armai lei tre del mattino, di non trovare nessuno in casa.
La stessa immagine, la stessa paura della solitudine, la torturava pesantemente tutte le "sere", durante tutto l'interminabile tragitto dal laboratorio fino al luogo che era abituata chiamare casa.
Casa, una casa vuota, spoglia di ogni sentimento, di ogni immagine di vita, di ogni colore.
La scienziata cambiava abitazione così spesso che aveva perso da tempo, ogni desiderio di far diventare la nuova dimora, la sua nuova dimora.
Se le avessero chiesto quale fosse la sua più grande paura, avrebbe risposto senza indugi, la solitudine.
La conosceva così bene, come un' amica d' infanzia, conosceva ogni suo aspetto, ogni suo suono, ogni sua pretesa, conosceva il dolore che procurava. 
Ha sempre fatto parte della sua vita.
La temeva. Non la fronteggiava apertamente. Ma le resisteva, pur sapendo di non poterla sconfiggere, dovrebbe combattere contro se stessa, e non troverebbe la forza.
Entrò finalmente nel pianerottolo di casa, non curandosi del fatto che era rientrata ad un orario pericolosamente tardo, per una giovane e bella donna come lei, e che gli orari di lavoro standard erano terminati ormai da innumerevoli ore. 
Non le importava, aveva perso ogni cognizione del tempo, per lei, che faceva le stesse cose da anni, solo in luoghi diversi, lo scorrere dei minuti, aveva un' importanza assolutamente marginale.
Quando finalmente aprì la porta fu inondata dal buio intenso che copriva ogni cosa, all' interno della stanza. Di malavoglia constatò che se non voleva rompersi qualche parte del corpo, doveva necessariamente accendere la luce, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno.
Si accinse a portare la mano sull' interruttore, ma venne preceduta dalla mano veloce della sorella maggiore.
E un allegro boato la colse tanto di sorpresa, che fu costretta a reggersi allo stipite della porta per non cadere.
Si ritrovò davanti circa una ventina di persone, la metà delle quali ubriache e l' altra metà sull' orlo di addormentarsi, la stanza decorata tra palloncini, festoni e ghirlande, un tavolo pieno di prelibatezze, o meglio, un tavolo che prima delle quattro ore di ritardo della ramata, era pieno di prelibatezze e ovviamente sua sorella, con un sorriso a trentadue denti e le lacrime agli occhi, nel vedere la sorella piacevolmente sconvolta, con un accenno di felicità in volto.
-Akemi ? Ma che cos' hai combinato ?- la ramata mugugnò solo poche sillabe, in quanto non riusciva ancora a ragionare per la sorpresa.
-Shiho, sorellina !- la donna dai lunghi capelli neri, si piazzò davanti alla scienziata e le appoggiò le mani sulle spalle.
-Auguri, Shiho-chan !- Akemi regalò alla sorella minore un lungo e caloroso abbraccio.
-Sai, sorellina, i tuoi "amici" sono tutti tristi e noiosi, quindi per festeggiare i tuoi 18 anni ho invitato i miei !- la maggiore indicò alla giovane donna le altre persone nella stanza, che nel constatare, finalmente, l' inizio della festa si erano tutte rianimate, e regalarono alla festeggiata un "Auguri" corale.
-Grazie- Shiho non riuscì a pronunciare nient' altro che quella semplice parola di ringraziamento, la sua solitudine si era dissolta, per poche ore, ma si era dissolta, e poté passare, dopo tanto tempo, una serata in rassegna della felicità.
"Sono sola, ma non sempre", a fine serata, prima di assopirsi, si ritrovò a pensare queste parole, con in volto, un sincero e luminoso sorriso, che emanava serenità e gratitudine. 
Con l' aiuto di sua sorella era riuscita a vincere una delle sue battaglie contro il suo nemico più grande.





Angolino per me ^^
Rieccomi ancora qui con una nuova fanfic da proporvi.
L'ho scritta davvero in fretta, colta da un momento di tristezza improvvisa mi è venuta in mente e non ho potuto fare a meno di scrivere e poi pubblicare.
Lascio a voi la parola, ditemi pure se vi piace o meno, sarò felice di leggervi tutti e rispondere.
Spero vi piaccia.
Alla prossima, un bacio.
Aika
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Aika_chan