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Autore: Lushia    11/09/2013    4 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 2 – Un bambino problematico

cover

Nonostante l'inverno rigido, finalmente il sole tornava a splendere su Namimori.
Le giornate erano più o meno uguali e si concludevano nello stesso modo, fatta eccezione per il nuovo inquilino di Villa Sawada.
Il bambino dai capelli lilla stava osservando Nozomi con curiosità, quest'ultima correva avanti e indietro mentre si preparava per andare a scuola.

Quando lasciò l'abitazione, ignorando totalmente il piccolo, si sentì più rilassata. Non aveva idea di chi fosse né da dove venisse, il racconto della sua tempesta l'aveva alquanto spiazzata.
L'idea che potesse avere qualche strana abilità incuteva timore nel gruppo, poiché non sapevano cosa aspettarsi da lui.
Eppure continuava a comportarsi come un normale bambino, nemmeno il super intuito di Nozomi sembrava volerla mettere in guardia.
Era abbastanza combattuta.

Sulla via verso la Namimori High School, la brunetta e Arashi incrociarono il giovane Jun, che le salutò con un lieve sorriso.
- Buon giorno Sawada-san, Fukada-san. -
- Ehilà, Jun. - Nozomi gli sorrise in risposta.
- Ciao. - la voce di Arashi era come al solito fredda e distaccata, non aveva ancora cambiato idea riguardo al ragazzo, ma non le dava più fastidio quanto prima. Semplicemente sembrava esserle indifferente.
- Hai passato un buon capodanno? - chiese Nozomi.
- Abbastanza. So che voi avete davvero fatto il bagno nel fiume... - ridacchiò – Avete vinto la sfida, allora. -
- Mi sembra logico. Pensavi davvero che saremmo state così fifone da non osare? - la rossa scosse il capo.
- In realtà no, ma non immaginavo... - si grattò il capo, lanciando uno sguardo ad alcune ragazzine con la divisa della Namimori Middle, che incrociarono sulla strada.
- Come sono spensierate. Beate loro, vanno ancora alle medie. - Nozomi sembrò nostalgica e Arashi le portò il braccio dietro al collo.
- La nostra vita da studentesse delle medie è stata davvero frenetica ed entusiasmante. - disse.
- Non ce la siamo goduta abbastanza. - disse la bruna. - Mio padre aveva ragione. -
- Almeno non hanno da pensare ai test finali e l'ingresso all'università. - affermò Jun, ridacchiando.

In quegli ultimi anni era riuscito a diventare molto più estroverso e la sua timidezza era diminuita drasticamente. Non poteva che trattarsi della vittoria di un hikikomori, finalmente riuscito a farsi valere nel mondo e a lasciare le mura della sua stanza.
Jun, in particolare, aveva trovato le sue abilità nella cucina e nella pasticceria.

- Come va con i genitori di Kaito? - chiese Nozomi, varcando l'ingresso dell'istituto.
- Sono simpatici, sto imparando molto da loro. Suo padre è uno dei migliori pasticceri, sono felice di essere il suo apprendista. -
- Beh, visto che l'unico figlio non vuole assolutamente seguire la loro strada... - Arashi ridacchiò.
- Ogni tanto mi aiuta, assaggia i dolci che gli preparo. Dice che sono molto bravo... - il ragazzo arrossì.
- Se lo dice, lo sei. - affermò la bruna – Kaito è schietto, se non gli piace qualcosa lo dice senza troppi giri di parole. -
- Ma cavolo! - la rossa sobbalzò all'indietro, osservando le lettere cader giù dal suo armadietto appena aperto. - Ma quante sono? Mi sto stancando. -
Il ragazzo dai capelli argentei osservò l'ammasso di carta e abbozzò un sorriso.
- Almeno tu hai qualcuno che ti scrive lettere d'amore. -
- Stavolta quante femmine e quanti maschi? - chiese Nozomi, avvicinandosi.
- Mah. - la rossa si chinò e prese le lettere cadute a terra, erano una decina. - A giudicare dagli scarabocchi, sono quasi tutte femmine. Forse questo è un maschio... - osservò con curiosità una delle lettere e la aprì, leggendola rapidamente. - Sì, è un maschio. -
- Ricevi molte più lettere dalle ragazze? - chiese Jun, curioso.
- Solitamente sono le ragazze a fare lettere. - rispose Nozomi – Ma Arashi ha ammiratori ovunque. Prima di capodanno ha spezzato il cuore a un altro ragazzo. -

- Non mi interessano queste cose. - la rossa gettò le lettere nella spazzatura, con noncuranza. - E tu, Nozo? Trovato qualcosa stamattina? -
- Solo una. - le mostrò la busta agghindata – Ed è femmina. -
- Dai, non puoi lamentarti. Anche tu hai ricevuto delle dichiarazioni d'amore da alcuni ragazzi. -
- E' il prezzo della notorietà. - Nozomi ammiccò e Jun alzò le spalle.
- Per questo non mi piacciono gli idol. Hanno una vita troppo caotica per i miei gusti. -

I tre entrarono nell'aula, fortunatamente il professore non era ancora arrivato e i presenti stavano chiacchierando spensieratamente.
- Ad ogni modo... Kaito mi ha raccontato di quel bambino. - disse Jun, perplesso.
- Mh, parli di PonPon? - chiese Nozomi, sedendosi al suo banco. - Non sappiamo praticamente nulla di lui, ma non potevamo certo lasciarlo da solo per strada. -
- Ma che razza di nome è PonPon? - si grattò il capo, scettico.
- Gliel'ha dato Kaito, non ne ho idea. Non sappiamo come si chiami, praticamente biascica parole a caso. - spiegò Arashi, sbadigliando.
Jun sbuffò, aprendo un libro e iniziando a leggiucchiare qualcosa con concentrazione.
- Non hai studiato, ieri? - chiese Arashi, quasi divertita.
- Sì, ma trovo difficile un passaggio, devo rileggerlo. - osservò sottecchi lo sguardo della tempesta – Sono un essere umano, non un computer programmato per capire tutto ciò che c'è scritto sui libri. -
- Con questo cosa vuoi dire? - la rossa gli lanciò un'occhiataccia.
- Beh, non sono mica come voi che siete arrivate tra i primi cento migliori studenti del Giappone. - spiegò, offeso – Devo studiare molto per capirci qualcosa. -
- Grazie al cielo siamo arrivate nei primi cento. - Nozomi sospirò – Abbiamo lavorato molto per ottenere quei risultati, è stato difficile anche per me che ho sempre studiato molto. - spiegò – ...Almeno il cervello ragiona bene, posso anche fare a meno di essere fisicamente oltre le aspettative. -
- Stai nuovamente paragonandoti a tuo padre o cosa? - Arashi si protese verso di lei e le diede un colpetto sul capo, tornando poi a sedersi nel banco dietro al suo. - Tu sei tu, lui è lui. Non devi essere forte quanto lui, devi essere solo te stessa. -
- Lo so, lo so. - alzò gli occhi al cielo – Volevo dire, almeno posso basarmi sull'intelligenza, visto che la mia forza non è così straordinaria. -
- Mah, io la trovo straordinaria, ma perchè sono un ragazzo ordinario. - spiegò Jun, alzando gli occhi dal libro – Forse non sarai più forte di Decimo, ma sei nella norma per essere una Vongola, no? -
- Chissà. - rispose la bruna, sfuggendo allo sguardo accusatorio dell'amica e voltandosi ad osservare il professore, mentre varcava l'uscio dell'aula.

 

***

 

- Un, due, tre, quattro. Un, due, tre quattro. Muovete quelle gambe, non siete dei principianti! - la voce della coreografa rimbombò nella palestra assieme al battito delle sue mani, mentre cercava disperatamente di far andare a tempo le tre ragazzine.
- L'uscita dell'ultimo singolo delle NoNaShi si avvicina. - disse lei, severa – Dobbiamo registrare il PV la settimana prossima. -
Haname si aggiustò i riccioli corvini, cercando di rimanere concentrata. Era arrivata come al solito in ritardo, ma glielo concedevano poiché doveva frequentare la scuola professionale per stilisti, che si trovava a quattro ore di treno da Namimori. Ogni giorno riusciva a mantenere il ritmo tra scuola e lavoro senza particolare fatica, la sua determinazione bastava e avanzava per darle la forza necessaria.
- Dovete scivolare sul pavimento come se steste volando. - disse la donna, muovendo la mano con delicatezza – E' una canzone a metà tra la paura e l'angoscia, dovete esprimere questi sentimenti tramite passi ed espressioni. - si avvicinò alla brunetta, prendendole il naso tra il pollice e l'indice.
- Eh? Sensei--
- Sawada. Capisco lo sforzo e la concentrazione, ma tu sei famosa soprattutto per il modo in cui riesci ad esprimere emozioni. - la sgridò - E no, adesso non lo stai proprio facendo. -
Incrociò le braccia, ottenendo in risposta uno sguardo mortificato.
- Mi dispiace. Farò del mio meglio. -
- Bene, perchè sapete che io voglio la perfezione. Se non siete in grado di darmela, la vostra carriera può benissimo chiudersi qui. - la donna si avvicinò al suo portatile, poggiato su un tavolino in legno, lasciando partire nuovamente la musica.
- Fukada, non camminare in giro, le tue posizioni sono assegnate e tali devono restare. - continuò a battere le mani, osservando il trio – Sawada, non mi stai trasmettendo la tristezza della canzone. Voglio vederti angosciata e spaventata, quasi alla ricerca di pietà. - urlò, con sguardo imperturbabile – Inoya, allarga quelle braccia e non fare la timidina, su. Non sei la principessa delle fiabe che ha paura di rompersi un'unghia. -

Passarono un altro paio di minuti e la donna fermò la musica, adirata e seccata.
- Non ci siamo, per niente. Dove avete la testa, oggi? Cos'è, vi è morto il cane? Non avete passato un esame? Qualsiasi cosa sia, non mi interessa. - disse, guardandole una ad una, mentre riprendevano fiato – Quando salite su un palco dovete dimenticare tutto ciò che c'è fuori, non esiste che il vostro pubblico e la vostra esibizione. Voi appartenete ai vostri fans, dovete dare la vostra anima per loro. Qualsiasi cosa sia successa fuori, non deve arrivare sopra quel palco. Mi sembrava che fosse chiaro. -
- Sì. - risposero all'unisono, afflitte e imbarazzate.
- Bene. Facciamo una pausa di dieci minuti, poi ricominciamo dall'inizio. -
La coreografa si allontanò, lasciando da sole le tre ormai esauste e sudate.

- Oggi è più severa del solito... - disse Arashi, bevendo un po' d'acqua.
- Ha ragione, non siamo per nulla in forma. - Haname osservò le due – Siamo tutte preoccupate per via del bambino... -
- Ma questo non deve interessarci ora, giusto? - chiese Nozomi, sospirando – E' il nostro ultimo singolo come trio, i ragazzi hanno già rilasciato il loro prima di capodanno e ha avuto un ottimo successo. Non possiamo rimanere indietro. -
- Tra l'altro, dopo il singolo come NoNaShi dobbiamo lavorare a quello del gruppo. - Arashi bevve un altro sorso, con sguardo malinconico.
- Sakura no hanabiratachi? Cloud si è proprio superato, stavolta. - Haname abbozzò un sorriso. - E' un bel singolo per concludere la carriera dei n.XI. -
- A volte mi chiedo se stiamo facendo la cosa giusta. - Nozomi osservò insistentemente il suolo. - Non voglio abbandonare i miei fans, voglio continuare a cantare. -
- Nozo, ne abbiamo già discusso. - Arashi la abbracciò, stringendola. - Quando andremo all'università non avremo più tempo per continuare. Non abbiamo altra scelta. -
- Non lo so... preferirei continuare. -
- E non pensi al tuo futuro? Fare la idol non ti aiuterà a diventare un boss, eh. -
- Hai già deciso in che università vuoi entrare? - chiese Haname.
- Sono indecisa tra un paio... -
- Io sono sicura della mia scelta e sono sicura che anche tu andrai dritta verso la tua strada. - Arashi stampò un dolce bacio sulla fronte della ragazza – Ci siamo divertiti finchè è durata, no? -
- Mh... Hai ragione. Ma è sempre dura dover salutare un pezzo della propria vita che non tornerà. - spiegò lei, sorridendo.
Il suo sguardo si posò su un bambino di circa sei anni, che gattonava divertito sopra il tavolo in legno della palestra, tra le attrezzature e gli spartiti.
Aveva i capelli lilla e gli occhi giallastri.

- ...Nozo? Cos'hai? Sembra che tu abbia visto un mostro... - Haname la scrutò perplessa, la bruna aveva la bocca spalancata ed era pallida.
Arashi si voltò nella direzione in cui l'amica stava guardando e sbiancò anche lei.
- Credo... che abbiamo un problema. -
Haname fu l'ultima a notare il piccolo, ma la sua reazione fu meno drastica.
- Mh... dovremmo prenderlo. -
- Come diavolo è arrivato qui? - chiese Nozomi.
- Pensiamo prima ad acchiapparlo. - disse Arashi.

Le tre si avvicinarono rapidamente al pargolo, afferrandolo e portandolo negli spogliatoi, facendolo sedere sulla panca.
- Ehi, ora che ci penso... Nozo, non ti sembra che questo zaino sia un po' troppo vuoto? - la pioggia indicò la borsa della bruna, che si angosciò.
- Lo è. E sembrava incredibilmente pesante. -
- Cioè, mi stai dicendo che è entrato nella tua borsa e te lo sei portato dietro?! - Arashi era incredula.
- Dovremmo avvisare Nana-san, altrimenti potrebbe chiamare la polizia! - propose Haname, prendendo il suo cellulare e componendo il numero di casa Sawada.
- Io sto coso non lo sopporto davvero, sta più attenta la prossima volta! - chiese la rossa, sospirando. - Da quando l'ho visto nel sogno mi fa paura. -
- Può anche essere stata una coincidenza. - Haname concluse la conversazione al telefono e cercò di tranquillizzarla con il suo sorriso.
- Aspetta. - Nozomi tornò ad osservare la panca - ... Dov'è. -
- NOZOMI. - Arashi la fulminò con lo sguardo.
- Ehi, siamo tutte e tre in questa stanza e io stavo controllando la mia borsa! -
- Dobbiamo trovarlo! - Haname uscì rapidamente dalla stanza, seguita dalle due.

Le tre percorsero il corridoio, alla ricerca delle tracce del bambino.
- Le cose sono due: o lui è il figlio di Flash o ci siamo passati vicino e non l'abbiamo visto. - spiegò Arashi, voltandosi e osservando il luogo da cui erano venute. - … penso la seconda. -
Le altre due si voltarono e lo notarono gattonare allegramente tra le persone, che camminavano senza accorgersi di lui.
- … Ma perchè gattona? Sa camminare! - Haname riprese a correre, seguita dalle due.
- Lo fa apposta per non farsi vedere? - chiese Arashi, scuotendo il capo con disperazione. - E' scaltro come una volpe. -
Svoltarono l'angolo e il bambino era nuovamente svanito nel nulla.
- Okey, magari è il figlio del ladro gentiluomo. - ipotizzò la rossa.
- Gli armadietti! - Nozomi alzò il capo e indicò PonPon, che stava gattonando con noncuranza sopra gli armadietti in ferro, che decoravano il corridoio verso gli spogliatoi.
- Ma come diavolo ci è arrivato lassù? Saranno tipo due metri! - Arashi era esterrefatta. - D'accordo. Ho capito. E' il figlio del demonio. -
- Potrebbe farsi male! - Haname corse rapidamente verso il bambino, il quale raggiunse l'ultimo armadietto e si sporse, planando a terra con delicatezza e svoltando nuovamente verso un altro corridoio.
Le tre raggiunsero l'incrocio, osservandosi tra di loro.
- Cioè... sa galleggiare in aria? - chiese Nozomi, perplessa.
- E' caduto dolcemente, come se non ci fosse gravità. - spiegò Haname.
- Praticamente sa volare. - la rossa era la più confusa delle tre. - L'ho detto che è il figlio del demonio. -
- Ad ogni modo, seguiamolo! - Nozomi si lanciò nel corridoio, quest'ultimo aveva fortunatamente un unico sbocco nella saletta relax, con un paio di divani e un distributore automatico.

Difatti, le tre trovarono il piccolo proprio davanti al distributore, che si stava lamentando mentre bussava con le nocche contro il metallo.
- … Forse ha fame? - suppose Arashi, osservandolo piagnucolare.
Nozomi e Haname si guardarono spaesate, finchè il bambino non si avvicinò alla bruna e si attaccò al pantalone della sua tuta.
- Pappa! - disse, singhiozzando. - Nozo-mama, pappa! -
- ...Nozo-mama? - Arashi guardò il piccolo con terrore. - … Perchè ti chiama così? -
- Ha iniziato a farlo da poco... non ne ho idea... - disse lei, inginocchiandosi e guardando il piccolo affamato.
- Penso ti chiami così perchè sei quella che l'ha trovato... e ti stai prendendo cura di lui. - disse Haname, inserendo la moneta nel distributore e prendendo una merendina al cioccolato.
- ...Gli possiamo dare una merendina di quelle? Dopotutto alla sua età non gli farà di certo male... no? -
- Bah. Fa vedere, cerchiamo di non dargli schifezze o si sentirà male. - la rossa prese la brioche e lesse con attenzione la lista degli ingredienti.

Il bambino si staccò subito da Nozomi e si avvicinò ad Arashi, afferrando la sua tuta e stringendosi a lei.
- Shi-papa... PonPon pappa... - disse, strusciando il capo sul suo pantalone. - pappa... -
Arashi smise di leggere la lista e osservò il piccolo con perplessità e disgusto.
- … Shi... papa? -
- Beh... se Nozomi è sua madre, tu sei suo padre. - Haname ridacchiò, mentre Arashi tendeva la merenda alla bruna con sguardo supplichevole.
- … Nozo... per favore. -
- ...Faccio io. - la Vongola sospirò, prendendo in braccio il piccolo e portandolo su un divanetto. - Ora... la mamma ti dà la pappa. - arrossì, abbastanza nervosa e seccata da quella situazione.
Il bambino, però, sembrava essere felice e mangiò con grande voracità la merendina, masticando bene e non sporcandosi molto.
- Beh, ha pur sempre sui sei anni. E' stato educato bene... - Haname incrociò le braccia, osservando i due – Chissà chi sono i suoi genitori... Saranno preoccupati... -

 

***

 

Le tre si scusarono con la loro coreografa e ottennero un prolungamento della pausa di circa venti minuti, il tempo di tornare a casa e di assicurarsi che PonPon non le seguisse nuovamente.
Il piccolo passeggiò mano nella mano con Nozomi, sembrava felice e sorrideva alle ragazze.
Arashi si sentiva estremamente infastidita, mentre Haname era tranquilla e gli sorrideva in risposta.
Nozomi non sapeva come si sentisse esattamente, le sensazioni erano tante e complesse, ma nessuna di queste era positiva.
Probabilmente quel bambino non era la causa del suo disagio, il suo intuito continuava a infastidirla e la costringeva a guardarsi attorno con attenzione.
Quando infine divenne insopportabile, decise di fermarsi. Erano ancora abbastanza lontane da casa, ma qualcuno li stava seguendo e lei non voleva mostrare la sua abitazione a qualche sconosciuto, soprattutto se pericoloso.

- Nozo? - Arashi si voltò verso l'amica, incrociando il suo sguardo preoccupato. Portò una mano verso la borsa, guardandosi intorno con sospetto.
- Hana... hai la tua spada? - chiese la rossa, ottenendo una risposta positiva dall'amica.
- La porto sempre con me, anche se è davvero ingombrante. - spiegò.
- Ti capisco, anche io porto la valigetta nello zaino. - la bruna la estrasse rapidamente, cercando di non distogliere lo sguardo dal bambino perplesso. - Spero che lui arrivi presto, non vedo l'ora che i nostri compact siano pronti. - disse, arrossendo lievemente al pensiero.
All'improvviso il piccolo si attaccò a Nozomi, stringendosi a lei con sguardo spaventato.
- Sembra un cane. - notò Arashi – Ha fiutato anche lui il pericolo? -
- Chi sei? - urlò la bruna, voltandosi dietro di lei – Fatti vedere. -

Una figura si palesò sopra il muretto di una villa adiacente, stava osservando il gruppetto dall'alto.
Quando le tre alzarono lo sguardo, si ritrovarono ad osservare una bambina dai lunghi capelli rosa, così come lo strano abito orientale che indossava. Sembrava un abito da cosplay, come se la piccola fosse reduce di una festa o di una fiera.
- Eh? Ma è solo una bambina! - Arashi sembrò sollevata, ma Nozomi montò la sua Sky Rod e si portò in posizione di difesa.
- Bambina o meno, ci stava seguendo. E non sembra poi una comune bambina. - spiegò.
Haname sguainò la sua spada e Arashi estrasse le sue pistole gemelle.
- Da quanto non usavamo le nostre armi? - bisbigliò la pioggia, lanciando uno sguardo alla spada che Richard le costruì due anni prima.
- Un anno o poco più. - rispose Arashi, che non aveva comunque smesso di esercitarsi al poligono.

- Chi sei? Perchè ci stavi seguendo? - chiese la bruna, con sguardo serio.
- … Quindi sei tu la famosa Vongola Undicesimo? - chiese la bambina, osservandola con i suoi occhi color oro.
- … Undicesima, prego. Non sopporto la definizione maschile. - la corresse Nozomi, che non si era ancora rassegnata a lasciar perdere la pronuncia del suo titolo.
- Non importa, fra poco non ti servirà più. - la bambina protese il braccio e tracciò un cerchio nell'aria, che si colorò dei sette toni dell'arcobaleno e iniziò a vorticare rapidamente.

- Ma... cosa? - Arashi restò interdetta, così come Haname.
- Ma... è magia? Sei una maga? - chiese la bruna, incredula, ammirando il cerchio colorato che vorticava davanti a suoi occhi.
- No. - rispose la bambina, osservandola senza scrupoli – Il mio nome è Lilium e sono una sciamana, incaricata di porre fine alla tua vita. -

Nozomi spinse rapidamente il bambino verso Haname, indietreggiando.
- Proteggete PonPon! - urlò lei, distanziandosi dalle amiche e attirando su di sé l'attenzione della bambina.
Il cerchio si bloccò all'improvviso, quando la giovane dai capelli rosa alzò la mano e la posizionò nell'esatto centro del circolo. Le sette tonalità iniziarono a distorcersi, unendosi tra loro come colori mischiati su di un dipinto, finchè non si intrecciarono come un vortice, scagliandosi come una trivella verso il punto in cui si trovava la Vongola.

Nozomi, già in hyper mode, saltò sull'asta e sfuggì rapidamente all'impatto, che fece tremare tutto il quartiere. Quando si guardò all'indietro, notò un'enorme voragine e le sette fiamme dell'ultima volontà che si univano in circolo attorno alla sciamana.
- Erano Shinuki... tutte e sette le fiamme... - la bruna tremò, stringendosi all'asta come se fosse il suo unico appiglio per la salvezza. Il suo sguardo era fisso sulla bambina, che fluttuava in aria avvolta da tutte e sette le fiamme del firmamento.

“Non è possibile... non ho mai sentito di nessuno che possedesse tutti e sette gli hado...”

Arashi e Haname si erano allontanate dalla voragine, accertandosi visivamente che l'amica stesse bene.
La rossa iniziò a sparare verso Lilium, che parò i colpi con una barriera elettrica creata dalla luce verdastra del circolo di fiamme.
Haname spiccò un salto e tentò di colpirla, ma quando la spada intercettò la barriera, nonostante la sua fiamma della pioggia, quest'ultima si pietrificò all'istante e andò in mille pezzi.

- Hana! - urlò Nozo, osservando mentre tornava al suolo, probabilmente confusa e esterrefatta per la perdita della sua spada.
Non era preziosa ed era stata inoltre fabbricata con materiali mediocri, ma ormai ci era affezionata ed era triste che fosse stata costretta a perderla in quel modo.

La bambina sembrò ignorare completamente le due ragazze alle sue spalle e continuò a scrutare la bruna.
I suoi occhi color oro erano privi di qualsiasi emozione, fissi su Nozomi, che stava tremando dalla paura e non aveva idea di cosa fare.
Sapeva che qualsiasi suo attacco non sarebbe riuscito a scalfirla, aveva perso prima ancora di iniziare a combattere.
Ad ogni modo, non voleva di certo lasciarci le penne e non avrebbe permesso che facesse del male alle sue amiche o a PonPon.
Non era pronta a morire, ma era pronta a salvare coloro che amava.

Lilium posizionò nuovamente il braccio al centro del cerchio, pronta a sferrare lo stesso attacco di prima.
Sarebbe stato uguale o diverso? Nonostante fosse una bambina, sembrava molto furba e abile. Impossibile pensare che non stesse prevedendo la sua fuga, stavolta avrebbe rischiato grosso se si fosse soltanto limitata a scansare il colpo, come aveva fatto poco prima.
Decise perciò di temporeggiare.

- Aspetta! Se hai qualcosa contro mio padre dovresti vedertela con lui, io non ho nulla a che fare con le sue azioni! - urlò.
La sciamana restò in silenzio per qualche istante, ferma in posizione di attacco.
- Decimo non c'entra. Sei tu che devi morire. - spiegò, senza batter ciglio.
- Ma io non ti ho fatto nulla! Perchè ce l'hai con me? - la bruna sentiva il cuore palpitare rapidamente. Non sapeva cosa pensare, perchè tanto accanimento nei suoi confronti?
- Per il bene delle persone. - si limitò a dire.
- … Ma anche io voglio il bene delle persone. - spiegò Nozomi – E' per proteggere gli altri che voglio diventare boss! -
- Non importa cosa pensi, se continuerai a vivere succederà qualcosa di terribile alla gente. Devo impedirlo. -

Alcune urla interruppero la conversazione, il suono delle sirene diventava sempre più forte e si avvicinavano rapidamente.
La bruna, spaventata, planò verso il suolo, guardandosi attorno. Qualcuno doveva aver visto la confusione e avevano chiamato la polizia.
In lontananza si potevano scorgere delle figure, persone spaventate che si distanziavano da quel luogo.

La bambina abbassò le braccia, annullando il cerchio.
- … Non posso coinvolgere degli innocenti. - disse. - Per ora ti lascio andare, ma non vivrai ancora a lungo. -
Lilium si voltò e volò rapidamente fuori dal loro campo visivo, senza che nessuno dei presenti riuscisse a seguire i suoi movimenti.
- Ehi! Anche io sono innocente, cavoli! - la bruna era risalita in groppa all'asta ed era atterrata dall'altra parte della voragine, avvicinandosi alle amiche e al bambino che l'abbracciarono.
- Andiamo via di qui, presto. - Haname prese in braccio PonPon e le tre si mossero rapidamente, ancora visibilmente scosse e terrorizzate, con tante domande e nessuna risposta.

   
 
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