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Autore: _SillyLoveSongs_    11/09/2013    2 recensioni
Dal testo:
"-Ora… uscirai da quella porta, incontrerai quei giornalisti e comincerai ad attraversare quel ponte assieme a me. Mi prometti che lo farai? Me lo prometti, Paul?-"
"-Te lo prometto…-"
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ponte

 

-Paul...-

Il richiamo del mio nome permette alla sua voce di assumere un tono vivace, colmo di una spensieratezza ultimamente inusitata.

La stessa serenità debolmente ostentata dal suo sguardo, il cui lucore, entusiasta dal mio arrivo viene affievolito dall'ombra di un nemico persistente.

Lo stesso che ha cosparso di un ferale pallore il suo volto, tinto ormai soltanto nel mio ricordo di un puerile rossore.

Inclino il capo, inseguendo inutilmente il susseguirsi di quelle lentiggini opache, il cui profilo risulta appena accennato. Simili alle tende velate lievemente dal sole, che celano pudicamente i vetri delle finestre, così come le ciglia di Linda si arcuano sugli occhi scuri. Un tentativo vano di nascondere quel nemico silente che da tempo si è insinuato oltre le sue membra, privandole della naturale energia che pochi anni prima le conduceva in danze eleganti e altrettanto piacevoli movimenti.

Tali azioni ora divengono oggetto di un'invidia rassegnata e di una smaniosa aspirazione che trapelano dalle azioni inquieta di mia moglie.

Le spalle di mia moglie si contraggono contro i numerosi cuscini disposti accuratamente dalle infermiere, creando sulla stoffa increspature simili alle rughe che cospargono il volto di mia moglie.

Entrambe tali imperfezioni sono state provocate da due pesi gravosi, il cui sollevamento pare impossibile da attuare.

Un sospiro solca le labbra screpolate di Linda e permette alle mie di schiudersi, assumendo una posa rattristata.

Il sorriso che la donna mi riserva pare uno scrigno celato da un padrone avaro, nel quale a stento riesco a scorgere l'allegrezza di cui è stato fonte.

Tale entusiasmo, seppur insano, viene riprodotto dalle voce di Linda che in un arrochito sussurro tenta di produrre parole confortanti.

-Non... non ti aspettavo così presto! Sei già passato questa mattina, non avresti dovuto venire anche nel pomeriggio... mi avevi detto di avere una...-

Dirige la mano contro la luce del sole in un movimento che pare invogliare la frase appena pronunciata a raggiungere il proprio termine.

Tale gesto del polso mi permette di notarne l'estrema magrezza che, come una veste fastidiosa, avvolge le ossa, delineandone il profilo.

Deglutisco la salinità delle lacrime appena sopraggiunte, e con esse il ricordo di quelle braccia possenti che hanno avvolto il mio busto in un abbraccio amorevole.

Linda ignora la silente richiesta d'aiuto del mio labbro inferiore, tremulo prigioniero dei miei denti, e continua a parlare

-Una... intervista, giusto? Alle quattro... perché sei venuto? Hai l'appuntamento fra qualche minuto con i giornalisti.-

Si rischiara la gola, scuotendo il capo, risoluta a sconfiggere quel nemico che si erge sul suo viso, mostrando ai miei occhi il proprio ghigno malevolo.

Avanzo nella stanza, percependo il movimento repentino della mie narici, reazione evidente all'aroma aspro dei medicinali e dei prodotti igienici di cui le pareti dell'ospedale sono pregne.

Le stesse pareti avvolte da quella carta da parati, il cui candore cattura la vacua attenzione di Linda, prima ravvivata da un piacevole interesse.

Sospiro profondamente e raggiungo la sponda del suo letto prima di replicare, permettendo all’apprensione di eludere la sorveglianza del mio impassibile orgoglio, attraverso quelle parole incerte.

-Volevo… volevo accertarmi che stessi… bene… Insomma, che… fossi migliorata da questa mattina…-

Scuote le spalle, trattenendo una soddisfazione puerile nei lineamenti inariditi dalla malattia.

-Mi lusinga sapere che il mio maritino in carriera riesca ancora a rispettare i suoi doveri nei riguardi della moglie.-

Riconosco una nota acuta nella sua voce che traduco come ironia.

Ormai i sentimenti spesso prodotti da mia moglie assumono un'espressione sconosciuta che sono costretto a decifrare.

Tale progressiva scomparsa di familiarità persino nelle parole di Linda, incita le mie lacrime a percorrere i solchi lungo le mie gote, levigati dal dolore e dalla rassegnazione.

Quella rassegnazione oscurata per un istante dalla speranza nella guarigione, che ha condotto nuovamente le mie membra lungo quei corridoi intrisi di tristezza.

Una tristezza che ha sorpreso nuovamente il mio animo ingenuo, poiché racchiusa nei lineamenti di mia moglie. Gli stessi che ho desiderato osservare incurvati in una posa gioiosa, sentimento purtroppo estraneo a quell'edificio.

Racchiudo nel pugno appena creato ogni vana illusione germogliata nel mio spirito, lasciandola rovinare lungo il fianco assieme alle dita che non accennano a rilassarsi.

Linda aggrotta la fronte, sinceramente incuriosita dal mio gesto, il quale riceve però la sua comprensione nonostante le parole appena pronunciate:

-Che ti succede?-

Umetto le labbra con la punta della lingua, permettendo alla rabbia di esprimere la propria natura contro il destino, autore di tale ignobile sentimento.

Lascio scivolare una mano fra i capelli, permettendo al mio mento un tremore convulso.

-Che mi succede?! A volte mi chiedo come tu abbia ancora voglia di scherzare dopo tutto quello che sta accadendo...-

Un sorriso sarcastico muore sulla mia bocca, da cui un gemito sfugge abilmente. Impedisco all'orgoglio di interromperne la corsa e con un gesto di noncuranza intimo alle lacrime di offuscare la mia vista, già abbacinata dalla frustrazione.

Apro le labbra nel tentativo di pronunciare parole, il cui principio risulta agonizzante e addolorato dalla realtà di cui sono divenuto vittima inerme.

-Non credo che... che l'ironia sia il modo migliore per affrontare questa maledetta situazione Linda... no, non lo è...-

Linda ascolta le mie parole, le braccia incrociate sul petto e un'attenzione vivida e costante finalmente impressa nei suoi occhi.

Scuote il capo, l'ombra del divertimento oscura il suo viso e la carezza della sua mano provoca numerosi brividi lungo il suo braccio.

-Non credevo di aver sposato un uomo così noioso...-

-Lo stai facendo ancora... Perché? Ti sembra divertente scherzare con me quando sto vedendo mia moglie indebolirsi giorno dopo giorno?-

Linda scuote il capo, probabilmente sconsolata dalla mia preoccupazione indomabile. La stessa che lei ha imparato ad escludere dai propri pensieri riguardanti la precarietà della propria salute. Ad essi offre una serenità innaturale, che pare l’evidente espressione della rassegnazione alla quale io non mi permetto di cedere.

Alza il volto scarno verso il mio, che la tensione ha eroso notevolmente, privandolo di quel rossore femminile che Linda si divertiva a saggiare con i polpastrelli. Gli stessi che increspano le lenzuola, pallide quanto le gote di mia moglie, nel tentativo di ricreare figure astratte in cui Linda si diverte a ricercare la concretezza che la sua vita pare perdere lentamente.

Rivolge nuovamente gli occhi alle coperte, abbozzando un sorriso incoraggiante alle sue dita improvvisamente zelanti.

Finalmente la sua voce articola parole compunte e a me comprensibili.

-No, Paul, non è il modo migliore. Temo he non ci sia un modo adatto per affrontare questa situazione. Neppure il tuo lo è. Ma prova ad immaginare una cosa, amore mio. Prova ad immaginare una grande distesa pietrosa e inospitale e una profonda voragine a separarmi da un grande spiazzo tiepido e verdeggiante. Solo un ponte fragile e insicuro mi permette di raggiungere quel luogo così ospitale. E io sto salendo su quel ponte, Paul. Nonostante il timore che possa cedere al mio peso e lasciarmi scivolare nell’abisso della disperazione. Io mi affido alla sicurezza, seppur precaria, di quelle assi. Io mi abbandono alla speranza che un giorno io possa smettere di soffrire e possa continuare a condividere la mia vita con te.-

Scuoto il capo, un poco infastidito dalla sua puerile illusione che contrasta con l’effettivo stato di salute di Linda, il quale non pare offrire adito ad alcuna fiducia nella guarigione.

Il mio cinismo no sorprende mia moglie, ormai esperta conoscitrice degli anfratti più oscuri e sconvenienti del mio carattere, assai più fragile di quel ponte da lei descritto.

-La speranza è un sentimento troppo effimero in queste occasioni, Linda, non ti aiuterebbe a sconfiggere la malattia e quel maledetto spiazzo verdeggiante di cui parli non potrà mai avvicinarsi soltanto grazie alla tua fiducia, non…-

-Anche la frustrazione a cui stai soccombendo lo è. Credi che evitare i giornalisti e occuparti soltanto del mio ricordo ti aiuti ad affrontare con maggior sicurezza la realtà? Credi davvero che assistere al mio dolore con altrettanta tristezza sia l’atteggiamento più razionale che tu possa adottare? No, Paul. Non lo credi davvero, ma speri che le lacrime possano cancellare i tuoi sentimenti rabbiosi. Ma non è così e lo sai. Attraversa questo ponte assieme a me, Paul. Spero, anche solo per un attimo, che tutto possa tornare come prima.-

Mi avvicino repentinamente al suo letto, cercando le sue mani oltre le lenzuola sotto cui hanno cercato protezione. Percepisco il timido tepore delle sue dite, che tento di rinvigorire con il calore che risiede nelle mie.

Linda riconosce quel tentativo e ne sorride, stendendo quelle labbra che mi sorprendo a desiderare ancor più ardentemente di quanto ricordassi.

L’orgoglio si ritira mesto dalle mie parole mentre la sincera titubanza avanza nella mia voce.

-Io… io non ci riesco… ho paura che… quel ponte non riesca a reggere anche me e che… possa distruggersi e che… in quell’abisso mi attenda nuovamente il… timore di perderti… E io… -

Scuoto il capo, adagiandolo contro il suo petto e permettendo alle lacrime di inumidire la sua camicia da notte. Percepisco le sue dita vagare fra i miei capelli, invitandomi ad esprimere i miei timori.

-Ho paura, Linda… Io non voglio… non voglio continuare a vivere se tu non… non ce la farai… non credo di essere in grado di affrontare… tutto quanto se tu… non sarai con me… -

Accoglie il mio volto fra le mani, costringendomi a rialzare il volto dal suo busto caloroso.

Inaspettatamente distinguo il velo delle lacrime rivestire gli occhi di Linda, mentre il suo mento freme debolmente.

La sua voce assume un tono autoritario e perentorio, che contraddiceva la sua espressione.

-Non devi… non devi dirlo mai più. Mi hai capito? Mai più.-

Scuote le ciglia, porgendomi il palmo e incoraggiandomi a sfiorarlo con le dita che mantengo adagiate lungo le coperte.

Accetto il suo consiglio silente, con la stessa pazienza che riservo all’ascolto delle sue parole.

Linda deglutisce rumorosamente prima di esclamare con voce rotta dalla stessa emozione che traspare anche dal mio respiro, improvvisamente ansante.

-Ora… uscirai da quella porta, incontrerai quei giornalisti e comincerai ad attraversare quel ponte assieme a me. Mi prometti che lo farai? Me lo prometti, Paul?-

Incontro il suo sguardo, ignorando la corsa delle lacrime che raggiungono la mia camicia.

La stessa oltre cui il mio cuore accelera quei battiti che il dolore e la disperazione hanno rallentato. La stessa rapidità coinvolge anche le mie iridi che guizzano sul volto della donna che ha carezzato i miei dispiaceri, donando loro il piacevole tepore della speranza.

Quella speranza che d’improvviso ravviva le miei ambizioni e i miei desideri, da tempo sopiti da quella malattia la cui ferale falce ha distrutto la mia fiducia nel destino.

Esso mi rivolge un sorriso incoraggiante che accolgo con altrettanto entusiasmo.

Scuoto il capo, preda compiaciuta di una fiducia che da tempo non ricordo di aver riserbato nel destino, negli ultimi tempi.

Adagio le mie labbra su quelle di Linda, che ricambia il mio bacio con un sentimento sincero affatto offuscato da quella malattia che ha impallidito le sue gote.

Carezza le mie tempie affettuosamente, prima di sussurrare la mia risposta.

-Te lo prometto…-

Assaporo il piacere che la speranza dona alle mie parole prima di ringraziare con uno sguardo la donna che ha impresso nella mia spirito un sentimento diverso dall’angoscia donata da un futuro incerto.

Linda rilassa la schiena contro i cuscini che sorreggono le sue spalle, su cui il peso della malattia non pare gravare.

Rilascia un ultimo bacio sulla superfice increspata delle mie labbra prima di esclamare ironicamente:

-Distruggili, McCartney!-

Rispondo alla sua allegra risata con una altrettanto serena, accompagnata da una confessione che rivela entusiasmo e passione. Sentimenti che nella loro espressione non conoscono la repressione causata dall’inquieto dolore che sembra avere abbandonato le mie membra.

Esse ora abbandonano la propria figura lungo il fianco di mia moglie, il cui corpo infonda al mia un calore che non ho creduto possedesse.

-Puoi scommetterci, amore mio…-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Buon pomeriggio, care lettrici!

Ehm… si nota molto che adoro molto la coppia PaulLinda? XD

Desideravo omaggiare in qualche modo quell’amore estremamente profondo e sincero che a mio parere li ha legati fino alla prematura e triste scomparsa di lei…

Spero che questo mio racconto, uscito inaspettatamente dalla mia “penna”, possa essere apprezzato anche da voi.

Vi ringrazio per il continuo sostegno!

Giulia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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