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Autore: MishAlo    11/09/2013    0 recensioni
Esperienze di vita superficialmente descritte da un ragazzo comune.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia S. e ad Andrea, uno stronzo intelligente.



Gli anni del liceo sono i più brutti se non sai con chi passarli. Io avevo S. e il suo umorismo del cazzo, il mio migliore amico, e un altro paio di stronzi come me.

Fumavo, perché si, bevevo, ridevo, scherzavo, scopavo. Più che altro me ne approfittavo, qualche ragazzetta più piccola, una o altra, perché non mi capacitavo di poter piacere; tutte l'hanno, il buco.

E poi le stronzate, le moto, le risate e gli abbracci virili. Le note sul registro, le sospensioni e i caziatoni. Poi un giorno il mio migliore amico mi disse di essere gay. Si prese un pugno in faccia. Ehi, nessuno vuole avere un amico finocchio*.

La sera, alla una di notte, ero davanti alla sua porta con la pizza quasi fredda. E dopo essermi visto chiudere la porta in faccia, ho risuonato quasi in lacrime. Io, in lacrime per un uomo.

Abbiamo mangiato sul letto guardando una vecchia replica di friends.

Adesso sta da tre anni con un coglione del cazzo. Mio fratello. Ma questa è un altra storia.

Dopo il liceo è venuta l'università "vi aprirà la mente, sarete nel mondo dei grandi, ci saranno prospettive di vita migliori" queste le parole del mio professore di lettere, un deficente.

E, a proposito, l'università mi ha aperto così tanto la mente che dopo due mesi ho mollato e sono partito per Edimburgo.

Mia madre non mi ha rivolto la parola per settimane, finché non le ho fatto mandare un mazzo di rose rosse. La sera mi ha chiamato in lacrime.

In Scozia ho lavoricchiato un po' così, e ho fatto cose, conosciuto persone di cui non vado fiero.

Quando mi sono ritrovato nudo su un pavimento non mio, vicino a parecchie siringhe ho capito che era il momento di tornare a casa.

Quel viaggio mi ha lasciato un tatuaggio, fatto chissà quando e dove, tra le scapole. Game over, bitch. I win.

Devo dire che mi è servito negli anni a venire.

A casa, ho trovato un lavoro di merda, ma Pietro, c'è crisi, non puoi permetterti di rifiutare un lavoro.

E così l'ho accettato, dopo nemmeno un anno mi avevano licenziato. Sono partito di nuovo.

Perché è difficile partire, ma lo è ancora di più restare.

In Belgio ho fatto il bravo, ero perso, e niente si sistemava. Mi sono costretto a tornare. Sembra la giusta soluzione.

I don't know who I am.

Polpaccio destro, la frase che mi riucchiava dentro di se.

Ho rivisto amici e parenti, sono resistito tre anni tra amori da un letto e via e lavori da una stretta di mano e via.

Poi Barcellona mi ha chiamato.

Lì, la vita è loca. L'ho goduta e lei ha goduto di me.

Ma il mio cuore reclamava qualcosa d'altro.

Mi potrai distruggere dentro o fuori, spezzarmi il cuore e incasinarmi il cervello. Ma le palle rimarranno, e la pagherai.

Sul costato, fatto da uno spagnolo mica tanto spagnolo.

E poi un giorno ho incontrato un paio d'occhi verdi.

Mi hanno scombussolato dentro, il cervello era andato e il cuore era partito.

Quegli occhi che si sono più posati su di me.



Una storia senza senso, ordinaria e noiosa che volevo condividere. Non ha una conclusione. È la mia storia.








*: scusate il termine offensivo, non sono omofoba, era solo necessario per la storia.
Note: Il raiting è giallo solo per il linguaggio scurrile.
            Il tilolo, come al solito, è molto originale.
Pareri e critiche sono ben accetti!

  
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