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Autore: CathLan    11/09/2013    2 recensioni
“Roe ha proprio questa capacità, riempie i suoi vuoti e rende il suo dolore un lieve ronzio attorno a tutto quel rumore assordante di bombe e spari. E non stiamo parlando di solo male fisico, sia chiaro. Roe lo sta guarendo soprattutto dentro, fascia le sue ferite interiori con tanta cura e delicatezza che sembra conoscerlo da sempre.”
Genere: Generale, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fandom: Band of Brothers
Pairing:  Eugene Roe/Edward Heffron (RoeBabe)
Rating: Arancione
Beta: L’aiuto di diverse menti
Genere: Generale, guerra, sentimentale
Warning: One Shot, slash, lime, tematiche delicate
Words: 1.461
Summary: “Roe ha proprio questa capacità, riempie i suoi vuoti e rende il suo dolore un lieve ronzio attorno a tutto quel rumore assordante di bombe e spari. E non stiamo parlando di solo male fisico, sia chiaro. Roe lo sta guarendo soprattutto dentro, fascia le sue ferite interiori con tanta cura e delicatezza che sembra conoscerlo da sempre.”
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, non ci guadagno nulla e ogni cosa è inventata da me. Questa giunga mi devasta.

 
|| You are the only one who saves me ||

Il punto è, Babe proprio non lo sa quando le mani di Roe sono passate dall'essere le semplici mani gentili e caparbie di un medico, a quelle docili ed esigenti di un amante. Tutta questa storia non l'ha compreso esattamente come sia cominciata, ma non solo perché in guerra i giorni si confondono tra loro. No, non sa dare una collocazione precisa al cambiamento perché forse non è mai semplicemente avvenuto. E le dita di Roe sono sempre state troppo calde, lunghe e curiose. Fin dal primo momento in cui si sono posate su di lui. Sì, le ricorda già d’allora bollenti e delicate.

La prima volta è successo senza che nessuno dei due l'avesse premeditato. Erano come sempre uno accanto all'altro nella stessa buca, Babe ci si era intrufolato senza chiedere nulla. Si stavano tenendo caldo a vicenda, spalla contro spalla. Il medico accigliato e perso nei propri pensieri, Babe col muso e un dolore muto alla mano sinistra.
Non aveva risposto a nessuna delle domande del medico, ancora scosso e offeso dall'episodio di qualche ora prima.
Allora Roe aveva pronunciato il suo soprannome con nota leggermente preoccupata e "come ti sei fatto quello?" aveva chiesto, riferendosi al taglio sul palmo che aveva intravisto mentre lui si grattava il naso.
Il rosso l'aveva guardato storto e poi aveva risposto tutto imbronciato "sei stato tu".
Senza più dire nulla Roe aveva strappato quel pezzo di tessuto azzurro che mai prima d’allora Babe aveva visto e gli aveva fasciato la ferita con cura. E Roe osservando le dita affusolate dell'altro muoversi così bene su di lui gli aveva fatto notare che l'aveva chiamato Babe e non Edward.
Il discorso si era concluso con il medico che, come se fosse nella norma, disegnava ghirigori sulle vene violacee sul suo polso destro.

Il fatto è, Roe è un medico ed oltre all'essere attento e capace è anche esigente. Non si è mai fermato a chiedersi se fosse giusto o meno, ha pure messo da parte l'idea che Dio potesse giudicarli perché, gli ha detto una mattina, stupendolo per la sincerità e l'audacia, una cosa così bella e appagante non può essere un errore. Non agli occhi del Signore. 
Per questo non si fa scrupoli e continua ogni notte ad infilarsi nella sua buca. E anche se Babe non lo ammetterà mai lui non aspetta altro che quel momento, perché è sempre troppo vivo quando stanno insieme. Tutti i suoi muscoli e le circolazioni nervose scattano al tocco di Eugene scaldandolo e proteggendolo da quell'inverno che sembra troppo lungo persino per loro che i giorni li vedono scomparire in un battito di ciglia.

E allora forse tutto è cominciato per quello. Per il freddo che è troppo doloroso e non gli ha mai dato scelte. Stringersi sotto la coperta alla ricerca di calore e finire a dormire completamente abbracciati è stato infinitamente semplice, quasi inevitabile. Ma da quello al premersi a vicenda un palmo sulla bocca e l'altro sui pantaloni quanta differenza c'è? Come ci si arriva? Non saprebbe dirlo, Babe. Perché se non è uno di quelli che si fanno domande allora non dovrebbe nemmeno voler trovare risposte. 
Eppure desidera proprio saperlo cosa sono i polpastrelli ruvidi e callosi di Roe che passano sulla sua cute pallida, toccando ed esplorando con tanta devozione da farlo sciogliere come ghiaccio al sole. E non ha senso, perché sono ancora nel pieno di una tormenta.

Il punto è, ci sono un sacco di interrogativi riguardo a Roe e a lui. E Babe veramente non è uno di quelli che si chiede continuamente se si trova al centro di una relazione o di un flirt. O di chissà che altro. Queste cose non se le domanda certamente, non in guerra, quando potrebbe morire da un momento all'altro e lasciare il fottuto mondo, ma se dovessero sopravvivere allora cosa succederà? Avrà ancora la possibilità di farsi sfiorare da quelle dita gentili e poi usare le sue per aprire e preparare e dare piacere? Babe questi interrogativi  non se li pone, eppure gli affollano lo stesso la mente.

Per questo quando Roe si infila nella sua buca e gli accarezza con le dita la guancia ghiacciata lui si sente andare a fuoco e vorrebbe soltanto sapere. Ma a quanto pare al medico le parole non piacciono molto e non ne ha affatto bisogno. Si limita ad usare su di lui quello sguardo travolgente e le sue mani affusolate, a baciargli piano le labbra e chiedergli soltanto se sta bene, o gli fa male da qualche parte. Come se a differenza di Babe Roe non si trovasse in guerra e rischiasse ogni giorno la morte.

Le parole invece a Babe servono eccome, ne usa in quantità. Parla sempre, prende in giro e si diverte coi suoi fratelli. Quello è il suo modo di aggirare la solitudine e la crudeltà della guerra.
Non è come il medico, votato agli altri in tutto e per tutto, lui nei gesti non è mai stato niente di che. Lui sa soltanto prendere Eugene, abbassargli i pantaloni rigidi per il freddo e prepararlo adagio anche se tutto il suo corpo freme e vorrebbe prenderlo così,  tiepido e tremante. Non lo fa solo perché gli sembra sempre che Roe riceva molta meno gentilezza di quanto ogni singolo giorno dia e che nemmeno se l'aspetti. Questa cosa lo addolora e allora è la volta delle sue mani di farsi pretenziose eppure dolci, mentre il medico si lascia andare a dei respiri più profondi del solito e ripete il suo soprannome così tante volte da farlo sorridere. E dire che all'inizio nemmeno lo chiamava Babe farebbe quasi ridere se non fosse che adesso sono uno dentro l'altro e Roe dondola su di lui così ritmicamente da fargli girare la testa.

Il punto è, Babe non sa né cosa siano, né quanto durerà o se vivranno abbastanza da poterselo chiedere ad alta voce, ma è tutto così dannatamente perfetto e incredibilmente diverso da tutta la durezza, l'ingiustizia e la sofferenza di fronte al quale la guerra li pone ogni mattino che va bene anche così. 
Non ha importanza nient'altro, ma solo i loro corpi finalmente caldi che si strofinano l'uno sull'altro e li fanno sentire per un attimo a casa. Dove ogni cosa è familiare e indimenticabile.

Roe ha proprio questa capacità, riempie i suoi vuoti e rende il suo dolore un lieve ronzio attorno a tutto quel rumore assordante di bombe e spari. E non stiamo parlando di solo male fisico, sia chiaro. Roe lo sta guarendo soprattutto dentro, fascia le sue ferite interiori con tanta cura e delicatezza che sembra conoscerlo da sempre. Come quel giorno col cioccolato, la prima delle infinite volte in cui l'ha salvato. Roe sa dove andare, come muoversi e in che modo fare. E Babe non sa come ne sia in grado, perché è impossibile che sia dovuto tutto al dono ereditato dalla nonna; ciò che gli fa sembra appartenere a qualcosa di ancora più profondo. Come se loro due fossero uniti più di chiunque altro lì dentro, ma da cosa? E perché?

Il punto è, forse di risposte Babe ne ha anche ricevute troppe. 
C'è una conferma in ogni ansito di Roe, in ogni sua carezza e in ogni suo mezzo sorriso. Gliene fa sempre almeno uno da quando gli ha detto che dovrebbe sorridere di più perché è ancora più bello e luminoso di quanto non sia solitamente. Non sa veramente come gli siano scivolate fuori quelle parole, ma non se ne pente assolutamente. La ricompensa è il calore che gli scoppia all'interno del torace alla vista dei denti bianchissimi del medico. E surclassa di gran lunga l'imbarazzo e l'orgoglio.
Sì, anche l'emozione nel vederlo e la continua voglia di guardarlo e perdersi nelle sue iridi calde sono risposte. E di farsi toccare, Cristo, sarebbe capace di sopravvivere ad una pallottola solo per farsi sfiorare da quelle mani ancora, per l'ultima volta.

Ma probabilmente la conferma più eclatante sta nel fatto che alla fine di tutto si risvegliano sempre assieme, uno accanto all'altro, con le prime luci del sole che schiariscono i contorni di quel mondo che almeno per una notte non è stato del tutto oscuro e ingiusto.
Roe col mento infossato nel colletto della giacca da paramedico, già pronto a rischiare la vita per guarire uno dei loro fratelli e Babe col fucile al fianco e l'intenzione di uccidere per salvare se stesso e le persone amate rimaste.

E Babe all'alba, con Roe ancora stretto addosso, sente che andrà tutto bene, perché in qualche modo sono ancora insieme e ce la faranno ad uscire dalla guerra. Lo sente come può percepire i polpastrelli del medico scivolare sulle sue scapole ossute e reclamare in silenzio un altro briciolo di pace.
  
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