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Autore: _haroldsdimple    11/09/2013    15 recensioni
I bambini sono l'anima del mondo.
I bambini sono liberi, non hanno paura di mostrare i loro sentimenti.
I bambini possono aiutarti a superare le paure.
I bambini possono ridarti la forza, quando tutto sembra destinato a crollare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono sempre stato molto legato a Holmes Chapel.
E' la città in cui sono nato, in cui ho passato la maggior parte della mia infanzia.
Ci sono cresciuto, ho imparato come affrontare le complicazioni della vita, che è cambiata da ogni punto di vista.
Tutto è cambiato.
Tutto, tranne qui.
Qui non è cambiato niente.
Mi guardo intorno, mentre cammino lentamente puntando gli occhi sul terreno ancora umido.
Ha appena piovuto, e quel profumo era una delle cose che amavo di più da bambino.
E lo amo ancora oggi.
Metto le mani in tasca, alzando accuratamente lo sguardo di tanto in tanto.
Mi trovo nel mio parco preferito. Tutto quello che ho di fronte è una vasta distesa di erba,
qualche panchina comodamente appostata sotto a degli enormi alberi, una fontana poco distante da me, e un'altalena.
Sorrido appena, se penso a quanto questo posto riesce ad essere così semplice.
Raggiungo una di quelle panchine e mi ci siedo, continuando ad ammirare le chiarezza di questo luogo.

Il tour sta per finire, ci hanno concesso qualche giorno libero.
Cerco sempre di venire qui qualche volta, quando ne ho la possibilità, mi rilassa e mi fa chiarisce
le idee.
Alcune volte hai bisogno di respirare forte e cercare la tranquillità.
Perchè, dopotutto, la fama, il successo, la carriera, sono difficili da gestire.
Quando era piccolo, avevo sempre desiderato essere qualcuno, diventare un punto di riferimento.
Ci sono riuscito.
Sono un cantante di fama mondiale, adesso.
Spesso continuo a ripetermi, «hai vinto, Harry, ce l'hai fatta».
Ho tutto quello che ho sempre desiderato.
Ho degli amici che sono come fratelli.
Ho una famiglia che mi vuole bene.
Ho cantato in centinaia di città diverse.
Ho visitato posti nuovi.
Ho fatto nuove esperienze.
Ho visto e conosciuto persone straordinarie.

E allora, perchè fa così male?
Perchè continuo a sentire un vuoto dentro allo stomaco?
Come se tutto dovesse all'improvviso scivolare via, come se tutto fosse destinato a svanire?
Forse è colpa della mia indole troppo sensibile,
forse è colpa della paura che mi impedisce di godermela completamente,
forse è colpa del'insicurezza che continua ad assillare la mia mente ripetendomi che tutto questo è pericoloso.

«Non finirà mai, vero?»

E' stata la frase che ha occupato il mio intero anno.
Non so quante volte l'ho ripetuta, anche con le lacrime agli occhi.
Alle persone, alla mia mente, al mio cuore.

«Harry, sei impazzito per caso? Perchè mai dovrebbe finire?
Noi cinque siamo legati, ci vogliamo bene, non possiamo stare l'uno senza l'altro.
Ci completiamo, ed è per questo che continuamo ad andare avanti.
Pensi veramente che tutto questo possa giungere ad un termine?
Sei fuori strada. Anzi, sei proprio dentro a un fosso.»


Louis. Una delle persone più importanti della mia vita.
Riesce sempre a rassicurarmi, a farmi sorridere quando tutto è grigio, quando tutto è buio,
come il cielo sopra di me in questo momento. Senza di lui non sarei quello che sono adesso.
Ne abbiamo passate troppe insieme, troppe per lasciarci andare.

«Senza dubbio, Harry. E' il momento migliore della nostra vita.
Sinceramente, non riesco a immaginarmene una senza di voi, adesso. Sarebbe..
strano. Siete sempre al mio fianco. A volte mi sembra assurdo non avervi vicino a me
quando ci danno qualche giorno libero, figuriamoci se non dovessi avervi
accanto mai più.»


Liam. Quel ragazzo a cui puoi parlare per ore e ore dei tuoi problemi
e lui continua ad ascoltarti non lasciandosi sfuggire un minimo particolare.
Mi ascolta, mi ha sempre ascoltato e sono convinto che lo farà sempre.
Molte volte ho avuto segni di cedimento, molte volte ho pianto sulla sua spalla.
Se non fosse per lui, non so se sarei qui in questo momento.
 
«Ti prego, dimmi che non fai sul serio.
Dimmi che la domanda che mi hai appena fatto è uno scherzo.
Ti rendi conto che abbiamo fatto più esperienze noi cinque insieme dei nostri genitori?
Che siamo cinque fratelli, ormai?
E tu mi esci fuori con ''non finirà mai''?
Dio Harry, tu sei folle.»


Niall. Ricordo che quando mi rispose si mise le mani tra i capelli.
Probabilmente non si aspettava nemmeno lui una domanda del genere da parte mia.
Gli sono molto legato, è il classico amico con cui fare battute
e organizzare scherzi (che la maggior parte delle volte non vanno a buon fine) agli amici.
Fondamentale, questo è quello che è Niall.

«No, non finirà mai.
Ad essere sincero, sono convinto in qualche modo che noi cinque resteremo insieme.
E non soltanto in senso fisico.
Perchè se dovesse finire, se per caso dovessimo lasciarci, dividerci, prendere strade diverse,
noi conteremo sempre l'uno sull altro.
E' questo che ci rende forti. E' questo che ci rende quello che siamo.
Continueremo ad essere sempre vicini, non può finire.»


Zayn.
Penso e ripenso alla sua risposta milioni di volte.
E' come se me la fossi stampata nella mente.
Forse aveva ragione, era questo il segreto della nostra forza.
L'essere uniti.
Lo conobbi ai provini di x-factor, a ripensarci mi scende qualche lacrima sulla guancia fredda.
Mi chiese se ero nervoso, gli risposi di sì e gli augurai buona fortuna.
Poco dopo, ci ritrovammo a cantare insieme.
E da lì, mi legai tremendamente anche a lui.

Alzai lo sguardo verso l'alto, mentre il vento mi scompigliava i capelli verso destra.
Mi chiusi nelle spalle, per il freddo.
Il cielo era ancora tra il grigio e l'azzurro, con delle enormi nuvole bianche che lo ricoprivano.
Nascondeva un sole ancora troppo timido per uscire.
Le foglie si stavano accarezzando tra di loro, regalando all'aria un suono melodico ed armonioso.
E mentre il vento continuava ad accarezzarmi dolcemente la pelle, dovevo stare tranquillo, questo era quello che continuavo a ripetermi.
Eppure, avevo tanta paura, nonostante le parole confortanti dei miei migliori amici.
Avevo paura che sarei potuto essere io, a cedere.
Avevo paura che sarei potuto essere io, la causa del dolore delle persone che amo.
Avevo paura che sarei potuto essere io, la causa della fine di tutto.


Rabbrividì istintivamente.
Pochi secondi dopo, sentì delle risate divertite provenire dalla mia sinistra.
Vi posai lo sguardo, e notai una bambina che giocava divertita con la madre.
Iniziò a saltellare freneticamente, fino a che non raggiunsero l'altalena.
La donna fece sedere sua figlia allegramente, e iniziò a spingerla, facendola ridere ancora di più.
Quella bambina, riuscì a strappare un sorriso anche a me.
Poco dopo, la madre si allontanò di qualche passo, probabilmente per rispondere ad una chiamata importante.
Decisi di alzarmi e di raggiungerla, non appena vidi il suo sorriso spegnersi.

«Se vuoi, ti spingo io.»

Affermai dolcemente, notando i suoi occhi iniziare a brillare per la gioia.
Afferrai attentamente l’altalena da dietro, e la spinsi in avanti non troppo velocemente.
La sua risata faceva eco dentro il mio corpo, e mi sentivo bene.
Indossava una maglietta bianca, con un cappellino rosa adagiato perfettamente sui capelli chiari e lisci, legati in una treccia.
Se lo tolse dopo poco, quando la presi in braccio e la feci scendere.
Ci sedemmo entrambi sull’erba.

«Come ti chiami?»

Le chiesi sorridendole, cercando di nascondere tutte le paure che avevo in corpo in quel momento.

«Rachel.»

Rispose lei abbassando lo sguardo.
L’insicurezza era tipica dei bambini così piccoli.
Appoggiai il gomito sulla gamba, e la mano sulla guancia.
La ammirai iniziare a giocherellare con le margherite.
Ne strappai una e gliela porsi, facendola sorridere nuovamente.

«Hai un bellissimo nome. Io mi chiamo Harry.»

«Lo so. Dopo posso fare una foto con te?»


Aprì la bocca in segno di leggero stupore.
Lei sapeva chi ero, ma non me l’aveva ancora fatto capire.
La sensazione fu incredibile, di solito non mi capita mai.
Sgranai gli occhi e le accarezzai dolcemente una manina, rassicurandola.

«Certo. Perché la tua mamma ti ha lasciata qui da sola?»

«Lei e papà litigano.»


Rispose con un filo di voce.
Le sue piccole ditina erano ancora impegnate ad accarezzare i petali della margherita che le avevo appena regalato.
Deglutì improvvisamente  e un senso di colpa mi pervase.
Anche io ero piccolo quando i miei genitori si separarono.
Anche io sapevo a cosa sarebbe andata incontro se i suoi genitori si fossero lasciati.
Mi morsi il labbro inferiore, nella speranza di trovare le parole giuste.

«Quanti anni hai, Rachel?»

«Quasi otto.»


Ma le parole giuste, non arrivarono.
L’unica cosa che feci fu respirare profondamente, notando un velo di tristezza nei suoi occhi grandi e chiari.
Abbassai lo sguardo alla ricerca di un altro fiore da regalarle, ma tutto quello che mi riuscì fu stringere forte gli occhi, e un pugno nell’erba.
Non poteva succedere, non si meritava tutto quel dolore, quella bambina.
Avrei voluto poter fare qualcosa, avrei voluto aiutarla.

«L’amore è molto complicato, piccolina.»

«Io so cos’è l’amore.»


Rispose sicura, guardandomi come se ci fosse rimasta male per la mia precedente affermazione.
La scrutai a mia volta sempre più sorpreso, di fronte a lei.
Un vento fresco ci accarezzava le guance.
La lasciai parlare, ammirando quel viso così grazioso.

«L’amore è quando qualcuno ti fa del male e tu sei molto arrabbiato, ma non strilli per non farlo piangere.»

Le sue parole mi scavarono dentro, fino in fondo all’anima.
Non c’era niente di più vero.
Così piccola, senza nessuna esperienza di vita, ne sapeva molto più dei grandi.
E’ sui bambini, che dovremmo fare affidamento, tutti noi.
I bambini riescono a vedere la realtà in modo differente. 
Sono liberi, non si vergognano di mostrare le loro emozioni.
Schiusi le labbra quando Rachel mi porse in mano un quadrifoglio.
Lo presi e me lo girai più volte tra l’indice e il pollice.

«Grazie.»

Sussurrai, non sapendo come reagire.

«Non finirà mai, vero?»

Il mio cuore smise di battere.
Per poco tempo tutto mi sembrò diverso, strano, assurdo.
Il vento si fece improvvisamente più freddo.
Rachel si era alzata, ora era quasi pari a me come altezza, visto che ero ancora seduto.
I suoi occhi grandi e azzurri mi scrutarono.
La mia mente non aveva abbastanza forze per elaborare una risposta di senso compiuto.
Quella domanda, che avevo ripetuto così tante volte, adesso era lei a farmela.
Una bambina innocente.
Ed ero io,  questa volta, che dovevo rispondere.
Ma quel turbine di emozioni me lo impediva.

«C-come?»

Mi limitai a sibilare, non sicuro che avesse usato le mie stesse identiche parole.

«Voi. Non vi lascerete mai, vero? Vorrei tanto vedervi un giorno, ma la mamma dice che sono ancora troppo piccola.»

La guardai a bocca semichiusa, nella sua piccola statura, notando che la madre stava tornando, dall’altra parte del sentiero.
Alzai lo sguardo quando notai i suoi capelli colorarsi di un castano ancora più chiaro.
Il sole era tornato. Aveva trovato la forza di uscire da quelle nubi grigie, e così avrei fatto anch’io.
Le feci segno di avvicinarsi, lei si mise in piedi di fronte a me.
Era lei che mi serviva. 
Quella bambina, era la mia sicurezza, in quel momento.
La strinsi forte, non lasciando andare dalle dita il quadrifoglio che mi aveva donato poco prima, e chiusi gli occhi.
Le sue piccole manine toccarono delicatamente le mie spalle.
Sentì una lacrima toccare dolcemente la mia guancia sinistra.
Dentro di me, la ringraziai.

«No.»

Sorrisi.

«Non finirà mai.» 















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Rachel.

 

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Se state leggendo questo spazio autrice, vi ringrazio.
Vi ringrazio che avete letto tutta la mia one-shot, è la prima che faccio e spero non vi deluda.
Vorrei dire soltanto che quando ho visto il capolavoro che è This is us, mi ha colpito molto la parte in cui Harry torna ad Holmes Chapel,
da cui ho preso spunto per poter scrivere questa storia.
So che durante la storia c'è un cambio di tempo, all'inzio uso il presente poi il passato,
ma solo per rendere migliore lo scorrimento. Dopo che Harry si fa quelle tre domande importanti, 
non me la sentivo di continuare con il presente, suonava male.
Spero non sia un errore grave, io la preferisco così.
Sebbene sia corta, secondo me ha un gran significato.
Non deve essere facile essere catapultati sotto i riflettori all'età di diciannove anni.
Ho pensato per un attimo di essere al posto di Harry, sono voluta entrare nella sua mente.
Ovviamente, non posso sapere quello che pensa lui, mi sono resa io protagonista della situazione.
Inoltre, penso che noi tutti dovremmo considerare di più i bambini, perchè dopotutto,
penso siano proprio loro a rendere il mondo migliore.
Spero che con queste poche righe sia riuscita a regalarvi una piacevole lettura.
Sarei felicissima se qualcuna di voi avesse intenzione di spendere due parole a riguardo.
Vi stringo forte, 
come sempre.


♡ ∞

 



 

 

 

  
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