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Autore: Imma Star    18/03/2008    2 recensioni
La famosissima favola di Perrault con i personaggi di Harry Potter... Ragazzi! Questo è l'ultimo sclero, promesso! Mi sto dedicando a una FF più seria, ma intanto...beccatevi questa! e recensite, recensite, RECENSITE!
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Ron Weasley, Voldemort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dunque…ci sono anche riferimenti a personaggi famosi, ma non è per offendere…

 

L’ELFO CON GLI STIVALI

 

C’era una volta una famiglia di maghi un po’ sfigata. I genitori, Molly e Arthur avevano sempre cercato di sistemare i figli come meglio potevano; così la minore, Ginny, era andata a convivere con un tizio chiamato Harry Potter, e da allora nessuno l’aveva più vista. I tre figli maggiori avevano trovato lavoro fuori casa, chi fra i draghi, chi dietro a una scrivania.

Solo tre ragazzi erano rimasti a casa: due gemelli di nome Fred e George, e un fratello più piccolo, Ron. Un bel giorno Molly e Arthur si stancarono di mantenere i ragazzi: Fred e George combinavano un casino dopo l’altro, mentre Ron mangiava come dieci persone e non aveva ancora trovato un lavoro. Così, i coniugi decisero di far finta di morire misteriosamente, e si trasferirono in Polinesia.

I tre fratelli rimasero soli con il loro testamento falso; dal momento che non avevano i soldi per pagare un avvocato, Fred e George, da bravi gemelli, decisero di dividere l’eredità in due. Poi, per evitare che Ron rompesse troppo i coglioni, assunsero il primo Elfo domestico che passva per strada e lo rifilarono al fratello minore.

Ron però, vedendo i propri fratelli che avevano aperto un negozio e vivevano nel lusso sfrenato, cadde in depressione. Passava le giornate in camera sua, rimuginando su quanto era sfigato e su quanto fosse dura la vita del disoccupato.

Un giorno, in preda ad un attacco isterico, Ron cominciò a urlare frasi sconnesse. L’Elfo, che si chiamava Dobby, udì cose come “Cazzo di gnomo!” “Cosa ci faccio?? Lo mangio??”

Intuendo che la sua posizione non era delle migliori, decise di intervenire.

-Su con la vita!- disse al padrone –Tanto, prima o poi, tutti devono morire! E comunque, se mi lasci fare, in meno di un mese avrai una villa…e una moglie! Mi serve solo un paio di stivali!-

-Seee- rispose Ron –così ti do gli stivali, e tu sei libero! Se vuoi dare le dimissioni, basta dirlo!-

“Era meglio se rimanevo a mendicare a Diagon Alley” pensò Dobby, ma si costrinse a sorridere e rispose: -Non voglio essere liberato, ma, per rispettare il personaggio, mi serve un paio di stivali-

Insomma, alla fine Dobby non ottenne gli stivali, ma un paio di vecchissime All Star rosse.

“Meglio che niente!” pensò, mentre si recava da una famiglia di dentisti Babbani.

-Questo- disse al capofamiglia, tirando fuori un libro di cucina –è un dono per sua figlia da parte del mio padrone, il marchese O’Weezly-

Quando il padre finì di ridere, perché quell’Elfo con le All Star era davvero comico, ringraziò e assicurò che sua figlia avrebbe gradito molto. E così fu anche per i doni successivi: 25 metri di filo interdentale, una poltrona nuova…

Dopo qualche settimana, Dobby si ripresentò ai dentisti dicendo: -Il mio padrone desidera che voi visitiate la sua modesta magione!-

I Babbani accettarono, e quando Ron lo venne a sapere, ebbe un mancamento.

-Ma sei fuori?? Io non ho una villa! Cosa faccio? Mi infilo in una casa qualsiasi come Lumacorno?-

-Lascia fare a me- lo tranquillizzò l’Elfo, poi lo convinse a farsi una salutare passeggiata in boxer intorno a un lago lì vicino.

Una volta che Ron ebbe raggiunto la riva, Dobby lo buttò dritto in acqua, e, senza preoccuparsi di sapere se il suo Padrone era capace di nuotare, andò in strada per attendere la famiglia Babbana.

Questi arrivarono a bordo di una Fiat Punto verde; con loro c’era anche la figlia, Hermione.

“Oddio” pensò Dobby “Non è un granché, e dev’essere pure una gran rompiballe”.

La Punto si fermò.

-Scusate!- urlò Dobby –Il mio padrone è accidentalmente caduto in acqua! Purtroppo è senza vestiti, e vi assicuro che non è un bello spettacolo…-

Fortunatamente i Granger avevano in macchina alcuni vecchi indumenti, che diedero a Ron.

-Già che ci siete- disse Dobby –Venite a casa nostra. Sempre dritto, al primo semaforo girate a destra. Il mio padrone può accompagnarvi!-

Ron si accomodò accanto a Hermione, che non sembrò particolarmente entusiasta….

Intanto, Dobby si era diretto nella futura villa di Ron: Mafloy Manor.

Malfoy Manor era il Quartier Generale di un’organizzazione criminale i cui componenti si facevano chiamare Mangiamorte. Il loro capo era un Mago Oscuro di nome Tom Riddle, a cui il nome ‘Tom’ faceva talmente schifo che aveva deciso di farsi chiamare Lord Voldemort.

Lord Voldemort era potentissimo e temutissimo, e per Lucius Malfoy, il padrone della Villa, era un onore poter ospitare il Principale.

Dobby, come prima cosa, si recò nel centro termale di Malfoy Manor; lì due idraulici stavano sistemando un impianto.

-Quando arriverà una Punto Verde- disse loro –dovrete dire che queste terme sono del marchese O’Weezly! Altrimenti dirò in giro che…lavorate in nero!-    

Poco dopo giunse in una radura dove stava una graziosa casetta. Dalla casa uscì una fanciulla con i capelli neri come l’ebano, la pelle candida come la neve e le labbra rosse come il sangue che chiese a Dobby: -Scusi, ha mica visto un nano?-

Infine, giunse in una sala, dove trovò tre massaggiatori Tailandesi.

-Dovrete dire che tutto questo è del marchese O’Weezly, altrimenti…mille anni di sfiga!-

Finalmente, arrivò alla porta di servzio di Malfoy Manor, entrò e si trovò davanti nientedimeno che…Lord Voldemort!

-Chi sei e cosa vuoi?- lo aggredì subito Voldemort, che aveva le palle girate perché neanche quell’anno Zarrillo aveva vinto il Festival di San Remo.

-Mi chiamo Dobby- rispose l’elfo –e sono qui perché si dice in giro che tu puoi trasformarti in qualsiasi cosa…ma io non ci credo!-

-Ah, sì?- rispose il Mago, e immediatamente si trasformò in un serpente, poi in un leone e in un’iguana.

-D’accordo per gli animali- commentò Dobby –Ma sapresti trasformarti in un…bignè?-

Voldemort puntò su di sè la bacchetta e divenne un bellissimo bignè. Allora, un Mangiamorte idiota e ingordo di nome Goyle, piombò su bignè-Voldemort e lo divorò. Gli altri, inferociti, lo inseguirono, e presto sparirono dalla proprietà.

Intanto, i Granger e Ron avevano incontrato due idraulici, una svampitella che parlava con gli scoiattoli e tre tailandesi, e tutti avevano riferito che quella villa era di Ron.

 Mentre cercavano un parcheggio, investirono due pavoni e alla fine piazzarono l’auto in un’aiuola fiorita, incuranti del divieto di sosta.

Il signor Granger prese in disparte la figlia, e le disse che, secondo il suo modesto parere, le conveniva sposare il marchese, anche se era un cesso e aveva l’aria un po’ balenga. Dobby dette lo stesso consiglio a Ron, perché, nonostante la Granger fosse una bacchettona, con quello che guadagnavano i dentisti avrebbe fatto bene alle sue finanze e al suo sorriso.

I due si sposarono il giorno dopo, e vissero per sempre felici e contenti.

O almeno, per Hermione e Dobby fu così. Perché il povero Ron un bel giorno si svegliò da solo, sdraiato sul pavimento della camera da letto, e, quando dette un’occhiata intorno, il suo urlo di rabbia riecheggiò nelle stanze spoglie di tutti i mobili e l’argenteria.

 

  
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