Dunque…ci
sono anche riferimenti a personaggi famosi, ma non è per
offendere…
L’ELFO
CON GLI
STIVALI
C’era
una
volta una famiglia di maghi un po’ sfigata. I genitori, Molly
e Arthur avevano
sempre cercato di sistemare i figli come meglio potevano;
così la minore,
Ginny, era andata a convivere con un tizio chiamato Harry Potter, e da
allora
nessuno l’aveva più vista. I tre figli maggiori
avevano trovato lavoro fuori
casa, chi fra i draghi, chi dietro a una scrivania.
Solo tre
ragazzi erano rimasti a casa: due gemelli di nome Fred e George, e un
fratello
più piccolo, Ron. Un bel giorno Molly e Arthur si stancarono
di mantenere i ragazzi:
Fred e George combinavano un casino dopo l’altro, mentre Ron
mangiava come
dieci persone e non aveva ancora trovato un lavoro. Così, i
coniugi decisero di
far finta di morire misteriosamente, e si trasferirono in Polinesia.
I tre
fratelli rimasero soli con il loro testamento falso; dal momento che
non
avevano i soldi per pagare un avvocato, Fred e George, da bravi
gemelli, decisero
di dividere l’eredità in due. Poi, per evitare che
Ron rompesse troppo i coglioni,
assunsero il primo Elfo domestico che passva per strada e lo rifilarono
al
fratello minore.
Ron
però,
vedendo i propri fratelli che avevano aperto un negozio e vivevano nel
lusso
sfrenato, cadde in depressione. Passava le giornate in camera sua,
rimuginando
su quanto era sfigato e su quanto fosse dura la vita del disoccupato.
Un
giorno, in preda ad un attacco isterico, Ron cominciò a
urlare frasi sconnesse.
L’Elfo, che si chiamava Dobby, udì cose come
“Cazzo di gnomo!” “Cosa ci
faccio?? Lo mangio??”
Intuendo
che la sua posizione non era delle migliori, decise di intervenire.
-Su con
la vita!- disse al padrone –Tanto, prima o poi, tutti devono
morire! E
comunque, se mi lasci fare, in meno di un mese avrai una
villa…e una moglie! Mi
serve solo un paio di stivali!-
-Seee-
rispose Ron –così ti do gli stivali, e tu sei
libero! Se vuoi dare le
dimissioni, basta dirlo!-
“Era
meglio se rimanevo a mendicare a Diagon Alley”
pensò Dobby, ma si costrinse a
sorridere e rispose: -Non voglio essere liberato, ma, per rispettare il
personaggio, mi serve un paio di stivali-
Insomma,
alla fine Dobby non ottenne gli stivali, ma un paio di vecchissime All
Star
rosse.
“Meglio
che niente!” pensò, mentre si recava da una
famiglia di dentisti Babbani.
-Questo-
disse al capofamiglia, tirando fuori un libro di cucina
–è un dono per sua
figlia da parte del mio padrone, il marchese O’Weezly-
Quando il
padre finì di ridere, perché quell’Elfo
con le All Star era davvero comico,
ringraziò e assicurò che sua figlia avrebbe
gradito molto. E così fu anche per
i doni successivi:
Dopo
qualche settimana, Dobby si ripresentò ai dentisti dicendo:
-Il mio padrone
desidera che voi visitiate la sua modesta magione!-
I Babbani
accettarono, e quando Ron lo venne a sapere, ebbe un mancamento.
-Ma sei
fuori?? Io non ho una villa! Cosa faccio? Mi infilo in una casa
qualsiasi come
Lumacorno?-
-Lascia
fare a me- lo tranquillizzò l’Elfo, poi lo
convinse a farsi una salutare
passeggiata in boxer intorno a un lago lì vicino.
Una volta
che Ron ebbe raggiunto la riva, Dobby lo buttò dritto in
acqua, e, senza
preoccuparsi di sapere se il suo Padrone era capace di nuotare,
andò in strada
per attendere la famiglia Babbana.
Questi
arrivarono a bordo di una Fiat Punto verde; con loro c’era
anche la figlia,
Hermione.
“Oddio”
pensò Dobby “Non è un
granché, e dev’essere pure una gran
rompiballe”.
-Scusate!-
urlò Dobby –Il mio padrone è
accidentalmente caduto in acqua! Purtroppo è senza
vestiti, e vi assicuro che non è un bello
spettacolo…-
Fortunatamente
i Granger avevano in macchina alcuni vecchi indumenti, che diedero a
Ron.
-Già
che
ci siete- disse Dobby –Venite a casa nostra. Sempre dritto,
al primo semaforo
girate a destra. Il mio padrone può accompagnarvi!-
Ron si
accomodò accanto a Hermione, che non sembrò
particolarmente entusiasta….
Intanto,
Dobby si era diretto nella futura villa di Ron: Mafloy Manor.
Malfoy Manor
era il Quartier Generale di un’organizzazione criminale i cui
componenti si
facevano chiamare Mangiamorte. Il loro capo era un Mago Oscuro di nome
Tom
Riddle, a cui il nome ‘Tom’ faceva talmente schifo
che aveva deciso di farsi
chiamare Lord Voldemort.
Lord
Voldemort era potentissimo e temutissimo, e per Lucius Malfoy, il
padrone della
Villa, era un onore poter ospitare il Principale.
Dobby,
come prima cosa, si recò nel centro termale di Malfoy Manor;
lì due idraulici
stavano sistemando un impianto.
-Quando
arriverà una Punto Verde- disse loro –dovrete dire
che queste terme sono del
marchese O’Weezly! Altrimenti dirò in giro
che…lavorate in nero!-
Poco dopo
giunse in una radura dove stava una graziosa casetta. Dalla casa
uscì una
fanciulla con i capelli neri come l’ebano, la pelle candida
come la neve e le
labbra rosse come il sangue che chiese a Dobby: -Scusi, ha mica visto
un nano?-
Infine,
giunse in una sala, dove trovò tre massaggiatori Tailandesi.
-Dovrete
dire che tutto questo è del marchese O’Weezly,
altrimenti…mille anni di sfiga!-
Finalmente,
arrivò alla porta di servzio di Malfoy Manor,
entrò e si trovò davanti
nientedimeno che…Lord Voldemort!
-Chi sei
e cosa vuoi?- lo aggredì subito Voldemort, che aveva le
palle girate perché
neanche quell’anno Zarrillo aveva vinto il Festival di San
Remo.
-Mi
chiamo Dobby- rispose l’elfo –e sono qui
perché si dice in giro che tu puoi
trasformarti in qualsiasi cosa…ma io non ci credo!-
-Ah,
sì?-
rispose il Mago, e immediatamente si trasformò in un
serpente, poi in un leone
e in un’iguana.
-D’accordo
per gli animali- commentò Dobby –Ma sapresti
trasformarti in un…bignè?-
Voldemort
puntò su di sè la bacchetta e divenne un
bellissimo bignè. Allora, un
Mangiamorte idiota e ingordo di nome Goyle, piombò su
bignè-Voldemort e lo
divorò. Gli altri, inferociti, lo inseguirono, e presto
sparirono dalla
proprietà.
Intanto,
i Granger e Ron avevano incontrato due idraulici, una svampitella che
parlava
con gli scoiattoli e tre tailandesi, e tutti avevano riferito che
quella villa
era di Ron.
Mentre cercavano un
parcheggio, investirono
due pavoni e alla fine piazzarono l’auto in
un’aiuola fiorita, incuranti del
divieto di sosta.
Il signor
Granger prese in disparte la figlia, e le disse che, secondo il suo
modesto
parere, le conveniva sposare il marchese, anche se era un cesso e aveva
l’aria
un po’ balenga. Dobby dette lo stesso consiglio a Ron,
perché, nonostante
I due si
sposarono il giorno dopo, e vissero per sempre felici e contenti.
O almeno,
per Hermione e Dobby fu così. Perché il povero
Ron un bel giorno si svegliò da
solo, sdraiato sul pavimento della camera da letto, e, quando dette
un’occhiata
intorno, il suo urlo di rabbia riecheggiò nelle stanze
spoglie di tutti i
mobili e l’argenteria.