Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
Ricorda la storia  |      
Autore: ButterflySeven    12/09/2013    3 recensioni
" Faceva male vedere la propria vita perennemente alla mercè degli altri. Che fosse suo padre, o i Takamiya ormai contava ben poco. Era un uomo la cui vita era sempre nelle mani di terzi, mai il frutto di un proprio parere o di una decisione personale. Aveva sempre ubbidito, credendo che quella fosse la formula migliore per raggiungere il successo e sentire quel senso di appagamento che nella sua esistenza aveva sempre sognato di provare, un giorno.
Quanto si era sbagliato.
Era il riflesso di quella partita di calcio."
Masumi Hayami riflette sulle decisioni da prendere osservando la partita di qualificazione ai mondiali Irlanda del nord-Portogallo. Cristiano Ronaldo lo aiuterà a prendere una decisione definitiva.
Cosa farà una volta che la nebbia si sarà dissolta? E come reagirà Maya?
Le emozioni prenderanno il sopravvento.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno! Era da parecchio tempo che non scrivevo qualcosa, ma ieri ho sentivo il bisogno di farlo e finalmente mi sono decisa.
L'idea per questa ff è un pò bizzarra, ho tratto ispirazione dal contesto che ha vissuto Cristiano Ronaldo nella partita di qualificazione ai mondiali 2014 Irlanda del nord-Portogallo. Prima di leggere è giusto sottolineare che la cronaca di ciò che è accaduto nella partita è la pura verità, a fine capitolo posto un artocolo ed il video con i fatti narrati tratti dalla partita.
La prima parte è introspettiva, la seconda be... Ne vedrete delle belle!
 

Come una partita



La vita era come quella partita a calcio. Ti trovi a mettere in gioco la qualificazione ai mondiali in appena 90 minuti e non importa se fino ad ora sei stato il primo in classifica del tuo girone, potresti sempre perdere contro l’avversario, essere costretto a rinunciare all’idea di un ingresso anticipato ai mondiali e tornare a provarci solo al turno successivo.
Masumi Hayami si sentiva a quel modo, si sentiva un giocatore che cercava a tutti i costi di tirare in porta quella benedetta palla, ma qualcosa glielo impediva, qualcosa stava andando storto.
Osservò la fatica negli occhi di Cristiano Ronaldo, mentre il pubblico dell’Irlanda del nord continuava a fischiarlo, deriderlo.“Sei solo un Gareth Bale a buon mercato” gli dicevano, perché Bale era stato venduto al real madrid per 100mln, contro i 96 di Cristiano.
Rise di cuore sorseggiando ancora un po’ di quel buon vino italiano. Non sapeva bene nemmeno lui perché tra tanti programmi che quella sera offriva la tv, la sua attenzione si fosse focalizzata sulla partita di qualificazione ai mondiali 2014 Irlanda del nord-Portogallo. Forse il fatto che almeno la partita gli regalava stralci di emozione pura.
Era semplicemente seduto nella poltrona della sua camera d’albergo, privo della giacca e con il collo liberato dalla stretta di quegli opprimenti primi bottoni di camicia.
Non sembrava nemmeno lui, solitamente composto e perfetto, adesso così immerso nella disperazione, in balia del dolore e dell’indecisione.
Faceva male vedere la propria vita perennemente alla mercè degli altri. Che fosse suo padre, o i Takamiya ormai contava ben poco. Era un uomo la cui vita era sempre nelle mani di terzi, mai il frutto di un proprio parere o di una decisione personale. Aveva sempre ubbidito, credendo che quella fosse la formula migliore per raggiungere il successo e sentire quel senso di appagamento che nella sua esistenza aveva sempre sognato di provare, un giorno.
Quanto si era sbagliato.
Era il riflesso di quella partita di calcio.
Il Portogallo si era da subito portato in vantaggio, i giocatori si erano illusi di poter dettare la propria superiorità sin dalle prime battute di gioco, ma l’Irlanda si era risvegliata ed aveva segnato per ben due volte, capovolgendo del tutto il risultato del gioco.
Si identificava in quegli undici dalla maglia rossa. Si era sentito sicuro, potente. Mai errore gli fu più fatale.
E continuavano a fischiare al giovane Cristiano, che ogni tanto si toccava la gamba per colpa di quella fastidiosa tendinite, ma era il capitano, non poteva mollare proprio adesso. E Masumi lo capiva.
Per quante volte avesse sofferto, lui non riusciva a fare a meno di stare accanto a Maya, per quanto ormai era palese il fatto che dovesse semplicemente tornare in panchina e lasciare le redini del gioco ad altri, lui non se l’era sentita. L’aveva incoraggiata fino all’ultimo, nonostante spesso e volentieri si fosse trovato di fronte ad una forte ostilità, o peggio, al disprezzo.
“Messi, Messi, Messi” continuavano a cantare i tifosi dell’Irlanda, che cercavano di colpire al cuore di Cristiano, mettendo in evidenza la sua natura di eterno n°2 nel mondo del calcio, perennemente considerato un gradino sotto al “piccoletto” Leon Messi.
In fondo Masumi era così, perennemente dietro a quel piccoletto di Sakurakoji. E se non era sotto Sakurakoji, allora la figura ingombrante diventava lo stesso ammiratore, che sarebbe stato al di sopra di Masumi nel cuore di Maya. Era il nemico di se stesso. Questa era la verità. Proprio come Cristiano, perennemente al centro degli scandali, della vita agiata, che superava le sfumature della sua vera personalità. Ed a pochi importava se del vecchio Cristiano-ragazzo immaturo non vi era più nemmeno l’ombra, a tutti faceva comodo etichettarlo a quel modo. Così come lui veniva etichettato per un freddo calcolatore, privo di qualsiasi tipo di emozione.
Prese la bottiglia dal tavolino posto accanto a lui e versò un altro po’ di vino nel calice.
- Alla tua salute…- disse alzando il calice in direzione di Ronaldo, adesso impegnato a dribblare con maestria l’ennesimo difensore.
Chiuse gli occhi e stropicciò le palpebre, si sentiva così stanco. Aveva abbandonato casa sua da settimane, ma non era ancora riuscito ad affrontare i Takamiya, o tantomeno Maya. Si era rinchiuso a riccio, aspettando un qualche tipo di segnale, che però tardava ad arrivare. O semplicemente temporeggiava, perché aveva paura di star sbagliando tutto ancora una volta.
Scegliere di abbandonare casa sua era stato facile, non aspettava altro da tempo. Ma non sapeva come comportarsi con Shiori, non poteva abbandonarla alla sua follia, era anche colpa sua se stava soffrendo a quel modo. Si era approfittato della sua condizione, senza mai pensare che con il suo comportamento la stesse ferendo e trascinando ancor più giù nel buco nero che la stava risucchiando.
Spesso si ha la presunzione di pensare che il peggio accada solo a se stessi, mentre gli altri possono tranquillamente adattarsi ad ogni nostra scelta.
Shiori aveva dei problemi già da prima, forse era vittima degli stessi meccanismi che gli aveva imposto suo padre per anni ed anni. E lui si era aggiunto a quella lunga catena di meccanismi distruttivi. L’aveva usata per poi abbandonarla quando aveva capito che stava rinunciando a ciò che teneva veramente per paura di affrontare se stesso e spezzare le catene di tutta una vita.
Ma cosa poteva fare adesso? Doveva lasciarsi andare all’amore per Maya ed abbandonare Shiori per sempre? O avrebbe dovuto affrontare le proprie responsabilità e vivere una vita infelice con Shiori, ma riscattarsi dagli errori del passato?
Alzò gli occhi nel momento esatto in cui il numero 8 del Portogallo battè il calcio d’angolo. Vide la traiettoria della palla, che si tuffò nella mischia dei giocatori in linea di fronte alla porta. E fu lì che con potenza Cristiano colpì la palla di testa, centrando in pieno la porta facendo goal.
Gli occhi di Masumi brillarono appena, osservando la rincorsa del giovane, che si tuffò sul prato verde per poi alzare il pugno in aria.
Bene. Almeno lui si era portato in parità con il proprio avversario.
Lui invece rimaneva ancora fermo allo stesso punto. Essere o non essere?
L’istinto gli diceva di correre da Maya, confessarle ogni cosa ed abbandonare tutto il resto, ma la ragione gli rimproverava il male causato alla giovane Takamiya. Non poteva abbandonarla, non poteva proprio…
Afferrò le ciocche bionde, illuminate appena dalla luce bluastra della tv.
- Perché?- sussurrò – Perché??- disse singhiozzando appena. Ed osservando la pioggia che batteva sul campo da gioco e si infrangeva sul volto di Cristiano, semplicemente lasciò che la propria ira si potesse scatenare.
-PERCHE’????- urlò straziato lanciando il calice contro il muro alla sua sinistra. Il liquido rosso colò sulla superficie bianca, creando uno strano gioco di trasparenze.
Singhiozzò ancora un po’, prese i lembi della camicia e tirò con tutta la sua forza, rompendo uno ad uno i fili dei bottoni che la tenevano ancora legata.
“Messi, Messi, Messi” continuava a sentire dalla tv, ma proprio in quel momento, Cristiano segnò il suo secondo goal a poca distanza dal primo.
Bene… Quel ragazzo aveva portato la sua squadra in vantaggio, era un atteggiamento da leader e lui sapeva bene quanto importante fosse dare il buon esempio. Lui era il capo di una grossa azienda.
La squadra circondò il numero 7 e lo abbracciarono tutti insieme. Sorrise.
Tornò a sedersi liberandosi dell’inutile impaccio della camicia.
Il contatto con il tessuto in pelle provocò un forte calore alla schiena ed iniziò a sudare, ma non vi badò, concentrato a guardare la partita, per vedere se almeno uno dei due ce l’avrebbe fatta a centrare il proprio obiettivo.
Si ritrovò a gridare ed urlare come solo un vero tifoso di calcio poteva fare, ma per lui quella partita era diventata qualcosa di più di una semplice disputa tra nazioni (che nemmeno gli appartenevano).
Arrivò il calcio di punizione, tutti erano schierati di fronte a Cristiano, che in risposta sistemò la palla davanti a se e quando l’arbitro fischiò, prese la ricorsa e calciò con una potenza micidiale. Masumi non riuscì quasi a vedere la traiettoria della palla, tanto che persino il portiere venne preso alla sprovvista. E segnò. Quel ragazzo alto e dal fisico statuario, segnò il terzo goal in 15 minuti. Aveva ribaltato le sorti dell’intera squadra in poco tempo e tutto ciò nonostante l’infortunio che lo stava affaticando.
Respirò profondamente. Era stato bravo quel ragazzo di pochi anni più giovane, era un esempio, un magnifico esempio da seguire. Perché quando tutti ti sono contrari, quando persino la forza ti volta le spalle, l’unica cosa che rimane da fare è lottare per ciò che vi è di più caro. Cristiano Ronaldo si era battuto con tutto se stesso per la propria squadra, per quell’amor di patria che sicuramente portava dentro. Ma era anche molto di più. Non si era piegato alle avversità, le aveva affrontate con grinta ed alla fine aveva avuto la meglio.
Quando il mister lo sostituì, quello stesso pubblico che lo aveva insultato e deriso, applaudì di fronte alla sua bravura.
E fu in quel momento che Masumi prese la sua decisione.
Aveva aspettato un messaggio dall’alto, rimanendo inerme su di una poltrona e nonostante questo, il messaggio era riuscito ad arrivargli anche con la sua poca collaborazione.
Accese la luce e si diresse verso l’armadio, prese qualche vestito e lo buttò a letto. Afferrò la cintura che teneva fermo il pantalone e la sfilò con prepotenza. Quasi strappò i pantaloni per quanto in fretta li avesse tolti.
Andò in bagno ed aprì l’acqua calda, si denudò ed entrò velocemente nella doccia, giusto il tempo di levare il sudore dalla pelle e tornare a profumare di maschilità.
Anche lui voleva essere come Cristiano, voleva vincere la sua partita, anche a costo di rimanere infortunato per il resto dell’anno.
Quando uscì fece delle enormi pozzanghere sul pavimento lucido, prese due asciugamani, uno lo poggiò sulla testa gocciolante, mentre l’altro lo portò al petto, asciugando grezzamente le gocce che si intrufolavano tra gli addominali e poi più giù, fino a toccare il pavimento.
Non si curò nemmeno di asciugare i capelli, si vestì di tutta fretta e quando l’arbitro segnò la fine della partita, decantando il 4-2 per il Portogallo, afferrò le chiavi della macchina ed uscì velocemente dalla stanza.
Non si era mai sentito così deciso in vita sua.

- Hai visto Maya? Cristiano Ronaldo è un fenomeno!- disse Rei ascoltando incantata l’intervista al giocatore portoghese nel post partita.
- Si, Rei, davvero emozionante…- rispose sbadigliando. L’amica l’aveva obbligata a seguire con lei quella partita, Cristiano Ronaldo era una delle sue tante fissazioni sportive.
- Ma guardalo quanto è sexy!!- continuò entusiasta – peccato non si trovino in circolazione ragazzi coraggiosi e determinati quanto lui…-
- Certo… Certo….- continuò lei sbadigliando.
- Andiamo, potresti manifestare un qualche tipo di interesse… Non puoi rimanere impassibile di fronte ad uno come lui! E’ il sogno erotico di molte generazioni…-
Maya la guardò scioccata.
- Cosa intendi insinuare?- chiese alzandosi di poco dallo schienale del divano.
- Dico solo che ogni tanto potresti dimostrare un qualche tipo di interesse che vada al di là di Isshin e dell’ammiratore…-
- Ma io non penso solo ad Isshin ed all’ammiratore! –
Rei la osservò scettica e stava per ribattere quando suonarono alla porta.
- Chi può essere a quest’ora?- disse alzandosi.
Maya seguì l’amica con lo sguardo, la vide trafficare qualche minuto per liberare la porta dalle sicure che avevano sistemato per la notte.
- Buonasera… Chiedo scusa per l’ora- sentì dire ad una voce maschile, che aveva l’idea di conoscere molto bene. Ma non poteva essere. Non poteva.
Il cuore mancò diversi battiti quando Rei fece accomodare il signor Hayami in soggiorno.
-Signor Hayami! Come mai da queste parti?- chiese imbarazzata, osservando il terribile pigiama con gufi che indossava per la notte.
- Signorina Kitajima, chiedo scusa per l’ora, ma… Avevo bisogno di parlarle… In privato- disse guardando supplichevole una esterrefatta Rei, che forse iniziava a capire perché a Maya non interessasse poi così tanto un tipo come Cristiano Ronaldo. Gli giravano intorno delle api decisamente interessanti.
- Oh, io… Vado a controllare nei siti se ci sono altre dichiarazioni di Cristiano…-
E sparì nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
L’attenzione tornò a concentrarsi su loro due.
Masumi la fissò intenerito, era graziosa con quell’aria stanca sul viso, i capelli scomposti e quel pigiama forse un po’ troppo da ragazzina rispetto alla sua vera età. Voleva ridere con lei, ma poi si ricordò che l’ultima volta si erano lasciati in malo modo, lui le aveva detto che non le importava nulla di loro, l’aveva delusa quella volta di fronte alla sede della daito.
- Perdonami…- chiese supplichevole, non riusciva nemmeno a parlare ed il tono risultò essere più simile ad un sussurro.
- Non si preoccupi, signor Hayami, stavamo ancora guardando la tv, non disturba affatto…-
Masumi sorrise ancora. Era così ingenua.
- Avevo bisogno di parlarti- rivelò infine sedendosi sul divano senza avere il permesso della giovane, che però si accomodò accanto a lui.
In tv passavano ancora le immagini della partita, mentre i cronisti ne spiegavano i dettagli con il parere degli esperti.
Masumi rivide il terzo goal di Cristiano e trovò la forza di continuare a parlare.
- Quella volta alla daito, non dicevo sul serio…- il cuore di Maya si fermò appena – non è vero che non mi importa nulla di te, di noi. Io…- gli occhi di entrambi divennero lucidi.
Masumi osservò la giovane stringere con forza il proprio pigiama e mordersi il labbro tra i denti. Certi momenti non si rendeva conto di quanto quei piccoli gesti potessero infrangere le già sottili barriere divisorie che Masumi aveva issato in difesa di entrambi.
L’istinto ebbe la meglio su tutto. Afferrò con delicatezza e decisione allo stesso tempo il polso della giovane e spinse il suo corpo contro di se. Lei aprì le braccia per istinto e si ritrovò con il viso immerso nel grande petto del signor Hayami.
- Maya… Perdonami…- tornò a ripetere. Le afferrò disperato i lunghi fili castani, da sempre uno dei suoi tanti punti deboli e la spinse ancora contro di se.
Maya si fece intraprendente e ricambiò accarezzando i capelli ed il collo dell’uomo, ancora inumiditi.
- Signor Hayami, ha i capelli bagnati…- disse preoccupata accarezzandolo con amore.
- Non mi importa, non sento freddo- rispose accarezzandole la schiena con un dito. Il corpo di Maya tremò.
-Io… Non si preoccupi, signor Hayami, io non ho dubitato della promessa che ci siamo fatti quel giorno. Non so perché mi abbia detto quelle cose alla daito, ma io non ci ho creduto, non ho voluto crederci…- le lacrime inumidirono quel volto fresco e sbarazzino. Masumi si sentì in colpa per l’ennesima volta, le aveva fatto molto male, ne era consapevole. Aveva sbagliato così tanto in quegli anni con lei. Non era mai riuscito a trovare la formula adatta per potersi approcciare alla giovane. Doveva rimediare.
Le alzò il mento con due dita, si avvicinò piano al suo volto e Maya di riflesso chiuse gli occhi.
Le labbra di Masumi risucchiarono piano una goccia dopo l’altra e lo fece con tutto l’amore avesse in corpo.
-Perché mi perdoni? Non lo merito…- disse sincero, continuando ad accarezzarla ed asciugare le lacrime con le labbra.
- Perché io mi fido di lei, so che anche lei sta soffrendo come me. Non è solo, siamo in due a soffrire…- e le lacrime si fecero più intense, ma lo strinse ancora più forte e si aggrappò alle sue spalle come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
- Crede che la sua Akoya soffrisse così tanto per il suo Isshin? Ed Isshin come si sentiva? Me lo domando da giorni- chiese Masumi.
- Credo che entrambi provavano lo stesso dolore. Le anime gemelle condividono tutto, non solo le gioie, ma anche i dolori. Le anime gemelle sono legate dalle stesse emozioni-
- Deve essere stato molto difficile per loro affrontare le rispettive sofferenze…-
- Si, è stato difficile, ma sapevano di poter contare l’uno sull’altro. Non erano soli a combattere, non erano mai soli…-
Masumi venne colpito come da un fulmine. Adesso capiva tutto, capiva perché Cristiano ce l’aveva fatta a vincere quella partita nonostante la tendinite, la pioggia ed i fischi del pubblico. Non stava combattendo da solo, aveva accanto a se dei compagni che condividevano le sue stesse paure. Aveva combattuto con i suoi compagni. Non era solo. Ed insieme avevano vinto.
- Ah, Maya…- continuò affogando il viso nell’incavo del collo. Si accasciò su di lei, rivelando tutta la fragilità di cui era vittima non da settimane, ma da tutta una vita. Non si era mai abbandonato così di fronte a qualcuno, voleva apparire forte e determinato, ma la verità era un’altra: era un uomo debole.
Maya sentì qualcosa di umido sfiorarle il collo e capì che il signor Hayami stava piangendo, nascosto dal suo sguardo che probabilmente l’avrebbe messo in imbarazzo. Non l’aveva mai visto a quel modo e gli fece tenerezza.
Così stavolta toccò a lei accarezzarne la tempia e rassicurarlo. Doveva aver passato un periodo molto difficile, lei lo sapeva bene, perché era lo stesso dolore che si era addentrato in lei.
- Signor Hayami, non deve temere, si possono superare anche gli ostacoli che appaiono insormontabili se lo si vuole veramente…-
- Tu credi?-
- Certo! Nemmeno la morte può separare le anime gemelle-
Masumi tremò impercettibilmente di fronte a quella dichiarazione. Forse aveva davvero qualche possibilità con lei.
- Tu saresti disposta ad affrontare quegli ostacoli insieme al tuo Isshin?-
- Lo sto facendo già adesso, anche se forse il mio Isshin non se n’è reso conto…-
- Forse Isshin non è poi così sveglio come sembra…-
-Potrei darle ragione, ma anch’io per un lungo periodo non ho capito quanto Isshin mi stesse aiutando ad affrontare i miei problemi. Sono stata anch’io accecata per parecchio tempo…-
Masumi si alzò appena e la fissò intensamente.
- Potresti spiegarti meglio?-
Maya sorrise, non voleva esporsi così tanto e rivelare dell’ammiratore, voleva fosse lui a dirglielo.
- Ho capito che il mio Isshin non era l’uomo che si mostrava sotto false maschere, ma era colui che agiva nell’ombra ad essere il vero se stesso. Mi ha aiutata in vari modi ed anche quando sembrava mi stesse procurando solo dolori, in realtà quelle mosse mi hanno sempre aiutata e spronata a far meglio. Non gli sarò mai abbastanza grata -
Il cuore di Masumi stava scoppiando in petto, era stata evasiva, troppo evasiva. Non capiva se si stesse riferendo all’ammiratore o a lui direttamente, che anche se con metodi discutibili l’aveva aiutata in qualche modo.
- Non ti piacerebbe dirmi dell’altro?-
- Potrei rigirare la domanda. Potrebbe dirmi qualcosa anche lei…-
- Cosa vorresti sapere?-
- Mi piacerebbe sapere la verità…- rispose semplicemente.
- E se la verità che ti direi non ti piacesse?-
- Non posso pretendere di avere solo le cose belle per me, devo accontentarmi dell’intero pacchetto, cattive verità comprese…-
Masumi la accarezzò ancora un po’. Forse era il momento adatto per rivelare la sua identità. Aveva paura, ma a cosa sarebbe servito trascinarsi ancora quella serie infinita di segreti e bugie?
- Potresti reagire male a quello che sto per dirti…- anticipò – ma è giusto che tu sappia la verità. Sono venuto sin qui, stasera, solo perché ho deciso di essere sincero con te. Non voglio più mentirti o nascondermi sotto false spoglie. Sono stanco di essere il numero 2, voglio essere il numero 1 nella tua vita- Maya lo osservò attentamente, trovando piuttosto strano quel metodo di paragone, ma tenne per se questi pensieri e lo lasciò continuare – non sono disposto ad andare in panchina, voglio giocarmi ogni minima possibilità che ho con te. Ed anche se oggi mi caccerai da questa casa, perché rimarrai sconvolta da ciò che sto per dirti, sappi che riempirò ogni singolo posto in cui ti recherai di splendide rose viola. Se necessario tappezzerò l’intera strada di un viale di rose viola. Io non ti lascerò mai…- a Maya brillarono gli occhi, forse non si era reso conto che già così aveva rivelato la sua identità .
Masumi le afferrò il viso con entrambe le mani ed avvicinò le labbra ad un soffio da quelle di lei.
- Io sono il tuo papà gambalunga- il cuore di Maya scoppiò di gioia, si era rivelato.
- Signor Hayami…- singhiozzò emozionata.
- … Però c’è un problema…- Maya lo fissò non capendo – il tuo papà gambalunga è innamorato di te. Mi consideri davvero come un padre?- Maya rise, contenta che trovasse uno spiraglio ironico in quel discorso strappa lacrime.
- No, signor Hayami, non è un problema. E poi io non amo il mio papà gambalunga…- per un attimo Masumi vacillò, stava per arretrare, ma Maya poggiò le mani sulle sue, rafforzando il contatto sul proprio volto – io amo lei, signor Hayami…-
Questo disorientò leggermente Masumi.
- Mi ami? Ami me e non l’ammiratore?- Maya sorrise radiosa.
- Si, è così…- disse semplicemente.
- Ma… Credevo mi avresti preso a ceffoni, o avresti manifestato delle avversità. Credevo mi avresti chiesto il perché non mi fossi rilevato prima. Non pensavo potessi accettare la verità a questo modo-
- Ha ragione, signor Hayami. Probabilmente avrei reagito a questo modo, se non fosse che conoscessi la verità da parecchio tempo…-
Masumi per poco non affogò con la sua stessa saliva e Maya rise di fronte a quella reazione.
- Adesso sei tu che mi devi delle spiegazioni…- rispose sconvolto.
- Si ricorda la prima di Jane la ragazza lupo?- Masumi chinò il capo. Come poteva dimenticare un giorno simile? – quel giorno, come ben sa, l’unico spettatore presente a teatro fu proprio lei, nessun altro. Quel giorno utilizzai un fazzoletto blu per la rappresentazione e lei mi aveva visto recitare con il fazzoletto di quel colore. Peccato che qualche ora dopo quello stesso fazzoletto andò in fiamme e per le rappresentazioni successive lo sostituimmo con uno di uno splendido rosso- qualche piccola lampadina iniziò ad accendersi nella mente di Masumi, che tremò – Il giorno della premiazione, l’ammiratore come sempre mi ha regalato delle splendide rose viola, con in allegato un bigliettino. Ma nel bigliettino l’ammiratore faceva riferimento ad un fazzoletto blu, non rosso. E l’unico che poteva sapere che quel fazzoletto prima fosse stato blu, era solo lei, signor Hayami-
Masumi rimase sconvolto. Non poteva sapere la verità da tutto quel tempo. Questo significava che quella volta che aveva attraversato la strada per recuperare quella singola rosa viola dall’asfalto, l’aveva fatto sapendo che l’ammiratore era lui. Maya era innamorata di Masumi, sapeva chi fosse l’ammiratore.
- Maya… Tu sapevi tutto, tu…-
- Si!- sorrise radiosa, si sentiva felice come non mai.
- Maya… Quindi sei davvero la mia Akoya? Ed io il tuo Isshin? Davvero possiamo essere le anime gemelle?-
- Se lo desidera davvero, possiamo essere ciò che vogliamo-
- Vorresti essere la mia Akoya?-
Maya avvicinò ancora i propri volti e lui fece altrettanto. A separarli, non vi era che un misero filo di capello.
- Mi piacerebbe moltissimo…-
Masumi si aprì in un ampio sorriso. Non era così felice da tantissimo tempo. Anzi, non lo era mai stato.
Ed in quel momento, potè capire la gioia che aveva provato Cristiano Ronaldo alla fine di quella partita.
E come se fosse stato colpito da una scarica elettrica, si sporse in avanti con impeto e frenesia e si impossessò della sua bocca.
Le labbra premettero con forza l’uno contro l’altra.
Maya si alzò di poco dal divano per potergli allacciare le braccia al collo.
In un primo momento il contatto si mantenne semplice, non avevano il coraggio di separarsi per quel mezzo centimetro ed aprire le labbra. Quando il respiro si era fatto ormai corto, Maya indietreggiò appena, lo fissò negli occhi e socchiuse le palpebre un attimo dopo. Fu lei a schiudere le labbra ed invitare l’uomo a fare altrettanto. Le lingue si assaporarono timidamente, senza fretta, come a volersi conoscere prima di dare inizio ad una danza folle.
E piano il ritmo crebbe di intensità. Le mani andarono ad accarezzare le stoffe ingombranti, sentendo il bisogno di tastare parti di pelle più consistenti. Accarezzare i volti, le mani, i colli, era diventato troppo poco per le anime bisognose di ricevere e dare amore.
Masimi portò una mano sulla gamba e spostò di poco il tessuto del pantalone per accarezzare la coscia. Maya avvampò a quel contatto diretto, sentendo le forze mancarle all’improvviso, il cuore pompare sempre più forte ed il fiato morirle in gola. Lo tirò maggiormente verso di se afferrandolo per il colletto della camicia, poi scese con mani tremanti, sbottonò la giacca e la fece scivolare lungo le spalle, per poi morire nel divano.
Masumi infuocò di passione, la sollevò di peso ed agganciò le gambe alla vita.
- Dov’è la tua stanza?- chiese ormai del tutto fuori controllo, baciandole con ardore ogni centimetro di collo a sua disposizione.
- E’ di là…..- indicò appena il corridoio, poi si ritrovò a sospirare quando lui le sfiorò il lobo dell’orecchio – Masumi….- lo chiamò disperata, in preda ad una passione che non credeva possibile.
Le mani le tremavano, ma ebbe la forza di farsi strada nella camicia ed aprire con frenesia i primi bottoni della camicia.
Trovare la via fu per Masumi più difficile del previsto e fu sicuro di aver sbattuto in diversi punti della stanza prima di avvicinarsi al corridoio.
Non avrebbe resistito per quel metro che gli parve un tunnel senza uscita, così le poggiò la schiena al muro il tempo necessario per poterle accarezzare la schiena sotto la stoffa e slacciarle il reggiseno.
Maya divenne bordeaux. Quando la mano di Masumi si spostò nel davanti, tremò talmente tanto da essere costretta a portare il capo all’indietro in un gesto disperato.
- Attenta alla testa…- gli disse Masumi tra i sospiri dopo il tonfo che aveva scaturito il contatto del capo con il muro duro.
- E’ quella…- indicò Maya, cosciente che se avessero continuato a quel modo, sicuramente Rei avrebbe capito cosa stessero facendo quei due.
Masumi tornò a prenderla di peso, in realtà non aveva mai slacciato le gambe della giovane, ma il peso gravava in parte anche sul muro e non più sulle sole braccia.
Aprire la porta fu un miracolo, poiché Masumi non aveva nessuna intensione di allentare la presa dal suo corpo, né tantomeno Maya aveva intensione di abbandonare quel luogo così caldo… Il petto di Masumi era un porto sicuro: era l’oasi nel deserto, il faro in mezzo alla tempesta.
Masumi chiuse la porta con quanta più delicatezza potesse, il che si tradusse in un colpo di tacco dato con forza eccessiva.
Il buio li immerse. Si fissarono intensamente anche attraverso il buio. Masumi poggiò la fronte su quella di Maya e respirò a fondo per rallentare il battito accelerato del cuore.
- Lo senti come batte?- disse prendendo una mano di Maya e portandola all’altezza del cuore – questo è quello che mi succede ogni volta che tu mi sei accanto- Maya si emozionò non poco – ti amo…- le disse infine.
- Oh, Masumi… Ti amo così tanto… Credevo non sarei mai riuscita a dirtelo…-
Masumi la fece sedere sul letto, lui la strinse forte all’altezza del bacino ed immerse le mani tra i fili setosi.
- Siamo ancora in tempo- precisò lui, voleva essere sicuro che quando sarebbe accaduto, lei non se ne sarebbe pentita – se vuoi possiamo aspettare, non c’è fretta-
Maya per una volta capì benissimo a cosa si stava riferendo, ma non aveva nessuna intensione di trattenere ancora i propri desideri di donna innamorata.
Così stavolta fu lei ad afferrarlo per il polso e farlo cadere delicatamente sul suo corpo.
Si ritrovarono stretti in uno strano abbraccio, ma fu per entrambi ugualmente bellissimo e perfetto.
- Ho aspettato per tanto tempo questo momento, non riuscirei a resistere ancora nemmeno se lo volessi. Io sono pronta, ho bisogno di unirmi a te con tutta l’anima-
Masumi a quello si sciolse del tutto e se prima si era trattenuto per paura di un rifiuto, adesso si lasciò andare a tutto l’amore che aveva in corpo. Voleva donarsi con tutto se stesso, voleva che capisse quanto lo avesse cambiato carezza dopo carezza. E mentre prima, nel salone, sentirono la necessità di assaporarsi con urgenza, il ritmo si fece via via sempre più dolce.
Si spogliarono con una calma quasi estenuante, godendosi a pieno ogni lembo di pelle che venisse scoperto. Si saggiarono con curiosità, con dolcezza, scoprendo nell’altro il sapore più buono e succoso di sempre.
- Sai di zucchero…- disse Masumi compiendo una scia infinita di baci sul suo ventre. E Maya continuò a sospirare, finchè non fu lei a ribaltare le posizioni e saggiare il petto che aveva sempre sognato poter accarezzare con le sue piccole mani.
E nel pieno di quella strana notte, dove avevano affrontato la più dura delle partite, entrambi capirono quanto stupidi fossero stati nell’aver sprecato tutti quegli anni prima di ricongiungersi.
E quando Masumi si insinuò in lei, sentì il petto andargli in fiamme per poi esplodere subito dopo. Sentiva gli occhi pizzicare, era una sensazione bellissima. L’istinto gli diceva di proseguire nelle sue scoperte, ma quando vide Maya contorcersi dal dolore capì che doveva fermarsi e farla abituare a quella intrusione forzata.
- Scusami, continuo sempre a farti male, non imparerò mai come fare per non farti soffrire…- asciugò le lacrime che rigavano il volto, poi scese giù e la baciò.
Maya gli prese una mano e la strinse forte.
- Devo solo abituarmi, è normale sentire un po’ di dolore, in modo che quando passerà potrò godere del benessere ancora di più-
Masumi fu colpito dall’amore che gli stava dimostrando, così continuò ad aspettare, finchè non fu lei a dargli il via. Si addentrò con quanta più dolcezza potesse, ma pian piano fu lei stessa a venirgli incontro e finalmente poterono unirsi a pieno, assaporando quella gioia di cui Maya gli aveva parlato poco fa.
Non si era mai sentito così completo. Aveva preso la giusta scelta, ne fu consapevole ancor di più quando entrambi raggiunsero il culmine del piacere.
Sembrò loro di toccare il cielo con un dito.
Si lasciarono cadere tra le lenzuola sfatte del tutto distrutti, ma felici come non mai.
Masumi coprì entrambi con il lenzuolo e Maya si prese la libertà di poggiare il capo sull’ampio petto, che si alzava ed abbassava ad un ritmo ancora irregolare.
- E’ bellissimo averti qui, non avrei mai sperato di vivere una cosa del genere proprio adesso…-
- Le cose belle le si apprezzano ancora di più quando sono inattese-
- Sono d’accordo. E soprattutto sono felice…-
- Ti amo- Maya si voltò e gli regalò un casto bacio tra le labbra.
- Ti amo anch’io…-
Stettero a quel modo per un tempo indefinito, finchè Morfeo non li accolse tra le sue braccia, guidandoli in sogni che da parecchio tempo non furono così sereni.

Svegliarsi l’indomani con il suono di un cellulare fu uno shock.
Masumi fu il primo a percepire quel rumore lontano, che credè fino all’ultimo fosse il frutto di un sogno.
Quando aprì le palpebre il sole filtrava abbondantemente dalle vetrate della finestra, stropicciò gli occhi e sentì un peso sull’addome. Si alzò di poco, incontrando una folta massa castana. Sorrise accarezzando quei fili setosi che tanto amava.
Stavolta distinse del tutto il suono inconfondibile del proprio cellulare, così spostò delicatamente il corpo di Maya, ammirando per un attimo il suo volto sereno e cercò il cellulare che doveva essere ancora nella tasca dei pantaloni.
- Pronto?- rispose cercando di mantenere un tono basso.
- Signor Hayami! E’ la terza volta che la chiamo!-
- Scusa Hijiri, non ho sentito il telefono…-
- Ma dove si è cacciato? Lasciare l’albergo senza avvertire nessuno?!? Non sapevo dove cercarla! Stavo iniziando a preoccuparmi seriamente-
- Se mi conoscessi fino in fondo, sapresti benissimo dove sono…- rispose stropicciandosi gli occhi per l’ennesima volta, tentando invano di abituarsi alla luce del sole.
- Non avrà per caso…- Hijiri non volle continuare, ma ricordava perfettamente quel taglietto di cui ancora portava un segno inconfondibile proprio sul collo.
- Diciamo che ho avuto un’illuminazione ieri sera ed ho deciso di prendere in mano le redini della mia vita-
- Sono felice di sentirle dire queste parole-
- Lo so, Hijiri… Non puoi immaginare quanto sia felice io per primo di potertele dire…- sorrise quando vide Maya rotolarsi tra le lenzuola, cercando invano di riprendere sonno.
- Allora quali sono le prossime mosse?- chiese l’amico riportandolo alla realtà.
- Cancella gli appuntamenti di oggi, ho bisogno di parlare con i Takamiya-
- Che intensioni ha?- chiese sincero.
- Li aiuterò per quanto posso, non sono il tipo da voltare le spalle ai problemi, ma metterò in chiaro che non potrò sposare la nipote. Inoltre hanno un debito morale nei miei riguardi, in quanto l’ho salvata dal peggio notti fa. E per il loro bene è meglio che questa storia non si sappia in giro, potrebbe essere un danno in primo luogo per la loro azienda. A questo punto saranno loro a decidere se vogliono il mio aiuto o se ritengono di poterne fare a meno. So solo che non posso permettere a me stesso una vita infelice, soprattutto adesso che so quali sono i sentimenti di Maya…- e tornò a guardarla, mentre dormiva beatamente.
- Sono d’accordo con lei, chiamo immediatamente la sua assistente per disdire gli appuntamenti. Mi chiami quando torna in albergo-
- Lo farò, a presto- e mise giù la conversazione.
Si avvicinò al letto, si sedette in un angolo ed accarezzò il corpo di quella splendida creatura.
Maya si svegliò del tutto, aveva sentito tutta la conversazione, ma volle far finta di non sentire nulla, in modo che fosse lui stesso a raccontarle ogni cosa.
- Buongiorno…- le sussurrò baciandola castamente.
- Ciao…- fu felice di vedere che il suo corpo fosse coperto dalle lenzuola, si sentiva in imbarazzo di fronte al suo sguardo bruciante dalla passione.
- Dormito bene?-
- Mai stata meglio…- Masimi sorrise, si fece spazio tra le lenzuola e tornò ad afferrarla per la vita.
- Cosa succederà da adesso in poi?- ebbe il coraggio di chiedere.
Masumi sospirò, era giusto voler mettere in chiaro la cosa fin da subito, così raccontò a Maya di ciò che era successo con Shiori nelle ultime settimane, svelando il perché quella volta alla daito si comportò in modo tanto ostile nei suoi riguardi. Evitò di raccontare dell’invito di Hijiri a darsi una mossa, o del lancio del coltello, né tantomeno le disse che si era deciso grazie ad una partita di calcio! Ma fu ben chiaro per il futuro: voleva stare con lei a tutti i costi, qualsiasi cosa avrebbero pensato gli altri.
Maya fu felice di sentirsi raccontare la pura verità e capì il bisogno dell’altro di voler aiutare Shiori, era un atteggiamento maturo che gli faceva onore, amava Masumi anche per quello.
Per il resto avrebbero aspettato la fine della dea Scarlatta, avrebbero deciso come affrontare il resto del mondo in un secondo momento, ciò che era indispensabile era che entrambi si fossero chiariti, ma soprattutto che si fossero ritrovati.
E quando tutti gli argomenti furono trattati, riunirono i propri corpi per suggellare quel momento di infinita intimità. Era un modo per rinnovare le proprie promesse, poiché insieme potevano fare qualunque cosa…
E quando Masumi si separò dalla giovane per affrontare i Takamiya, per un attimo si sentì morire, riprendendosi un attimo dopo quando Maya le disse che se voleva avrebbe potuto fermarsi da lei a pranzo e cena.

Salì in macchina con il cuore leggero, accese la radio e sentì il notiziario mentre era bloccato nel traffico cittadino.
Quando sentì che Cristiano Ronaldo sarebbe stato costretto a rinunciare all’amichevole contro il Brasile per colpa della tendinite, che doveva essere curata per evitare un infortunio più serio, capì che certe volte nella vita bisognava fare delle scelte. Non si può avere la presunzione di credere che tutto si possa risolvere senza sacrifici, scegliere una cosa piuttosto che un’altra comporta ad ogni modo una rinuncia, un andar contro a qualcosa. Ma le scelte sono necessarie. Sta tutto nel capire a cosa bisogna dare la priorità.
Sinceramente fu fiero di aver seguito l’esempio del portoghese e giocarsi il tutto e per tutto il quei 90 minuti di partita per la qualificazione ai mondiali.
Per quella volta, si era ampiamente guadagnato la prima posizione nella classifica del suo girone.

FINE

Per prima cosa vi posto l'articolo dove riporta la cronaca di ciò che è accaduto in partita. http://it.eurosport.yahoo.com/notizie/mondiali-2014-offendono-cristiano-ronaldo-replica-cos%C3%AC-064125723--sow.html
La storia della tendinite è vera, fino all'ultimo non si sapeva se Cristiano avrebbe giocato o no, ma credo abbia scelto di dare un supporto alla squadra ed abbandonare l'idea di giocare contro il Brasile nell'amichevole, che prestigiosa quanto mai, sempre di amichevole trattasi.

http://youtu.be/baF0ek8wjGQ questi sono i goal del portogallo, quelli di Cristiano sono dal minuto 1 in poi. Notare come dopo il primo goal di Ronaldo si senta in sottofondo il coro di "Messi, Messi, Messi".

http://www.youtube.com/watch?v=PMmQDmAVajg&feature=share&list=FLIUjYPAXwF8l_IVCMPas6Qw Poi inserisco un video (per chi fosse interessato) che mostra cosa sa fare quel genio/sexy di Cristiano. Adoro i suoi dribbling, il goal al minuto 4 è il mio preferito, un tocco di classe!


E questo è quanto. So che può sembrare assurdo associare Masumi al calcio e soprattutto a Cristiano Ronaldo, ma io vado sempre dove mi porta il cuore ed oggi mi diceva di volare verso i luoghi di Cristiano ed io mi sono limitata ad ubbidire pazientemente.

Fatemi sapere cosa ne pensate, l'ho scritta con tanto amore (e tanta follia).

Ciao!
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Il grande sogno di Maya / Vai alla pagina dell'autore: ButterflySeven