12/09/2013
0 recensioni1° Tutto Nero
Vivere.
Un'azione molto comune per alcuni esseri umani che, senza pensarci minimamente, compiono con facilità. La spensieratezza ricopre completamente cuore e mente, lasciando scivolare l'animo tra volti indiscreti, che non vivono. Come me.
Volto buio, spento, senza nessuna voglia di andare avanti. Occhi neri, quasi grigi, che non esprimono più nessuna emozione. Labbra rosse e carnose che chiedevano solo di essere coperte e accarezzate da altra carne che non aveva ancora perso quello che io non trovavo più da tempo. Avevo addirittura dimenticato cosa cercavo. Ormai i ricordi si erano cancellati durante la mia lunga e tortuosa adolescenza, che stava per concludersi. Il mio cervello aveva deciso di far scomparire quel vuoto, rimpiazzandolo con pensieri complessi che solo la mia mente può capire. Riemergono in essa ricordi più traumatici che buoni, nel solo ed unico intento di far riaffiorare in me cose che avrei volentieri buttato via. Parole che riecheggiano da sempre nella mia testa, nella speranza che un giorno si fermino, dando la possibilità di far rivivere discorsi che sono sepolti nell'abisso più profondo dell'anima. Anche il mio ex psicologo la pensava così. Diceva: 'Se vuoi rendere la tua anima pura e felice, spogliati di quella veste tetra che copre la tua lucente pelle.' In sostanza diceva di purificare l'anima.
Secondo i pitagorici, alcuni tra i primi filosofi nell'antichità, l'anima passava ininterrottamente da un corpo all'altro, purificandosi sempre più, fino ad arrivare al corpo purificatore, Dio. Quindi, per purificarmi l'anima e togliermi quell'invisibile veste, dovrei morire. Non è una cattiva idea.
Ero rimasto giorni e giorni fisso su questo pensiero, vivo in me anche quel giorno, il giorno in cui lascerò le redini della mia famiglia a mio fratello, appena adolescente e molto ambizioso, l'esatto mio contrario. Sarà lui a prendersi cura di mia madre, malata da troppo tempo. Senza una figura paterna, portata via dal cancro, con una madre che non può svolgere neanche le più semplici azioni e con me che parto via per non so quanto tempo, sarà difficile e complicata la vita di mio fratello. E poi c'era mio zio, zio Adamo.
Da quando era morto mio padre, non faceva altro che comandare come se fosse lui il capo famiglia. Ecco perchè partivo.
Non volevo più vivere sotto il controllo di una persona che fa del male senza usare le parole, ma usava l'odio che aveva in corpo per colmare quel vuoto che mio padre aveva lasciato. Non volevo più vedere le lacrime di mia madre lavare il pavimento sporco da troppo tempo ormai e che lavava anche il ricordo di una vita felice, ormai persa nel buio nero.
Allegro era rimasto solo il mio falso sorriso, che nascondeva tutto quel dolore che c'era nella mia vita. Voleva solo dare l'impressione positiva, quella bocca che aveva sussurrato, detto, gridato parole che non dovrebbero mai uscire da quelle corde vocali.
Solo a pensarci rimbombano in testa; le bestemmie di mio zio, le goccie d'acqua che scendevano nere dal volto di mia madre, il silenzio di mio fratello che stava fermo in un angolo e le ultime parole di mio padre: 'Vivi. Non lasciare che ti portino via la vita, come Dio sta facendo con me. Vivi quella vita che io non ho potuto vivere, vivi per me, vivi per te stesso.'
Vivere? Me ne stavo andando proprio per cercare di comprendere quella parola, per me nera.
Stavo lasciando il nero di casa mia alle spalle, per prendere un'altra strada, la strada bianca. La luce può sconfiggere l'oscurità come l'oscurità può sconfiggere la luce, come giorno e notte, bene e male, sole e luna, vita e morte, amore e odio, felicità e depressione, bianco e nero.