Suite no.4
(BWV 1010)
L’eco della Suite
Percorre gli spazi infiniti
Del tempo.
Tende l’archetto di legno
Il giovane maestro,
Accentuando la sua curva.
Fuori
I profumi della città si celano
Dietro le melodie
Di un noto Preludio,
giocando a nascondino
con le armonie perdute dal vento.
Si poggia, incauto,
l’archetto sulla corda di budello.
Il suono gracchiante
Impetra perdono al maestro
Il quale, clemente,
concede un’altra prova.
Nel tempo di un’ Allemanda
Gli orecchi della gente
S’ immergono senza remora
Ma, invero, loro stessi
Non vogliono cedere
A questo invito
Di persuasione barocca.
Il legno scappa via
Dalle mani maldestre
Del giovane maestro.
Quale affronto più grave!
Egli non può crederlo vero!
Raccoglie quello che per lui
Ora altro non è che un oggetto
Ed esso, in quanto tale, senza vita.
Lo strumento cinto dalle sue gambe
Reclama la sua bacchetta fidata
O un semplice mezzo
Per parlare:
con messe di voce,
con trilli,
con accordi,
con le armonie della Corrente.
Ma egli è muto
E il maestro
È senza la sua musica.
Due piccoli pargoli,
costretti nei loro abiti seicenteschi,
improvvisano i passi della Sarabanda.
Le scarpe di lucido nero
Producono un silente rumore.
Ma, per loro fortuna,
la musica continua a fluire
anche se si sono di già interrrotti.
Il petulante scorrere della melodia
Allieta gli animi
Anche se essi sono sordi.
Il maestro,
forse non più studente,
irrompe nel tacito chiarore del giorno
Con le sue lacrime
Di fragile cristallo
Mentre l’allegre danze di Bourrèe
Perpetuano gli attimi
Sfuggiti agli occhi umani
E divini.
Egli piange,
immerso nel suo egoismo
Di musicista e
Nella sua follia consumata
Fra le notti e i giorni
Sul suo violoncello d’autore.
Ed egli rimpiange
Le sue stesse lacrime
Perché la Suite scorre via
Lontano dai cuori indifferenti
E da lui.
E non tornerà, dispettosa,
a portargli anche solo l’eco
della vivace Giga
Che un tempo cullò
Le sue fantasie bachiane.
E mentre il maestro
Sente l’armonia
Scomparire dentro di sé,
anche la Suite si spegne,
e il chiaro Stradivari
Giace
Nell’angolo oscuro della sala.
Tutto è silenzio attorno ad esso.