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Autore: SeleneAngel12    12/09/2013    0 recensioni
"Come mai mi hai chiesto di incontrarci Haz?" gli chiese.
"Voglio raccontarti la mia storia" rispose semplicemente l'altro accompagnando la risposta con un'alzata di spalle.
Lei lo guardò confusa, come se non capisse appieno le sue parole.
"Io conosco già la tua storia Harry. Nato a Holmes Chapel. Tua mamma si chiama Anne. Sei negli One Direction. Venite da x-factor e bla bla bla. Sono anni che i giornali ci rifilano la vostra storia, con tutto rispetto eh...Io ti voglio bene e sei un amico di Ed, ma non penso di voler sentire tutto daccapo" rispose con la sua consueta sincerità disarmante.
"Tu conosci la storia che tutti sanno, ma io voglio raccontare la verità, quella nascosta, le cose che nessuno sa, ma che tutti dovrebbero sapere".
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When everything's meant to be broken

I just want you to know who I am.

 

 

 

Quando Harry Styles entrò in quella libreria alla periferia di Londra, la prima cosa che lo colpì fu l'odore pungente di carta ingiallita, misto all'aroma di caffè appena fatto. 

Lì per lì non seppe dire se fosse piacevole o meno, ma, in qualche modo, quel profumo che gli solleticava le narici gli ricordava tutti i pomeriggi passati nella casa di quand'era bambino, gli ricordava i giorni piovosi, le partite a monopoli, tutte le canzoni scritte e poi stracciate, insomma gli ricordava come ci si sentiva ad avere una vita normale.

Spinse il berretto di lana un po' più giù del lobo delle orecchie con un gesto automatico e sorrise alla vecchietta all'entrata della libreria che lo guardava con aria curiosa, come se potesse intuire il suo disagio.

Appena più avanti vide la chioma riccia di Lauren, immersa in un libro di Virginia Woolf un po' ingiallito e rovinato, il che non lo stupì affatto, non l'aveva mai vista senza un libro con sé.

Ed Harry pensò che quella sì che era passione, pensò anche che, in un certo senso, poteva capirla perché quello che provava lei verso i libri doveva essere molto simile a quello che lui sentiva verso le canzoni che scriveva.

L'atmosfera gli piaceva e forse, si trovò a pensare, quello era il posto adatto dove andare per svelare i segreti di una vita.

Si schiarì la voce non appena raggiunse il grande tavolo in legno e subito Lauren trasalì come spaventata, ma vedendolo sorrise portandosi una mano al petto.

"Harry, mi hai spaventato" disse regalando un sorriso divertito all'amico appena arrivato.

"Scusa, ma eri così intenta a leggere che non sapevo come attirare la tua attenzione" rispose Harry sedendosi davanti a lei.

"Ah, la mia è una brutta abitudine, quando leggo mi estraneo dal mondo" asserì passandogli una tazza di caffè messa da parte appositamente per lui.

Il liquido caldo attraversò la gola di Harry sciogliendo la tensione accumulata dentro, si sentì meglio, quasi come se tutto il peso che gravava sulle sue spalle stesse scemando.

"Ho sempre invidiato le persone come te" rivelò Harry guardandosi intorno estasiato.

"I topi di biblioteca intendi? Credimi è una condanna per tutte le prese ingiro".

"Io ammiro la tua passione e la dedizione che metti nel leggere. Tu puoi essere mille persone diverse, puoi vivere tutte le vite che vuoi, puoi provare mille sensazioni, mentre le persone comuni come me non possono far altro che accontentarsi di quello che sono, tu sei ricca dentro, Lauren" disse prendendo un altro sorso della sua bevanda.

Lei gli sorrise chiudendo delicatamente il libro che aveva davanti prendendo poi dalla borsa il biglietto percorso dalla calligrafia veloce di Harry, quel biglietto che le aveva portato il suo fidanzato per conto dell'amico, quello stesso biglietto che l'aveva condotta lì, armata di tutta la curiosità che possedeva.

"Come mai mi hai chiesto di incontrarci Haz?" gli chiese.

"Voglio raccontarti la mia storia" rispose semplicemente l'altro accompagnando la risposta con un'alzata di spalle.

Lei lo guardò confusa, come se non capisse appieno le sue parole.

"Io conosco già la tua storia Harry. Nato a Holmes Chapel. Tua mamma si chiama Anne. Sei negli One Direction. Venite da x-factor e bla bla bla. Sono anni che i giornali ci rifilano la vostra storia, con tutto rispetto eh...Io ti voglio bene e sei un amico di Ed, ma non penso di voler sentire tutto daccapo" rispose con la sua consueta sincerità disarmante.

"Tu conosci la storia che tutti sanno, ma io voglio raccontare la verità, quella nascosta, le cose che nessuno sa, ma che tutti dovrebbero sapere".

Lauren alzò leggermente il busto dalla sedia di legno massiccio e chiuse gli occhi perché veramente non sapeva come reagire davanti ad una richiesta di quel genere, davanti agli occhi di un Harry Styles completamente disarmato e pronto a spogliarsi di qualsiasi tabù.

"Okay, ma perché ora? Perché proprio io che lavoro per un piccolo giornale? Sai a quanto potresti vendere una singola sciocchezza su te stesso?" chiese dopo essere riuscita a controllare nuovamente il flusso dei suoi pensieri.

"Non mi interessa vendere la verità e se lo pensi sei molto lontana dall'aver capito come sono veramente. Ma voglio che sia tu a farlo perché di te mi fido, hai la straordinaria capacità di cogliere la verità e non menti, mai, ed io ho bisogno che quello che dirò venga ascoltato senza essere frainteso o modificato. Potrebbe essere una verità scomoda per molti".

Lo guardò confusa e curiosa allo stesso tempo.

"Ancora non capisco perché tu abbia questa necessità di rivelare tutto in questo momento".

"Perché ho perso tutto a causa del mio sogno di fare il cantante, tutte le persone che ho amato se ne sono andate a causa mia e delle mie scelte sbagliate. Ora non ho nulla da perdere e voglio far capire alle persone quando il mondo dello spettacolo sia crudele e corrotto".

"So che sei sincero Harry, ma non capisco cosa tu voglia precisamente da me. Un articolo? Una storia?" chiese con un tono che nascondeva un pizzico di esaltazione.

"Voglio semplicemente che tu mi ascolti attentamente, lascerò a te la scelta di come utilizzare quel materiale, puoi anche aspettare e ragionare sul da farsi, puoi farci quello che vuoi, l'unica condizione è che tu sia totalmente sincera e senza censure".

"Ma dopo che il materiale sarà circolato come farai? Tu sai meglio di me quante critiche ti verranno rivolte e la tua carriera potrebbe essere compromessa per sempre".

"Non c'è più nessuna carriera, nessuna persona cara da proteggere con il silenzio. Non ho paura delle critiche perché per quando verrà fuori la storia io me ne sarò andato, mi trasferirò da qualche parte, magari in una casetta sperduta vicino al mare. Chissà" rispose Harry e chiunque l'avesse guardato in quel momento avrebbe visto un ragazzo totalmente svuotato della sua essenza.

Lauren si portò una mano alla fronte come per soppesare le parole del ragazzo e chiuse gli occhi, perché se avesse guardato ancora in quelle pozze verdi e lucide probabilmente sarebbe crollata.

Lauren aveva avuto modo di incontrare Harry quando ancora era felice, l'aveva visto ridere, ma soprattutto aveva avuto l'opportunità di vederlo innamorato e ne era rimasta colpita.

Si ricordò di quando, per la prima volta, aveva visto Louis, si ricordò di come avesse visto il riflesso di Harry nei suoi occhi e di come in quel momento avesse pensato che quello dovesse essere amore vero.

Il ragazzo che aveva difronte non era di certo la persona che lei aveva imparato ad apprezzare, era una persona a cui era stata portata via la sua ragione di vita ed ora che lo guardava, sembrava pronto a sgretolarsi da un momento all'altro.

"Devo pensarci Harry, dammi un giorno di tempo per decidere. Qui non si tratta solo di te, si tratta anche della mia carriera e devo capire se questa situazione possa giovarmi o meno, soprattutto considerando le condizioni di vita di noi giornalisti" rispose Lauren cercando, come sempre, di non dare false speranze.

La ragazza si alzò dal tavolo prendendo la grande borsa rossa che portava con sé, ma si fermò per dare un bacio sulla guancia all'amico, uno di quelli amichevoli e incoraggianti.

"Dovresti leggere 'The Perks of Being a Wallflower'. E poi Harry, tutti possono diventare dei grandi lettori, basta trovare i libri giusti, quelli che ti colpiscono all'anima" disse lei scompigliandogli i ricci castani fin troppo trascurati.

"Grazie per quello che stai facendo, sinceramente" sussurrò lui sperando di essere sentito.

 Lauren mosse la mano in segno di saluto e varcò la soglia della libreria con almeno tre tomi tra le braccia e lui rimase lì ad aspettare che il tempo scorresse.

Guardò la gente passargli accanto e poi decise che, forse, sarebbe stato utile tornare nella sua buia e fredda casa per cominciare a preparare gli scatoloni contenenti le cose che avrebbe portato con sé, lontano da quel posto.

Mentre varcava la soglia di casa ripensò a tutte quelle volte in cui si era ripromesso di voltare pagina, lo meditava da mesi ormai, voleva smettere di vivere nella menzogna perché forse Harry era arrivato a quel punto della vita in cui ti rendi conto che da solo non ce la puoi fare e lui effettivamente cominciava a vacillare davanti al muro di bugie che minacciava di cadergli addosso.

Cominciò a mettere dentro gli scatoloni tutti gli utensili della cucina pensando di dover lasciare per ultime le cose che gli avrebbero ricordato i suoi amici, il suo amore, invece si sbagliava, non c'era oggetto in quella casa che non fosse stato toccato da Louis, non c'era oggetto che non gli ricordasse la sua risata cristallina ed i suoi occhi azzurri come il mare.

Così Harry si ritrovò a piangere, seduto sul pavimento della cucina con accanto uno scatolone mezzo vuoto ed il cuore andato in mille pezzi.

Strinse le mani così forte da sentire le unghie conficcarsi nella carne mentre le lacrime continuavano a rigargli il volto, ma la verità è che avrebbe voluto strappare la sua stessa pelle per non vedere più tutti quei marchi che gli ricordavano fin troppo bene gli errori che aveva commesso.

Si coprì il volto con una mano, mentre con l'altra si aiutava ad alzarsi, spense la luce sperando che il buio potesse avvolgerlo fino a scomparire, fino a dimenticare.

La verità aveva distrutto Harry, tutto ciò che aveva attorno ed ora lo stava dilaniando per punirlo e lui sapeva che in fondo tutto questo dolore era giusto, sapeva di meritarselo per aver deluso la persona più importante della sua vita.

Si mosse piano Harry, con dei passi malfermi ed insicuri per paura di poter crollare a terra, si resse ai mobili bianchi e tremò perché davanti a sé vide una foto di Louis.

E per lui fu come vedere la luce dopo tanto tempo, fu come respirare dopo essere stato in apnea, fu come se la terra stesse tremando e si sentì completo, anche se quella sensazione sembrò abbandonarlo così velocemente com'era venuta.

Prese la foto tra le mani e sorrise senza smettere di piangere ed un po' si stupì di riuscire a ricordare perfettamente come si era sentito quando l'aveva scattata.

 

*Flashback*

 

Quando si rese conto di aver percorso quasi tre chilometri a piedi e che i suoi occhi erano probabilmente troppo stanchi per versare altre lacrime, Harry decise di girare i tacchi e tornarsene a casa.

Il suo orologio segnava le tre e venti del mattino e, forse, se avesse fatto attenzione, avrebbe potuto evitare di incrociare lo sguardo ferito e tradito di Louis.

Mentre camminava a passo spedito, attraversando la strada dove capitava e pestando pozzanghere che sembrava incapace di evitare pensò che la sua vita non sarebbe stata più la stessa.

Non perché avrebbe dovuto lasciare tutto, non perché se ne sarebbe dovuto andare o perché il suo sogno più grande era appena stato sbriciolato in mille pezzi, ma perché, probabilmente, non avrebbe mai più rivisto Louis.

I suoi occhi limpidi e brillanti, i suoi capelli morbidi, la sua pelle soffice, le linee in rilievo dei suoi tatuaggi scuri, quelli di cui amava tracciare i contorni con i polpastrelli dopo che avevano fatto l'amore, mentre il suo cuore cercava di riprendere i suoi regolari battiti.

Una cosa era certa: non avrebbe più riavuto indietro il suo cuore.

Non si sarebbe più lasciato amare, perché lo aveva tradito, usato, gli aveva mentito per troppo troppo tempo.

Harry era consapevole che la colpa era solamente sua e si era già insultato per tutto il male che aveva causato, le bugie, i tradimenti, tutto per inseguire un sogno che non aveva nemmeno potuto gustarsi e un amore così intenso che aveva finito per consumarlo e che adesso non avrebbe più potuto vivere.

Si fermò ad osservare una coppia, intenta a baciarsi davanti la porta di una casa dipinta di azzurro e desiderò davvero tanto poterli separare, perché lui non avrebbe più avuto l'occasione di farlo.

Uscire allo scoperto, dire al mondo che lui, Harry Styles, era totalmente, completamente e profondamente innamorato di Louis Tomlinson; ascoltare gli insulti, perdere le fan, ma, nello stesso tempo, sapere che ne è valsa la pena perché adesso il mondo sa che lui è tuo, che vi appartenete.

Non doversi più nascondere e urlare, sulla vetta più alta, affinché tutto il mondo ti veda e ti senta, che vi amate.

Un altro sogno andato in frantumi.

Probabilmente aveva perso il conto ormai.

La cosa peggiore era il bagaglio di ricordi che doveva portarsi dietro, le fitte di dolore, gli occhi lucidi, il cuore pieno di rimpianti.

Le immagini che scorrevano come un film nella sua testa, emozioni che esplodevano e vorticavano nel suo cuore come un tornado, la sensazione di aver perduto tutto.

Accelerò leggermente il passo quando si accorse delle gocce di pioggia, leggere e fastidiose che gli cadevano in testa.

Infilò le mani nelle tasche del suo cappotto scuro e continuò a camminare per le strade di Londra a testa bassa.

Chiunque conoscesse la sua storia avrebbe pensato che lui aveva tutto: fama, soldi, donne, un sogno divenuto realtà.

E la cosa che più lo feriva era che non ne avevano la più pallida idea. Di tutto quello che aveva passato, di tutto quello che aveva subito, delle ore interminabili di dolore fisico e morale, del peso che aveva dovuto portare per tutto quel tempo.

Se non altro un angolino del suo cuore adesso era più leggero, mentre il resto marciva.

Tutto quello che era stato toccato da Louis stava lentamente marcendo.

Crollavano una dopo l'altra le mura che aveva costruito intorno a sé ed Harry rimaneva da solo, nudo, in mezzo alla strada, con nient'altro che ricordi, immagini bellissimi ed una strada polverosa ed in salita dritta davanti a sé che avrebbe dovuto percorrere da solo.

Il solo pensiero faceva ritornare a galla le lacrime, che premevano dietro i suoi occhi per poter uscire, ma prima che potesse anche solo pensare di lasciarsi andare si accorse di aver raggiunto il portone rosso della casa che condivideva con Louis.

Allungò le dita verso la maniglia e sentì un brivido di freddo sconvolgergli la pelle e pizzicargli le ossa.

Quella casa non sarebbe più stata sua.

E forse da una parte era un bene, visto che quelle mura contenevano troppi ricordi. Lo avrebbero guardato e si sarebbero prese gioco di lui, deridendolo per aver fatto una cosa tanto stupida come mentire all'unica persone che era stato in grado di amare davvero con tutto il suo cuore.

Ricacciò indietro un singhiozzo e tossicchiò leggermente, le lacrime che gli bruciavano gli occhi e gli raschiavano la gola.

Prese un respiro profondo e l'abbassò, spingendo leggermente la porta ed entrando in casa.

Non si accorse che stava tremando fino a quando non sentì il calore avvolgerlo in un abbraccio e le sue spalle rilasciare la tensione.

Guardò la rampa di scale che gli stava davanti e pensò che avrebbe dovuto raccogliere tutta la forza che aveva in corpo per poterle salire.

Ricordò di tutte quelle volte in cui l'avevano salita insieme, tenendosi per mano; di quelle volte in cui avevano riso insieme, di quando avevano litigato, di quelle volte in cui salirle era stato impossibile perché le loro labbra proprio non volevano saperne di staccarsi.

Sospirò, cercando di lasciar fluire i ricordi altrove, cercando disperatamente di non pensare assolutamente a nulla perché qualsiasi cosa sembrava fargli male.

Quando arrivò in cima alle scale, la porta di casa gli sembrò un muro di mattoni indistruttibile.

Il groppo che aveva in gola cominciava a bruciare sempre di più e trattenere le lacrime sembrava impossibile.

Ma Harry lo sapeva che doveva entrare. Sapeva di dover essere forte e coraggioso solo che non aveva più voglia di farlo.

Non aveva più voglia di fingersi indistruttibile. Aveva bisogno di piangere, di lasciarsi andare, di farsi stringere e farsi cullare dalle braccia di qualcuno, no, da quelle di Louis.

Aveva bisogno di Louis, sentiva la necessità di stargli vicino, di respirare il suo profumo, di ascoltare la sua voce, la sua risata, di guardare i suoi occhi e di stringergli la mano, di fare l'amore con lui e dirgli che lo amava, che non se ne sarebbe mai andato e non gli avrebbe mai mai più mentito.

Fu qualcosa di bagnato e fastidioso che scendeva  lungo le sue guance a riportarlo alla realtà, a ricordargli che se ne stava lì impalato da minuti e che erano pur sempre le tre del mattino.

Tirò fuori il mazzo di chiavi dalle tasca posteriore dei suoi jeans e cercò di capire, nonostante la vista appannata, quale fosse quella giusta.

Qual era la chiave che lo avrebbe lasciato entrare. Sembrava che nessuna andasse più bene, che quella serratura non volesse più essere aperta da nessuna chiave perché faceva troppo male.

Essere usati, aperti, scassinati, farsi strada dentro, nel profondo e poi lasciarti cadere.

Prese un respiro e spinse la chiave più piccola nel buco, facendole fare quattro giri.

La porta si aprì con uno scatto e Harry fu invaso da un travolgente profumo, un misto di tè e vaniglia e di quel qualcosa che apparteneva solamente a Louis.

Sul fornello, in cucina, c'era una teiera, il che spiegava l'odore di limone e latte nell'aria.

Si guardò intorno, riconoscendo il casino tipico della loro casa e della loro relazione.

Vestiti, scarpe, sedie stracolme e tavolini pieni di piatti ed avanzi; due persone che avevano troppo poco tempo per potersi fermare a mettere in ordine.

Poco gli importava, finché loro stavano insieme.

Contava ciò che loro, Harry e Louis, erano insieme, non ciò che li circondava, il mondo che non voleva riconoscere il loro amore, i contratti che li tenevano separati, due fiori piccoli che vivono sui lati opposti di una strada interminabile ed impossibile da attraversare.

Sentì una goccia cadergli lungo la guancia e si chiese se, per caso, stesse piovendo anche lì dentro, se il tetto che avesse sopra la testa fosse fragile come la personalità che si era dovuto costruire per sopravvivere.

Procedette verso la camera da letto, le luci spente, il buio che lo circondava e la consapevolezza di non sapere esattamente dove metteva i piedi, ma la sicurezza di non potersi sbagliare perché quel posto apparteneva a lui e a Louis e non avrebbe mai potuto dimenticarlo.

Conosceva ogni sfumatura, ogni mobilio di quella casa.

Le foto, i quadri, i tappeti, le stoviglie, tutto pronto per essere seppellito insieme ad una montagna di ricordi che tanto poi tornavano sempre a tormentarlo, come spettri inquietanti.

Un'altra notte. Un'altra notte in quella casa e poi sarebbe scomparso tutto quanto.

Sarebbe tornato da sua madre, un paio di settimane per schiarirsi le idee e poi, giurò, se ne sarebbe andato, con la fragile e falsa speranza di potersi lasciare tutto alle spalle.

Si fermò davanti alla porta della loro camera da letto, nella quale condividevano un solo letto che non era mai stato troppo piccolo perché avevano sempre saputo farsi spazio.

Avevano sempre saputo come condividere un posto perché se potevano stare insieme allora al diavolo, avrebbe potuto anche essere una scatola da scarpe vecchia ed ammuffita ma loro avrebbero trovato il mondo di starci, insieme, per il semplice fatto che erano fatti per stare insieme praticamente ovunque.

Poggiando delicatamente il palmo aperto sulla superficie liscia e bianca della porta socchiusa, Harry fece una leggera pressione e la aprì.

I suoi occhi verdi luccicarono alla vista di Louis.

L' abat tour del comodino accesa emanava una luce tenue e calda che illuminava il suo viso leggermente più pallido del solito.

Il suo corpo era avvolto dalle coperte, che lasciavano scoperto solamente il viso angelico. 

Il suo respiro era regolare e sul comodino era stato appoggiato un libro aperto circa a metà, i suoi occhiali da vista adagiati sopra le pagine a tenere il segno.

E in quel momento gli si strinse il cuore.

Louis leggeva solamente quando era nervoso o quando stava aspettando qualcosa … o qualcuno.

Sentì altre lacrime rigargli la pelle, salate, calde, viscide e fece il possibile per trattenere tutti i singhiozzi che avrebbero voluto portarsi dietro.

Osservò il suo volto, il modo in cui la luce gli accarezzava le guance, le ciglia che sfioravano la pelle sotto gli occhi, il modo in cui le sue labbra erano leggermente curvate in un sorriso.

La sua testa adagiata sul cuscino, i capelli abbandonati sulla federa bianca e fresca.

Tutto di Louis sembrava essere così perfetto e calmo in una maniera assolutamente e tremendamente dolorosa che gli faceva venire voglia di piangere e sorridere allo stesso momento.

Non avrebbe mai ritrovato ciò che aveva visto in Louis anche solo per il semplice motivo che non avrebbe avuto voglia di cercarlo.

Era lui e lo sarebbe sempre stato e, per quanto Harry avrebbe potuto provarci, nessuno avrebbe potuto prendere il suo posto.

Avrebbe potuto ricostruirsi una vita, quello sì, ma il suo cuore era perduto.

I suoi occhi verdi erano liquidi di lacrime e le sue guance rosse e umide.

Senza pensarci si avvicinò all'armadio di fronte al letto, in cerca della sua macchina fotografica.

Louis in quel momento era troppo bello per non essere immortalato e per quanto ad Harry piacesse conservare ogni  sua singola immagine nella memoria aveva bisogno di qualcosa che avrebbe potuto toccare, sentire, accarezzare e guardare fino a quando i suoi occhi non fossero diventati rossi ed indolenziti per lo sforzo.

Qualcosa che avrebbe sempre potuto stare con lui.

Frugò tra le magliette, rovistando finché non riuscì a trovare ciò che stava disperatamente cercando.

Tornò a guardarlo e quasi gli mancò il respiro.

Louis si era spostato, girandosi su un fianco e raggomitolandosi, affondando il mento nelle coperte fino quasi a coprirgli del tutto il viso.

Harry ricordò i suoi occhi azzurri come il cielo, pensando che se avesse potuto ci si sarebbe perso per sempre.

Con le dita tremanti prese in mano la sua polaroid, l'indice già pronto a premere il tasto di scatto e si concentrò per rimanere immobile.

Ne scattò una dalla posizione in cui si trovava, mettendo da parte l'immagine, e poi si avvicinò, volendo catturare il suo viso più da vicino.

Si fermò a fianco del letto, le ginocchia che sfioravano il materasso.

Il respiro di Louis era regolare e profondo e ad Harry pareva quasi una ninna nanna.

Con un ginocchio appoggiato delicatamente sulle coperte, avvicinò la sua macchina al viso di Louis e quando fu abbastanza sicuro che le sue braccia e tutto il suo corpo non stesse tremando e che l'immagine non sarebbe venuta sfocata, decise di scattare.

La foto che ne uscì fu semplicemente perfetta.

Harry le mise in tasca entrambe, stando estremamente attento a non stropicciarle e sorrise, nel guardare il ragazzo più bello che avesse mai visto muoversi tra le coperte, mugugnando parole incomprensibili nel sonno.

Ritornò in piedi, allontanandosi dal letto, con la paura che si gonfiava nel cuore di poterlo svegliare.

Tirò su con il naso, silenziosamente, e si passò la manica del giubbotto sulle guance, stanco di sentirsele appiccicose e umide e poi si girò verso la porta per andarsene.

Prima di oltrepassare la soglia, però, si voltò di nuovo a guardarlo, gli occhi ugualmente lucidi nonostante tutte le lacrime versate nelle ultime ore.

Lo guardò e pensò che nonostante fosse finita male almeno un po' dell'amore che provavano l'uno per l'altro lo avessero vissuto a pieno.

In quel momento il suo cuore si gonfiò dei ricordi delle loro prime volte e Harry non poté fare a meno che sorridere.

Lo amava e lo avrebbe amato sempre.

Lo avrebbe sempre ricordato così, felice, bello e lo avrebbe sempre fatto con l'amore che traboccava dal cuore.

Si ritrovò fuori dalla stanza qualche secondo dopo, con i pensieri che non la smettevano di vorticare veloci e crudeli e la sensazione che Louis gli sarebbe mancato come ad un uccello manca volare o ad un pesce nuotare e prima che potesse rendersene conto si era lasciato andare, sedendosi atterra, la schiena appoggiata alla porta ed il viso seppellito fra le mani, i capelli castani a solleticargli i polpastrelli e la schiena scossa da silenziosi singhiozzi.

-Perdonami. Ti amo … perdonami.- i suoi erano solo sussurri che, in qualche modo, sperava sarebbero arrivati dritti alle orecchie di Louis o, magari, con un pizzico di fortuna in più, al suo cuore.

 

*Fine Flashback*

 

 

 

Quando sentì il telefono squillare fu come se fosse stato svegliato da un sogno, lo prese un po' controvoglia e lesse il messaggio che gli era appena arrivato.

 

Ho deciso di accettare. Vediamoci ogni giorno alle 4 in libreria. Lauren

 

Bloccò il telefono sospirando, poi piegò la foto e la mise dentro il portafoglio e l'ultima cosa che Harry fece, prima di addormentarsi, fu chiedersi se finalmente stesse facendo la cosa giusta.

Ma, in fondo, la verità era sempre la scelta giusta e lui lo sapeva molto bene ora.

 








*Il nostro angolino*

Ciao a tutti! :) Ecco qui il prologo di una storia che abbiamo intenzione di pubblicare.
Intanto vi abbiamo postato il prologo; fateci sapere che cosa ne pensate e se volete che continuiamo.
La storia è stata scritta a quattro mani da:
SeleneAngel12
The Glass Girl (che potete trovare qui: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=115400)

Baci :-*

 

 

 

 

 

  
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