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Autore: Ten No Senritsu    12/09/2013    2 recensioni
[Questa fic partecipa al contest ‘Between Heaven and Hell’ indetto da FaGammaVoloso e Saw Yozora.]
Dark Rose Angel e Caramellah unite sotto un'unico account.
Angeli e Demoni.
Una prova, un tradimento, un angelo nero.
Dal testo:
"Ogni volta che udiva la sua storia ritrovava la pace.
Quel giorno una rosa rossa apparve di fronte alla porta di casa di Kii."
Speriamo vi abbia incuriosito.
Buona lettura c:
Kiss
Mary e Fuyu
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Isabelle/Reina, Jordan/Ryuuji, Keeve/Kii Fumiko, Midori Seto, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore/i: Dark Rose Angel e Caramellah
Titolo: The angel of roses
Pairing: Hiroto/Reina accenni Fumiko/Reina
Parole: 3430
Prompt: Rosa(?)
Note: Qui è Mary che scrive. Sparateci! (Parla per te nd Fuyu). Ok, ci sono stati casini. EFP che non mi partiva, fb che dava i numeri e Fuyu che non stava bene. Odio questo genere di contrattempi. Alla fine sono riuscita a scrivere tutta la fic e poi l'ho passata a Fuyu che l'ha betata. Poi visto che il pc si era impallato le ho chiesto di avvertire Fra e Saw del nostro ritardo... Ha avuto problemi e se ne è dimenticata. Abbiamo ricorretto la fic perchè mi si era cancellata e insomma...
FATO, COSA HAI CONTRO DI NOI? ç.ç
Ma alla fine sono riuscita ad impostarla e abbiamo scelto il titolo. Ce l'abbiamo fatta.*coro dall'elleluia*
Insomma. Premetto che Reina, l'abbiamo scelta come ruolo perchè versatile. Anche se è seria ha anche una certa nota di ironia con i nemici.
Ci è piaciuta come personaggio(?). Per Hiroto abbiamo scelto il carattere di quando era il capo della Genesis aggiungendo una nota di cambiamento puccioso come quando ha scelto di far parte della Inazuma.
Nella prima parte, noterete abbiamo messo i dialoghi con ". Nella seconda, poichè racconta, con "< > ".
Beh, buona lettura a tutti. Ringraziamo ancora Fra e Saw per averci permesso di partecipare a questo meraviglioso contest. Alla fine ci sono delle mini note <3
SCUSATECI ANCORA PER IL RITARDO ;W;




 

The Angel Of Roses
 



***

Una signora, di all'incirca sessanta anni, guardava, attenta, una ragazzina, sua nipote, dai bellissimi capelli color rosso, giocare tra l'erba del prato.
Sorrise lasciandosi andare a vecchi ricordi.
" Nonna! Guarda che bella rosa!" Urlò la giovane facendo sobbalzare la donna.
Questa ridacchiò sorridendo nuovamente ma, appena la piccola tentò di strappare il fiore, la sua espressione si rattristò e fece cenno alla bimba di non farlo.
" Se la strappi morirà Midori. " aggiunse poi osservando la nipotina fissarla perplessa.
" Ti ho mai raccontato dell'angelo delle rose? " Continuò l'anziana sedendosi su una delle tante panchine, consumate dal tempo, nel parchetto.
" No, nonna. " Rispose la Seto accomodandosi accanto alla sessantenne.
" Vedi, se strappi una rosa, in particolare una rossa, farai piangere l'angelo. " Spiegò la donna accarezzanto la nuca alla nipote.
"Ora ti racconto.... " Proferì senziente.

 

 


 

***

Il giardino dell’Eden.

Unico luogo di incontro tra le alte -Paradiso- e basse sfere -Inferno-.
Unico luogo in cui sole e luna persistevano contemporaneamente nel cielo.
Unico luogo in cui Angeli e Demoni potevano vedersi.

***

Proteggere e tentare.
Questo lo scopo delle rispettive parti.
Ma ci sono volte in cui le cose non vanno come dovrebbero.



***

 

Il sole splendeva in maniera sorprende.
Una ragazza, dai lunghi capelli color del cielo, si affacciò sorridente, anche se allo stesso tempo seria, alla finestra osservando con aria pensierosa la cittadella in cui viveva. Con una smorfia gioiosa in viso, poco dopo, prese a giocherellare con le sue due meches color latte che, con leggiadria, le ricadevano su entrambi i lati del viso mosse appena dal venticello fresco che, con finezza, avvolse la ragazzina.
Una leggera brezza, infatti, che traspariva un odore leggermente salato ma delicato, si diffuse, subito, in tutta la camera, provocando un leggero brivido che percosse per pochi secondi l’azzurra.
Immediatamente si diresse con fare frettoloso allo specchio scrutando con attenzione i tratti del suo viso a dir poco angelico soffermandosi, in modo accurato, sui suoi occhi limpidi del color del mare. Iniziò a pettinarseli con disinvoltura tentando di non tralasciare nodi per poi, appena terminò, legarli in una morbida e aggraziata treccia con un fermaglio a forma di rosa bianca. Per finire aggiunse il piccolo diadema con l’opale, simbolo di speranza e fede, intrecciato con alcune piccolissime gemme di zaffiro. Subito, prese a vestirsi.
Alla fine optò per una normale tunica color panna leggermente aderente lungo i fianchi dove, con eleganza, una sottile cintura color acquamarina le cingeva la vita. Indossò, infine, delle normali scarpe da ballerina del medesimo colore di quest’ultima. Sorrise nuovamente guardandosi allo specchio.

 

***
Sì, lei, Reina, era finalmente pronta a ricevere le sue ali angeliche.
***

 

***
 

La notte era più cupa del solito.
Un ragazzo dai capelli color del fuoco prese a giocherellare con delle freccette.
Gli occhi, color smeraldo, risplendevano con un’intensità straordinaria nella penombra di quella che, probabilmente, doveva essere la sua stanza.
Sbuffò rumorosamente quando, circa quindici minuti dopo, l’orologio ancestrale, situato a pochi passi dalla sua abitazione, scoccò le dodici.
L’oscurità della camera iniziò a dissolversi lasciando spazio ad una piccola luce che, nonostante fioca, per il rosso era più che perfetta.
Non che odiasse l’oscurità, ci mancherebbe, ma anche lui aveva il ritegno di vestirsi decentemente.
Ghignò al suo stesso pensiero. Insomma, era un demone, che diamine stava pensando?
Pochi secondi dopo si ritrovò davanti allo specchio e, con accuratezza, prese ad osservare il suo abbigliamento che, secondo il suo modesto parere, non era un granché. Difatti, pochi attimi dopo, indossò un normale pantalone nero con una camicetta a maniche corte d’un color cremisi perfettamente intonate ai suoi capelli che, con classe piuttosto innata, prese a pettinare facendo attenzione alle piccole corna nerastre che sbucavano ai lati della sua nuca.
Quel giovane, seppur un demone, aveva dei tratti piuttosto fini che, per qualche strano motivo, ne risaltavano la carnagione nivea e gli occhi color prato.
Un’espressione, apparentemente sadica, si fece spazio sul suo volto distruggendo quell’armonia pressoché perfetta.

 

***
Lui, Hitoto, era pronto e deciso a ricevere le sue ali demoniache.
***


 

Come sempre la sua migliore amica, Fumiko, l’aveva accompagnata al cancello.
Le teneva stretta la mano come se non volesse lasciarla e la blu se ne era accorta.
< Me la caverò, tranquilla! > La rassicurò nuovamente Reina mentre l’altra con sguardo basso sospirò leggermente per poi alzare il capo e sorridere malinconicamente all’azzurra.
Sistemò la sua tiara con le gemme di ametista e, fissando l’amica con le sue iridi color perla, le chiese nuovamente se si sentiva pronta. La ragazza con la treccia per poco non rischiò un attacco di isteria.
Era la dodicesima volta che Kii glielo chiedeva.
Fortunatamente le acque si calmarono quando davanti alle due apparve un cancello dorato con una bellissima rosa costituita da diverse gemme incastonate le quali componevano i diversi petali.
Nonostante il cancello permettesse di vedere aldilà di ciò che nascondeva, guardando attraverso le sbarre, non si riusciva a scorgere nulla se non il nero.
Reina prese un respiro e varcò la soglia del cancello che, subito, si richiuse alle sue spalle con un tonfo piuttosto fastidioso.
Intanto un’altra entità, dai capelli cremisi, era entrata dal cancello opposto.




 

***

Il giardino dell’Eden era sempre stato un luogo di pace e allo stesso tempo di guerra.
Si diceva, da ambo le parti, che fosse il luogo ove tutto ha avuto inizio.
Difatti era un luogo sacro e solo quando un demone e un angelo compivano l’età giusta era possibile per loro entrarvi ed avere in custodia un protetto che avrebbero dovuto, rispettivamente, proteggere e tentare.
Solo una coppia ogni cento anni.
Questa era la regola base anche se, visto che gli umani erano aumentati, quest’ultima variò spesso.
Quel luogo era coperto di erba color sangue la quale, punteggiata da margherite e vari fiori, aveva un aspetto idilliaco.
In un’unica zona, quella centrale, vi si espandeva un lago al cui centro era situato un isolotto dove si ergeva, imponente, una sorta di tempio composto da un materiale, simile al marmo, d’un color grigio. In esso, si diceva, era racchiuso il potere della luce e dell’oscurità.
Di fronte a questo era situato un pozzo color argento in cui, si racconta, vi sia la sostanza primordiale usata per creare l’uomo.
Era vietato avvicinarvisi. Per entrare nel tempio era necessario attraversare un ponte completamente avvolto da rami di piante di rose bianche le quali spuntavano, con fierezza, dalle acque dorate con grazia innata.
Eppure, oltre alla vegetazione florida, la cosa che rendeva quel luogo spettacolare era la vicinanza del sole e della luna che, solenni, erano entrambi alti nel cielo. Dal lato del sole il quest'ultimo era limpido e cristallino, da quello delle luna invece, scuro e brillante. Inutile dire che l’isolotto si trovava giusto nel mezzo.

***


 

Una sottile nebbia, d’un color amaranto, iniziò a pervadere quel luogo appena i due, l’uno inconsapevole della presenza dell’altro, avevano varcato la soglia de cancello. Reina, piuttosto agitata, cercava, con fare attento e a dir poco sbandato, di trovare una via da fuga da quella coltre. Assiduamente, lesta, cercò di non sbattere contro le pareti rocciose che, con elevazione straordinaria, sorgevano imponenti e maestose.
Una specie di vischio, notò Hiroto, ricopriva quest’ultime come se fosse un manto.
Era d’un colore vermiglio, con, in modo insolito, decise sfumature violette e, inoltre, sembrava secernere un liquido rossastro.
Leggermente bagnato, ruvido e decisamente umido al tatto. In sostanza questo era quella “sottospecie di pianta”, come la definiva Reina, a provocare quella nebbia. Hiroto e l’azzurra vagavano in pura cecità poiché questo fumo era piuttosto dannoso per gli occhi e, nonostante il rosso fosse un demone e a quel caos ci fosse abituato, non riusciva a scorgere la più piccola ombra.
Una grossa testata, veramente forte, dissuadé in pochi attimi i due mentre Reina finiva a terra mentre l'altro girava la testa. Un tonfo, appena percepito, ridestò il demone che, accortosene si mise in guardia come se, per qualche strano motivo, di fronte a lui ci fosse stato un nemico.
Il contatto con il suolo fu leggero poiché la giovane riuscì a bloccare il suo atterraggio con le mani.
< Ahia! Che razza di botta! > Urlò lei in tutta risposta vedendo che, l’ombra, non si accingeva ad aiutarla.
< Gentile eh. > Aggiunse poi, rimettendosi in sesto e sbuffando.
< Io faccio quello che voglio mia cara. > Rispose il rosso passandosi una mano tra i capelli color cremisi.
< Avresti potuto aiutarmi signorino! > Sbottò adirata, tentando di sistemarsi.
< Uff. Che noia che sei. Sicuramente devi essere un angelo. > Sbuffò Hiroto sorridendo lievemente.
< E io scommetto che tu sei un demone, ci metterei la mano sul fuoco. > Ripeté l’altra tentando, con evidente difficoltà, di sistemarsi la tunica che, se ne accorse subito, si era sporcata.
< Brava mia cara. Vuoi un applauso forse? > Domandò ironico il ragazzo, mentre l’altra si limitò a girarsi dalla parte opposta.
< Io sono Hiroto comunque. > Disse il ragazzo, fissando l’ombra di fronte a lui.
< Cosa vedo! O meglio sento! Quindi un po’ di buona educazione la conosci eh? > Aggiunse la ragazza soddisfatta.
< Non farci l’abitudine angioletto. > Continuò lui, scandendo bene le ultime sillabe e provocando seriamente la ragazza che si morse leggermente il labbro inferiore per non rispondergli in malo modo.
< Io sono Reina. > Disse lei bofonchiando a seguito parole che, nonostante il rosso a avesse i sensi sviluppati, non riuscì a sentire. Una leggera luce inondò i due e, quasi di scatto, la nebbiolina si dissolse ritirandosi velocemente e permettendo a entrambi di vedere i propri volti.

 

***

Sbadigliarono palesemente annoiati finché, finalmente, si ritrovano davanti al portone del tempio il quale, imponente, brillava di una luce meravigliosa. Vi apparve, tutto ad un tratto, un giovane dai capelli color prato e occhi cenere.
La veste che egli indossava era d’un color perla, sottile e talmente leggiadra che alcuni filamenti svolazzavano al minimo alito di vento caldo che soffiava eternamente in quel luogo. Due magnifiche ali color della pece si aprirono di botto in cenno di saluto, mentre il ragazzo sorrise dolcemente al neo-angelo e al neo-demone.
< Benvenuti all’altare dell’Eden, miei cari. Io sono il protettore di questo luogo, Riuji. > Sentenziò l’angelo nero. I due lo fissarono come estasiati.
Sì, insomma… Le sue ali erano magnifiche. Piume affilate, come mille rasoi, tinte della stessa essenza dell’oscurità ma risplendenti come la luce.
Reina lo guardava assorta. Non aveva mai visto, fino ad allora, un angelo senza aureola anche se, aveva letto nei vari libri, che si trattava di "custodi", detti anche neutrali. Si nutrono della gioia e dell’oblio degli umani e, stranamente, sono in parte anche demoni.
Si pensa, rifletté per ricordarlo, che furono i primi esseri a custodia del giardino e che vi abitino da tempo indenne.
Insomma quella era una carica importante degna di stima e lode, ambita da ambo i due.
< Bene. Attendevo il vostro arrivo. Il vostro protetto vi aspetta. > Aggiunse il verde con aria superiore per poi, con un cenno della mano, far apparire lo specchio. Vi si materializzò la figura di un bambino dai capelli castani e gli occhi color cenere. < Il suo nome è Ichinose Kazuya. > Indicò il ragazzo dagli occhi color della notte. L’azzurra e il rosso si lanciarono uno sguardo di sfida e, come da rituale, ognuno afferrò le mani dell’altro facendone un piccolo taglietto. Una luce verdastra ne scaturì e avvolse entrambi.

***
Reina rimirò, nuovamente,e le sue ali bianche come la neve con, leggera, una sfumatura celestina.
Le osservava sbattere ritmicamente e inondare tutt’intorno con il suo aroma di pesca inebriando l’aria circostante.
L’aureola, leggiadra e spessa, era di un bellissimo color cielo e, magnificamente, le dava, con eleganza, un tocco a dir poco aggraziato.

 

**
Hiroto non poté fare a meno di specchiarsi.
Guardava il suo riflesso con aria attenta come se tentasse di oscurare l’immaginabile.
Osservò le sue ali color nero sfumato col rosso, e ne scrutò ogni tratto.
Appuntite, con un piccolo artiglio all’apice.
Era soddisfatto, soprattutto delle piccole corna nere che si erano allungate leggermente, dando quell’aria un po’ da duro che aveva sempre sognato.



 

***

Erano passati più di cinque anni da quando quei due avevano assunto il ruolo di protettori.
Ormai quell’antipatia, spesso, sembrava trasformarsi in gioco.
Si sa… I caratteri sono spesso diversi, ma è meraviglioso quando si inizia ad aver fiducia dell’altro.

***

 

Pioveva. Ichinose giocava allegro con Aki, la sua migliore amica. Reina osservava divertita le gocce di pioggia, chiare, cristalline, a suo parere stupende, infrangersi sull’asfalto e l’erba vermiglia del prato. Non ne conosceva il motivo… Eppure adorava quel suono.
Hiroto invece ultimamente era piuttosto pensieroso e, come al solito, era assorto tra “i pensieri da Demone che non poteva comprendere”.
L’azzurra ridacchiò leggermente a quella riflessione. Momento per punzecchiarlo magari.
< Hiroto sembri una specie di fiore… > La ragazza si bloccò. Perché non rispondeva? Si, insomma, di solito era lei quella seria.
Lui avrebbe dovuto sparare una solita cavolata. Sbuffò nuovamente. Non c’era gusto così.

 

***

< Che hai? >
< Non sono cose che ti interessano. >
< Non sono nata ieri. >
< Lo so. >
< Mi da fastidio vederti come un’allocco. >
< Tsk. >
< … >
< Perché… >
< Cosa? >
< Perché ti preoccupi per me? Dovremmo essere nemici lo sai? >
< Sinceramente ho sempre seguito le regole… Ma questa proprio non la sopporto. >
< Che intendi? >
< Beh… Io penso che non ci sia niente di male a… Si… Insomma… Essere amici >
< Amici… >
< Già. L’amicizia è bellissima sai? Chiacchieri, giochi, scherzi… Non è così male. >
< Io non ho mai avuto un amico… >
< Beh, ora ne hai uno anche se versione femminile. >
< Reina… >
< Si? >
< Promettimi che resterai mia amica per sempre. >
< Promesso. >
< … >
< … >  
< Un’ultima cosa… >
< Dimmi. >
< Grazie. >

***
 

Fumiko era gelosa. Molto, molto gelosa. Era da un po’ che teneva d’occhio quei due e la cosa non le piaceva, per niente. Reina avrebbe dovuto capire che frequentare un demone era un’errore.
Grosso errore. Insomma, in altre parole, Hiroto non le piaceva.
Si sentiva, in sua presenza una specie di terzo in comodo.
Nonostante il tipetto, come lo chiamava lei, la prendeva in giro, era stranamente dolce nei confronti della sua amica. Si era stancata. Lo avrebbe sfidato e, finalmente, avrebbe riavuto la sua Reina.

***
 

< Questa è l’ultima prova. > Proclamò Midorikawa dal fondo dell’altare.
< Uno di voi diventerà mio erede. > Aggiunse poi solenne.
Reina e il rosso strabuzzarono gli occhi, impallidendo.
Avrebbero dovuto sfidarsi.

L’uno contro l’altra.
Demone contro Angelo.

 

***

Hiroto fissò la sua falce incerto puntando, poi, le iridi color prato in quelle cielo dell’azzurra, ancora allarmata ma fiera, con la spada in mano.
L’angelo nero sbatte le ali dirigendosi all’interno del tempio, lontano dai due.

Il segnale di inizio.

***

Nella radura iniziava a rimbombare un forte rumore metallico.
La spada fiera e cruenta colpiva la falce del rosso a intermittenza, come se di essa non volesse lasciarne che un leggero ricordo.
Le armi si toccavano e si sfregiavano allo stesso modo del cuore dei due.

 

Secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora.


Suoni assordanti, come stridii di denti, fastidiosi, uggiosi.
Quasi malvagi. Pieno di emozione di gloria, battaglia e ardore.
Reina attaccò con forza immane che, purtroppo, sfigurava quel volto che Hiroto amava osservare adirato.
Schivò attento per poi scagliare la sua falce contro quella dell’azzurra che, per l’attrito, sbatté contro un albero.
Un dolore atroce persuase il corpo della giovane come catene piene di spuntoni ma, ugualmente non si arrese.
Riprese respiro e tentò sulla difensiva.
La spada trapasso il braccio sinistro del ragazzo che urlò per il dolore ed inevitabilmente, una lacrima ne solcò il viso niveo.
Ora a dirigere era lui.
La punta della falce la sfiorò appena, sbattendola contro una colonna portante ove la spada si conficcò.
L’azzurra la tolse velocemente, ma il rosso era stato più veloce e di, scatto, la colpì allo stomaco mettendola in ginocchio.
 Provò a colpirla nuovamente.
Non riusciva a muovere la sua arma.
Cos’era che glielo impediva? Una sensazione di calore si fece strada nel petto. Era gioia, dolce, malinconica… Magnifica.
Un rumore di mattoni caduti distolse i due dalla battaglia. Il tempio aveva subito gravi danni e stava per crollare. L’angelo era intrappolato, e non riusciva a muoversi. Un’ala si era fratturata. Un grosso pezzo di marmo stava per colpirla in pieno ma, subito, il rosso intervenne bloccandolo con il corpo e facendo leva sul pozzo a cui si era appoggiato.
< Spostati! > Le urlò con le poche forze rimaste e la giovane riuscì, dopo svariati tentativi a disincagliarsi, mentre altre pietre iniziarono a cadere scaraventandola in acqua. Hiroto ce l’aveva fatta.
O almeno pensava.
Un passo e sarebbe fuggito anche lui ma, nel preciso istante in cui sta va per muoversi, una freccia ne trapassò la gamba portandolo in ginocchio e facendo crollare la colonna addosso al ragazzo. Il demone si voltò verso Reina, che era scoppiata in lacrime, nel tentativo di darle speranza.
 Sapeva che non ce l’avrebbe fatta.
Un’altra freccia color amaranto lo colpì al cuore con estrema precisione.
Hiroto sorrise dolcemente all’azzurra, come mai prima d’ora, pronunciando le solenni parole che spezzarono il cuore all’angelo.
< T-Ti … Amo. > Sussurrò con le ultime energie rimaste lasciandosi cadere, poi, nel baratro del pozzo mentro un piccolo spruzzo di sangue finì sul suolo sporcando la candida veste dell'altra.
Era contro le regole, contro tutto ciò in cui aveva creduto… Eppure lei avrebbe accettato, avrebbe sfidato i suoi simili.
Perché si… Forse… No, era certa.
Anche lei lo amava.

Una figura dai capelli bordeaux, intanto, si allontanava soddisfatta.
 

Reina scoppiò in pianto.
Le lacrime continuavano a solcare le sue guance come se non volessero più smettere di scenderle lungo il volto.
Salate e dolci allo stesso tempo con la stessa purezza della neve e lo splendore delle stelle.
Perché sì...  Infondo le lacrime sono pezzi di luce che con fragore cadono dagli occhi.

***

Dolore.
Quello era vero dolore.
Il dolore di cui aveva letto ora lo provava.
Brividi le percorrevano il corpo.
Tremava… Ma non per il freddo.
Terrore.
Provava solo terrore.

 

Una sensazione incolore priva di significato assiduo.
Una sensazione che sembrava strapparle il respiro.
Una sensazione che la corrodeva dall’interno.

E fissava il nulla.
I suoi occhi non trasparivano emozione.
 Vuoti.
Proprio come se si sentiva lei.

In balia di questa orribile sensazione.
In balia dei sensi di colpa.
In balia di qualcosa che ne anche sapeva lei cosa fosse.

Tutti i colori si mischiavano dinanzi a lei formandone uno solo.
Il nero dell’oscurità più profonda.

 

Un fiore color cremisi nacque accanto a quel pozzo.


Disperazione.
Null'altro.

 Le lacrime smisero di scendere.
 


 

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Una leggenda antica, ancora oggi, nei posti più remoti, narra di un fiore, rosso cremisi, che dona la vita eterna.
Esso è segregato oltre i confini del paradiso e dell’inferno in un luogo che, anticamente era definito “giardino dell’Eden” di cui, si ricorda, ne svanì ogni traccia.
Un angelo perduto, la cui bellezza è straordinaria, dalle ali nere e rosse lo protegge a costo della vita eliminando qualsiasi sventurato ne vada in cerca, uccidendo a sangue freddo e nutrendosi dell’energia vita di quest’ultimo, divorandolo lentamente…
Facendo patire dolori atroci e lasciando, su ogni vittima, un bacio che sa di sangue.
Sangue, che lo stesso fiore secerne ogni cento anni quando, dall’alto, si ode un pianto delicato e disperato di fanciulla.

***



 

" Che storia triste nonna! " Sussurrò la piccola all'anziana che la rassicurò.
" Su, vedi, sono arrivate le tue amichette, vai a giocare. " Aggiunse la sessantenne guardando la nipotina che, veloce, già era corsa via.
Si alzò, lentamente, fissando il cielo malinconicamente.
Una lacrima d'un insolito color zaffiro le scese lungo il volto.
Scostò una ciocca di capelli color argento rivelando così le sue iridi color perla.
" Non avrei mai dovuto lanciare quelle frecce" Aggiunse con un fil di  voce mentre riprendeva il bastone.
" Nonna Fumiko muoviti! Vogliamo risentire la storia!" Urlò la piccola Midori seguita a ruota dalle sue amiche.
L'anziana sorrise.
 

Intanto, qualcuno l'aveva osservata.
Una figura in nero, appostata dietro le rose, aveva ascoltato tutto.
Piangeva.
Ogni volta che udiva la sua storia ritrovava la pace.
 

Quel giorno una rosa rossa apparve di fronte alla porta di casa di Kii.




 

Note dell'angelo rosa oscura e della caramellosa(?) caramella.

Mary- Dai, scriviamo una mini nota ^^
Fuyu - '-'
Mary- me l'aspettavo la faccina xD.
Coooomunque. Siete sopravvissuti fino a quiii! *applaude*
Fuyu- Ma perché devo scriverla pure io la nota? :c
Mary- Gui a te se non la scrivi.
Fuyu- No, va beh.
Mary-Questa fic è scritta insieme con tanto loooove(?)
Fuyu- Taaaanto looooove che ci ha portate quasi a litigare-
Mary- Ah già...Ma noi siamo unicheeeeeeeee
*canta*
Fuyu- Non romperci i timpaniiiiiii. *Si tappa le orecchie.*
Mary- Io ho una bella voce quando canto uvu
Fuyu- La mia sembra un mix tra Shindou e Tenma. //depress.
Mary-*patta*

Angst. Avevo tanta voglia di Angst ed è nata la fic
alle 4.30 di notte ho terminato l'inizio.
E poi ho rotto le scatoline tutto il santo giorno a Fuyu uwu


Fuyu- Esatto. Betare la fic. Aiuto--
Mary-Su che poi alcuni errori erano rimasti e li ho corretti i- //viene linciata da Fuyu
Fuy- ERO STANCA DAMN. E TIPO ERA NOTTE--
Mary- *mezza morta* owo
Fuyu- Questo angolino non ha senso.
Mary-Dai sorella, noi si che abbiamo tanto love nel cuore -secomeno

Comunque, sinceramente, tornando seri, l'impostazione l'ho creata così in modo che fosse più facile comprenderla.
L'idea della leggenda mi ha ispirato.
Sembrerà strano, ma adoro i gialli e i generi di mistero.
Alla fine abbiamo dovuto lottare per riuscire a pubblicare.
Ma dopo aver rotto le scatole a Fuyu, con cui mi scuso, ce l'abbiamo fatta.
Io solitamente tengo molto alla puntualità e mi scuso tantissimo.
Gli imprevisti ci hanno colte impreparate.
Noterete la presenza di Ichinose.
Il primo nome che mi è venuto in mente e facile da aggiungere.
Vabbeh, spero vi sia piaciuta questa fic.
Grazie per averla letta
Kiss


 

 

  
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