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Autore: chilometri    12/09/2013    5 recensioni
Rido, “tu sei sempre isterica, amore
Ti imbronci, ma stai sorridendo ed io ti amo e lo penso almeno dieci volte al giorno, ma tu questo non lo sai. O forse sì. A volte sai così tante cose che mi spaventi.
“Vaffanculo.”
Incasso il colpo sulla nuca e mi giro su un fianco ed ora mi stai fissando e se ci fosse qualcosa più bello di te al mondo, nemmeno lo noterei.
“Mi ami.”
“No.”
“Sì, da morire.”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 (*)

A Luke, perché è esattamente così
che ti immagino.

 

Ho le mani intrecciate tra i tuoi capelli rosa, quando ti guardo e ricordo la prima volta che ti ho vista.
Avevi un blocco celeste, completamente scarabocchiato, aperto ed abbandonato sul tavolo di quello squallido bar in cui ancora oggi lavoro – “ti giuro che un giorno diventerai un cantante e potrai andare da quello stronzo del direttore a versargli quei cazzo di caffè nei pantaloni”, mi hai detto non so quante volte, e mi hai fatto ridere come solo tu sai fare –, la coda alta e disordinata tirata su e mantenuta grazie a chissà quale forza divina e con le labbra fini ripetevi la lezione di filosofia.
La filosofia l’hai sempre amata, perché a te piacciono le persone complicate e quelle con un casino in testa, sogni di fare la psicologa ma ora che non puoi fare altro che studiare, cerchi di capire me.
E mi fai paura, perché troppe volte mi leggi che nemmeno i libri.
“Luke?”
“Sì?”
“Perché mi stai fissando?”, mi chiedi e stai sorridendo ed io preferisco non rispondere, io non ti rispondo quasi mai, non ti rispondo quando mi chiedi se preferisco il latte con o senza il caffè, quando mi dici che devo lasciare la chitarra ed andare a dormire, quando mi dici che ti amo ed io mi limito a baciarti – come ora – e so che un giorno di questi ti incazzerai, perché penserai che per me non sei niente e bla bla bla.
Il fatto è che io sono un casino e tu lo sai meglio di chiunque altro, sai che odio parlare tanto e che preferisco cantare, che preferisco il letto al divano, che sai i miei film preferiti a memoria e le mie insicurezze ancora di più.
La prima volta che ti ho vista eri incazzata col mondo, col tuo professore più di tutto, e quando mi avvicinai “devi ordinare qualcosa?” ti chiesi, tu alzasti lo sguardo su di me e “no, sono qui perché trovo i tavolini molto sexy” mi avevi risposto.
Poi avevi sbuffato, ti eri stretta l’elastico attorno ai capelli e “scusami”, avevi detto “sono solo nervosa. Un caffè alto tipo questo tavolo andrà benissimo, grazie mille”, mi avevi sorriso ed io avevo riso.
“Ridi pure, sono io quella che domani deve fare un’interrogazione, mica tu”.
Ti ho osservata, ero di buon umore e mi sono chiesto come diavolo facessi ad essere così spigliata con la gente – tu lo sai quanto schifo io faccia a fare amicizia, che sono imbarazzante e tutto il resto – “a dire la verità”, ti avevo detto “anche io ne ho una, domani. Ma chissene.”
“Sai chissene? La mia media scolastica e la mia borsa di studio, amico mio!”
Quel giorno, insieme al tuo caffè, sei andata via con il mio numero di telefono sulla rubrica ed un pezzo di me era già con te.
“Lo so a che stai pensando”, mi riscuoto e riporto l’attenzione sul tuo volto e sul rosa sbiadito delle ciocche sparse sul cuscino del mio letto, mentre tu appoggi il volto sul palmo e il peso sul gomito.
“Ovvero?”
“La prima volta in cui ho fatto la figura dell’isterica al bar.”
Rido, “tu sei sempre isterica, amore”.
Adesso ti imbronci, ma stai sorridendo ed io ti amo e lo penso almeno dieci volte al giorno, ma tu questo non lo sai.
O forse sì.
A volte sai così tante cose che mi spaventi.
“Vaffanculo.”
Incasso il colpo sulla nuca e mi giro su un fianco ed ora mi stai fissando e se ci fosse qualcosa più bello di te al mondo, nemmeno lo noterei.
“Mi ami.”
“No.”
“Sì, da morire.”
“Come tu ami me?”, mi chiedi e sei furba.
Ci penso, respiro, sorrido.
“Forse?”
“Sta’ zitto, punk rocker.”
Faccio per ribattere, ma poi riformulo la frase nella mia testa e sgrano gli occhi, “oh no, non ricominciare, per favore.”
Ghigni, “oh . Giuro che non mi scorderò mai...”
“Dio, andiamo.
“...quando sono arrivata a casa tua e avevi quella maglia dei Ramones – “perché hai rubato la tshirt ad Harry?” mi hai chiesto innumerevoli volte, io arrossisco sempre e “l’ho presa in prestito” – e un paio di forbici tra le mani, ed eri di fronte a tua madre con l’aria supplichevole...”
“Ti prego, è imbarazzante.”
“...e “mamma, puoi tagliare le maniche di questa maglia?”, le avevi chiesto, e Liz stava lì, ti guarda e cercava di capire, e ti chiese “perché vuoi rovinarla?”. Tu avevi sorriso e le avevi risposto...”
Adesso stai ridendo, quindi ti interrompi e poi
“«perché voglio essere un punk rocker»”, diciamo insieme e tu hai le lacrime agli occhi e non posso far altro che seguirti mentre ti lasci ricadere sul divano.
Sei ancora più bella quando non hai nessuna preoccupazione a vestirti, quando riesci a ridere senza pensare ad altro che a te, o a me, sei ancora più bella e vorrei tenerti con me per sempre.
“Hai finito quel pezzo, poi?” mi chiedi, cambiando discorso come se niente fosse.
“No, ho arrangiato la musica, spero di riuscire a convincere Damien – il proprietario del bar di cui sono praticamente schiavo – a farmi suonare, sabato sera.”
Tu mi sorridi, gentile, ti accovacci sul mio petto ed io ti stringo piano. Sono un disastro, in queste cose.
“Io credo in te”, dici, alzi piano il volto e lasci un bacio sulle mie labbra.
“Grazie, davvero.”
“Ti amo.” Lo sussurri, questa volta, quasi come fosse un segreto.
Il nostro segreto.
Lo sussurri, temendo ciò che dirò, o che, per meglio dire, tacerò.
Mi guardo intorno, e rivedo tutte le volte in cui mi hai detto di andare avanti, di stringere i denti, in cui mi hai chiamata piangendo perché “sono tutti delle teste di cazzo” e mi hai chiesto di cantare per me, addormentandoti dall’altra parte della cornetta, tutte le volte in cui mi hai urlato “sei un idiota se pensi di non avere talento! Fallo per me. Fallo per me” perché la mia musica non mi piaceva, perché le parole non erano quelle giuste; e tutto è sempre più complicato del previsto.
Ti guardo fisso e ti sorrido, “anche io. Ti amo anche io.”
E lo sussurro, mi sorridi, mi baci ancora e vorrei che non finisse mai.
Adesso che c'è silenzio e tu ti sei addormentata ed io ti amo, ti amo, tutto va, semplicemente, bene così.






 
 


dunque, vi prego, vi prego, non prendetemi a sassate, né chiedetemi cosa sia questa roba perché vi giuro che non lo so! hahah
diciamo che luke hemmings mi fa psicologicamente male e niente boh, mi banneranno da questa sezione per tutte le stronzate che ci pubblico <333
ovviamente è una one-shot senza pretese, come potete vedere sono all'incirca mille e venti parole di fluff e sdolcinatezze e bleh piccioncinate, il che è inquietante dato che questo non è decisamente da me ahahah
avrei dovuto pubblicarla prima ma il nuovo editor mi fa schifo ergo sto usando NVU ergo, come cazzo si usa? ahahaha infatti come potete vedere oggi è tutto in times new roman perché non ho capito come si cambi il carattere, ma va bene, a voi non interessa <333
in ogni caso, spero vi sia piaciuta? ((ma non credo proprio, penso che sarà meglio tornare alle mie amate storie drammatiche e complicate lol))
e boh, magari mi lasciate una recensione, se vi va? così, per sapere che ne pensate ahaha

un bacio, a presto (spero per voi il più tardi possibile, but still lol), 
romeo<333

((e si, sto ancora aspettando che mi cambino il nickname cc))


                                                   

 
 
  
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