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Autore: Sayuri_92    13/09/2013    1 recensioni
Sesta classificata al contest 'Un tuffo nell'arte' indetto da Jayu.
Dalla storia: 'Aveva sempre amato dipingere, cercare di immortalare su di un foglio un paesaggio, un'espressione o anche semplicemente un oggetto. Tuttavia, i suoi disegni erano risultati ogni volta privi d'espressività. Non trasmettevano nulla.
In un primo periodo della sua vita aveva provato qualcosa di molto somigliante a delle emozioni, ma poi le aveva perse ed era diventato totalmente apatico. Questa situazione era andata avanti per anni ed aveva passato il periodo più bello della sua vita senza percepire niente.
Disegnava, ma non era mai riuscito a trovare un titolo per le sue opere.
Disegnava, ma sempre in bianco e nero.
Disegnava, ma mai c'era stato un tocco di colore nei suoi quadri, forse perché il suo cuore non aveva conosciuto sfumature, tonalità diverse.' ||| Attenzione: what if! In questa storia Sai non ha mai realizzato un dipinto a colori e mai ha dato un titolo alle sue opere! Buona lettura =)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sai, Sorpresa, Yamato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Sfumature

 
Aveva sempre amato dipingere, cercare di immortalare su di un foglio un paesaggio, un'espressione o anche semplicemente un oggetto. Tuttavia, i suoi disegni erano risultati ogni volta privi d'espressività. Non trasmettevano nulla.
 In un primo periodo della sua vita aveva provato qualcosa di molto somigliante a delle emozioni, ma poi le aveva perse ed era diventato totalmente apatico. Questa situazione era andata avanti per anni ed aveva passato il periodo più bello della sua vita senza percepire niente. 
Disegnava, ma non era mai riuscito a trovare un titolo per le sue opere. 
Disegnava, ma sempre in bianco e nero. 
Disegnava, ma mai c'era stato un tocco di colore nei suoi quadri, forse perché il suo cuore non aveva conosciuto sfumature, tonalità diverse. 
Tuttavia, qualcosa era cambiato. 
Quel giorno si trovava seduto dinnanzi ad un enorme albero verde e rigoglioso e lo fissava con aria insistente. Una tela era posta a pochi centimetri da sé, ancora candida, immacolata, mentre in una mano sorreggeva un pennello, indeciso sul da farsi.
Alla sua destra, sul prato, c'era un contenitore con dell'inchiostro nero, ed alla sua sinistra diversi vasetti con tempera colorata. 
Dopo interminabili attimi, finalmente si decise ed intinse il pennello nella tempera verde.
Incominciò a dipingere il suo primo quadro a colori, seguendo ciò che il suo cuore gli suggeriva ed interpretando quelle emozioni che ancora faticava a comprendere e riconoscere. 
- Zio, che disegni? - 
Una bambina di cinque anni gli apparve alle spalle e lo costrinse a voltarsi. Aveva dei capelli biondissimi ed un paio d'occhi chiari, tendenti al lilla.
Un sorriso sincero gli comparve sul volto, uno di quei sorrisi che i suoi compagni gli avevano insegnato a fare.
- Rappresento una storia ... Vuoi ascoltarla? - domandò, mostrandosi gentile.
Lui non era altro che uno Shinobi di Konoha, un Ninja che un tempo era appartenuto ad un gruppo d'élite chiamato Radice dove addestravano le persone a non provare alcun sentimento.
Fu così che, da bambino comune, divenne un ragazzo apatico. Per riuscire a recuperare qualche emozione e venir fuori da quel guscio in cui era stato rinchiuso, aveva avuto bisogno di quelle persone chiamate compagni. Loro, al suo contrario, vivevano veramente ed a poco a poco gli avevano rammentato cosa significasse avere amici, cosa volesse dire provare affetto, dolore, compassione, coraggio. Magari in futuro l'avrebbero aiutato a scoprire anche l'amore, oppure quello era compito di qualcun altro? 
Il suo nome era semplicemente Sai, Sai e basta. 
- Sì, voglio ascoltarla, zio! - disse la piccola, sorridendo. Si sedette vicino all'albero, con le gambe incrociate, e fissò lo Shinobi con sguardo trepidante.
Sai sorrise, ma non distolse i suoi occhi dalla tela nemmeno per un attimo. Continuò a dipingere, seguendo le sensazioni che provava e che il suo cuore gli suggeriva.
- Tu lo sai perché questo albero è così importante per tuo padre? - domandò il moro, decidendo di indagare prima di iniziare il proprio racconto.
- Mmh ... papà non me l'ha mai raccontato, però so che non permette a nessuno di scalfirlo o rovinarlo. Dice che è suo amico, ma io non ci credo! - esclamò la bambina, sorridente. Si sentiva intelligente ed era certa che anche lo zio l'avrebbe pensato.
- No, tuo padre non ha totalmente torto. - mormorò Sai, intingendo il pennello in una diversa tonalità di verde.
- Tu mi prendi in giro, non si può essere amici di un albero. - affermò convinta. - Dai zio, non tenermi sulle spine e raccontami! -
Il Ninja sorrise e scostò per un solo istante lo sguardo sulla piccola. 
Si chiamava Ryoko ed il suo modo di fare gli ricordava molto quello di Naruto. D'altronde si trattava di sua figlia, anche se era decisamente più gentile ed educata, come sua madre Hinata.
Alla fine tra quei due era sbocciato l'amore, quel sentimento che lui ancora faticava a comprendere.
- E va bene. - disse il moro, pensando alle parole più adatte da usare. - Tanto tempo fa, dopo la famosa Quarta Guerra Ninja dove tuo padre ed il suo Team ci condussero alla vittoria, c'era un uomo che, purtroppo, si trovava in una situazione spiacevole. - iniziò a raccontare, terminando di utilizzare il verde. Intinse nuovamente il pennello, ma questa volta nel rosa. - Amava una donna, ma costei non contraccambiava, o meglio, non sembrava essersi minimamente accorta di quanto lui provasse nei suoi confronti. - proseguì, tornando con la mente a quei ricordi custoditi come cimeli preziosi.

- Non ci credo che tu abbia assistito ad una simile scena, è impossibile. - 
A parlare era stata una giovane ragazza dai capelli rosa, uno dei membri del Team 7. Lei, assieme a Naruto e Yamato, erano stati i suoi primi affetti, coloro che erano riusciti a compiere il miracolo e risvegliare le sue emozioni assopite.
- Io concordo con Sakura - Chan. Hai bevuto, Sai? -
Questa volta fu Naruto ad esprimere la propria opinione, il suo primo vero amico. A quel tempo ancora erano ignari che, di lì a poco, quel baka dell'Uzumaki sarebbe diventato il nuovo Hokage, realizzando così il suo sogno di sempre.
- Vi sto solo riportando quello che ho sentito. Il Capitano Yamato ha detto esplicitamente che ne è innamorato. - disse Sai, tranquillo e pacato come suo solito. Non aveva alcun motivo di mentire ai suoi amici.
Avevano tutti e tre raggiunto i vent'anni ed erano diventati Ninja di tutto rispetto.
Naruto si era fidanzato con Hinata da tre anni, per la precisione alla fine della Quarta Guerra Ninja. Sakura, dopo che Sasuke era tornato al villaggio, aveva capito che la sua cotta non sarebbe mai passata e, senza sapere bene come, era finita felicemente fidanzata con l'Uchiha.
- Sai non è tipo da scherzi ... Forse quello che sta dicendo è vero. - ponderò attentamente Sakura, poggiandosi una mano sotto il mento con fare pensieroso.
- Avanti Sakura - Chan, è assurdo che il Capitano Yamato si sia innamorato proprio di ... di ... di lei! - esclamò Naruto, assumendo un'espressione schifata.


La piccola Ryoko interruppe il racconto dello zio con una domanda improvvisa.
- E tu come lo sapevi se nemmeno la donna misteriosa ne era a conoscenza? - 
Lo Shinobi sorrise, reputandolo un quesito intelligente. Stava cercando di raccontarla come se fosse una favola ed aveva omesso volutamente dei dettagli.
- Perché l'uomo parlò del suo amore per questa donna in mia presenza. Non sapeva che ci fossi anch'io, ma lo sentii chiaramente confessare i suoi sentimenti ad un suo amico e chiedergli un consiglio. - spiegò, optando per risponderle in modo sincero. D'altronde era una bambina intelligente, al contrario di Naruto. Intinse il pennello in una diversa tonalità di rosa, continuando il suo dipinto. Il quadro stava iniziando a prendere forma.
- Ho capito ... e poi? Poi come continua, zio Sai? - domandò Ryoko, con occhi carichi di curiosità.
- Vediamo un po' ... La donna era forte e testarda. Nel villaggio si narrava che il suo cuore appartenesse ad un altra persona, motivo per cui l'uomo sapeva di non avere speranze. Un giorno, però, lei cadde in una trappola. Si trovava in una situazione veramente pericolosa. - continuò a raccontare lo Shinobi e ad ogni sua parola, le pennellate sulla tela si facevano più nette e decise, sentendosi coinvolto in prima persona.
Ryoko si fece più attenta e fissò Sai curiosa. Deglutì rumorosamente, timorosa che il protagonista del racconto non riuscisse a dichiarare i suoi sentimenti alla sua bella a causa di una prematura scomparsa. Sperava vivamente in un lieto fine, come tutte le bambine della sua età del resto.

Naruto, Sai, Yamato e Sakura balzavano di ramo in ramo verso una destinazione ben precisa, verso il luogo dove dei nemici avevano teso una trappola a lei
A Sai sembrò di tornare indietro nel tempo. Era stata solo una casualità, si erano ritrovati nello stesso posto al momento giusto e la notizia di quell'attacco era giunta, permettendo al Team 7 numero due di entrare nuovamente in azione, proprio come anni prima, quando, in seguito ad una serie di strane circostanze, si erano recati tutti e quattro insieme a seguir le tracce di Sasuke.
- Si calmi Capitano Yamato, la salveremo. - disse Sakura, cercando di tranquillizzare colui che un tempo era stato il rimpiazzo del suo maestro, ma che alla fine era diventato un amico, un compagno a tutti gli effetti.
- Sakura - Chan ha ragione. Ci penseremo noi a sconfiggere quelli là, così potrai dichiararti senza problemi! - esclamò Naruto, privo di tatto come al suo solito. Gli anni non l'avevano cambiato.
Yamato fulminò con lo sguardo l'Uzumaki, ignaro di come fosse a conoscenza dei suoi sentimenti. Decise di non indagare e si limitò a mantenere il suo silenzio. Necessitava di concentrazione, o forse era solo una scusa per mascherare la sua preoccupazione. Se fosse morta, se le avessero fatto del male, lui non se lo sarebbe mai perdonato, soprattutto perché non era riuscito a confessarle i suoi sentimenti.
Sai lo scrutava da dietro, rimanendo anch'egli silente. Non aveva nulla da dire e si stava sforzando di interpretare le emozioni altrui. Nonostante il tempo passato, ancora faticava a riconoscerle ed anche se si era letto tutti i manuali del mondo, l'amore rimaneva un sentimento a lui sconosciuto.


- Però l'uomo è riuscito a salvarla, vero? Come un principe con la sua principessa! - esclamò Ryoko, con gli occhi sognanti. 
- Aspetta di sentire tutta la storia, il finale non ti deluderà, vedrai. - mormorò Sai, cambiando ancora una volta colore. Il suo pennello finì per essere intinto nel rosso acceso.
- Ma ... zio Sai, cosa c'entra tutto ciò con l'albero? - chiese la piccola, aggrottando le sopracciglia. Non riusciva a trovarci un nesso.
- Ti spiegherò anche questo, ma con calma. Sei proprio come tuo padre, sai? Impaziente e chiacchierona. - disse lo Shinobi, sorridendo. Le lanciò un'altra fugace occhiata, certo che un giorno avrebbe seguito le orme del genitore. 
- Va bene, allora continua, dai, dai, dai! - lo pregò Ryoko, curiosa di conoscere il seguito di quel travolgente racconto.
- Come desideri. Allora, l'uomo, assieme ai suoi compagni, arrivò nel luogo dove la donna amata si trovava. Quello che vide lo fece sentire ... triste, tanto triste, e per un attimo il mondo gli crollò addosso. Lai era stata colpita da una terribile 'maledizione' nemica che l'avrebbe condotta a morte certa ed avrebbe intrappolato la sua anima in un posto molto brutto. Era riversa al suolo, in balia degli avversari. - 
Il racconto si fece più intenso e l'attenzione della bambina aumentava di secondo in secondo, così come i battiti del suo cuore.

Il Team 7 numero due era finalmente arrivato in uno spiazzo desolato dove si trovava lei
Non appena giunsero, riuscirono a scorgere circa una decina di Mukenin di svariati villaggi, tutti con un grado superiore al Chunin.
In altre circostanze sarebbero stati avversari veramente temibili, ma il nuovo Team 7 aveva una potenzialità non indifferente, Naruto in particolare. Lui era l'arma segreta di Konoha, uno degli Shinobi più potente delle cinque terre.
Gli occhi di Yamato scorsero subito la figura della sua amata. Era a terra, in una pozza di sangue, sofferente. Il cuore gli si strinse nel petto. Non poteva sopportare tutto ciò, non riusciva a tollerarlo.
Impazzì dal dolore e la rabbia si impadronì del suo corpo, portandolo ad attaccare i nemici a più non posso. Proprio come il primo Hokage, lui era in grado di manipolare il legno e quest'abilità era unica quanto temuta.
Grazie all'aiuto di Sakura, Naruto e Sai, riuscì a sbarazzarsi dei nemici ed il peggio sembrò passato.
Yamato si avvicinò alla donna che amava, sotto lo sguardo dei tre ventenni. A loro ancora sembrava strana quella cotta, o forse si poteva parlare addirittura di amore.
Sakura, destatasi da un attimo di shock, si avvicinò ai due e, in quanto abilissima Ninja medico, controllò le condizioni della donna.
Sentì una morsa al cuore quando comprese cosa avesse e le lacrime le salirono presto agli occhi. La sofferenza che provò in quegli istanti fu immensa e la voce le uscì tremante.
- Non c'è ... non c'è niente da fare. Hanno usato un Jutsu proibito molto... molto raro. Morirà e non appena esalerà l'ultimo respiro, la sua anima verrà racchiusa in un limbo eterno, un limbo dove passerà le pene dell'inferno ... -
Quelle parole bastarono a far cadere nello sconforto più totale il povero Yamato. Non poteva lasciarla morire in quel modo, non poteva lasciarla morire e basta. C'era forse un modo per mantenerla in vita e quindi permettere alla sua anima di perdurare per l'eternità in perfetta tranquillità? Forse sì.


Sai sospirò nel ripensare a quella giornata. Non era stato solo Yamato ad esser stato pervaso da un'immensa tristezza, bensì tutti i presenti.
- L'uomo sconfisse tutti gli avversari assieme ai suoi compagni, ma per la donna ... per lei non c'era speranza ed a stabilirlo fu il medico migliore in assoluto. -
Ryoko assunse un'espressione triste ed i suoi occhi si riempirono di lacrime. Aveva sperato in un lieto fine, ma dalla piega che aveva preso la storia era certa che non ci sarebbe stato.
- Non può finire così male ... - balbettò la bambina, tirando su con il naso. Era sul punto di scoppiare a piangere e di questo Sai se ne rese conto.
- Aspetta, aspetta! Non è ancora finita. -
Il suo sguardo saettò sulla piccola e, quando la vide rilassarsi, si sentì sollevato. Piangere non era indice di belle sensazioni, l'aveva imparato con gli anni, e preferiva di gran lunga vedere le persone sorridenti. 
- Dunque, eravamo rimasti al nostro uomo disperato per la morte certa della donna. Sai, però, cosa mi hanno insegnato tuo padre e la zia Sakura? - 
Sorrise e fissò la bambina in modo dolce, riprendendo successivamente a dipingere. All'inizio, quando Ryoko era nata, per lui fu difficile trovare il giusto modo di comportarsi, ma alla fine era riuscito ad instaurarci una sottospecie di rapporto e doveva ammettere che gli piaceva.
- Cosa? Cosa? - chiese la piccola, impaziente di conoscere il resto.
- Mi dissero che sentimenti forti come l'amore possono tutto. - disse, nonostante lui non l'avesse ancora sperimentato in prima persona. Aveva solo assistito alla manifestazione di tale miracolo e forse da ciò era nato il suo desiderio di rappresentare quanto visto su tela.
- Ma zio, questo lo so anch'io! L'amore è ciò che ci fa essere felici e che fa compiere imprese impossibili. - mormorò Ryoko, arrossendo lievemente. Era piccola per comprendere appieno il significato di una parola tanto profonda, ma d'altronde anche Sai, a ventisette anni, ancora non riusciva a capirlo.
- Quindi l'amore dell'uomo ha salvato la donna? -chiese successivamente, in attesa di scoprire la fine di quella bella storia.
- Proprio non riesci a pazientare, eh? - domandò lo Shinobi, accennando un sorriso.
Intinse il pennello nell'ultimo colore che avrebbe utilizzato, il colore che avrebbe dato senso a tutto al dipinto: il marrone.

- Capitano Yamato ... - balbettò Sakura, con le lacrime agli occhi. Poteva ben capire i suoi sentimenti, forse perché lei stava per perdere la donna che era stata come una seconda madre, la donna che le aveva insegnato ogni cosa: la sua maestra di vita. 
- Tsunade - baa - chan ... - sussurrò Naruto flebilmente, osservando colei che si trovava in fin di vita tra le braccia di Yamato. Non sapeva cosa dire o fare, percepiva solo un sordo dolore all'altezza del cuore. Oltre ad essere una Sannin ed il loro Hokage, era anche una delle persone a cui era più legato e la sua dipartita non poteva che riempirlo di sofferenza.
Sai rimase immobile, osservando la scena con uno sguardo strano. Si portò una mano all'altezza del petto, sulla parte sinistra. Aveva già provato quell'emozione, fin troppe volte. Il senso di vuoto che attanaglia l'animo quando la morte si abbatteva su qualcuno a cui si voleva bene, era quanto di peggiore esistesse.
- Non può finire così. - 
Le parole di Yamato uscirono in un ringhio. Strinse a sé il corpo di Tsunade, quasi totalmente priva di sensi. Lei lo scrutò con occhi confusi, come se non capisse chi fosse, come se non comprendesse in che condizione si trovasse.
- Mi dispiace, mi dispiace ...  Tsunade - Sama ... - balbettò nuovamente Sakura, scoppiando a singhiozzare. I suoi Jutsu medici non servivano a nulla in quella situazione e lei si sentiva inutile, proprio come anni prima.
Naruto strinse i pugni e girò il volto, cercando vanamente di trattenere le lacrime. Se le asciugò con l'avambraccio prima che gli solcassero le guance, ma fu inutile. Delle nuove gocce salate sostituirono quelle precedenti, finendo con il bagnargli le gote.
Sai continuò ad osservare la scena silente, incapace di pronunciare una qualsiasi parola. Una volta tanto riusciva a capire quasi totalmente ciò che provavano gli altri e forse, in quella circostanza, avrebbe desiderato essere totalmente apatico, così da soffocare quel sordo dolore.
- Non finirà così. Io la amo. -
Un'ammissione in piena regola quella di Yamato. Fu la prima volta che lo confessò dinnanzi a lei, dinnanzi a coloro che un tempo reputava allievi, ma che ormai erano diventati amici. 
Tsunade teneva gli occhi semi chiusi e continuava a fissare lo Shinobi che la sorreggeva tra le sue braccia con sguardo smarrito. Poi un sorriso comparve sul suo volto, un sorriso che racchiudeva tristezza ed amore.
- Jiraya ... - mormorò, forse avendo un'allucinazione o forse scambiando erroneamente il volto di Yamato per quello dell'uomo che aveva sempre amato, per il volto di quel compagno che era morto prima che lei potesse confessargli i suoi reali sentimenti.
- No, non sono Jiraya ed anche se ami lui, non me lo perdonerei mai se morissi. - disse convinto, poggiando delicatamente l'Hokage sul suolo.
Scostò lo sguardo sui tre ventenni, assumendo un'espressione carica di determinazione e coraggio. - Allontanatevi di qualche passo. - ordinò successivamente, terribilmente serio.
- Cosa vuole fare, Capitano Yamato? - domandò Sakura, disperata e con il volto rigato dalle lacrime.
- Salvare la sua anima. - fu la risposta secca dello Shinobi, il quale compose rapidamente diversi sigilli con le mani. 
Topo, bue, topo, tigre, drago, scimmia, drago, pecora, cane, cavallo, scimmia, gallo, pecora, scimmia. 
Naruto seguì con lo sguardo ogni singola posizione che le dita del capitano assunsero, ma quella serie di sigilli non corrispondeva ad alcun Jutsu di sua conoscenza. Che cosa voleva fare? Fin dove l'avrebbe spinto il sentimento d'amore che provava nei confronti dell'Hokage?
- Mokuton: henge fainaru.* - disse Yamato, afferrando nuovamente tra le braccia Tsunade.
Lei continuò a fissarlo con un'espressione beata, felice, ancora convinta che si trattasse di Jiraya. Allo Shinobi non importava se amasse lui o altri, non gli importava nemmeno che fosse all'oscuro del suo forte sentimento, desiderava solo salvarla e permetterle un'eternità tranquilla, priva di sofferenze. Il suo era un amore puro, vero, che lo spingeva a voler soltanto il bene della donna amata.
- Capitano Yamato! - gridò Sakura, prontamente trattenuta da Sai, che le circondò la vita con le braccia, così da impedirle di intervenire.
- Questa è la sua scelta. - disse semplicemente, scambiandosi uno sguardo con Naruto. A giudicare dalla sua immobilità, anche l'Uzumaki era concorde. Per quanto soffrisse, per quanto gli dispiacesse, fermarlo sarebbe servito solo a farlo stare peggio. Strinse i pugni ed abbassò lo sguardo, non volendo vedere quanto sarebbe successo di lì a poco.
Il corpo di Yamato iniziò a mutare, ad allungarsi e trasformarsi in legno. Baciò sulla fronte Tsunade, in modo dolce ed amorevole, prima che anche lei iniziasse a cambiare, a trasformarsi in qualcos'altro.
I capelli, le braccia, le gambe, il busto e per finire il viso divennero legno, legno che si innalzò e prese la forma di un albero. Svariate foglie spuntarono lungo i rami, donando a quell'arbusto un aspetto rigoglioso, vivo.
Sakura rimase sbigottita dinnanzi a quella scena e comprese solo in un secondo momento quanto accaduto, comprese ciò che i suoi due compagni avevano già capito da un pezzo.
Yamato si era sacrificato, aveva utilizzato un Jutsu irreversibile per trasformare se stesso e Tsunade in una quercia millenaria, destinata a perdurare per sempre in quel posto. 
Finché qualcuno non l'avesse abbattuta, la linfa vitale avrebbe continuato a scorrere all'interno di quell'arbusto e le loro anime sarebbero sopravvissute per sempre, felici e pacate, sospese in un limbo che non rappresentava né la morte, né la vita, ma comunque un limbo felice. 
Lo Shinobi aveva compiuto il gesto d'amore più grande che esistesse. Si era privato del suo corpo per permettere alla donna amata di salvare la sua anima.


- Allora zio? Com'è finita la storia? - domandò Ryoko, sbuffando. Sai si era improvvisamente zittito, concentrandosi solamente sul suo dipinto. L'aveva finito, ci era riuscito.
- La storia termina con l'uomo che, per amore, decide di trasformare se stesso e lei in un enorme albero, così da poter vivere per migliaia e migliaia di anni, magari per sempre, al suo fianco. - terminò di raccontare il Ninja, sorridendo.
- Davvero? Quindi alla fine il principe e la principessa sono riusciti a restare insieme! - esclamò la bimba, sorridente.
- Esattamente. L'albero di cui si parla nella storia è quello alle tue spalle. - spiegò Sai, poggiando il pennello e chiudendo i barattoli di tempera.
- Ah, l'albero che papà crede suo amico ... - ponderò Ryoko, girandosi verso l'arbusto in questione. Si alzò in piedi e toccò la corteccia con i polpastrelli, accennando un sorriso. - L'uomo e la donna erano amici del papà, vero? - chiese successivamente, forse iniziando a capire.
- L'uomo è stato il nostro Sensei per un periodo, era il capitano Yamato, mentre la donna era il precedente Hokage, Tsunade. - svelò finalmente, girando il dipinto verso la piccola.
- Ora capisco perché papà tiene tanto a questo posto e non ci fa avvicinare quasi nessuno ... è una bella storia. - mormorò la bambina, percependo la vita attraverso le sue dita, come se quella quercia volesse manifestare la presenza delle due persone al suo interno. - Ed è anche molto triste, zio. - proseguì, voltandosi verso lo Shinobi. Un sorriso le si espanse sul volto nell'osservare quel quadro. Raffigurava due persone abbracciate che si stavano trasformando in albero ed una forte emozione la pervase internamente. Il cuore le batté un po' più forte e gli occhi le divennero lucidi per la commozione.
- È bellissimo, zio ... non avevo mai visto un tuo disegno a colori. Sembra ... sembra che quelle persone siano vere e ... e l'amore, riesco a sentirlo. - ammise, per quanto una bambina potesse capire cosa fosse realmente. Era ovvio che si trattasse solo di una sua personale interpretazione.
- Perché è il mio primo dipinto a colori. - spiegò il moro, porgendoglielo. - Se lo vuoi te lo regalo. - 
Ryoko scrutò per interminabili attimi il disegno e poi sorrise. Afferrò la tela con le sue piccole manine e si avvicinò all'albero. Lo poggiò contro la corteccia, tornando ad affiancare lo Shinobi.
- Lì starà benissimo, zio. Gli hai dato un nome? - chiese curiosa, continuando a ripensare a quella storia che le sembrava tanto una favola, anche se sapeva si trattasse di eventi realmente accaduti.
- Un nome ... - ponderò tra sé e sé Sai. Quel giorno doveva essere proprio speciale. Oltre ad aver fatto un disegno a colori, gli avrebbe anche trovato un titolo. - ...  Ti piace 'Sfumature'? - chiese, prendendo per mano la bambina.
- Sfumature, zio? E perché? - domandò Ryoko, senza capire. 
- Perché l'amore ha tante sfumature e questo quadro ne rappresenta una. E perché ... è la prima volta che utilizzo i colori e le annesse sfumature. - 
Il dipinto rappresentava l'unica sfumatura conosciuta a Sai e che a distanza di sette anni era riuscito a comprendere appieno. 
Oltre al bianco ed al nero, nella sua vita erano emersi a poco a poco nuovi colori, accompagnati dalle varie sfumature che, giorno dopo giorno, rendevano la sua esistenza così speciale, così diversa da quella aveva avuto nella Radice.
- Lo trovo un titolo bellissimo, zio Sai. -
Ryoko sorrise e, assieme al Ninja, si allontanò da quel luogo, lasciando il dipinto come testimonianza dell'amore di Yamato nei confronti del Quinto Hokage e dell'enorme sacrificio da lui compiuto.


 


The end
 
* Arte del legno - trasformazione lignea definitiva

Ed eccomi qua con questa nuova Fan fiction =) Dovevo pubblicarla da circa un mese, ma purtroppo il pc mi ha dato problemi >.< Spero che vi sia piaciuta! Si tratta di una OS un po' particolare xD Ho messo l'avviso OCC per sicurezza, in quanto non sono certa che Yamato sia propriamente IC. Quest'idea mi girava per la testa da mesi e, alla fine, grazie al contest di Jayu sono riuscita a metterla in atto! Ringrazio lei in primis per averlo indetto =) Mi sono divertita da morire xD e faccio i miei complimentia alle altre partecipanti!
Ah, ci tengo a specificare una cosa: nel testo non l'ho scritto, ma è ovvio che Yamato, dopo la quarta guerra Ninja, è stato recuperato in qualche modo visto che non si ha idea di che fine abbia fatto o.ò
Beh, fatemi sapere che ne pensate e mi scuso per eventuali errori che mi sono sfuggiti =) Alla prossima!

 
Sayuri_92
   
 
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