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Autore: TaeminninaBling    13/09/2013    1 recensioni
È sempre stato così. Lei era sempre stata così. Gli altri l’avevano sempre trattata così. Non sapeva che cosa aveva fatto di male per meritarsi l’odio e la rabbia delle persone. Non capiva.
Le persone che non la conoscevano, la disprezzavano, la umiliavano e cercavano sempre in qualche modo di farla star male al punto di farle desiderare la morte.
Le persone che la conoscevano non facevano altro che arrabbiarsi con lei e mettere l’amicizia in secondo piano ogni qualvolta che faceva un minimo sbaglio.
Genere: Dark, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È sempre stato così. Lei era sempre stata così. Gli altri l’avevano sempre trattata così. Non sapeva che cosa aveva fatto di male per meritarsi l’odio e la rabbia delle persone. Non capiva.
Le persone che non la conoscevano, la disprezzavano, la umiliavano e cercavano sempre in qualche modo di farla star male al punto di farle desiderare la morte.
Le persone che la conoscevano non facevano altro che arrabbiarsi con lei e mettere l’amicizia in secondo piano ogni qualvolta che faceva un minimo sbaglio.
Non capiva il perché. Non lo sapeva e non lo avrebbe mai scoperto.
Però non si era mai sentita così tanto sbagliata, non di sua volontà almeno. Già. Lei non si sentiva sbagliata, per lei era il mondo che la circondava ad esserlo, ma, a sentirsi dire in continuazione che quella sbagliata che non c’entrava nulla col mondo era lei, iniziò a pensarla come gli altri. C’era sempre quella parte che le diceva che no, non era lei ad essere sbagliata, però, anche avendo questa consapevolezza, la parte che vinceva era sempre l’altra.
A volte si ritrovava a pensare che era meglio morire. Altre volte piangeva così tanto e si sentiva così tanto male da tagliarsi, farsi venire dei lividi o colpevolizzarsi. Alla fine si faceva danno da sola.
Alla fine lei pensava che probabilmente non era quello il suo posto. Sentiva che semplicemente fosse sbagliato essere lì. Non era lei ad essere sbagliata era il resto ad essere sbagliato.
Ma sapeva anche che  avevano ragione gli altri. Lei era diversa. Solo che…non era così diversa.
Che cosa avrebbe fatto della sua vita lei che era diversa da tutti?
Valutava spesso la possibilità del suicidio. Infondo, perché vivere una vita piena di dolori, sapendo che quello non è il tuo posto? Perché sopportare delle umiliazioni, l’odio, la rabbia…per vivere una vita che andrà avanti sempre così?
Ma alla fine aveva sempre accantonato l’idea nei meandri della sua mente. Solo che…
Quel giorno. Quel giorno ci fu la fatidica “goccia che fa traboccare il vaso”.
La ragazza che credeva fosse la più intelligente delle sue amiche, si era arrabbiata e l’aveva disprezzata solo per della mera gelosia.
No. Sapeva che se anche lei si comportava così era finita. Nessuno poteva aiutarla. Nessuno l’avrebbe trattenuta.
Pensò a tutte le cose belle delle sua vita, che erano solo i pochi attimi in cui rideva. Che poi, dire che fossero pochi è in parte una menzogna. Alla fine non aveva mai mostrato il lato tormentato di se stessa. Avrebbe solo peggiorato la situazione. Quindi sorrideva sempre, ma non sempre era vero il sentimento celato da quell’espressione apparentemente felice.
Ma quel giorno…quel giorno lei semplicemente aveva preso la pistola del padre. Quella che teneva per le emergenze. Si era chiusa in bagno.
Sapeva che i suoi familiari erano i casa e che avrebbero sentito il colpo. Ma se non lo faceva subito, tutto il coraggio che aveva preso le sarebbe venuto meno.
Non importa quanto tu desideri la morte, fa sempre paura ed è natura umana avere dei dubbi sulle proprie decisioni, per questo la mano che stringeva la pistola era tremante.
Era consapevole che i genitori l’avrebbero trovata subito, sperava che non facessero vedere ai suoi fratellini il suo inutile corpo privato della sua inutile anima.
Decise che ai suoi genitori doveva una spiegazione. La loro unica colpa era che non potevano capirla.
E poi l’avevano fatta crescerà, l’avevano coccolata e le avevano dato amore.
Era grata ai suoi genitori di averla amata (anche se spesso litigavano), perché forse erano le uniche persone ad averle donato davvero affetto.
Scrisse poche e semplici righe. Dove in realtà non spiegava ogni cosa. Non voleva preoccuparli.
 
Cara mamma e caro papà
So che mi volete bene e ve ne voglio anch’io, quindi sappiate che questa scelta non ha a che fare con il vostro modo di crescermi, voi non avete sbagliato nulla, semplicemente non potete capire, non può farlo nessuno, tranne me stessa.
Quindi ho deciso che me ne vado. Perché sono davvero tanto stanca di vivere in un mondo che non mi appartiene, capite? Io vi voglio davvero bene, ma non c’è nulla che possa tenermi legata a questo luogo di sofferenza.
Perché ormai è così. La mia vita è fatta solo di sofferenza.
Non dovete essere tristi per me, anche se so che lo sarete. Non fate mai quello che vi dico!
Credetemi, io con tutti questi sentimenti negativi verso di me non riesco più a convivere. Sono senza forze ormai. Non posso più combattere in questo mondo, non posso più difendermi. Ho provato ad essere forte, ma è tutto così dannatamente sbagliato.
Capitemi, vi prego.
                        
                                                                                       Addio con affetto.
 
 
Era pronta. Si guardò lo specchio e si diede una sistemata. Sorrise per l’ultima volta.
Un colpo. Un rumore sordo di qualcosa che cade. Una lacrima. Ed infine un sorriso.

 
 

  
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