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Autore: MuccaJamaicana17    14/09/2013    7 recensioni
-Smettila di fare il cretino! io sono SERIO!!-
-Okay okay. Beh, a dir la verità sarebbe il massimo vederli a sbaciucchiarsi. Te l’immagini?! Hahahahahahaha loro due!!- si piegò in due tenendosi la pancia, incapace di smettere di ridere.
-Beh, in realtà sì, me l’immagino- disse l'altro, guardandosi le punte delle All Star nere, poggiando i gomiti sulle ginocchia e tenendosi la testa tra le mani.
Zayn smise all’istante di ridere, mentre la sua espressione mutò di colpo da divertita a scioccata.
-C…cosa stai t..tentando di dirmi?- balbettò
-Esattamente quello che stai pensando…- mormorò l’amico, mesto.
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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-Come si chiama quel bidello lì?-

- Perché t’interessa?-

- Tutto è interessante quando non si ha niente da fare, tesoro- disse l’ultima parola con una punta di maliziosità nella voce.

– Hahahaha, quanto puoi essere coglione! Comunque Richard mi pare si chiami lo spazzapavimenti-

- Sicuro? Per me non ha la faccia da Richard…-

- Se è per questo nemmeno tu hai la faccia da Niall!-

- Perché?-

- Perché tutti i Niall sono belli!- disse Harry, facendogli l’occhiolino

- Come siamo divertenti, Styles! Abbiamo mangiato pane e sarcasmo stamattina?- disse lui girandosi, fingendosi offeso.

La loro emozionante conversazione venne interrotta dal suono della campanella. La solita campanella, che annunciava l’inizio delle solite lezioni, tenute dai soliti prof., che spiegavano le solite materie con i soliti compagni. La solita schifezza di mattinata.

S’ incamminarono su per le scale, poi si divisero
- Niall, oggi vieni da me o mangiamo fuori?-
-Bho non so, dipende da come mi andrà poi! Yum, mi hai fatto venire fame, non potresti…-
-No, Niall, non ti faccio mangiare la mia merenda- .
L’altro lo guardò facendo gli occhioni da cagnolino bastonato e affamato
- Ti preeeego, giuro che sarà l’ultima volta!-
- Niall, ma è impossibile che tu abbia ancora fame! Ma non puoi fare una colazione decente la mattina?!- il biondo alzò un sopracciglio
- Guarda che ho bevuto due tazze di caffèlatte e ho mangiato undici biscotti Pan Di Stelle, un panino con la Nutella, un dolce di mele e una fetta di torta alla fragola…-
Appena finito di elencare la sua colazione si voltò verso il riccio, che lo guardava allibito
- T-tieni la mia merenda… E domani svuota un banco frigo..-
il biondo afferrò la merenda come un bambino afferra un giocattolo che chiede da tempo alla mamma. Guardò Harry sorridendo contento addentando la merendina, poi si girò e si diresse verso la sua classe.

L’altro rimase a fissare il punto dove aveva visto scomparire l’amico ancora immobile, poi si grattò la testa e fece lo stesso.


Quel ragazzo lo sorprendeva proprio. Non che non sapesse la quantità giornaliera di cibo che ingurgitava l’irlandese, ma ogni volta ci rimaneva un po’. Lui, che dopo metà pizza si sentiva pieno, mentre l’altro che ne ordinava quattro e si finiva anche la sua. Sorrise. Era per questi suoi modi che lo adorava, era fantastico, l’amico che tutti vorrebbero, il fratello perfetto.

Entrò in classe e si sedette al secondo banco, vicino alla finestra. Gli altri erano già dentro, così gli rimase il banco vuoto. Nella fila davanti i soliti secchioni del corso: tutti antipatici e con un’irritantissima vocina da topo. Che poi quella gente  era uguale in tutti i corsi, sembrano fatti con lo stampino, sempre gli stessi.
All’entrata del professore, tutti si alzarono salutandolo, per poi tornare risedendosi a farsi gli affari propri.



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Niall sedeva al penultimo banco, guardava il libro, cercava di seguire ma non riusciva. Quell’ammasso di strafottenza, ignoranza, sarcasmo dagli occhi azzurri non lo lasciava in pace
-Ehi, Nello, che fai domani sera?-
-Non t’interessa-
e l’altro, ridendo :-Sì è vero, non m’interessa. Ma preferisco la tua voce a quella del vecchio-.


Niall guardò il professore. Beh, di essere vecchio era vecchio, e anche parecchio, ma a lui non interessava. Il ragazzo seduto vicino a lui lo stava stressando, avrebbe preferito essere rinchiuso in un aula col prof. ed essere costretto ad ascoltarlo per due settimane di fila piuttosto che passare il resto dell’ora vicino a quello.

Cercò di ignorarlo ma quello continuava
-Nello, Nello, Nello! Ma sai che sei proprio brutto? Hai presente quando prendi sotto col motorino uno scoiattolo, che si spiaccica per bene sull’asfalto? Ecco, sei pure peggio di loro! Nello, vieni con me dietro il cortile vero?-
vedendo che il biondo non gli dava retta, o meglio, cercava di non dargli retta, prese a tirargli pizzicotti.


Uno sul braccio. Niente.

Uno sulla mano. Niente.

Di nuovo. Niente.


Si maledisse per il suo stupido vizio di mangiarsi le unghie fino al sangue, avrebbe potuto fargli più male. Quindi gli prese un pezzo di pelle dell’avambraccio tra l’indice e il pollice, lo strinse fino ad arrossarlo e lo girò di scatto, ripetutamente, tenendolo sempre saldamente tra le dita, che lo stavano oramai facendo diventare viola.
–AAH!- gridò Niall
Tutta la classe si ammutolì e il grido rimbombò nell’aula. Il professore si fermò di colpo, fissandolo
:- Horan, vuole illuminarci spiegandoci il problema? Su, venga alla lavagna, non la mangio mica!-


Niall si alzò lentamente, col viso rosso. Era ovvio che non avesse nemmeno la minima idea di quello che stava spiegando il vecchio. Si avvicinò, sempre molto lentamente alla cattedra e prese il gesso bianco dalla mano rugosa del prof. Awahars. Lesse attentamente il problema scritto sulla superficie liscia e nera. Non ci voleva una laurea in psicosociopedagogia per capire che non ci aveva capito assolutamente nulla. Iniziò a balbettare
- Ehm… sì, se X vale 34 allora Y vale… Ehm..-
- Svolga il procedimento, Horan!-
benissimo, non avrebbe solo dovuto sparare un numero alla par di cazzo, ma ora anche un intero procedimento. E sì, gli sarebbe andata bene sicuramente, non avrebbe avuto di che preoccuparsi. Già, perché prendere una bella insufficienza la prima settimana era il modo giusto per ricominciare la scuola.

Rimase lì in piedi, per un buon cinque minuti, assolutamente immobile, torturandosi il labbro inferiore con i denti e stringendo il gesso nella mano. Si sentiva gli occhi di tutti puntati addosso, soprattutto quelli di quel fottutissimo imbecille che lo osservava divertito.
Certo, quale spettacolo migliore di quel povero sfigato, interrogato alla lavagna per “merito” suo, assolutamente ignorante su tutto il programma mentre si scervella per trovare una risposta almeno dicibile.

Ad un certo punto l’Awahars sbotta:
- Senta signorino, io le consiglio di ristudiarsi tutti i libri di matematica che ha in casa, secondo me non sa nemmeno quanto fa quattro più tre. Ora vada a sedersi, magari con un impreparato sul registro studia meglio, cosa ne dice?-
Niall odiava quel professore. Lo detestava, davvero. Lo trattava sempre come un'imbecille, come un ritardato. Ma lui non lo era. E ogni volta che cercava di seguire, di imparare, non capiva qualcosa e chiedeva spiegazioni, l'Awahars si metteva a ridere e gli consigliava di andare a ripetizioni.
Fosse facile.
Fosse tutto così facile.
I professori di ripetizione costano, che soldi vuoi che abbia un ragazzo senza nè madre nè padre scappato da un orfanotrofio?
Harry avrebbe potuto aiutarlo, ma era un anno più piccolo, non avevano lo stesso programma.
Ma non poteva permettersi la bocciatura.
Lui sarebbe voluto diventare qualcuno, qualcuno che si prende come esempio, e i bocciati non danno esempio.
Il ragazzo sbatté il gesso sulla cattedra :- Sette-

Il professore lo guardò alzando un piglio :- Come scusi?-

- Quattro più tre. Fa sette-

Gli occhi gli si erano ridotti a due fessure blu, la voce più tagliente e bassa. Si voltò e ritornò a posto.

Beh, non lo ha mangiato, ma uno zero sul registro non gliel’ha risparmiato.

Per non parlare della figura del perfetto idiota che gli ha fatto fare.

Si sedette arrabbiato con se stesso, col professore, ma soprattutto con quello stupido ragazzo che lo guardava sorridendo e continuando a dargli pizzicotti sulle cosce. Era la loro vittima preferita, lo sapeva, e sapeva anche il motivo.
Ma codardo com’era, non ne ha voluto parlare con nessuno, nessuno lo sapeva.
Si ricordava di quella volta, quella volta era stato devastante, e solo per un loro capriccio.
Si ricordava di quello che gli avevano detto, di non dirlo a nessuno.
Si ricordava come l’avevano guardato e soprattutto quel coltellino.
Quel coltellino del cazzo, se lo ricordava troppo bene.
Sapeva di che colore era, quanto era lungo e affilato, quanto era vecchio e, soprattutto, sapeva perfettamente dov’era.
Nella tasca dei jeans del ragazzo vicino a lui.

Scacciò dalla mente questi pensieri, non doveva ricordare.

Doveva solo sopportare.

Tutto quello che gli volevano fare, glielo facevano: pizzicotti, calci, pugni, parole, scherzi.
E lui non poteva dire nulla, non VOLEVA dire nulla. Nessuno doveva sapere, altrimenti poteva dire addio alla gente, al poter passare inosservato, a camminare senza che qualcuno gli puntasse un dito contro e gli ridesse dietro.
No, non avrebbe dovuto fare nulla.
Strinse i denti: quei pizzicotti gli facevano sempre più male. Gli avrebbero lasciato i lividi, ne era certo.
Ma la cosa che più lo feriva era vedere l’altro, mentre lui sopportava tutto il male che riceveva, in silenzio, ridere divertito.
Occhi di ghiaccio lo faceva apposta, gli voleva male.

A Louis William Tomlinson piaceva vederlo soffrire.



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La lezione era iniziata già da venti minuti, Harry guardava distrattamente la lavagna, senza leggere quello che c’era scritto.
Guardava le linee di gesso bianco, che si intrecciavano, si rincorrevano sulla superficie nera. Finalmente s'incontravano, poi però si lasciavano per fare un lungo e tortuoso giro di riccioli e linee dritte ed eccole che si toccavano ancora fino a formare la parola che erano destinate a diventare.
La professoressa parlava, parlava, parlava, parlava, ma le sue parole non lo sfioravano nemmeno. Era come se avesse dell'ovatta nelle orecchie, non sentiva.
In fondo, come dice un famoso proverbio, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Osservava distante la lavagna, immerso in chissà quale mondo, quando la portà si aprì improvvisamente in modo non proprio aggraziato, e ne scoprì una figura che destò immediatamente l’attenzione di Harry.


AngolinoMucche
Ciao ragazze (e ragazzi, se ce ne sono)
Volevo dirvi che ho tirato fuori questa storia che covavo da tanto tempo, per cui mi ci sono molto affezionata (non me la insultate, se no vi crucio tutti quanti è.é) no scherzo
MI è venuta l'ispirazione a mezzanotte e mi sono messa davanti al computer con una riserva di porcherie da mangiare come se avessi dovuto sfamare una famiglia di ippopotami e l'ho finita verso le due... -.-"
Il primo capitolo è sempre il meno bello, o il mio perlomeno. Infatti devo dire che questo coso che io chiamo capitolo è abbastanza noioso...
Ma dal prossimo giuro che sarà meglio !!!
Siate clementi, è la mia prima ff e ancora non so come si usa il sito.
Se recensiste mi fareste un piacere, magari vedo se vale la pena mandarla avanti... spero che piaccia, altrimenti mi seppellisco viva e mi faccio mangiare dai lombrichi, giuro sulle Tartarughe Ninja (no su loro non giurerei mai *sogna*)
alla prossima spero, un bacio
  
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