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Autore: Kiaretta_chan_94    20/03/2008    6 recensioni
SPOILER!

Era notte fonda, a Konoha.
Per il villaggio, non c'era anima viva; solo qualche locale era ancora aperto,
ma anche quelli si andavano svuotando. Eppure, c'era ancora qualcuno che non dormiva.[...]

Jiraya sbuffò. Si gettò sull'erba,
allargando le braccia.
-Sono stupende le stelle, stanotte...-
-Sono sempre belle.- ribattè lei, stendendoglisi vicino.
-Mai una volta che mi dai ragione, eh?-
La bionda non rispose. Stava osservando un punto preciso del cielo.
-Guarda quella stella.- gli disse, indicandogliela con un dito.
Lui seguì l'indice di Tsunade.
-Quella là?-
-Sì. Non ti sembra che brilli di più delle altre?-
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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SPOILER!

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Era notte fonda, a Konoha.
Per il villaggio, non c'era anima viva; solo qualche locale era ancora aperto, ma anche quelli si andavano svuotando.
Eppure, c'era ancora qualcuno che non dormiva.
E quel qualcuno, in quel momento, era seduto sulla testa del Primo Hokage.
Il freddo la stuzzicava, a quell'altezza, eppure Tsunade non sembrava accorgersene. Guardava il villaggio con un'aria un po' malinconica, torturandosi una ciocca ribelle di capelli sfuggita dalla sua coda. 
Non riusciva a dormire.
Era strano, ma quella notte, all'improvviso si era svegliata, ansimante. Era certa di aver fatto un incubo, ma non riusciva a ricordare cosa fosse. Ma c'entrava la morte, su questo ne era sicura
Presa dal batticuore, aveva cercato di riaddormentarsi, ma invano. Così, aveva deciso di uscire a fare quattro passi.
E si era ritrovata lì.
Tuttavia, invece di migliorare, la situazione peggiorava, perchè a Tsunade venne in mente all'improvviso che se lì ci fossero stati i suoi genitori, o suo nonno,  l'avrebbero rassicurata.
Ma loro non c'erano. Erano morti da anni, ormai.
L'unica cosa che le restava era suo fratello Nawaki, ancora piccolissimo.
E, naturalmente, la sua squadra.
Sorrise, nel ripensare a quei due. All'inizio li detestava, soprattutto quel piccolo pervertito dai capelli bianchi. Ma poi, aveva cominciato suo malgrado ad apprezzarli.
Rimase sulla testa di pietra ancora un po', ma poi decise di scendere.
Attenta a non farsi scoprire da qualche guardia impicciona, scivolò lungo la parete scoscesa, e cominciò a correre verso il bosco.
Aveva voglia di andare nel suo posto speciale.



Scostò un ramo con una mano, e finalmente constatò di essere arrivata.
Si trovava di fronte ad uno spiazzo libero circondato dagli altissimi alberi della foresta di Konoha.
Quel posto era sempre ricco di pace, ed era l'ideale per rifugiarsi quando si era di cattivo umore.
Ma la cosa che a Tsunade piaceva di più, era la bizzarra forma di quella radura.
Ricordava una stella.
Inoltre, lontano dal villaggio, quel posto era l'ideale per osservare le migliaia di luci e costellazioni che riempivano il cielo.
Avanzò di un passo, andando a sedersi al centro dello spiazzo.
Ma all'improvviso sentì un rumore.
Si voltò di scatto, e si trovò di fronte a due occhi neri alquanto stupiti.
-TU? Ma che cosa di fai qui?- chiesero contemporaneamente puntando un dito contro a vicenda.
Entrambi non avrebbero mai pensato di trovare quella persona proprio lì.
Tsunade fu la prima a prendere di nuovo la parola.
-Si può sapere come mai sei venuto qui, Jiraya? Non mi stavi mica seguendo, vero?-
Il ragazzino dai capelli bianchi fece una smorfia.
-Stavo per chiederti la stessa cosa, Tsunade.-
Si fronteggiarono per qualche secondo. Decisero, infine, che nessuno dei due stava mentendo.
-Io vengo qui da tanti anni, soprattutto quando sono giù di morale. Credevo che fosse un po' il mio covo segreto.- disse Tsunade, mentre Jiraya le si sedeva accanto.
Lui annuì, sorpreso.
-Anche io... ma come abbiamo fatto ad incontrarci solo ora?-
La bionda riflettè un momento. Quindì ghignò.
-Probabilmente questo dipende dal fatto che quando tu sei giù di morale, di conseguenza io divento felice come una Pasqua, quindi non ci incrociamo mai-
Il futuro eremita dei rospi impiegò qualche secondo a focalizzare cosa aveva appena detto la sua "amica". Fece una faccia a metà tra l'arrabbiato e l'offeso.
-Sei sadica, Tsunade!-
-Ci provo- disse lei con falsa modestia.
Jiraya sbuffò. Si gettò sull'erba, allargando le braccia.
-Sono stupende le stelle, stanotte...-
-Sono sempre belle.- ribattè lei, stendendoglisi vicino.
-Mai una volta che mi dai ragione, eh?-
La bionda non rispose. Stava osservando un punto preciso del cielo.
-Guarda quella stella.- gli disse, indicandogliela con un dito.
Lui seguì l'indice di Tsunade.
-Quella là?-
-Sì. Non ti sembra che brilli di più delle altre?-
Jiraya strizzò gli occhi, guardandola meglio.
-Hai ragione! Chissà perché...-
La ragazzina distolse lo sguardo, voltando la testa verso gli alberi.
-Mio nonno diceva che lì si trovano tutti i grandi eroi della Foglia. Dice che a farla brillare sono i sorrisi che ci rivolgono da lassù.-
L'amico la guardò.
-Adesso forse anche tuo nonno si trova lì... o no?-
 Lei non rispose.
Jiraya sospirò.
-Tsunade.-
La ragazzina si voltò.
-Tu non sarai mai sola. Capito? Mai.-
"Non finché ci sarò io".
pensò. Ma questo non lo disse.
La bionda gli sorrise.
-Grazie, Jiraya-kun.-
-Eh?-
Lui la guardò, incredulo.
-Come mi hai chiamato, scusa?-
Tsunade arrossì, seccata da quel suffisso che le era sfuggito contro la sua volontà.
-Non ti ho chiamato in nessun modo.-
-Ah.-
"Peccato..." pensò malinconico. Riprese ad osservare quell'astro così speciale, che brillava sopra di loro.
-Se un giorno morirò, anche io andrò su quella stella. Così potrò guardare il mondo dall'alto...-
Aggiunse qualcos'altro, ma a voce così bassa che la bionda a fianco a lui non sentì cosa disse.
Rimasero così, a fissare il cielo, per molte ore, in silenzio. All'alba, Jiraya si alzò.
-Andiamo? Al villaggio Orochimaru e Sarutobi-sensei si preoccuperanno, se non ci trovano...-
Tsunade fece una smorfia.
-Dubito fortemente che Orochimaru possa preoccuparsi per qualcuno...ma te lo immagini, che ci corre incontro, con una faccia disperata, e che ci abbraccia dicendo "Ragazzi! Ma dove eravate finiti? Ero tanto in pena!  Non posso vivere senza di voi! Non fatemi più certi brutti scherzi!"?-
Si guardarono per un istante... e cominciarono ad ululare dalle risate, al pensiero di quella scena tanto assurda quanto improbabile.
Alle loro spalle, il sole stava sorgendo.


Per poco non si erano persi nel bosco. Si erano deconcentrati e non riuscivano più a ricordare come uscire, ma per fortuna ce l'avevano fatta.
Avevano camminato insieme fino al centro di Konoha, ma ora dovevano separarsi.
-Ci vediamo tra due ore, all'allenamento.- disse Tsunade, cominciando ad incamminarsi verso casa.
-Ehi! Aspetta un momento.- fece Jiraya, rincorrendola e piazzandosi davanti a lei per impedirle di continuare.
-Che cosa c'è, adesso?-
Il ragazzino la guardò con un'espressione furbetta.
-Me lo dai il bacio della buonanotte, prima di andare?-
-Guarda che ormai è giorno, Jiraya.-
-Allora mi dai il bacio del buongiorno?- fece lui, sporgendosi in avanti con le labbra protese.
-Non insistere.-
-Nemmeno un bacino piccino picciò?-
-No.-
Il futuro Sannin, fiutando il pericolo celato nel tono della bionda (e desiderando ardentemente di non ritrovarsi con cinque dita stampate in faccia) decise di desistere.
Per quella volta, sia ben chiaro.
-E va bene... uffa, però, solo uno potevi anche... vabenevabenevabene non dico più nulla!- disse agitato nel notare la venuzza che pulsava sulla fronte della ragazzina.
-Bene.- fece lei, più rilassata. -Allora ciao!- lo salutò. Lui agitò la mano in segno di risposta, mentre lei continuava a correre verso casa.
Vi arrivò in poco tempo. Felice, affrettò l'andatura nel compiere gli ultimi passi.
Ma sulla soglia, all'improvviso si bloccò.
L'incubo... se lo era ricordato.
Aveva sognato la morte di Jiraya, per mano di nove figure incappucciate.
Scosse la testa, come per scacciare via quel pensiero.
"No, è impossibile. Lui non morirà."
E, rassicurata da questa convinzione, entrò.





Quarant'anni dopo, una donna dai capelli biondi osservava il cielo, alla ricerca di qualcosa.
La trovò.
La stella era lì, e quella notte brillava più che mai.
Ora, c'era un sorriso in più a farla splendere.
Un sorriso rivolto a lei.
Una lacrima le scivolò sulla guancia.


"Se un giorno morirò, anche io andrò su quella stella. Così potrò guardare il mondo dall'alto... e vegliare su di te, Tsunade."







FINE
























  
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