Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Mahiv    14/09/2013    4 recensioni
Gli piaceva andare lì alla notte, quando voleva pensare.
O quando l'atmosfera di falsa speranza nel Campo lo faceva sentire nauseato, o quando voleva solo un luogo dove potesse sentirsi nauseato senza dover fingere di non provare nulla.
Quella notte, era andato lì a causa di una dose abbastanza grande di tutte e tre le ragioni.
Dean aveva la schiena poggiata alla fiancata del rottame della sua Chevy Impala, e tutto attorno a lui era silenzioso.
Non riusciva a sentire nulla. Probabilmente perchè non c'era nulla da sentire.
Non un gufo, un insetto, un uccello. Nulla.
Non riusciva nemmeno a ricordare quando tutto avesse cominciato ad essere così silenzioso.
Ecco perchè quando delle foglie scricchiolarono, ed un rumore ovattato di passi gli si avvicinò, lui se ne accorse subito, e non ebbe bisogno di voltarsi a guardare per sapere chi fosse la causa di quel suono. Mandavano sempre lui a parlargli.
«Dean?» La voce di Castiel era chiara, dietro di lui. Sembrava quasi sobria.
In un altro momento, avrebbe riso del suo stesso pensiero.
[5x04]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The maniac messiah
Destruction is his game
A beautiful liar
Love for him is pain
The temples are now burning
Our faith caught up in flames
I need a new direction
'Cause I have lost my way

30stm - End of all Days



Gli piaceva andare lì alla notte, quando voleva pensare.
O quando l'atmosfera di falsa speranza nel Campo lo faceva sentire nauseato, o quando voleva solo un luogo dove potesse sentirsi nauseato senza dover fingere di non provare nulla.
Quella notte, era andato lì a causa di una dose abbastanza grande di tutte e tre le ragioni.
Sapeva di essere stato fuori per un bel po', ormai, e che Chuck si era probabilmente già preoccupato, e che probabilmente avrebbe mandato qualcuno a controllare che lui stesse bene, di lì a poco. Ma francamente non gli importava.
Dean aveva la schiena poggiata alla fiancata del rottame della sua Chevy Impala, e tutto attorno a lui era silenzioso.
Non riusciva a sentire nulla. Probabilmente perchè non c'era nulla da sentire.
Non un gufo, un insetto, un uccello. Nulla.
Non riusciva nemmeno a ricordare quando tutto avesse cominciato ad essere così silenzioso.
Ecco perchè quando delle foglie scricchiolarono, ed un rumore ovattato di passi gli si avvicinò, lui se ne accorse subito, e non ebbe bisogno di voltarsi a guardare per sapere chi fosse la causa di quel suono. Mandavano sempre lui a parlargli.
Anche se era leggermente sorpreso, aveva pensato che lui sarebbe rimasto a scodinzolare attorno al sè del passato tutta la notte.
«Dean?» La voce di Castiel era chiara, dietro di lui. Sembrava quasi sobria.
In un altro momento, avrebbe riso del suo stesso pensiero.
«Che c'è? Il vecchio me non ti crede più Dio in terra?» Rispose aspramente, guardando fisso di fronte a lui.
Era da quando la sua passata versione di se stesso aveva visto Castiel, che questi lo seguiva ovunque come se l'angelo caduto avesse avuto tutte le risposte del mondo.
Ma, come sempre, Castiel non raccolse la sua provocazione.
«E' per questo che sei qui fuori? Ti stai nascondendo da te?» Il suo tono era leggermente canzonatorio, e la teoria del cacciatore circa la sua presunta sobrietà andò al diavolo.
«Non mi sto nascondendo.» Disse subito.
«Ma non mi piace averlo attorno. Lui non sa niente di questo mondo, eppure pensa di sapere meglio di me cosa è giusto fare.»
Castiel sollevò le sopracciglia, appoggiandosi accanto a lui alla macchina.
«E' solo come sei fatto. Pensi sempre che ci sia un'altra via, una via migliore. E' per questo che ti seguono.» L'angelo caduto si strinse nelle spalle, facendo un cenno verso al Campo.
«Lo so. Ma..lui mi guarda, Cas, e...posso sentire che..» Deglutì. «Lo disgusta. Quello che sono diventato. Sta probabilmente pregando per non diventare come me. Ed io non ho mai particolarmente pensato grandi cose di me stesso, oh, lo so, ma...vedere me stesso che mi guarda in quel modo-» Rilasciò una risata amara, scuotendo leggermente la testa mentre contraeva la mascella.
«E non ha diritto di farlo. Lui non ha passato quello che abbiamo passato noi. Non sa niente di questa merda. Non pensi che io già sappia quanto faccia fottutamente schifo il fatto che ogni giorno devo sparare a qualcuno che conosco e fingere che non m'importi un cazzo? Beh, lui non lo pensa, evidentemente.» Sibilò, puntando un dito verso il Campo.
«Ho sparato ad una bambina questa mattina, Cas. Di fronte a sua sorella. Pensi che queste cose non mi uccidano? Ma andava fatto, e nessun altro si sarebbe preso la briga di farlo. E tutti pensano che io non li senta quando sussurrano 'come può essere così crudele? E' senza cuore', non appena volto le spalle.»
Castiel lo lasciò sfogare, aspettando pazientemente che il suo respiro si calmasse, e gli poggiò la mano sulla spalla.
«Tutti sanno che ciò che fai lo fai per proteggerci, Dean. E lui..lui non resterà.»
Dean guardò i radi sprazzi d'erba ai suoi piedi, annuendo, poi scoppiò in una risata quasi isterica, una di quelle risate a cui la mente ricorre quando si ha così bisogno di piangere che non ha importanza come questo avviene.
«Sai cosa, probabilmente vorresti che restasse. Diavolo, preferiresti essere con lui in questo fottuto momento.» Riuscì a dire mentre le sue spalle ancora si scuotevano, anche se la risata se n'era andata.
«Tu adori così tanto stargli attorno, guardarlo e vedere che ancora non è spezzato. E' come avere indietro in un pezzo un giocattolo che pensavi si fosse rotto, non è vero? Oppure è perchè lui ti guarda come se tu valessi qualcosa? Lui non ti guarda come se tu fossi solo un drogato capace di mandare a puttane una missione per cercare della coca. Beh, mi spiace dovertelo dire, Castiel, ma è esattamente quello che sei.» Disse con ancora quel sorriso forzato ed innaturale sulle labbra.
«Quindi datti una svegliata, perchè venire idolatrato da lui non cambierà nulla. Quando se ne sarà andato tu sarai ancora chiuso dentro la tua capanna con pillole e assenzio e donne.»
Con la mascella contratta, si voltò ad osservare l'angelo caduto, per la prima volta da quando lo aveva raggiunto.
Castiel lo stava guardando con un'espressione indecifrabile, senza dire una parola.
Quella non era certo la prima volta che Dean gettava la sua frustrazione su di lui, ed ogni singola volta Castiel rimaneva lì dov'era, silenzioso e tranquillo, ed accoglieva ogni insulto che lasciava le labbra del cacciatore.
Ma qualla volta il suo sguardo era differente, la sua postura era tesa, i suoi occhi bruciavano.
E Dean seppe di essere andato troppo in là.
Lo sapeva, e forse era quello che voleva sin da quando aveva sentito i suoi passi avvicinarsi.
Farlo sentire male quanto lui.
«Sono venuto a dirti che è tutto pronto per domani.» Castiel disse piattamente, e se ne andò.
Dean rimase a fissare la sua schiena, finchè non riuscì più a distinguere la sua sagoma dal buio che lo circondava. Ed urlò. Urlò finchè non sentì lacrime, lacrime vere, scendere lungo il suo viso, mentre lui rimaneva inginocchiato su di quell'erba secca ed a tratti assente, con la sua fronte poggiata contro la portiera di ciò che rimaneva dell'Impala.
E fu solo quando aprì gli occhi che si rese conto che la sua mano stava sanguinando, e che aveva appena colpito l'ultimo finestrino intatto della Chevrolet, mandandolo in pezzi attorno a lui.
Curioso, era esattamente come si sentiva.
I suoi repiri erano irregolari, presi fra i denti stretti quasi dolorosamente, ma andava bene così.
Se era fortunato, tutto sarebbe finito da lì a poche ore. 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Mahiv