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Autore: Teal Eyes    14/09/2013    3 recensioni
La vita di Marco è tormentata da sofferenze, soffre di bullismo, genitori alcolizzati, eppure c'è qualcosa che lo tiene appeso a quella vita. Lui dice sono i libri, ma presto capirà che non è quello. Un incontro sconvolgerà quella vita, aiutandolo ad entrare in quella fase di essa chiamata adolescenza...
PS: Già una volta avevo pubblicato questa storia, ma visto che era incompiuta (proprio con un solo capitolo mentre la mia idea avrebbe portato a molti di più!) avevo pensato di eliminarla. Ho deciso, però, di ripostarla perché comunque l'ho scritta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo I: La grande mela
 

Se si potesse racchiudere tutti i capitoli della mia vita ne uscirebbe un libro. Genere nonsense, forse solo per me, drammatico, triste. Sì, perché la mia vita è costruita su castelli inesistenti, in un mondo dove invece regna la discriminazione e l’odio reciproco. Salve sconosciuto, sono Marco, ragazzo italiano trasferito con la sua famiglia nella periferia di New York. Ho detto famiglia? Mi sarò sbagliato. I miei genitori non possono essere chiamati tali. Quando sono nato non dovevo nascere, è stato un caso, uno scherzo del destino. I miei progettavano lunghe gite di qua e di là per il mondo in cerca solo di sesso e denaro. Già, perché sono due persone alcolizzate, da sempre per quel che ricordi, che non mi trattano come il loro figlio, sono inesistente, invisibile. Assumono droghe, spesso, e fumano. Ovviamente. Che c’è sei sorpreso? Insomma io ti avevo avvertito.
Bah, perché mi prendo solo in giro? Ora ci facciamo anche degli amici immaginari? Perfetto! Mancava solo la pazzia alla mia lista!
Negli ultimi quasi 15 anni non ho fatto altro che leggere di posti stupendi, meravigliose storie d’amore, ragazzi sfortunati che poi trovano la felicità. Cerco sempre libri a lieto fine, forse perché ne spero una. Sarà difficile che il mio sia un lieto fine. Una fine l’avrò sicuro e presto se qualcosa non cambia.
Sai Marco, puoi anche smetterla di parlare da solo. Ti rendi solo ridicolo più di quanto lo sia già.
Mi alzo dal letto, prendo il piumino, scendo in strada senza nemmeno fare colazione e mi dirigo verso la fermata dell’autobus. Camminando fra la neve, in realtà gas ed inquinamento, penso che dovrei contenere un po’ di più i dieci minuti di meditazione prima di uscire di casa. Ecco l’autobus. Temo ad entrare, ma non lo faccio vedere a Sean e ai suoi. Sean è il ragazzo che mi tormenta da ormai due anni. In autobus per fortuna non alza dito, non potrebbe lì davanti a tutti. Sì, vuole umiliarmi, ma davanti a me stesso. Ed è bravissimo a farlo. La mia autostima? Diecimila leghe sotto i mari, per citare un fantastico libro.
Siamo appena entrati nel mese di Febbraio. Freddo. Gelo. Neve. No, neve no, nella grande mela se nevica è un miracolo. Prima di arrivare a scuola c’è quasi un chilometro. Per carità se si sprecano a lasciarci un po’ più avanti! Tra la fermata e la scuola, nel quel quasi chilometro, c’è una caffetteria stile Londra. Dalle vetrate si vedono le ragazzine in gonnella a ridacchiare su chissà cosa con davanti una tazza di cioccolata calda fumante. Mi piace fermarmi a guardare, mi ricorda le scene che leggo nei libri, ovviamente come me le immagino io.
- C’è la tua ragazza lì, eh Mark? – sputa Sean, ingenuo bastardo, traducendo il mio nome in inglese, vedendomi col naso quasi spiaccicato contro il vetro della caffetteria. Il classico pugno nello stomaco, tanto ci sono abituato e se ne va.
La campanella suona, le ragazze si alzano infilandosi velocemente giacche e maglioni ed escono. La caffetteria ora è deserta. Un dolce odore di cioccolata pervade le narici. Chiudo gli occhi e assaporo il momento, calmando la mia rabbia.
- Ehi, ragazzo. Le lezioni stanno per iniziare…
A parlare era stata una ragazza bionda dagli occhi verdi, magra come uno spaghetto e piena di lentiggini. Sapevo chi fosse: Blaire Wirgminton, dolce, timida, introversa, grande studentessa, la migliore della classe. La guardo, mi fa quasi tenerezza, poi realizzo. Qualcuno mi aveva appena rivolta gentilmente la parola da due anni. Sfodera un delicato sorriso e come non posso ricambiare? Accenna una risatina e indietreggia verso le amiche. Vedo in lontananza Sean, che guarda la scena con aria maliziosa, lascia passare le ragazze, poi entra anche lui
In classe c’è la solita aria da menefreghismo. La prof parla, io cerco di imparare, gli altri no, ma qualcosa manca, o meglio, qualcuno. Mi giro a destra e sinistra cercando l’anello mancante, ma diventa troppo tardi quando capisco. Sbarro gli occhi.
- Prof devo andare in bagno, è urgente! – salto su con la classica scusa.
Si vedeva che doveva essere importante e la prof disse sì, l’avrebbe detto comunque. Corro in corridoio, ma niente, mi catapulto nei bagni a tempo record infine provo nel cortile, era rimasto solo quello. Giro più volte intorno alla scuola e più giri faccio più ho paura. Paura per Blaire. Poi sento un mugolio dietro ad un cespuglio e mi blocco. Scosto le poche ma abbastanza foglie rimaste e non posso credere ai miei occhi. Quella che vedo non è Blaire Wirgminton, ma una ragazza bionda spettinata, senza vestiti, piena di sangue e foglie secche sul corpo. Non posso non notare un piccolo foglietto scritto con incerta calligrafia.
 
Grazie, la tua amichetta mi è stata utile, dovresti avere più amichette sai… ah, non preoccuparti, avrà solo un po’ di mal di testa, non si ricorderà niente, peccato se avesse detto di sì non sarei dovuto arrivare a tanto. Sono fortunato, nessuno ha prove della mia colpevolezza, nemmeno tu perché se parli, beh… ormai lo sai. Grazie ancora, Mark…
 
Stringo il pezzetto di carta nel pugno e mi avvicino a Blaire che inizia a riprendere sensi. Non ricorda niente, appunto, l’aiuto a vestirsi come se fosse una bambola, proprio non realizza niente di niente. Si tocca la testa, vede sangue ovunque, per poi svenire tra le mie braccia. La prendo su e la porto in ospedale. Non mi importa niente se è a chilometri di distanza, camminerò. Per questo non ho amici, per un semplice sorriso una ragazza è stata violentata, non posso permetterlo. Sean è capace di questo ed altro. Arrivati in pronto soccorso, passa tra i casi urgenti, ma io non posso stare lì, così do la mia testimonianza e me ne vado. Lei si deve dimenticare di me. Sean questa me la paga, sì me la lego al dito. Prima o poi farò qualcosa.
Sean è un ragazzo di quasi 18 anni bocciato non so quante volte e ripete da anni sempre la stessa sezione e quest’anno è toccato a me, ma già mi tormentava l’anno scorso. Volevo dare una svolta alla mia vita, ma con lui in mezzo non è stato possibile, la mia forza non arriva a quella potenza. Non con la combinazione della mia autostima.
Arrivato a casa squilla subito il telefono.
- FBI, lei è Marco Terrani?
- Certo, ma cosa? FBI? – non ci posso credere, ecco i miei si saranno cacciati sicuramente in qualche guaio.
- È lei che ha portato Blaire Wirgminton all’ospedale?
- Sì, ma perché tutte queste domande?
- Lei è arrestato per stupro.
- Cosa? – adesso sì che sono incredulo, come possono pensare che sia stato io? E poi non hanno prove!
- Lei è l’unico ad essere stato con lei dalla mattina fino al momento del trasposto al pronto soccorso, poi abbiamo un testimone. La ragazza ora è morta.
- Blaire è… è morta? – inizio a balbettare.
- Sì, quindi arresto per stupro e omicidio.
Mi riattaccano il telefono. Mi arriva un sms.
 
Sono un ottimo testimone, non lo sapevi?
 
Quel cane! Ora ha anche il mio numero! Oltre che bullo diventa stalker! Getto il telefono, inizio a tremare, ma non era il freddo, l’FBI sarebbe venuta a prendermi, quello era ergastolo in piena regola. Peccato che non era il mio. Si crepa un labbro, allora era freddo. Mi dirigo verso il lavandino per bagnarlo un po’, però suona il campanello.
New York non perdona niente.
   
 
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