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Autore: gossipgirl_dairies    15/09/2013    4 recensioni
Dan è partito per l'Europa. Direzione Roma.
Blair, ora, sta con Chuck.
Ma si sa, la vita riserva molte sorprese, soprattutto se il tuo cognome è Waldorf.
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Dunque, è tantissimo che non pubblico nel fandom. Ma è il mio fandom, e mi sembrava giusto rendergli omaggio a un anno dalla mia iscrizione. Spero che la leggerete e mi facciate sapere cosa ne pensate.
E' dedicata a tutti voi lettori e scrittori.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chuck Bass, Dan Humphrey, Dorota, Eleanor Waldorf, Nate Archibald | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Blair Waldorf/Dan Humphrey
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Ciò che mi appartiene.
 
Note pre-lettura: Questa Fan Fiction è in assoluto la prima che ho scritto. Mi ricordo ancora quando iniziai. Era l’estate del 2012 e faceva un caldo apocalittico. Molte cose sono cambiate da allora ma di certo non la passione che metto nella scrittura. Il risultato, quello, è un’altra cosa. In ogni caso non avevo mi avuto il coraggio di pubblicarla, ma credo che ora, a un anno dalla mia iscrizione su efp sia giunto il momento.
 
La storia quindi fa parte del mio fandom originario, quello di Gossip Girl. E’ ambientata dopo l’ultimo episodio della quinta stagione, a fine estate, in un mondo (il mio) in cui la sesta stagione non è mai esistita, anche per ovvi motivi temporali.

Buona Lettura!

 
Dan è partito per l’Europa. Direzione Roma.

Blair ora sta con Chuck.
 
            Erano i primi giorni di settembre, quelli in cui il caldo sole dell’estate cominciava ad affievolirsi ed obbligava i bar a riportare dentro sedie e tavolini, ed il ritorno di Dan era davvero imminente.

            Rufus, nel loft, era dedito a svuotare e ripulire un po’ in giro. Stava cercando di capire all’incirca quanto tempo fosse che non metteva in ordine l’appartamento quando all’improvviso suonò qualcuno alla porta. Con uno scatto quasi felino si rifugiò dietro al mobile bar ma poi sentendosi in colpa come un bambino colto mentre ruba caramelle si alzò ed andando ad aprire la porta pensò a come la rottura con Lily aveva cambiato radicalmente le sue abitudini. Ad interromper i suoi pensieri ci pensò Eric, il suo ex figliastro, nonché unico membro della famiglia Rhodes/Van der Woodsen che ancora gli rivolgesse la parola.

            -Ehi! E’ tornato Dan? Hai bisogno di una mano a pulire? O mamma mia cos’è successo qui? E’ scoppiata una bomba? Ed era fatta di pizza?!?-

            -Ciao Eric, prego entra! Sto bene, mi fa piacere vederti!” disse con un tono ironico che non sembrava essere stato apprezzato da Eric, “senti tu ti ricordi l’ultima volta che ho messo in ordine questo posto?-

            -Aspetta che ci penso…uhm dunque, non saprei.. probabilmente il quindici di giugno.-

            -Ma è quando è partito Dan!-

            -Appunto!- disse ridendo –Dai ti do una mano.-
 
 
Appena sceso da un volo di sei ore che gli era però sembrato durare almeno ventiquattro, Dan non poteva evitare di pensare a quanto gli fosse mancata l’aria di New York. Nel taxi verso Brooklyn rimuginava a quanto avesse lasciato parte di se stesso nel suo loft. Era un posto sicuro. Non era solo una casa. Non era solo una cucina, un divano, un letto, alcuni mobili e un paio di soprammobili. Non erano solo mura, era molto di più. Era la sua roccaforte, quella dove nascondersi e ripararsi dal fuoco nemico, dove, alla fine di una estenuante giornata, poteva riposarsi. Era il posto in cui aveva passato i momenti migliori della sua vita, quelli che lo avevano cambiato sul serio permettendogli di vedere la vita da una nuova e più ampia prospettiva.

            Ovviamente aveva già riflettuto alle risposte da dare alle molteplici domande riguardo al suo viaggio, che, immaginava, gli sarebbero state poste.

            Sì, il viaggio era andato bene. Era stata davvero un’esperienza utile e profonda. Lo stage era perfetto, proprio quello che cercava. E sì, Roma è proprio unica e bella come dicono, le persone davvero cortesi e accomodanti. Insomma, sì, aveva passato proprio una bella estate. Questo era più o meno quello che le persone volevano sentirsi dire. Nessuno voleva che venisse risposta la verità. E comunque, il suo stato d’animo –e la sua estate- sarebbe stato troppo complicato da spiegare.

 
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            Erano circa le due del pomeriggio e l’attenzione di Blair non era affatto per la madre che la stava ragguagliando sugli ultimi capi da lei creati. Piuttosto la sua mente vagava senza limiti dentro i ricordi.

            I suoi ultimi dodici mesi erano stati davvero particolari ma Blair preferiva saltare quel periodo. Di solito lo ignorava, faceva finta che non fosse esistito o cercava di convincersi che aveva vissuto in una di quelle fiabe che il suo tanto premuroso quanto inaffidabile padre le leggeva prima di dormire. E così, impotente come un foglio di carta davanti ad un refolo di vento, tutte le sue speranze ed i suoi sentimenti erano volati via con un volo intercontinentale.

            Lei non ci voleva pensare. Non voleva affrontare quest’argomento. Con nessuno. Nemmeno con se stessa. Eppure, in quel momento non poteva non accorgersi che dentro di lei, in fondo al suo ormai sbriciolato cuore, si era riaccesa una flebile ma ardente luce di speranza.

-Cos’hai cara?- chiese Eleanor –Ti senti bene?-

-Sì, mamma. Sto bene. Stavo solo pensando al vestito che indosserò stasera alla festa di Sigourney.-

-Non ti devi preoccupare. Sarà un vestito bellissimo. Ne sono certa.- e dopo una breve pausa aggiunse –Sono davvero contenta che ti sia riconciliata con Chuck. Ho sempre pensato che un giorno sareste stati un’eccellente coppia.-

Blair sospirò.

-Già. Chuck. Un’eccellente coppia.-

 
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Dopo circa un’ora e mezza passata a descrivere tutti i posti da lui visitati, tutte le circostanze vissute, tutte le persone conosciute e tutti i cibi assaggiati, Dan sapeva quale sarebbe stata la prossima domanda che il padre gli avrebbe posto. Lo sapeva. Perché sapeva com’era fatto. Lo conosceva troppo bene per non aspettarsi una domanda ben piazzata sulle ragazze italiane.
 

-E le ragazze italiane? Eh? Com’erano?-
 

            Prima di rispondere Dan si prese un attimo. Con la mente ripercorse l’intera estate. La sua vita sociale a Roma era stata pari a zero. Non che non ci avesse provato. Lo aveva fatto, eccome. Ma non ci riusciva. Non riusciva a togliersi dalla mente l’unica ragazza di cui veramente gli importava. Ovunque andava la vedeva. La riconosceva nei volti degli estranei. Era come uno spettro che lo perseguitava. Però, tutto sommato, era piacevole. Doloroso ma piacevole. Ad accompagnare tutto ciò c’erano stati il rimorso, il senso di colpa, l’insita convinzione di aver rovinato tutto e di essere l’unico da biasimare.

-Ehi, tutto bene?- Rufus interruppe i suoi pensieri.

-Sì, certo. Al massimo sento un po’ il jetlag.-

-E dunque? Le ragazze com’erano? Belle?-

Dan tentennò.

-Eh veramente…-

-Daniel! Che piacere vederti! Come hai passato la tua estate a Roma?-

“Grazie a Dio che quella donna non bussa mai.” fu il primo pensiero di Dan prima di rispondere.

-Lily! Molto bene, grazie. Tu come stai? Ci sono novità?-

-Vivo nell’Upper East Side, se hai una settimana ti racconto tutto.- disse ironicamente. –Daniel, non vorrei sembrarti scortese ma dovrei discutere un attimo di una faccenda con tuo padre.- sospirò –E’ piuttosto urgente.-

-Non ti preoccupare. Fate pure.- rispose. E dopo averci riflettuto aggiunse –Fate con calma.-

 
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-Dorotaa!-

-Sì, signorina Blair?-

-Vorrei un tè.-

-Subito.-

            Dopo aver congedato Dorota diede un rapido sguardo al vestito appeso davanti al suo armadio. Non la convinceva totalmente. C’era qualcosa che non andava, qualcosa di inappropriato. Avrebbe avuto bisogno di un consiglio da un’amica.

            Una volta avrebbe potuto chiamare Serena. Ma adesso non si parlavano da.. quand’era che è partito Dan? Una volta avrebbe potuto convocare le sue tirapiedi ma ora erano talmente prese dalla nuova arrivata alla Columbia  che quasi si erano scordate che la Regina era lei. E comunque non sarebbero mai state sincere. Le avrebbero fatto credere di essere perfetta anche se avesse avuto l’aspetto di una ragazza dozzinale e volgare come Vanessa Abrams.

Adesso c’era Charlie o Ivy, o qualsiasi nome avesse. Ma la verità era che non erano mai state veramente amiche. Anzi lei per Ivy provava vero e proprio odio.

Cominciava a chiedersi seriamente perché mai aveva pensato a lei. E nel momento in cui stava abbandonando la riflessione le balenò in testa un nome. Il nome di quello che forse era stato l’unico amico che avesse mai avuto. L’unico che la capiva. L’unico che la consigliava senza mai giudicarla. L’unico che era sinceramente interessato a lei. L’unico che poteva stare seduto a sentirla parlare delle sue faccende senza mostrare segni di insofferenza. L’unico che condivideva i suoi sentimenti.

 
Dan Humphrey.

 
L’unica persona che avrebbe saputo cosa dire a proposito di quel vestito. L’avrebbe guardata negli occhi e le avrebbe detto
-Sul serio, Blair. Quel vestito ti fa sembrare Bianconiglio. E a meno che tu non debba andare a una festa in onore di Lewis Carroll, è fuori luogo.- e poi magari, per addolcire, avrebbe aggiunto –Non che io non lo trovi sexy.-

Invidiava quella sua ironia, un po’ pungente ma non troppo. Sottile ma sempre adulatoria. E forse non l’avrebbe mai più potuta ascoltare. Perché lei aveva rovinato tutto. Bè anche lui non era certo stato d’aiuto. Anche lui aveva contribuito a rovinare tutto. A buttare giù quello che avevano costruito. Forse lei non avrebbe dovuto fare quella scelta.

Non poteva certo ignorare il fatto che ormai sempre più si ritrovava a pensare a quanto tutto sarebbe stato diverso se solo non avesse fatto quello che aveva fatto. Non avrebbe dovuto lasciarsi influenzare dalle opinioni non richieste degli altri. Ma ora stava con Chuck. Su questo doveva concentrarsi. Perché era con lui che stasera sarebbe andata alla festa.
Fece un profondo sospiro da donna vissuta e diede un’ulteriore sbirciata al vestito.

-Dorotaa! Sii sincera. Come ti pare questo vestito?-
 
 
 
 
Nota personale di fine capitolo

 Ho sempre avuto molti amici. Quasi tutti sanno della mia passione per la scrittura, pochi però la capiscono. Quando, un anno fa, decisi di iscrivermi su EFP, le mie amiche mi diedero della pazza, perché non sapevano quanto fosse importante per me scrivere.

Qui, sul sito, ho conosciuto davvero persone speciali, con cui ho potuto condividere la mia passione e con cui ho stretto vere amicizie. A loro tutte dedico questa storia (non solo questo capitolo).
 
Poi, ho deciso di non modificare nessuna parte della storia anche se in più di una occasione avrei voluto. Penso di essere un po’ cambiata da quando l’ho scritta, ma per il momento va bene così.
 
Ultima cosa sentimentale poi smetto giuro: Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto quello che ho scritto rendendomi felice. Tutti, nessuno escluso. In particolar modo però, ringrazio Francesca. E forse capirai perché ho scritto il tuo nome, sono davvero contenta di averti conosciuto.

 
 
 
 
 
   
 
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