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Autore: Blue Fruit    15/09/2013    3 recensioni
"Papà, perchè dovrei andarci?"
"E' solo per tuo bene Kurt, ma non ti costringerò a farlo"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera a tutti :)
Ecco qui il ventesimo capitolo, siamo ormai prossimi alla fine di questa storia :)
Ci ho messo un po' di tempo a causa dell'inizio della scuola che mi ha completamente traumatizzata, non mi piace essere in quinta >.<
Ma bando alle ciance, buona lettura :)

Capitolo XX

Blaine camminò velocemente per il lungo corridoio della villa, aprendo senza tante cerimonie tutte le porte che gli si presentarono davanti.
All’ennesimo tentativo entrò in quella che doveva essere la sala adibita alla preparazione della sposa e delle damigelle.
Trovò in fatti un gruppo di signorine impegnate a spettegolare e a sorseggiare un po’ di quella che sembrava proprio essere birra, bevanda che, tra le altre cose, non si addiceva per niente all’aspetto che quei vestiti color pesca stavano dando loro.
Al rumore dei passi di Blaine le giovani cercarono di nascondere la bottiglia, ma appena videro sbucare il ricciolino tutte si misero a ridere di cuore:
“Blaine, sei tu! Ci hai spaventato a morte!” Disse una di loro, facendo ridere ancora più forte tutto il gruppo.
Probabilmente non era la prima birra.
Probabilmente non avevano bevuto solo quello.
Alessia sembrava la più lucida di tutte. Aveva gli occhi sgranati e un sorriso incerto sul volto.
“Ciao, Ale. Possiamo parlare un po’ io e te, da soli?”
Dal pubblico si alzarono dei gridolini divertiti.
“Cosa aspetti tesoro?” La incitò quella più vicino a lei.
Alessia annuì e, senza dire una parola, raggiunse la porta.
“Buon proseguimento signore, e attente a non esagerare!” Blaine fece un cenno divertito e uscì.
“Trattala bene!” Furono le ultime parole che entrambi riuscirono ad udire, prima di chiudere la porta.
‘Farò del mio meglio.’ Pensò Blaine.
I due si avviarono silenziosamente lungo il corridoio, lanciandosi vicendevolmente delle veloci occhiate.
Blaine aprì la porta della stanza in cui poco prima aveva trovato l’ispirazione per scrivere una lettera a Kurt. Con un gesto fece entrare Alessia per prima.
Si accomodarono sul letto, fianco a fianco.
“Sei tornato da me?” Chiese Ale, con una punta di speranza nella voce.
Blaine sospirò:
“Io… Io voglio essere sincero con te, perché ti meriti il meglio. Hai bisogno di qualcuno che sappia realmente prendersi cura di te.”
Ale si congelò sul posto.
“Wow… Non eri mai stato così diretto.” Disse, trattenendo una risata nervosa.
“Sono cambiato molto in questo periodo, sì. Però ci tengo ancora a te Alessia, so che ti meriti tutto il bene del mondo e non voglio assolutamente che tu soffra a causa mia. Non voglio che tu mi veda come uno stronzo qualsiasi che si è approfittato di te, ma come un amico.” Blaine cercò di guardarla negli occhi per farle capire quanto quelle parole fossero veritiere.
Amava Kurt con tutto se stesso e non sarebbe mai tornato sui suoi passi, ma nonostante tutto anche lei era a suo modo una vittima in questa faccenda.   
Alessia sospirò come sollevata, e poi sorrise:
“Sapevo che non mi avresti lasciato così, senza un vero motivo.
Hai sbagliato e dovrai farti perdonare, ma mai potrei darti dello stronzo. Sei un amico, ma stai anche per diventare mio marito.”
Blaine sapeva di non essere un asso con le parole, ma non pensava di essere davvero così fraintendibile.
No, quella non era una questione di sbagliata esposizione, ma del fatto che Alessia stesse capendo esattamente ciò che voleva sentirsi dire.
La sua mente aveva eretto un perfetto meccanismo di difesa affinché lei non potesse vedere la verità, e di conseguenza non soffrire.
Blaine avrebbe dovuto essere più diretto, molto più diretto.
Vedendo il suo fidanzato in difficoltà il sorriso di Alessia cominciò a vacillare.
“Non so come dirtelo…” Sussurrò Blaine, sapendo perfettamente che Ale non avrebbe comunque capito.
“I nostri genitori non vorrebbero vederci così titubanti, lo sai vero?” Rispose lei, con lo sguardo basso.
Blaine, al contrario, rizzò la testa e spalancò gli occhi, fulminato da un piccolo dettaglio che fino al quel momento non si era neanche disturbato di prendere in considerazione.
Se avesse rotto la loro relazione in modo definitivo in quel momento Alessia sarebbe subito corsa da Carl, il quale a sua volta non avrebbe certo perso a tempo nel dirlo a Richard. In meno di un secondo la copertura sarebbe saltata e la situazione, già delicata in quel momento, sarebbe di nuovo sfuggita al controllo di Blaine, togliendoli l’ultima possibilità di porre fine a tutto quel casino.
Questa nuova consapevolezza rese Blaine incapace di ribattere.
“Blaine, tu mi vuoi realmente bene?” Chiese Alessia, alzando lo sguardo.
Delle grosse lacrime silenziose le stavano colando da quei bellissimi occhi.
“Sì, sì assolutamente.” Rispose Blaine, con un filo di voce.
“Allora imparerai anche ad marmi.”
Alessia si asciugò velocemente le lacrime e si avvicinò a Blaine, appoggiando la testa sulla sua spalla e chiedendogli di essere abbracciata. Consolata.
Il moro non esitò un secondo ad avvolgerla nelle sue braccia e a lasciarle un bacio tra i capelli, ma lo fece più che altro perché quella ragazza così fragile e così spaventata dalla possibilità di soffrire gli faceva molta pena.
Rimasero così finchè una damigella un po’ traballante non bussò alla porta, urlando che la sposa era attesa di sotto per la scelta del colore delle tovaglie.
Blaine approfittò di questo diversivo per chiamare Mary.
“Devo assolutamente vedere Kurt.” Le disse, dopo averla aggiornata sul corso dei vari eventi.
“Mi sembra l‘unica cosa logica da fare. Vai a cercarlo a scuola, dovrebbe essere lì.”
“Buona fortuna.” Aggiunse, in tono dolce.
“Grazie Mary.” Sorrise Blaine dall’altro capo.
“Potresti darmi il numero di quel tuo amico, Sebastian?”
“Certo. Perché?” Chiese il riccio, curioso.
“Non si può mai sapere.”
                       


                
Blaine guidò in modo lesto e poco attento fino al parcheggio del Mckinley, strapieno di auto e di qualche studente poco incline a seguire le lezioni.
Cercò di darsi un contegno e di non mettersi a correre per i corridoi deserti, ma la voglia di rivedere finalmente Kurt era così forte da fargli quasi perdere il controllo.

( https://www.youtube.com/watch?v=gLIWSbmP2P4 )

Cambiò direzione e imboccò a caso l’ennesimo corridoio, finchè non sentì provenire della musica da una delle ultime classi alla fine di esso.
Riconobbe subito l’eleganza della voce, il trasporto, il dolore di quelle parole cantante con maestria e cuore, tanto cuore.
Non poteva che essere Kurt, intento ad esibirsi al Glee club, davanti ai suoi cari compagni di coro.
Blaine non riconobbe quella melodia. Non sapeva quale titolo avesse quella canzone o chi l’avesse scritta, ma fin dalle prime parole capì che fosse destinata a lui.
Kurt la stava cantando come se stesse ammettendo qualcosa a se stesso e al mondo, la stava usando, consumando per poter sfogarsi e buttare fuori tutto il suo dolore.
La canzone finì, seguita all’istante da un boato di assenso da parte degli altri ragazzi e del professore.
“Complimenti Kurt!” Si sentì dire da una voce adulta ed esperta, ma allo stesso tempo felice tanto quanto quella dei ragazzi.
“Siamo tutti felicissimi per la tua ammissione alla NYADA, te la meriti. E’ il tuo posto, e sarai fantastico.” Aggiunse.
Blaine si avvicinò abbastanza da poter vedere attraverso il vetro della porta, da cui poté scorgere il grande abbraccio di gruppo che si era creato tutto intorno a Kurt.
Non era giusto.
Non era così che sarebbe dovuto essere.
Kurt a 18 anni era stato ammesso nella sua scuola perfetta, quella in cui avrebbe potuto realizzare tutti i suoi desideri, ma non stava esultando neanche un po’. Al contrario, stava sguazzando nel dolore e non dava segno di essere almeno soddisfatto di sé, del suo importante traguardo.
Niente.
Blaine si sentì in colpa, per l’ennesima volta in quelle ore.
Posò la mano sulla lettera scritta poco prima e si sentì un perfetto idiota.
Decise di affidarsi all’istinto.
Abbassò la maniglia ed entrò silenziosamente nella sala prove, ma subito tutti gli sguardi si posarono su di lui.
Kurt appena lo vide sbiancò completamente e sbarrò gli occhi, preso da quello che a Blaine sembrò puro terrore.
“Kurt…”
Tentò di dire il moro, ma purtroppo il cielo del ragazzo di fronte a lui era ormai già lontano.
Kurt corse il più velocemente possibile verso la seconda porta d’ingresso della sala e schizzò fuori, sbattendo violentemente la porta.
Il rumore dei suoi passi frettolosi risuonarono nei corridoi, seguiti dal suono squillante della campanella.
Blaine rimase pietrificato, con la bocca semi aperta e il braccio lievemente alzato.
Il professore si parò subito davanti al riccio:
“Posso chiederle chi è lei?”
“Ehm, un amico!” Si affrettò a rispondere Finn.
Seguì un silenzio poco convincente, così Rachel si sistemò i capelli e cominciò a recitare:
“Blaine! Ma che bello vederti qui, come stai?” La moretta lanciò un’occhiataccia a tutto il gruppo, cercando di incitarli a collaborare.
Poco alla volta anche gli altri componenti del Glee si avvicinarono al giovane, salutandolo e dandogli amichevoli pacche sulle spalle.
Mr. Schue alzò un sopracciglio e riservò ad ognuno uno sguardo indagatore, ma non riuscì ad ottenere nessun tipo di spiegazione.
“Credo che dovreste andare da Kurt.” Si limitò a dire, ponendo fine al teatrino.
Tutta l’attenzione si posò su Schuester, ma il professore raccolse le sue cose e uscì dalla classe per affrontare la prossima ora. Prima di chiudere la porta aggiunse:
“Kurt è un bravo ragazzo. Merita di essere trattato di conseguenza.”
I ragazzi si guardarono l’un l’altro, sapendo che il loro prof aveva assolutamente ragione.
“Ok bello, siccome Kurt non si farà trovare da nessuno di noi per le prossime due ore toccherà a te raccontaci cosa diavolo sta succedendo.” Disse Puck, sedendosi sul pianoforte.


Una volta che Blaine ebbe finito di parlare i volti dei ragazzi divennero un misto di commozione, rabbia e apprensione.
“Non mi ero accorto di quanto mio fratello stesse soffrendo questa mattina. Dio, quanto sono stupido!” Disse Finn, prendendosi il volto tra le mani.
Rachel gli passò prontamente il braccio sulle spalle, cercando di consolarlo.
“Non è la prima volta che Kurt riesce a nasconderci i suoi stati d’animo, ricordi quando Dave gli faceva passare le pene dell’inferno e nessuno era riuscito ad accorgersene?”
“La nasona ha ragione. Lady Hummel può tranquillamente sbandierare la sua sessualità in pubblico vestendosi come un modello e sculettando come un unicorno, ma non riesce proprio ad aprirsi quando si tratta di sentimenti. E‘ inutile, più si insiste e più si chiude. Dovrebbe essere lui a fare la prima mossa.” Disse l‘ispanica.
“Dimentichi che Kurt è anche sensibile e orgoglioso Santana, Potrebbe metterci dei mesi a sentirsi pronto per discuterne.” Fece notare Quinn.
“Ci vorrebbe qualcosa ad effetto, qualcosa a cui non potrebbe rimanere indifferente.” Disse Mike, appoggiato dallo sguardo di Tina.
“Perché non vai a parlargli tu?” Chiese Sam, rivolgendosi a Blaine.
“Ma non hai visto come se l’è data a gambe levate?!” Rispose Puck.
“Gli ho scritto una lettera.” Intervenne timidamente Blaine.
“In queste poche righe c’è tutto ciò che Kurt deve sapere, ma non posso dargliela io.” Estrasse dalla tasca la busta ormai sgualcita e la mostrò al gruppo.
“Potremmo consegnargliela noi. Ci eviterà sicuramente a mensa, ma dovrà per forza farsi vivo nel corso delle lezioni. Conosco Kurt, per non farci preoccupare tornerà in classe come se nulla fosse successo, sviando le domande ed evitando di farci preoccupare.” Si offrì Mercedes.
“Potrebbe funzionare!” Saltò su Britt.
Il gruppo cominciò a dare segni di assenso per l’idea appena proposta da Merceds, ma Blaine non era ancora del tutto convinto.
“E se non l’accettasse?” Disse, dando voce ai suoi dubbi.
“Magari non la leggerà subito, ma vedrai che prima o poi lo farà.” Disse Tina.
“E tornerà da te.” Completò Rachel, sorridendo.
“Ragazzi non è per fare guastafeste, ma vi siete resi conto che mentre noi siamo qui a discutere i nostri professori stanno facendo lezione?” Chiese Artie.
Tutto il Glee si girò verso il ragazzo, ricordandosi d‘un tratto di essere a scuola.
“Chiessenefrega! Non mi sono mai preoccupato per le lezioni e di certo non inizierò a farlo ora, mentre Kurt sta male.” Rispose Puck.
Mercedes si alzò, si diresse da Blaine sorridendo e con la mano aperta lo incitò a lasciarle la busta.
Dopo un doloroso sospirò Blaine si liberò da quell’importante pezzo di carta, passando il testimone a quei ragazzi magari un po’ strani, ma gentili e leali l’uno con l’altro.
“Ora possiamo tutti tornare a lezione.” Disse Mercedes.
“Parleremo con Kurt alla fine delle lezioni?” Chiese Quinn.
“Sì. Ci ritroviamo tutti alla sua macchina appena suona l’ultima ora.” Decretò Finn.
Blaine osservò quei ragazzi uscire in gruppo dall’aula, progettando il modo più efficace per convincere Kurt ad aprire quella dannatissima lettera.
Pensò che era proprio bello avere diciotto anni, far parte di un gruppo e condividere le stesse passioni, gli amori, intrecciare amicizie e sì, anche litigare.
Quei ragazzi sarebbero stati dei giovani adulti fantastici.
“Grazie!” Disse il moro con sincerità.
“Ci aspettiamo tutti un invito alle vostre nozze, bel culetto.” Rispose Santana, facendo l’occhiolino.




Come d’accordo tutto il Glee club del Mckinley si era riunito intorno all’auto di Kurt, aspettando impazienti il suo arrivo.
Quando il giovane cominciò ad avvicinarsi e a vedere la folla radunata nei pressi della sua automobile si innervosì all’istante.
Non era stupido, sapeva che di certo in tutta quella situazione Blaine doveva centrare per forza.
Smise di avanzare, incerto sul da farsi.
“Guarda che non mordiamo!” Lo incitò Rachel, sorridendo.
“Non questa volta, almeno.” La corresse Santana.
“Che cosa volete?” Chiese freddamente Kurt, avvicinandosi.
“Nulla.” Risposero in coro.
“Come?!” Chiese allora il ragazzo, confuso.
“Volevamo solo darti questa.” Mercedes si fece avanti e gli porse la busta.
“E’ da parte di Blaine.” Puntualizzò Puck.
Kurt li fulminò tutti con lo sguardo.
“Non avreste dovuto intromettervi.”
“Non lo stiamo facendo. Siamo dei semplici intermediari.” Rispose Quinn.
“Sì invece!” Kurt alzò la voce, lasciando a bocca aperta tutti.
Non era da lui reagire in modo così aggressivo, specie con i ragazzi che facevano parte del Glee.
“Io credo che dovresti darti una calmata Hummel, e capire una volta per tutte che non c’è niente di male nell’accettare un po’ di aiuto. Perché è tanto difficile per te?” Chiese Santana, per niente contenta del tono acceso adottato poco prima da Kurt.
“Non sei solo.” Aggiunse Finn, con il suo sguardo comprensivo.
“Blaine sta solo cercando di chiarire tutto questo casino, ti costa così tanto dargli ascolto?” Chiese Puck.
“Sì! Sì, mi costa! Mi costa perché ci sto male, mi costa perché non ci dormo la notte e mi costa perché, cazzo, io sono completamente innamorato di Blaine, ma purtroppo non abbiamo uno straccio di futuro insieme!
Sapete qual è la verità?
Che non è per niente semplice. Pensavo di essere forte, pensavo che insieme avremmo potuto affrontare qualsiasi ostacolo, ma come sempre mi ero semplicemente illuso. Le persone, le decisioni, persino la vita ci rema contro. Non pensate che l’universo stia cercando di dirmi qualcosa?
Quindi scusate se cerco di prendere le distanze da lui, illudendomi così di poter alleviare tutto questo senso di distruzione che ho dentro, sono proprio una persona orribile!” Kurt ormai stava urlando e piangendo, senza preoccuparsene minimamente.
Le ragazze gli furono subito affianco, pronte a prenderlo per le spalle, sorreggerlo e a riempirlo di fazzoletti.
Mercedes gli lasciò un bacio sulla guancia e cominciò ad accarezzargli la schiena, sperando così di far diminuire i singhiozzi.
“Scusatemi.” Disse.
“Non è colpa vostra, è solo che on so come uscire da questa situazione. Mi sento così impotente…”
“Non ti scusare, è tutto a posto.” Disse dolcemente Santana, accarezzandogli i capelli.
“Adesso ti accompagniamo a casa, vero ragazzi?” Chiese Mercedes.
“No, non è il caso.” Disse Kurt, balzando in piedi e asciugandosi le guance, rosse tanto quanto gli occhi. Il suo cielo era scuro e completamente annacquato.
“Penso che leggere quella lettera ti aiuterebbe. E’ l’unica cosa che puoi fare Kurt, pensaci. Se vuoi uscire da questa situazione prendila tra le mani e affrontala, combattila.” Disse Quinn, prendendogli il volto tra le mani.
“Blaine non si è ancora arreso, non pensi che voglia dire qualcosa?” Aggiunse Mercedes.
Gli occhi di Kurt lampeggiarono per un secondo scossi da questa ovvia, ma non scontata rivelazione, che infatti lui non aveva ancora preso in considerazione.
Un piccolo moto di speranza gli intaccò il cuore, facendolo battere veloce e regalandogli un pizzico di coraggio.
“Tutti meritano una seconda possibilità.” Disse Rachel, prendendogli la mano e poggiandoci sopra la busta.
“Ci penserò.” Rispose Kurt, con la voce bassa e roca.
“Guido io fratellino, tu mettiti comodo.” Disse Finn.
“Vi terrò aggiornati.” Aggiunse a bassa voce, rivolgendosi agli altri.


Kurt si buttò sotto la doccia e rimase chiuso in bagno per una buona mezz’ora, senza dare alcun segno di interesse per quella lettera.
Finn si stava subendo un numero imprecisato di sms da parte di tutti gli altri, che continuavano a chiedergli come stava Kurt, se c’erano miglioramenti o se per caso avesse letto quella lettera.
Kurt approfittò del rumore della tv accesa per poter sgattaiolare in camera sua senza che Finn se ne rendesse conto, intento com’era a tenere gli altri aggiornati sul nulla di fatto.
Si sedette sul letto e si mise a rigirare lentamente quella busta tra le mani: la seconda importante lettera della giornata.
La prima avrebbe dovuto renderlo felice, ma non l’aveva fatto.
Anzi, forse aveva solo peggiorato un quadro già di per sé tragico.
La seconda invece avrebbe potuto renderlo ancora più triste di quanto già non fosse. Il che, dal punto di vista di Kurt, era praticamente una sicurezza.
Si sforzò per vedere la situazione da un altro punto di vista:
Blaine aveva scritto una lettera per lui e si era intrufolato nella scuola pur di potergliela dare.
Che fosse scappato di casa?
Kurt sperò con tutto se stesso che, per una volta, Blaine non si fosse ribellato a Richard.
In ogni caso dentro quella busta doveva esserci scritto qualcosa di importante.
Già, ma Kurt si sentiva di non essere ancora pronto per leggerla. Aveva tanta paura di soffrire ancora e ancora, di non riuscire più a gestire né la situazione né le sue reazioni.
Ad un certo punto Kurt decise di averne abbastanza dei suoi pensieri, così si alzò e guardò fuori dalla finestra.
Era ormai scesa la sera.
Rimandò tutto il dolore e le preoccupazioni al giorno dopo, sentendosi d’un tratto stanco e desideroso di dormire.
Si coricò e chiuse gli occhi, piombando in sogni neri e confusi.

 

Eccoci qui, come vi è sembrato questo capitolo? :)

Mi piaceva l'idea di coinvolgere ancora una volta le Nuove Direzioni prima della fine di questa storia, perchè hanno avuto un ruolo importante nella crescita di Kurt.
Ho cercato di non essere stata troppo pesante nel raccontare il dolore di quest'ultimo, spero di esserci riuscita. Ditemi voi come vi è sembrato :)
Probabilmente il prossimo capitolo sarà il penultimo o l'ultimo, quindi cercherò di non farvi aspettare troppo e di dare il massimo.

Grazie infinte alla mia beta che, poverina, deve lavorare anche di domenica mattina xD
Un grazie speciale a ttutti quelli che hanno inserito la storia nelle seguite/ricordate/preferite perchè è bellissimo sapere che qualcun altro si sia interessato alla storia, ma grazie mille anche a: Charlot, ItsmeWallflower e Belle98 per aver recensito il capitolo precedente, sono sempre felice di leggere i vostri pareri ^.^

Buona settimana a tutti, alla prossima! :)
PS: Se vi interessa ho scritto una One Shot Finchel: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2161522&i=1

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