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Autore: Aurency    20/03/2008    0 recensioni
Introduzione rimossa perchè non presenta nessun riferimento alla trama della fanfiction.
Inserirne al più presto una valida.
Rosicrucian e Nami, assistenti ammnistratrici.
Genere: Avventura, Science-fiction, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Meltdown Stage

"E' come quando ti senti pieno di imponenti progetti, grandi ispirazioni; contempli le foglie accompagnate al suolo dal vento, che sembra non volere lasciarle cadere insieme alle altre, insieme a tutte le altre. Percorri beato un lungo viale alberato, scorgendo appena i ciottoli dolcemente levigati dal tempo. La tua mente si svuota degli ordinari pensieri: un perenne prurito che ti ricorda che vivi nella società, nei problemi, nel malessere e nella superficialità, nell'arroganza e nel conformismo. Credi che di fronte a una geometria tanto misteriosa quanto banale si nasconda un grande progetto, un minuzioso e pignolo disegno. Già. Alzi lo sguardo quel che basta ad ammirare gli alberi in fila come soldatini, uno di fronte all'altro, uno di fianco all'altro, quasi dovessero affrontarsi restando immobili; certo, non è possibile. Poi ti accorgi che sono tutti uguali, non sussiste il movente per una così grande violenza, grande quanto irragionevole. Perché rovinare una geometria tanto misteriosa quanto banale? Porti il tuo sguardo più in sù, un pò più avanti... e ti accorgi che gli alberi non sono perfettamente in fila. Percorrono un tragitto rettilineo, sì, ma finiscono per incontrarsi. E non capisci come, non vedi dove. Pensi sia all'infinito, ma è solo un illusione macchinata dal cervello. Quelle file sono dritte, gli alberi sono uno di fronte all'altro, uno di fianco all'altro. Non ti importa il motivo di questo lungo e perfetto vagare tra due file di alberi.
La luce è intensa.
L'importante è sentirsi liberi, vivi, immersi in un cielo azzurro e in una brezza vellutata, coccolati dall'ombra delle fronde sul viso alternata con la indescrivibile sensazione dei raggi della nostra stella sul volto. Ti piace fare spesso questa passeggiata, aiuta a comprendere che il mondo in cui vivi è prezioso e bello, che va conservato così come è, senza manipolazioni e forzature. Ti piacerebbe far qualcosa in futuro per questa Terra, ma sei così felice e rilassato che sarebbe un delitto abbandonare una tale esperienza. Fremi dalla voglia di tornare a ondeggiare nelle dolci sensazioni, così bruscamente interrotte. Congedi l'indiscreta questione con un "Sicuramente qualcuno lo sta già facendo, o, in ogni caso, lo farà."
Fanny si sentiva piena di gioia a descrivere le sue giornate in questo modo, il suo diario era praticamente una grande
descrizione di come era il mondo e delle fantastiche sensazioni ed emozioni che avrebbe donato, se lo si fosse contemplato anche per un solo minuto.
A volte si trattava di piccoli spazi, a volte di paesaggi sconfinati, ma lei in ognuno vedeva quello che gli altri non
vedevano o forse non volevano vedere; la speranza. Magari il mondo reale non era poi così diverso da quello virtuale, dove tutti i suoi amici si imprigionavano di loro volontà. Ma per cosa? Per non vedere che cosa? Forse non avevano paura di vedere, ma di sentire. Lei non si poneva troppi problemi, osservava quei vecchi dipinti e immaginava di esserne parte come protagonista, di muoversi al loro interno a trecentosessanta gradi e vedere ciò che solo la fantasia umana avrebbe saputo ricreare.Ricreare, era una parola che si sentiva spesso alla WebTV o, per chi riposava in pace, alla televisione. Ricreare era la preghiera mattutina, pomeridiana e serale di tutta la popolazione del globo, o almeno, di quello che ne era rimasto; insomma, di tutti. Lo sconvolgimento, seguito dal cosiddetto Meltdown Stage, mise in ginocchio la Terra e i suoi popoli, a qualunque nazione appartenessero perché, purtroppo, in certi scenari tutto il mondo è paese, specie in quelli bellici. A poco servì rimpiangere gli anni d'oro, sprecati, dove tutto sommato la civiltà progrediva pacificamente e senza troppe guerre inutili, senza violenze e senza scandali.
Fanny avrebbe voluto un giorno consultare l'album fotografico della guerra "appena" conclusa, ma gli era vietato; le atrocità che rappresentava erano a impolverarsi giù in cantina, chiuse in una cartella metallica lucchettata. E la chiave era stata sciolta nell'acido. Doveva accontentarsi di ammirare, come fossero paesaggi di altri pianeti, quadri che ormai erano cenere. Le opere esistevano solo nelle fredde memorie dei computer, dove erano ridotte a sequenze quantistiche, le stesse che portarono alla nascita del fallimentare progetto Big Daddy e della sua tragica sperimentazione al di fuori del mondo virtuale.
Ma non fu colpa dell'uomo alla fine, ma del suo incontrollato impulso alla miglioria di qualsiasi cosa gli capitasse sotto
mano, di qualsiasi cosa potesse in qualche modo essere catalogata come "completata, testata e archiviata". Ma con
l'intelligenza artificiale non si avrebbe dovuto giocare come fosse una costruzione Lego da finire. D'altronde, una volta
raggiunto il punto di non ritorno, essa si sarebbe migliorata da sola, portando alla disgrazia. Ed è quello che successe.
E così i ragazzi della generazione postbellica passavano il tempo davanti ai computer, navigando in quell'Internet che era ridotto a due finestre di streaming video giornalistico e un motore di ricerca trasandato. Setacciavano il web nella speranza di trovare qualche messaggio di aiuto di gente che non si era ancora imbattuta in un'anima viva dalla fine della guerra e, anche se sembra surreale, ce n'era più di quanta se ne pensasse. Ma il premio per una simile scoperta sarebbe stato sottile: il proprio nome scritto in minuscolo in un angolo della finestra di streaming, mentre sulla stessa sarebbero comparsi in tutta probabilità titoloni a gran voce e informazioni confuse, insomma, non ne sarebbe valsa davvero la pena. Ma i giovani non avevano altro da fare, e probabilmente neanche i vecchi. Tutto era lasciato lì, nella speranza che qualcuno ricreasse una situazione ambientale stabile e vivibile.
  
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