Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: marmelade    16/09/2013    1 recensioni
Lei che era riuscita ad entrargli dentro e riscaldargli il cuore in una gelida mattina di Dicembre; lei che avrebbe voluto cambiare colore di capelli per cambiare se stessa; lei che si sentiva sola anche in mezzo alla gente ogni volta che incontrava quei volti così ignoti e occhi taglienti; lei dalle cuffie costantemente sparpagliate sul letto, che cercava i suoi colori negli altri; lei che dava consigli sull’amore senza averne mai provato nemmeno una misera punta.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                                                                                                        E sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d'oro per un bacio mai dato, 
per un amore nuovo.

 

 

                                                                                                    ≈                                                                                     


Lui era fatto così.
Era un misto di bellezza e mistero, con un paio di occhi capaci di far riflettere qualsiasi tipo di anima.
Lui era il tipo di persona con troppi pensieri per la testa, con troppi impegni e con troppe emozioni represse che non regalava mai a nessuno.
Lui aveva la bella ragazza che aveva sempre desiderato, quella con gli occhi verdi, la parlantina acuta e sciolta e i capelli mossi.
Lui credeva di essere felice, credeva che la sua vita fosse perfetta nella sua solita monotonia giornaliera, credeva di aver trovato la pace.
Credeva, credeva, credeva.
Ma quanto poteva crederci realmente? Quanto poteva essere vero, tutto quello in cui aveva sperato e che finalmente aveva?
Era fermamente convinto di essere felice. Lo credeva, e lui credeva in se stesso.
Lui era fatto così.
Ma poi era arrivata la tempesta.
E, insieme alla tempesta, era arrivata lei.
Lei, la ragazza dall’altro lato della strada, quella con gli occhi grandi e spaventati, le lentiggini sulle guance e i capelli lisci come spaghetti.
L’esatto contrario di quello che lui aveva sempre cercato.
Eppure, era stato lui a trovarla.
Ma perché?
Perché proprio lui? Lui, che la sua felicità l’aveva già trovata, perché doveva perdere tempo dietro ad una ragazzina fatta di carta, senza sogni e speranze?
Anzi, la domanda era diversa.
Perché voleva perdere del tempo dietro a quella ragazzina così anonima?
Non aveva niente di speciale, lei, ed entrambi ne erano consapevoli.
Non aveva gli stessi capelli mossi e corvini della sua ragazza, ne una bella parlantina ma, soprattutto, non aveva gli occhi verdi che lui amava tanto.
Nei suoi, c’era solo spavento.
E lui, non sapeva come, non aveva saputo resistere a quegli occhi così grandi, così scuri e profondi, così... così suoi.
Si, poteva sembrare stupido – e sicuramente lo era – ma lui li sentiva così suoi, quegli occhi.
Li aveva guardati per poco, quasi di sfuggita, e aveva sentito qualcosa di strano dentro di se.
Come un calore.
Il calore di una casa, quello che lui non sentiva da tanto, che gli mancava immensamente in una piccola parte del cuore.
Aveva trovato casa nello spavento.
Ma si sentiva così maledettamente bene, quando quegli occhi incontravano i suoi, che proprio non poteva smettere di guardarli.
Si sentiva inebetito ed incatenato, davanti a loro, davanti a lei.
Lei.
L’uragano lei.
Lei che era riuscita ad entrargli dentro e riscaldargli il cuore in una gelida mattina di Dicembre; lei che avrebbe voluto cambiare colore di capelli per cambiare se stessa; lei che si sentiva sola anche in mezzo alla gente ogni volta che incontrava quei volti così ignoti e occhi taglienti; lei dalle cuffie costantemente sparpagliate sul letto, che cercava i suoi colori negli altri; lei che dava consigli sull’amore senza averne mai provato nemmeno una misera punta.
Lei, che aveva incontrato lui in una gelida mattina di Dicembre e si era finalmente sentita qualcuno, finalmente se stessa.
Perché si, quando era con lui non cercava di cambiare colore di capelli, non cercava i suoi colori... il colore della sua vita era lui.
Lui, così preciso e convinto di essere qualcuno, si era lasciato trascinare nel caldo caos di lei e non voleva più uscirne.
Lei , che gli parlava di cose, di storie e racconti inventati al momento, di aneddoti divertenti della sua vita davanti ad una bottiglie di birra; lei che si spogliava delle sue paure con lui senza sentirsi troppo nuda, ma finalmente sicura.
Lei, che gli raccontava di voler scrivere, di riversare tutti i suoi pensieri contorti e racconti pieni di fantasia su un foglio bianco troppo spoglio, di voler vomitare parole su parole e di essere capita, e lui comprendeva di non aver capito mai nulla di se stesso, prima di incontrare lei.
Non era mai stato felice, quello che aveva avuto era solo un semplice “stare bene”.
Ma allora, cos’era la felicità? E quando l’avrebbe trovata?
Ma, nel momento in cui quelle domande sfioravano i suoi pensieri, lui guardava lei ridere... e rideva, senza saperne nemmeno il perché e senza volerlo sapere.
Erano quelle piccole cose di lei a renderlo felice.
Erano le sue mani, che lei odiava, così piccole, ma che sembravano fatte apposta per quelle di lui; era il suo sorriso, che lei nascondeva in continuazione; era la sua risata, che lei riteneva troppo acuta; erano le sue labbra, così piccole e screpolate dal freddo, che lui avrebbe voluto baciare per il resto dei suoi giorni; erano le sue lentiggini che sembravano essere state spruzzate dolcemente sulle sue guance morbide; era il modo in cui mangiava, il modo in cui si vergognava e le sue guance si tingevano di un leggero rosa, era il suo profumo, i suoi capelli sempre in disordine... erano i suoi occhi.
I suoi occhi, quelli che lui aveva sempre ammirato, che lei trovava così anonimi e senza luce, quelli che per lui non erano verdi, ma che continuavano ad incuriosirlo ogni volta che li incontrava.
Erano quegli stessi occhi che sembravano così grandi e spaventati, ma che emanavano colore e calore e gli provocavano una morsa allo stomaco.
Quegli occhi che brillavano solo quando lei era con lui.
Avrebbe voluto drogarsi di quegli occhi, lui, se solo fosse stato possibile.
Perché lui li aveva capiti e, proprio come la migliore delle eroine, non riusciva più a farne a meno.
Lui aveva superato quel grande spavento iniziale che i suoi occhi emanavano, e ne aveva trovato la causa, una sera.
Quella sera che lei aveva pianto tra le sue braccia e lui le aveva accarezzato i capelli, lasciando che i singhiozzi di lei gli arrivassero alle orecchie e gli facessero piangere il cuore, così come stavano facendo gli occhi di lei.
Allora, in quel momento, si era reso conto che avrebbe voluto solo farla ridere e, quanto più ci sarebbe riuscito, più sarebbe stato fiero di se stesso, perché la felicità di lei gli illuminava il cuore.
E allora aveva deciso che l’avrebbe amata.
Aveva deciso che sarebbe stato lui il suo primo grande amore, quello che lei non aveva mai provato, e avrebbe cercato di migliorarsi e rendersi perfetto solo per lei.
Ma lei l’aveva capito.
Aveva capito le sue intenzioni, gli aveva fatto una leggera carezza sulla guancia e sorriso dolcemente.
Non voleva che lui si rendesse perfetto solo per dimostrarle di poter essere quel grande amore che vogliono rifilarti le commedie americane, quelli che ti distruggono dopo poco come vetro infrantosi al suolo.
Lei voleva lui.
Lo voleva con i suoi difetti, i suoi pregi, quelle sue insicurezze che cercava sempre di nascondere, quel suo spiccato senso dell’umorismo, il suo sarcasmo e la sua tenera dolcezza che celava dietro un cuore coperto di cicatrici dolorose.
Lo voleva con i suoi capelli ricci e scombinati, con le labbra grandi e carnose, con gli occhi castani che sembravano due specchi pieni di piccole ed impercettibili pagliuzze dorate, con la risata sempre pronta e la voce roca del mattino.
Voleva vederlo svegliarsi presto, magari con un pigiama ridicolo addosso, con gli occhi ancora assonnati e le labbra corrucciate; voleva ascoltarlo cantare sotto la doccia qualche stupida canzone della quale solo lui conosceva l’esistenza; voleva addormentarsi contro il suo petto e svegliarsi la mattina per ritrovarsi nella stessa posizione della sera precedente; voleva guardare le stelle con lui e parlare di tutto e niente, di cose stupide e di cose serie.
Voleva amarlo, amare tutte le sue piccole cose, come lui amava le sue.
E non ci volle molto perché lo capissero.
Non ci volle molto a far cambiare gli occhi di lei da spaventati ad innamorati, e non ci volle molto che lui abbandonasse le insicurezze che si era portato inconsciamente dentro di se per anni.
Lo sapeva che lei, adesso, era la sua unica certezza.
E non ci volle molto a far combaciare le loro labbra una sera in cui le stelle si sentivano minacciate dalla lucentezza che entrambi quegli occhi emanavano, che fusi tra di loro potevano sconfiggere anche la più luminosa delle costellazioni in quanto a bellezza; e le loro mani si unirono dopo mesi che si erano sfiorate, cercate e mai trovate per volere degli altri.
Non ci volle molto a far capire ad entrambi che loro erano come due pezzi persi di un puzzle, destinati a stare insieme e che, prima o poi, si sarebbero trovati ed uniti come se quella lontananza e quell’agonia del cercarsi non fosse mai esistita.
Erano come un filo lungo quanto l’eternità, mai spezzato nonostante i continui ostacoli e tentativi di separarli.
Ed entrambi avevano capito finalmente cosa fosse la felicità nel momento in cui i loro occhi si sfiorarono, trovando quella mancanza che apparteneva ad entrambi, in una gelida mattina di Dicembre.
 
 

 ≈

 
Alla fine di queste pagine piene di parole collegate tra loro,
tutto questo è dedicato a lui.
Le parole, le frasi, le canzoni che ho ascoltato e le lacrime che pungevano contro gli occhi...
mi hanno fatto pensare a lui, come al migliore dei pensieri che ha sfiorato la mia mente.
Perché è vero, forse è stupido, ma io ci credo ancora che lui è quello che il destino ha voluto donarmi.
Anche se in una sera fredda di Febbraio. 


 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: marmelade