Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Assasymphonie    16/09/2013    3 recensioni
« ... se dopo non ti addormenti subito ti ammazzo. »
E nulla avrebbe potuto infastidirlo più della conseguente risata di Erwin.
{ EruRi }
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Irvin, Smith
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Perfect little secret.
Personaggi: Rivaille / Erwin Smith
Rating: Giallo
Note dell'autore: One-shot / Shonen-ai / Introspettiva
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.Perfect little secret.


« Non finiscono mai... » Deve persino stare attento a non sospirare troppo forte, per evitare che l'aria emessa dalle labbra vada ad intaccare la luce flebile prodotta dalla candela. Hanno addirittura finito l'olio e nessuno ha avuto in mente di chiederne rifornimento e la luce del sole svanisce veramente troppo presto, per un uomo dai ritmi così serrati tale è Erwin. Ridursi alle undici di sera per vagliare ogni singola scheda delle reclute entrate sotto il suo comando dovrebbe essere definito da perfetti idioti e nonostante il suo rigore è difficile resistere alla tentazione di passarsi i polpastrelli sulle palpebre, magari chiuse.
Il caffè è durato- quanto? Nemmeno dieci minuti, la tazzina bianca dai bordi sporchi della bevanda scura è ferma a poca distanza dalla cera che cola da almeno un paio di ore, insieme ai fogli che lentamente si accumulano a destra del comandante. Gli occhi azzurri, stanchi e leggermente arrossati dallo sforzo di distinguere le parole nella luce fioca di una singola candela, si spostano a fatica lungo le righe sottili della scheda informativa di... Sasha Braus? Inutile, è arrivato ad un punto di tale saturazione da non essere in grado neppure di ricordarsi il nome che ha letto pochi secondi prima, è assurdo! Ecco perché le mani stringono le tempie per un massaggio quanto mai breve, nel silenzio di quella stanza adibita anche ad ufficio: il letto è così invitante adesso, lì nell'angolo buio, che solo il cigolio della porta di legno pesante e scuro che si apre gli impedisce di alzarsi dalla sedia e di gettarsi a peso morto sulle coperte verde scuro.
« Oi. Hanji ha preparato il caffè. » Per Rivaille entrare in quella stanza saltando opportunamente lo stadio del bussare ha preso i connotati dell'abitudine, come molte altre cose; non è usuale invece che apra la suddetta porta spingendo con la schiena magra, tra le mani due tazze di caffè grandi almeno il doppio di quella consumata dal suo superiore qualche ora prima. Non che sapesse perfettamente a che condizioni è arrivato Erwin con il lavoro ma non appena smette di regalare alla luce le spalle e chiude la porta con un calcio forte abbastanza da far vacillare la fiamma della candela... è tutta un'altra storia? Possibile che il naso piccolo di Rivaille si arricci più per il disgusto che prova nel vedere Erwin più simile ad un cadavere con le gambe che non alla puzza di chiuso che aleggia in quel locale; il che non risparmia una smorfia infastidita e forastica sulle labbra che si serrano, sottili e bianche. Il problema, evidentemente, non è nel lavorare fino a tardi, bensì nelle condizioni in cui questo si svolge.
« Questa stanza puzza come una tomba. » Il tono è volutamente tagliente, o forse dovremmo dire naturalmente? Rivaille non è certo famoso per il suo tatto e la sua gentilezza, sia nelle espressioni verbali che nelle espressioni facciali, e persino nei gesti. Caso non è che copra la distanza che intercorre tra la porta chiusa e un Erwin con lo sguardo fissamente abbassato sul documento disteso sul legno, senza che egli legga una parola, in verità. E' concentrato nel percepire le parole di Rivaille, il suono sordo dei suoi stivali contro il legno e il fruscio della camicia mentre questi spalanca la finestra alle sue spalle. L'aria che gli colpisce la schiena è fredda ma bastante a far sì che la scheda di Sasha Braus scivoli a terra. Erwin sospira, rassegnato sia della sfortuna sia dei comportamenti di Rivaille, che sa benissimo di non poter effettivamente fermare né prevedere.
« Ecco perché la tenevo chiusa, ma comunque ho quasi finit- » Appunto, imprevedibili. E' vero, Rivaille ha aperto la finestra senza chiedere nulla a nessuno ma i suoi occhi color della tempesta hanno osservato ogni fluttuazione del foglio di carta ancora prima che Erwin si accorgesse dell'effettiva mancanza dello stesso. Per una persona come lui raggiungerlo e stringerne un'estremità tra le dita è stato molto facile e di alcuno sforzo, ed alla sorpresa del nordico sembra non tradire nemmeno un velo di autocompiacimento. In verità è concentrato sugli occhi cerulei del maggiore persino mentre ridistende le gambe per mettersi in piedi: vede benissimo le linee rossastre negli occhi per la fatica, le rughe di spossatezza agli angoli degli stessi per poi scendere sulla piega delle labbra, la pelle...
« Erwin, se continui ci svieni su questa merda. Ci penso io, tu mettiti sul letto. » Non si tratta di altruismo, nemmeno nei momenti più disperati Rivaille potrebbe provare un sentimento simile; bensì semplice realismo, tanto che viene ricompensato da un sorrisetto stanco da parte di Erwin e dal rumore della sedia che viene tirata indietro. Non può proporgli il letto e il sonno su un piatto d'argento a quel modo, non con quella facilità, non lui. « Facciamo che ci penso io domani mattina. »
Per quanto siano in una situazione dove gli ordini non possono essere di casa, lo sguardo di Rivaille rimane fisso qualche secondo, prima di seguire il corpo con una stizza tutta sua. Che Erwin faccia come preferisce, può anche uccidersi su quei fogli: lui rimarrà in piedi davanti alla finestra, con le braccia incrociate al petto in perfetta posizione da ora-che-hai-scelto-non-puoi-tirarti-indietro. In effetti l'ha già fatta propria, se non che Erwin sia diventato terribilmente prevedibile e terribilmente apprezzato quando lo è. Rivaille sospira, ma stavolta contro qualcosa di solido, molto più solido dell'aria fredda della notte che penetra alle sue spalle; il petto di Erwin sembra ogni volta più largo e più caldo, il cuore ogni volta più forte e roboante nelle orecchie. Il lampo metallico negli occhi si scioglie quanto basta per fargli perdere la rigidità delle spalle in quello che è un abbraccio e- « ERWIN! »
Il grido è scaturito spontaneamente, dal momento in cui il maggiore ha deciso di smettere di essere prevedibile. E' vero, quelle spalle sottili che nonostante tutto riescono a preoccuparsi per il suo ferreo superiore necessitano di essere abbracciate almeno una volta al giorno, preferibilmente di sera e preferibilmente in quella stanza, ma nessuno gli ha vietato di rompere per un secondo la stasi dell'abitudine. Sono soldati, non devono e non possono abituarsi a nient'altro che al sangue e alla sensazione di essere sempre in bilico su di un filo: ed Erwin deve badare ai propri soldati, no? Anche quando si tratta di prenderli di peso con un braccio alla vita e trascinarli senza che possano opporre una vera resistenza prima che il piano non sia compiuto. Il letto quindi accoglie il corpo di Rivaille con un tonfo morbido come il seno di una donna, cigolando invece quando il peso di Erwin si aggiunge, sovrastando tutto e tutti. Agli occhi di un Rivaille incazzato questo è davvero troppo da sopportare. « ... Mi fai schifo con gli occhi così. Dormi e basta. »
Peccato che nel tagliare l'aria con la cattiveria si sia scordato di chi ha davanti o, per meglio dire, sopra. Erwin ha già la battuta pronta così come il viso che va a nascondersi nell'incavo del collo altrui, libero dalla divisa, occultato solo da una camicia facilmente risolvibile. « Allora non guardarli. » Ma dirlo mentre si passano le labbra sulla trachea per finire al centro del petto è veramente da vigliacchi: per quanto Rivaille volga davvero lo sguardo da un'altra parte. I documenti stanno volando via definitivamente, la fiamma della candela è spenta e le proprie mani nervose sono già tra i capelli biondi del nordico, scompigliandoli, tirandoli come funi. Non guardarli, eh? Avrebbe dovuto dirlo molto prima di slacciare i primi due bottoni della camicia. « ... se dopo non ti addormenti subito ti ammazzo. » E nulla avrebbe potuto infastidirlo più della conseguente risata di Erwin.

.Fine.

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Premessa grande come le sopracciglia di Armin: non ho letto il manga. Ho solo visto l'anime.
E' la prima volta che scrivo su questo fandom.
Se volete venire a declamare ship wars contro la Eruri e pro RivEren pussate via. Ma con amore.
   
 
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