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Autore: Slytherin Nikla    16/09/2013    0 recensioni
« Siete una dama di compagnia della regina, non potete alloggiare in una locanda qualunque! Scriverò al lord cancelliere perché vi offra ospitalità. »
Seguito dell'altra mia storia ambientata nel mondo che Candace Robb ha costruito per la serie di Owen Archer, "Non controvoglia quanto avrebbe voluto", ambientato quasi un anno dopo - Laetitia Gray riceve da York la notizia della morte di un'anziana zia, che ne ha fatto la sua erede: ma cos'è più importante, fra l'eredità e rivedere finalmente l'Arcivescovo?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In realtà mi sembrava brutto aprire solo con quel capitolino iniziale... Così, be', bonus! :)

« Che Dio abbia pietà di noi! Speriamo che quelle nuvole non decidano di scaricarsi...»

Madonna Gray finse di non aver sentito l'ennesima lamentela della cameriera che aveva scelto perché l'accompagnasse, proprio come aveva stabilito di ignorare le proteste dei due soldati che le erano stati assegnati come scorta per volere della regina. Intendeva raggiungere York al più presto e non c'era nulla, uomini o donne o fenomeni atmosferici, in grado di farle mutare parere né, tanto meno, di convincerla a rallentare ancora il cammino.

Già il viaggio era stato ritardato di due settimane a causa di una improvvisa indisposizione della regina - circostanza della quale Laetitia non aveva alcuna intenzione di lasciare che Alice Perrers si avvantaggiasse in alcun modo -, e se pure aveva provveduto a far partire per York il proprio bagaglio con un carro otto giorni prima sapeva, conoscendo certi suoi familiari e le loro mire sul patrimonio della zia, che l'arrivo dei bauli difficilmente li avrebbe tenuti a bada a lungo e meno ancora li avrebbe distolti dai propri progetti. Era necessaria la sua presenza, e nel minor tempo possibile: e questo era precisamente il motivo per cui era stata costretta a sopportare per tutto il viaggio le lagnanze di Catherine, che non aveva accettato di buon grado l'ordine di cavalcare fino a York “quando si poteva benissimo viaggiare comodamente su un carro”.

« Che Dio ci assista... »

Laetitia tirò con forza le redini, facendo voltare il cavallo in modo da sbarrare la strada alla giovane cameriera. « Basta, per l'amor di Dio! Basta. Siamo passati per Bishopthorpe un'ora fa, York è vicinissima: pensi di poterci dare un po' di tregua? »

La ragazza abbassò lo sguardo e non parlò più. Era inquieta per il cambiamento della sua padrona: non sembrava più la stessa, forse a causa dell'aria del nord... Che madonna Gray sentisse con troppa forza il ritorno nella sua terra? La guardò cavalcare, lo sguardo fisso sulla strada, una destrezza insospettata nel governare l'animale, una fretta non del tutto consona alla sua posizione di dama di corte.

Erano tutte cose che Laetitia Gray sentiva rinascere sin da quando avevano messo piede nella regione; com'era possibile che vivere a Windsor avesse a tal punto obliato la persona che era stata fino ai primi anni della sua adolescenza? Come aveva potuto dimenticare di essere una donna del Nord? Viaggiare giorni e notti con poche soste di poche ore e ancor meno riposo avevano riportato in superficie una forza che la corte del re aveva con buona evidenza sopito, e la giovane donna trovava la cosa enormemente eccitante.

Ora percorrere le vie affollate della città le imponeva sensazioni difficili da comprendere e ancor più da gestire - non ultima, quella per certi versi assurda di trovarsi a casa. La scorta le accompagnò al palazzo dell'arcivescovo; mentre si avvicinavano al grande portone e le guardie si facevano avanti per domandare la loro identità madonna Gray alzò gli occhi verso l'ampia finestra sopra di loro, che dominava la strada e trattenne istintivamente il respiro. La figura imponente dell'arcivescovo si stagliava dietro il vetro nitida e familiare. Laetitia ebbe l'impressione che stesse sorridendo.

« Spero vi rendiate conto del mio aspetto...e della vostra crudeltà...per avermi costretta a venire da voi senza potermi prima rinfrescare e cambiare d'abito. » Sul viso di Thoresby si disegnò un sorriso obliquo mentre alzava le sopracciglia.

« Se vi dicessi che non potevo aspettare oltre per vedervi? » Madonna Gray sospirò, per darsi il tempo di ricordare a se stessa che l'uomo di fronte a lei amava quel tipo di giochi e che per quanto sincero potesse sembrare non era affatto detto che lo fosse.

« Ve ne sarei molto grata ma non so se vi crederei. E ad ogni modo, questo non credo proprio che potrebbe porre rimedio alla reazione scandalizzata della mia cameriera di fronte alla vostra convocazione, » concluse ridendo. Thoresby la guardò; c'era qualcosa di diverso in lei, e non si trattava solo del semplice abito da viaggio che indossava al posto di quelli riccamente ornati di corte - per quanto le linee essenziali e sguarnite di orpelli esaltassero le sue forme anziché mortificarle. Appariva più...forte, se possibile più sicura di sé, più libera... In un certo senso indomabile, pensò. Tornare nella sua città natale sembrava avere avuto un effetto rinvigorente su di lei e l'arcivescovo si scoprì orgoglioso di amministrare quelle terre. Sollevò il braccio e lei si fece più vicina; le accarezzò una guancia col dorso della mano e per un istante il suo sguardo si addolcì.

« Temevo di trovarvi più provata. Il viaggio è assai lungo, e le circostanze non... Senza contare che cavalcare così tanto dev'essere stato faticoso. » Laetitia assecondò il suo movimento, nutrendosi di quel contatto che tanto aveva desiderato. Non aveva pensato che a lui per tutto il tempo che era servito a coprire la distanza tra Windsor e York, a quanto mancasse ancora per mettere fine a quel silenzio durato mesi e interrotto solo da tre biglietti – quello con cui gli aveva comunicato la decisione della regina riguardo il suo matrimonio, quello con la notizia della morte di Daniel, e le poche parole di lui in risposta, Non riesco a dispiacermi della vostra vedovanza, che per ovvie ragioni non erano state neppure corredate di una firma.

« Ero sorretta da buone ragioni, lord cancelliere, » disse senza staccare gli occhi da quelli dell'uomo. Com'era naturale che accadesse, Thoresby tornò in sé.

« Sono a conoscenza delle mire dei vostri cugini sull'eredità, sì. Immagino che la cosa vi dia pensiero. »

« Non potrebbe essere altrimenti. » Sovrappensiero la donna abbassò gli occhi sulle proprie mani. « Questa eredità rappresenta il mio futuro... La regina non vivrà per sempre, e se pure il re dovesse concedermi di rimanere a corte nemmeno lui, ahimè, sarebbe eterno... E ho compiuto trent'anni. A corte non servono a nessuno, le donne della mia età. » La fronte dell'arcivescovo si corrugò per un attimo, conosceva fin troppo bene quel genere di riflessioni.

« Non vi ho neppure offerto un po' di vino per riavervi dalla fatica del viaggio. »

« Lo accetterò volentieri. » Thoresby chiamò il proprio servitore e dopo qualche minuto il ragazzo era già di ritorno con due calici di vino speziato. Trovò il suo padrone e madonna Gray seduti in silenzio davanti al fuoco - era una giornata fredda, nonostante la primavera inoltrata.

« Ho dato disposizioni affinché il vostro bagaglio fosse trasportato qui da casa di madonna Fullmer. Ora che siete arrivata in persona non c'è più bisogno che siano i bauli a tenere il diritto che vi spetta... »

Laetitia si sforzò di non attribuire a quel gesto più significato di quanto ne avesse e ridere non fu semplice. « Un pensiero gentile: devo forse preoccuparmi? »

John Thoresby rise a propria volta. « Piccola impudente. »

  
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