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Autore: tatefra    18/10/2004    2 recensioni
Una sera d'inverno una donna che deve trovare il coraggio dell'amore e un uomo solo con il suo dolore ... e un incontro
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Svolti l’angolo con calma, sfiorando appena le vetrine con lo sguardo. Fa freddo, siamo vicini a Natale, eppure sembri non accorgerti di niente. I nastri rossi e le decorazioni sonore dei negozi, quell’aria di festa e i sorrisi suoi volti delle persone. Ma tu ignori tutto, lo sguardo che osserva pensieri lontani. Sei così da quel giorno al ministero, hai tenuto duro, finchè c’è stato Harry, adesso esegui le tue missioni, poi scompari a nasconderti chissà dove. E io ti seguo, appena posso, di nascosto ……. Avrei voluto parlarti mesi fa, quando ancora non era Pasqua. ………Indossavi un pullover chiaro, regalo di Sirius e ridevi insieme a lui di uno scherzo fatto da ragazzi, sembravi così giovane e spensierato. È durato un attimo, poi siete tornati seri, tranquilli, ma persi nei rimpianti di una gioventù ormai estranea. Eri così bello con quel sorriso aperto e solare, vorrei vederti così ogni giorno……. Adesso linee cupe solcano i tuoi tratti, e i tuoi occhi hanno smarrito la strada della luce, sembrano opachi, distanti. Ma io li amo ancora. Ti ho trovato in questo stato, tornata dall’ospedale, come se ti avessero tolto l’anima, un condannato a morte che desidera la sua esecuzione. Non ho trovato il coraggio di parlarti, eri troppo lontano, lo sei ancora. Eppure sento che devo farlo, devo tentare, soprattutto dopo quella tua assurda affermazione due sere fa, quando Molly ti ha chiesto se portavi qualcuno al pranzo di Natale. Voltandoti verso di lei hai fatto un sorriso stanco e rassegnato. “Non ho nessuno Molly ….. non ho più nessuno”. Sirius sarebbe stato furioso, avrebbe ringhiato il suo dolore, tu invece hai continuato il tuo sorriso leggero e doloroso mentre il viso di Molly si intristiva e ti chiedeva scusa prima di tornare in cucina. E io lì avrei voluto urlati, come avrebbe fatto Sirius, che non sei solo, che tutti ti vogliono bene e che io, ti amo. Mentre ti alzavi ho aperto la bocca per parlare, ho scorto una lacrima cadere lenta sul tuo profilo e la tua figura svanire nel nulla…. Da allora ti seguo ogni istante sperando di trovare il coraggio e la forza di parlarti. Temo la tua reazione, temo un tuo rifiuto e confessandoti i miei sentimenti, di costringerti a perdere un’amica. Ti faresti distante più di quanto già non fai con tutti, se i miei sentimenti non fossero i tuoi, e invece so che ti fa bene quando stiamo insieme, la mia goffaggine ti fa ridere e io lo faccio di proposito, solo per scorgere quell’attimo di radiosità sul tuo volto. Ti ho amato da subito, era impossibile non farlo, paziente, gentile, disponibile, generoso, avevi gli occhi screziati di un cucciolo che spera di trovare la sua casa nel cuore di chi ama. Mille volte ho provato e riprovato il discorso, chiarendo a me stessa perché ti amavo, solo per potertelo dire nella maniera migliore, e ogni volta trovavo una ragione in più per il mio amore. Alla fine ho capito che l’amore non ha ragioni, ti amo perché sei quel che sei e non potrei proprio fare a meno di amarti. Ti fermi davanti al bar, indeciso se entrare. Fa proprio freddo berrei volentieri qualcosa. Resti immobile fissando l’entrata. …………Anche quella sera eri fermo sulla porta, ansimante, dopo avermi depositata sul letto, mentre Molly si prendeva cura di me. Severus mi scrutava torvo, invece tu mi fissavi preoccupato, pronto a cogliere ogni minima smorfia di dolore. Faceva male quel taglio alla gamba, un dolore tremendo, ho resistito più che ho potuto. Quando ho urlato al contatto con la pozione sei volato vicino al letto, i capelli scomposti bagnati di pioggia, gli occhi spalancati e seri, la mano che d’improvviso stringeva la mia convulsamente, ancora sporca del mio sangue. Eri venuto a salvarmi insieme a Severus, eri stato tu ad infilarti per recuperarmi mentre lui ti copriva le spalle e non gli hai permesso di avvicinarsi a me, gentile ma determinato. Mi hai sollevata e messa sulla scopa, salendo alle mie spalle. Il tuo braccio mi stringeva con forza volando sopra la Londra babbana. Una notte scura senza luna e le stelle brillavano luminosissime. Continuavi a ripetermi che sarebbe andato tutto bene, che mancava poco, di tenere duro e stare calma. Ed io ero calma, mi sentivo al sicuro fra le tue braccia, invece il battito del tuo cuore pulsava furioso, lo percepivo appoggiata stretta al tuo petto. Echeggia ancora nelle mie orecchie, come un suono antico di tamburo, che batte il ritmo del mio amore. Sei rimasto con me tutta la notte, sveglio e attento. Hai perfino bloccato Severus che tentava di rimproverarmi. Un rischio non indifferente contraddire il mastro di pozioni, specialmente quando ha ragione, e quella sera un po’ ragione l’aveva. Ho finto di dormire, per vedere cosa facevi. La tua mano magra accarezzava i miei capelli sfiorandoli appena, con dolcezza…… Riprendi a camminare, ma Diagon Alley sta per finire, devo sbrigarmi se voglio farlo, devo trovare la forza ora. Allungo il passo e attraverso la strada. Ti sono vicina. Mi urti il fianco e alzi lo sguardo per scusarti. Mi vedi. “Tonks !!!???!!” Vorrei sorriderti, ma il cuore batte forte e ho paura che se inizieremo a parlare come due amici perderò la mia fragile fermezza. “Ciao Remus” dico seria “Cosa ci fai qui?” “Ti stavo cercando, ho bisogno di parlarti” dico quasi balbettando Preoccupato mi studi e io proseguo rapida “No, non è per l’ordine, ho bisogno di parlarti io” Adesso sei veramente sorpreso, lo capisco da come corrucci le sopracciglia. “Dimmi pure” quei tuoi splendidi occhi verdi mi esaminano attenti, le mani tremano, cosa faccio??? ……….Anche allora ero indecisa, avevamo bevuto un po’ troppo e Sirius si divertiva a prenderti in giro bonariamente, ricordando quanto fossi impedito nel ballo. Ti difendevi a fatica fra una risata e l’altra e io mi divertivo a guardarvi ridendo. Poi Sirius mi ha presa per un braccio “Avanti Remus, dacci la prova che sei capace di ballare senza calpestare i piedi di questa giovine pulzella” Preso alla sprovvista hai smesso di ridere e anche io, mi hai guardato imbarazzato e impacciato, ma Sirius continuava imperterrito “Forza, su, cosa aspetti? A meno che tu non voglia ammettere di essere un vero orso”. Ricorderò per sempre il tuo sguardo che mi chiedeva senza parole se poteva, se volevo. Sei rimasto immobile, aspettando che fossi io a scegliere, e io volevo, volevo eccome poter essere fra le tue braccia. Ho tardato solo un attimo e la tristezza è scesa nei tuoi occhi, una muta rassegnazione persa in un battito di ciglia, poi il tuo sguardo è tornato subito normale. Quante volte non hanno teso la mano ad incontrare la tua? Quante volte hanno girato lo sguardo o peggio ancora hai visto la paura o il disgusto negli altri? Quanti hanno offeso la tua gentilezza, i tuoi gesti con scortesia, arroganza e superiorità, perché infine sei solo una bestia, niente più che questo? Un fremito ha percorso entrambi mentre la mia mano raggiungeva la tua. I tuoi occhi di nuovo nei miei che ti sorridevano semplicemente. Ho finto di non aver visto, di non aver capito. “Allora vediamo se davvero sei un pessimo ballerino come dice il tuo amico” sorridevo mentre una fitta di sofferenza acuta mi trapassava. Non avrei mai potuto evitartelo quel dolore, ne allora, ne ora, ne mai. L’amore che provo vorrebbe proteggerti da tutto, ma io non potevo e non posso difenderti dalla crudeltà del mondo, posso solo amarti, pensai quella sera, amarti e in silenzio …... Mi hai cinto con leggerezza quasi temessi di rompermi, e ti sei tenuto distante …. “Non possiamo ballare così Remus, devi stringermi un po’ più o non riuscirai a guidarmi. Non vorrai mica darla vinta a Sirius?” Chissà se hai sentito il mio cuore correre all’impazzata quando hai stretto l’abbraccio? I nostri visi si sfioravano, non portavi profumo, potevo nitidamente avvertire il tuo odore. E’ bastato poco per farmi abbandonare fra le tue braccia accoglienti e protettive ……. Sirius ha smesso di ridere …. Solo allora mi sono accorta di tenere gli occhi chiusi …. Ti sei bloccato all’improvviso e mi hai lasciata andare. “Visto !?! Credo che sia più che sufficiente a dimostrarti le mie qualità di ballerino” mi hai baciato la mano “Grazie mia bella signora”. Se ho sorriso non lo ricordo, ma ho chiaro in testa che non potevo toglierti gli occhi di dosso. Sirius ti ha guardato per un lungo istante prima di parlare, quasi fosse un legilimens al lavoro. Poi ha sorriso “E va bene Remus, stavolta hai vinto tu” Vi siete guardati negli occhi, ignoro cosa vi siate detti, l’unica cosa certa era quanto foste uniti e quanto profondo fosse il vostro legame. Sirius mi ha guardata e ha sorriso “Come ti è sembrato il ballerino?” “Bravissimo” “Un ragazzo d’oro il nostro Remus vero Tonks?” credo di essere arrossita rispondendo d’istinto e dicendo ben più di quello che intendevo “Si, Remus è un ragazzo veramente speciale” Sirius ha sorriso soddisfatto…… “Tonks dimmi cosa c’è?” Le parole non riescono ad uscire. Anche questa volta dovrò rinunciare. La mia mano parte innocente ad incontrare la sua, nuda e intirizzita, come in quella sera di tanti mesi fa. Quando le dita si incontrano, nonostante il freddo hai un fremito. “Tonks……. È successo qualcosa di grave??” Il viso teso e allarmato, stai pensando a qualche disgrazia. Sei fatto così, amore mio, sempre pronto a mettere da parte il tuo cuore dilaniato, se c’è bisogno di aiuto, per chiunque. “No, stanno tutti bene Remus” sorrido appena. “Ma cosa ….?” “Volevo dirtelo tanto tempo fa prima che tutto accadesse, ma non ho mai trovato il momento giusto e ….. il coraggio.” Respiro appena “Adesso però devo proprio dirtelo, io ….. devo farlo e …..” Deglutisco a fatica, il tuo sguardo è perso e ancora un po’ preoccupato, non capisci, e come potresti, sto articolando suoni insensati, d’un tratto vorrei solo fuggire via. Lascio di colpo la tua mano e mi ritiro di un passo. Adesso lo sconcerto sul tuo volto è palese, mi osservi stupito e affranto. “Tonks, cosa …..” stai per aggiungere altro ma ti fermi, nei tuoi occhi lo stesso istante di disillusione della sera del ballo. La mano si stringe a pugno quasi volessi imprimervi il calore e il ricordo della mia. Come posso farti questo? Sono solo una sciocca, la tua sofferenza mi raggiunge come un pugno allo stomaco e mi ferisce. Abbassi appena lo sguardo, sospiri. D’un tratto non mi importa più di nulla, mi avvicino e riprendo la tua mano. Te lo dirò proprio adesso, così lo saprai senza ombra di dubbio che almeno una persona su questo pianeta ti ama, e se tu non ricambi i miei sentimenti poco importa. “Quello che volevo dirti mesi fa ..… è che tu sei un uomo meraviglioso, dolce e attento e sensibile e deciso e coraggioso e io …. quando sono con te mi sento serena, e felice e ….. io ... io …. Non so come dirtelo Remus perciò te lo dico e basta … sono innamorata di te” I rumori intorno si confondono, c’è silenzio fra di noi. “Lo so che tu forse non provi i miei stessi sentimenti, ma io …. vedi … volevo assolutamente che tu sapessi che c’è qualcuno che ti ama. ….. quella frase l’altra sera non era vera e tu lo sai, tutti ti vogliono bene” Rimani in silenzio la mano abbandonata nella mia. “So quanto ti manca Sirius, lo vedo ogni giorno. So che nessuno sarà mai come lui per te …. Ma noi ti vogliamo bene e per noi sei importante e per me ….. bhe per me .. lo sei ancora di più, sei l’uomo che amo” Adesso ho finito le parole, attendo la mia sentenza, ma sono felice, finalmente ho parlato. Non c’è traccia di nulla sul tuo viso, sei imperscrutabile. “Tonks …. Io …” “Remus io capisco benissimo che tu non provi i mie …..” Due dita si posano sulle mie labbra facendomi tacere, e quelle stesse dita poi si appoggiano sul mio viso, i tuoi occhi le seguono, mentre la mano mi carezza con lentezza infinita. “Non ti ho mai detto quanto sono belli i lineamenti del tuo viso …. “ Fissi ancora la tua mano sulla mia pelle. “Ti osservavo ogni giorno in silenzio, sperando che tu non vedessi ….. e mi gustavo ogni espressione, ogni gesto …… Tonks ….. quanto vorrei che fosse possibile ……” Un gelo si impadronisce del mio cuore, smetto di respirare, l’aria mi ferisce come una lama gelida e spietata. “Ma non posso …..” dici in un sussurro. “Capisco” le parole escono fredde e livide dalla mia bocca. “Capisco che non mi ami, stai tranquillo” Faccio per lasciare la mano ma tu la stringi e mi guardi dritto negli occhi “No Tonks non hai capito … io ti amo … ti amo …..” la tuo voce è un sussurro sofferto. Il nodo del cuore si scioglie. “Ma allora ….” “Dovevi immaginarlo, credevi davvero che potessi farti una cosa del genere?” hai la stessa triste rassegnazione, ancora una volta. “Tonks ….. Nym …devi capire….” La tua mano abbandona il mio viso, lasciandomi sola. “Invece non capisco …. No … non capisco” Alzo la mano per carezzare il tuo volto, freddo e contratto. “Ti amo Remus, non potrei non amarti nemmeno se volessi ….. io preferisco tentare e rischiare che andare incontro al dolore di non poterti avere”. Finalmente posso toccare quel viso che ho desiderato tanto. La felicità è un istante eterno sospeso nel tempo. Cosa posso dirle? Negarle il mio amore è una crudeltà, ma non sarebbe più crudele permetterle di starmi vicino e seguire il mio destino? C’è una tale dolcezza nel suo sguardo, mi culla come le fiamme del camino in una sera come questa, fredda e buia e priva di luce. Il calore della sua mano ….. ……..Lo so da quando avevo 9 anni che sarei rimasto solo tutta la vita. Rassegnazione è una parola terribile, ha ucciso le speranze del bambino che ero, e non mi è mai stata più chiara come in quella mattina nel giardino di casa mia. Giocavo da solo, due mesi dopo quella notte e quell’incontro nel bosco… Fingevo di non vederli, ma li sentivo, eccome se li sentivo e dentro provavo un brivido di desiderio e di rabbia. I miei vecchi amici, figli dei vicini di casa, vecchi da quella sera, irrimediabilmente persi, mi guardavano da lontano curiosi, bisbigliando fra di loro e ridacchiando. Quanto avrei voluto essere lì con loro ad osservare la scena da lontano, come avevamo fatto quel giorno due mesi prima. Nascosti dietro l’angolo della casa, fissavamo rapiti la figura che passava per le strade nel tramonto, scostata da tutti, un uomo trasandato, barba e capelli incolti, misto fra un uomo e un orso. Non sapevamo chi fosse. Quando ha girato lo sguardo gli occhi erano vuoti e disperati e spauriti, come di un cane braccato. Dicevano in paese che era una bestia, nessuno doveva avvicinarsi, ma noi non capivamo che bestia fosse, così l’avevamo seguito di nascosto per vedere. E avevamo bisbigliato immaginando chissà quali misteri orribili dietro quel corpo magro e deperito e quegli occhi quasi privi di vita. Doveva essere un qualche orco malvagio. Con l’incoscienza dei bambini l’avevamo deriso ed eravamo fuggiti via senza voltarci, ridendo… Ma io non ridevo, da solo seduto a terra, gli sguardi dei miei vecchi compagni sulle mie spalle piegate, sperando di non esistere, convincendomi con tutte le forze che quello era solo un incubo, che mi sarei svegliato e tutto sarebbe tornato come prima. Perché adesso il mostro ero io, la bestia. Io avrei percorso le strade dei paesi solo e deriso e scansato, io avrei vagato come un cane spaurito, e gli occhi di quell’uomo erano stati l’immagine dei miei incubi, ogni notte da quella terribile sera, che aveva cambiato il mio destino per sempre. Rabbia e dolore, solo questo, e la forza delle mie unghie che si infilavano nella carne per non sentire, le risatine sorde e lo scherno di chi mi era stato amico. Mia madre era uscita di corsa sentendo le voci degli altri bambini, si era chinata su di me preoccupata, alzandomi il volto rigato di lacrime silenziose, lacrime di un bambino innocente. Quei suoi meravigliosi occhi neri sorridevano dolci e rassicuranti. Quanto devono esserle costati quei sorrisi, quanto ti costavano mamma, quanto …. Mai una volta hai mostrato il tuo dolore, mai ho letto altro che amore e cura nei tuoi gesti e nel tuo sguardo che mi seguiva attento. E quella carezza dolce e leggera come un sospiro di vento mi diceva che io ero sempre il tuo amato bambino, lo sarei sempre stato ….. Nessuno può capire cosa erano per me James e Sirius, nessuno, solo tu mamma lo capivi………. La tua mano è ancora sul mio viso, in una carezza lunga e sospesa, come quella di mia madre …..e nei tuoi occhi chiari c’è una luce simile. Mi ami. Come posso condannarti a questo amore mio, come posso? Deglutisco restando fermo, i pensieri tumultuosi lasciano infine solo silenzio e un desiderio sordo e profondo di abbandonarmi ad un abbraccio d’amore che non conosco più. Anche se non voglio una lacrima scende, chiudo gli occhi cercando e sperando che tu non la veda. La tua mano sparisce dal mio viso, per un istante sento il gelo della mancanza di quel calore, poi il tuo corpo vicino e un abbraccio forte e deciso mi avvolge. Un sussurro al mio orecchio le tue parole “Non mandarmi via Remus …. Non lasciarmi senza di te” Ti stringo forte fra le mie braccia, ti ci abbandoni come un uccellino nel suo nido. Per un istante ritorno il bambino di quel giorno e mi sento di nuovo sereno, alla stessa maniera di quando tuffavo i miei occhi in quelli di mia madre e sapevo che c’era qualcuno che mi amava e che amavo. La tua pelle profuma di rose e di freddo. Il mondo intorno scompare. “Non ti lascerò mai … amore mio”
  
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