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Autore: radioactive    17/09/2013    1 recensioni
Seth non era mai stato un bravo ragazzo, se per bravo ragazzo si intendeva quelli che si svegliavano al primo “svegliati” della madre o al primo trillo della sveglia – amorevolmente gettata contro un muro, e gli ingranaggi dell’apparecchio erano ancora a terra a mo’ di fossile in uno scavo archeologico. Eppure aveva appena spalancato le ante delle finestre e l’aria glaciale di una Londra innevata e pronta ad accogliere nuovi, freddi, fiocchi bianchi. «Dico davvero, alzati», ribadì.
| Seth/Nid (slash!) ● basato su: Sarò lì quando cadrai (link alla fanfiction all'interno del capitolo) ● 574 parole ● a Sick ♡ |
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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A Sick o Bright Blue Eyes,

che «dovrebbe trovarsi un lavoro»

hope you like it

 

 

 

 

 

 

Dico davvero, alzati.

 

 

 

 

 

La luce del sole entrava piano nella stanza, quasi chiedesse il permesso di intromettersi in quello spazio prima di palesarsi.

Una zazzera scura spuntava fuori da un piumone, dei piedi avvolti in un paio di calzini si ritirarono sotto le coperte e un grugnito simile a quello di un cane bastonato che non voleva essere toccato scivolò fuori dal letto, in risposta ad un «alzati». No, non si sarebbe alzato.

Seth non era mai stato un bravo ragazzo, se per bravo ragazzo si intendeva quelli che si svegliavano al primo “svegliati” della madre o al primo trillo della sveglia – amorevolmente gettata contro un muro, e gli ingranaggi dell’apparecchio erano ancora a terra a mo’ di  fossile in uno scavo archeologico. Eppure aveva appena spalancato le ante delle finestre e l’aria glaciale di una Londra innevata e pronta ad accogliere nuovi, freddi, fiocchi bianchi. «Dico davvero, alzati», ribadì.

«Seth!» urlò il corpo sotto le coperte, scosso da un brivido più simile ad uno spasmo che altro, si strinse la trapunta sulle spalle e pochi secondi dopo balzò in piedi, portandosi dietro il piumone mentre percorreva la stanza gettandosi sulle ante, facendole sbattere per poi chiuderle frettolosamente, guardava il biondo con la stanchezza negli occhi e una rabbia sottile, momentanea.

«Sì, mi chiamo così» scherzò l’altro, scostando un ciuffo di capelli decisamente sconvolto dalla fronte dell’altro – la capigliatura del moro riprendeva senza ombra di dubbio la piega del cuscino, sorridendo nel vedere che chiuse gli occhi per reazione innata, come se avesse paura che l’altro gli infilasse improvvisamente le dita negli occhi. «Dobbiamo andare, siamo in ritardo» sentenziò poi, afferrando la trapunta per i lati e tirandosela contro, scoprendo così l’altro e lasciandolo in pigiama, «andiamo Nid, non fare il bambino. Non è il tuo primo giorno di scuola, su».

L’altro grugnì ancora per il freddo – non era riuscito a chiudere del tutto la finestra – e combatté qualche secondo con Seth per riprendersi la coperta ma, capendo che era uno scontro perso, decise di raccogliere tutti i vestiti che aveva sistematicamente preparato sulla sedia e corse in bagno a lavarsi, prepararsi e soprattutto stare al caldo e, strada trovandosi, si era tuffato anche in cucina per afferrare una mela – ritornando in stanza avvisando l’altro di essersi preparato il più in fretta possibile.

«Sono pront» mugugnò con la mela in bocca incastrata tra i denti, poi si bloccò di colpo mentre si aggiustava la felpa un po’ troppo lunga sulle braccia, «che stai facendo?» domandò vagamente stupito, fissando il biondo bellamente steso sul letto a guardare il soffitto, senza scarpe e con la giacca buttata in un angolo, giocava con le frange della sua sciarpa grigia.

Seth girò lo sguardo verso di lui, sorridendo come bambino – o come un cretino, dipendeva dai punti di vista - «tu sei solito a perdonare, vero?».

L’altro annuì, togliendosi il frutto dalle labbra, «…sì, direi di sì: perché?».

«Perché oggi non c’è scuola».

In lontananza, si udirono delle campane rintoccare le ore.

«Pesce d’Aprile» si scusò Seth, ben consapevole che non fosse né aprile né giorno di pesce, poi scoppiò a ridere in faccia al moro, «davvero… mi dispiace» disse con le labbra strette, nel futile tentativo di trattenere le risa.

Per tutta risposta, Nid mollò la presa dalla mela facendola ruzzolare a terra vicino alla sveglia-reparto archeologico, aprì l’armadio dove riposava un osceno plaid con dei cherubini ricamati e andò a dormire sul divano in salotto, per tutta la mattina.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note d’Autrice • «viviamo e respiriamo parole»

 

Ok, innanzitutto ciao(……)

Non ho molto da dire, anzi, in realtà non ho davvero proprio niente da dire Questa piccola shot è una piccola dedica alla mia cara ragazza Sick (di cui vi lascio il link nonostante il nick sia in fase di cambio ;] click) che oggi si è sentita un po’ “malinconica” – e allora ho deciso di sfruttare due dei suoi personaggi di una fan fiction che ha iniziato nella categoria Angeli & Demoni (un sacco di feels, a proposito – e anche di questa vi lascio il link nel caso vorreste farci un giro click #2) che shippo tantissimo e dedicarle il testo qui di sopra che spero davvero che le sia piaciuta un po’.

 

insomma, long life and prosper.

radioactive,

   
 
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