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Autore: Edenya404    22/03/2008    4 recensioni
Vi è mai capitato di confondere sogno e realtà? E se a questo sogno rimanessite inevitabilmente attaccati? Quando si vive sognando e si attende la notte per vivere una piccola vita...
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine sono tornata. Questa storia, seppur corta, mi ha preso un po’ di tempo dal momento che ho dovuto attendere i sogni giusti da cui prendere spunto. Spero vi possa piacere…non aggiungo altro, parla da se. Dedicata alla persona che amo e che non mi rendo conto di amare…

 
Dream a little life

 Ogni giorno giunge la notte. Cala col suo manto ad avvolgere la città, a stringere tra le spire dell’oblio le menti. Intorpidisce sibillina e trasporta nel suo mondo.

Dimmi, è già buio?

I colori si confondono, le ombre si accavallano. Fuori dal tempo è più facile vivere, percorrere quei binari senza uscirne fuori. Deragliare è come un battito di ciglia, spaventosamente veloce e impercettibile.

Lo senti questo tremito?

Il materasso diventa duro, in un secondo è corteccia attaccata alle spalle. Legno umido, annuso…odore di muschio nelle narici. Punge e solletica le vie respiratorie, come mille piume bianche nella trachea. Brividi freddi. Sensazioni feline e profonde dilaniano i neuroni.

Perché non scappi da me?

Avverto l’acqua scrosciare dalla calotta del Mondo, mi ricopre con insopportabile lentezza mentre i tremiti, sempre più forti, mi scuotono alla base della schiena. La inarco contraendo i muscoli, arma di Diana sulla corteccia.

Son tue queste mani?

La sento sul mio corpo la tua pelle, l’assaggio sulle mie labbra la tua bocca. Pressione d’avidità a mordere quel muro, denti a scrostare l’intonaco bianco della realtà…

O del sogno?

Succhi via la mia linfa rubino, piccolo vampiro assetato. La succhi con eccitazione crescente dalle mie labbra, aspirandomi l’anima dai polmoni, non te ne curi se fa male. Non ti preoccupa il climax di dolore che mi flagella con arpioni d’amore velenoso.

Dimmi, è miele o fiele?

Il tuo corpo premuto contro il mio, demone dolcissimo. Striscia sulle mie pieghe, striscia tra l’erba, si sposta eppure e qua sul mio seno, immobile. Nudo. Bagnato. Nudo e bagnato dalle lacrime delle nubi.

Oppure dalle mie?

Latte sulla tua pelle, estasi sulle mie gambe. Mi muovo, mi muovo anch’io in questa lotta all’ultima energia. E ti avvinghio con decisione nel verde marrone di questo giaciglio improvvisato. Piedi che scalciano a cacciarti via e gambe che stringono a tenerti con me.

Lo capisci che son pericolosa?

Forse lo sei tu, o forse lo sono io. Il cuore palpita, martella, corre, trapana, urla la passione, urla il piacere, urla la consapevolezza. Mi cerchi col tuo volto e lo vedo svanire dentro me, dentro la mia anima che come un pozzo risucchia quello che prova e che non potrà mai essere.

Mai più vero?

Il tuo viso scava dentro me e poi esce e baciarmi. E poi di nuovo entra, ed esce, ed entra, ed esce… Mi guardi, sfondando questa bolla che avevo eretto a proteggerti da me, da quello che voglio mio angelo. E piangi.

È sangue quello?

Toccami. Toccami di nuovo e stringimi a te adesso che è suonato il rintocco dell’ultimo attimo assieme. Formicolio e pioggia che scende. Ti sciogli sul mio corpo ed entri dai pori fondendoti con me, corteggia che graffia, mi inarco e grido di piacere, e di dolore. E questo suono bestiale grida di nostalgia a quello che non avrà più

Mi ami?

Non lo saprò mai…forse qui, ma non là dove son costretta a vivere.
Apro gli occhi sulla normalità della mia camera, le gambe non si muovono, attrigate al lenzuolo azzurro, il sudore imperla la mia fronte, il cuore corre. Allungo una mano nell’oscurità. Il letto è morbido, il mio corpo asciutto. Tutto sparito e coagulato in un macigno sul petto. Ho sognato una piccola vita, che è quella che non vivrò, ma che mi assuefa a tal punto da poter dire che l’ho vissuta e adesso, in questa realtà, sto solo sognando…

 

 

 

  
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