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Autore: Umpa_lumpa    22/03/2008    6 recensioni
Il suo petto era oppresso da un peso che le impediva di respirare tanto era il terrore che provava in quel momento. Si sentiva proprio come quando era piccola, sull’orlo di una crisi di pianto poiché avvolta dalle tenebre che nascondevano ogni traccia della sua camera. In quel momento non era cambiato niente: solo il buio a circondarla e il nulla ad accogliere i suoi respiri. Con la differenza che non aveva nessun orsacchiotto per farsi coraggio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Waves in the past

 

 

Il suo petto era oppresso da un peso che le impediva di respirare tanto era il terrore che provava in quel momento. Si sentiva proprio come quando era piccola, sull’orlo di una crisi di pianto poiché avvolta dalle tenebre che nascondevano ogni traccia della sua camera. In quel  momento non era cambiato niente: solo il buio a circondarla e il nulla ad accogliere i suoi respiri. Con la differenza che non aveva nessun orsacchiotto per farsi coraggio. Eppure aveva la bizzarra sensazione di non essere sola, sensazione che si tramutò in certezza con il prendere vita di alcune forme davanti a sé, con il delinearsi di contorni, dapprima sfocati, poi ben più nitidi. E, potrà sembrare strano, ma ciò che le si presentava davanti agli occhi aveva qualcosa di angosciante, surreale. Un immenso cortile scarno e trascurato, l’erba incolta e piuttosto secca, l’aria umida che penetrava le ossa trasmettendo brividi che si propagavano felini lungo la schiena, presentava al centro esatto una fontana ormai logora e malmessa che dava l’aria di non funzionare più ormai da molto tempo. Il tutto sovrastato da un cielo  verde turchese che ricordava vagamente quello della terra, ma che conferiva a tutto l’ambiente un senso di apatia .

La sua attenzione fu subito richiamata da una figura femminile comodamente seduta sul bordo della fontana: i capelli neri corvini ben pettinati conferivano, nel complesso, un’aria selvaggia facendo apparire quella donna ai suoi occhi come una belva che avevano tentato di domare, non riuscendoci del tutto però. La sua aria selvaggia, feroce, contrastava con la delicatezza dei lineamenti del  viso dalla carnagione bruna, che donava alla figura un aspetto mediorientale, con i suoi lineamenti alteri e superbi, con il suo sguardo composto  e al tempo stesso profondo che sembrava celare tutta la storia di ogni singola stella e forma di vita presente nell’universo, di tutte le anime tormentate che avevano trovato la morte sotto quelle stesse dita affusolate  e fragili.  Stava stringendo contro il petto un bambino. Quest’ultimo si aggrappava spasmodicamente al ventre di lei, quasi come se la sua vita dipendesse dal calore che quel corpo emanava. Le dita della donna passavano ininterrottamente fra i particolari capelli corvini dalla forma di una fiamma che caratterizzavano il bambino, quasi a voler imitare delle carezze. I due condividevano lo stesso portamento, la stessa ferocia apparentemente domata, lo stesso sguardo profondo e criptico, la stessa disperazione e frustrazione che si poteva leggere in ogni parte dei loro corpi stanchi, abbandonati sulla “riva” di quel giardino. La voce suadente e dolce, quasi come quella di una madre, si confondeva, si mescolava a quelle carezze. Tutto il giardino sembrava vivere di quella voce.

“Le stelle dicono grandi cose, mio piccolo. Senti il tuo cuore che batte? Non leggi fra quei battiti il tuo glorioso destino, o mio dolce? Diventerai un grande guerriero, tutto sarà in tua funzione e tutti temeranno il temibile principe dei saiyan. E’ la gloria eterna che ti attende, mio tesoro. Neanche la morte te la potrà mai portare via! Tu ci porterai alla liberazione, libererai il tuo popolo e ti coprirai dell’oro della leggenda. E’ tutto scritto nel tuo nome, Vegeta, e io vedo il tuo futuro nitido, davanti ai miei occhi. Ma vedo anche tutto ciò che dovrai passare: l’odio. Verrai odiato per la tua gloria, mio dolce”

E mentre questi strani auspici si intonavano in una melanconica cantilena, il bambino si stringeva sempre di più alla donna, l’agitazione si poteva leggere nelle dita contratte dallo sforzo, nonostante il respiro regolare sembrava contraddire quell’ansia. Solo flebili parole sembravano fuggire via dalla boccuccia sottile del bambino. Erano talmente deboli, che dovette avvicinarsi per tentare di udirle. Ed eccole, disperate, che si ripetevano più volte, sovrastate dalla voce della donna che continuava imperterrita nelle sue speranze, nelle sue certezze.

“Ma tu mi vorrai ancora bene,  vero mamma??”

Aprì finalmente gli occhi. Bulma si ritrovò nella sua stanza, accoccolata sul petto di suo marito. Respirava regolarmente, tranquillo, eppure le  mani si aggrappavano disperatamente alle lenzuola. Parole confuse uscivano dalla sua bocca, così deboli che si confondevano in melodici sospiri. Si alzò leggermente per poterlo osservare meglio: nel sonno aveva un aspetto talmente innocente da trasmettere tenerezza a chiunque lo guardasse. Eppure gli si poteva leggere la sofferenza. Lentamente si avvicinò all’orecchio del suo uomo, stando attenta a non svegliarlo, e poi sussurrò dolce come una madre: “ Io ti vorrò sempre bene, Vegeta”. Le mani allentarono improvvisamente la presa, sul volto si leggeva la felicità di un bambino.

 

 

 

 

 

Eccomi qui, alla fine di questa storia. Spero che non ci siano errori di ortografia, nel caso vi chiedo di segnalarmeli così provvederò a correggerli. Ma mi raccomando non recensite solo per questo, ma fatemi sapere se vi è piaciuta la storia o se non vi è piaciuta oppure datemi qualche consiglio per una prossima che magari scriverò. Mi scuso anticipatamente se magari avete trovato troppo OOC il personaggio di Vegeta. Per il resto spero che questa storia sia andata bene, anche perché è la prima fan fiction che scrivo su Dragon Ball. Ringrazio tutti coloro che recensiranno o che semplicemente si fermeranno a leggere questa storia. Bacioni a tutti!

 

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