La
giovane Rory
“Mamma!”
esclamai con un’ilarità che da tempo non mi
capitava di esprimere.
“Mamma sei qui!”
urlai correndole incontro. Mi trovavo in un vasto campo incoltivato e
colpito
da una violenta siccità a giudicare dalla steppa secca di un
colore giallastro
che mi graffiava le caviglie mentre correvo.
Vidi mia madre
planare a una decina di metri da me in groppa al suo fedele compagno di
battaglia, il leggendario drago verde Oarf.
Smontò dal suo
dorso stranamente non sellato e mi avvolse nel suo caldo abbraccio
quando mi
lasciai cadere addosso a lei.
Mi accarezzò la
testa in una maniera che quasi mi ero scordata e mi sussurrò
dolcemente: “Sono
felice di rivederti, bimba mia.”
Alzai la testa
ad incrociare il suo sguardo e sussultai quando vidi i suoi occhi farsi
rossi e
diabolici.
Mi spinse
indietro facendomi incespicare a terra e sfoderò la sua
spada di cristallo nero
facendola brillare alla luce della Luna. Tremante, vidi il mio riflesso
sulla
punta della lama e cercai di dire qualcosa. Non tentai di scappare
perché non
ne avevo la minima forza… o forse perché ero
bloccata da qualcosa che non
riuscivo a vedere.
Dietro di lei
comparve mio padre che mi sorrise ed appoggiò una mano sulla
spalla di mia
madre obbligandola ad abbassare la spada.
“E’ nostra
figlia, Nihal.” Le disse e si avvicinò a me.
Accovacciandosi,
mi prese il viso tra le mani e mi sorpresi quando le sentii viscide e
fredde
come marmo. Ne toccai una e scoprii che erano macchiate di sangue.
Cercai di
liberarmi ma la stretta era ferrea. Sapevo di avere paura, tuttavia non
lo
percepivo. Le labbra di mio padre si mossero, ma la voce non era sua:
“Lorelyne? Lorelyne!”…
La
luce
accecante del Sole mi fece spalancare le palpebre e dovetti sbatterle
più volte
per mettere a fuoco la visuale.
“Lorelyne! Oh,
sei sveglia finalmente…” vidi mia zia muoversi
velocemente da una parte della
stanza all’altra con la sua lunga veste di velluto verde
scuro che ondeggiava
graziosamente in ogni suo ancheggio.
Mi strofinai gli
occhi e mi puntellai sui gomiti per seguirla con lo sguardo fino al mio
armadio
di quercia.
“Che ore sono?”
mugugnai con la voce impastata. Zia Soana gettò sul letto un
mio vestito sul
bordo del letto e si recò alla porta con quel suo portamento
da nobildonna e mi
fulminò con un’occhiataccia che non mi piacque per
niente.
“E’ tardi!
L’alba è già passata da un pezzo e
dobbiamo ancora finire di preparare gli
ingredienti per quella pozione. Sbrigati a vestirti e raggiungimi
nell’ala
ovest del palazzo. Farai colazione lì mentre riprendiamo da
dove avevamo
interrotto l’ultima volta.” Dal modo in cui lo
disse sembrava parecchio
irritata. Era meglio non ribattere.
“Arrivo subito,
zia.” Dissi mentre la porta della mia camera sbatteva.
Mi lasciai
ricadere sul letto con un sonoro sbuffo. Il cuore mi batteva ancora a
mille e
avevo la fronte imperlata di sudore. Non era la prima volta che facevo
quel
sogno ed ero quasi certa che non sarebbe stata l’ultima.
Oh, bè. Non me
ne importava più di tanto a partire dal fatto che non vedevo
i miei genitori
dal mio tredicesimo compleanno. Il mese prossimo compirò
sedici anni e come di
consuetudine riceverò una lettera strappalacrime che
proviene dal fronte, dove
mia madre combatteva in prima fila e mio padre crea incantesii sulle
spade per
renderle più efficaci.
Non potevo
nemmeno sperare di rivederli il 23 Marzo… nemmeno per me. In
quel momento ci
separavano ben due Terre. Il loro accampamento era nella Terra delle
Rocce e
stanavano tutta la guerriglia nemica, mentre io avevo
l’incarico di fare la
brava bambina nella Terra del Sole sotto la tutela di mia zia Soana.
L’unica
cosa
positiva in tutto questo era il mio migliore amico, nonché
mio nonno.
D’accordo… non è
il mio vero nonno, ma adoro poterlo chiamare così.
E’ il Supremo Generale dell’Ordine
dei Cavalieri di Drago ed io risiedo all’Accademia con lui.
Roteai gli occhi
e mi misi in piedi di scatto. Negli anni avevo imparato ad evitare
qualsiasi
tipo di comportamento potesse far irritare la zia. Il ritardo era tra
quelli.
Semplicemente
inutile per una come me.
Mi avvicinai al
lavabo e mi strofinai la faccia con vigore. Lo specchio appeso al muro
rifletteva la mia immagine: i capelli lunghi e biondi ricadevano
scompigliati
lungo la schiena e i miei occhi color ametista erano di un rossore pari
ad una
ragazza reduce dal pianto.
Sbuffai.
Presi quello
stupido vestito poggiato sul letto e me lo rigirai tra le mani. Odiavo
indossare quelle vesti lunghe, elaborate ed altamente ingombranti. Zia
Soana mi
aveva fatto un corredo con quella roba.
A parte quei
vestiti da gran signora, quale non ero, tenevo ben nascosta sul fondo
del mio
baule di mogano l’armatura identica a quella di mia madre che
mi aveva regalato
in segreto il mio caro nonno Ido. Scrollai le spalle e mi sfilai la
camicia da
notte per cercare di farmi entrare quel vestito di velluto blu con
tanto di
pizzo sui manicotti e una sottoveste di flanella. Non mettevo mai il
corsetto perché
faticavo a respirare con quel vestito di tortura, anche se il florido
seno iniziava
a darmi dei problemi mentre mi muovevo.
Impiegai un paio
di minuti per legarmi tutti i laccetti che tenevano uniti quel
vestiario, ma
alla fine l’avevo sempre vinta io. Ovviamente.
Uscii dalla mia
camera dopo essermi legata i capelli in un alta coda di cavallo con un
nastrino
nero e diedi due mandata alla serratura prima di far scivolare la
chiave nella
guaina di cuoio che tenevo quasi sempre legata alla caviglia. Altro
regalo di
nonno Ido.
I piani alti
dell’Accademia, strano ma vero, erano tutti agghindati con
drappeggi alle
pareti ed eleganti rifinimenti dorati che cerchiavano le finestre,
statue di
grandi eroi o dei generali caduti in battaglia, deliziose piantine di
qualche
fiore di cui non ricordavo il nome e ampie porte principali intagliate
da
grandi artisti. Gli appartamenti miei e di altre persone di alta carica
alloggiavano nell’ala est del palazzo, mentre la vita vera e
propria dell’Accademia
si svolgeva nelle ale nord e sud. Le sale delle strategie, delle
riunioni e
altro nell’ala Ovest.
Mentre svoltavo
un corridoio mi imbattei in uno dei maestri per il combattimento corpo
a corpo
dell’Accademia. Lo conosceva da quando sono nata, ma la sua
presenza non mi
piaceva per niente, in ogni situazione. Saranno i suoi quasi due metri
di
altezza e la sua faccia squadrata…
“Buongiorno,
signorina Lorelyne.” Disse in un inchino molto succinto. Un
punto a sua favore.
“Buongiorno,
Faramirh. Vi prego si smetterla con gli inchini. Non sono la figlia del
re.” Gli
dei solo sanno quante volte ripetei quella frase nei miei stressanti
sedici
anni.
“Me lo
rammentate ogni qualvolta le nostre strade si incrociano.” Si
issò nuovamente
in tutta la sua statura e mi sorrise affabile.
“E ogni singola
volta questa discussione si ripete…” gli sorrisi a
mia volta.
Forse non mi
andava a genio solo perché era nettamente più
alto di me e la sua corporatura
era pari a tre volte la mia. In fondo era un brav’ uomo.
“Perdonatemi se
il mio gesto vi offende, ma sapete quali sono gli ordini del Supremo
Generale…”
“Li conosco i
suoi ordini, ma almeno senza testimoni vi pregherei di trattarmi come
una
qualsiasi recluta. Detesto i convenevoli.” In certi casi sono
molto esplicita.
Tenessi chiusa la mia boccaccia una volta tanto…
“Signorina”
sospirò, come fosse stufo di ripetermelo… non gli
diedi torto “Lei non è e non
sarà mai una recluta di quest’Accademia. Cerchi di
non obbligarmi a
ricordarglielo ogni volta.”
Come non detto.
“Un giorno forse
lo ricorderò, Faramirh. Ora devo correre da mia zia,
altrimenti mi servirà
davvero una spada per difendermi. Buona giornata.”
Sparii oltre una
porta laterale prima che lui potesse rispondere, come da protocollo.
A parte tutto,
stavo letteralmente volando verso la sala dove Soana mi stava
aspettando. Era
tardissimo.
Tenevo la veste
alzata alle caviglie per non inciampare e i tacchetti delle scarpe
rimbombavano
attraverso i muri. Scambiai altri “Buongiorno”
senza fermarmi e badare agli
inchini.
Sorpassai mio
nonno che stava uscendo dal suo studio e, prima che potesse urlarmi di
non
correre, tornai velocemente indietro e lo baciai sulla guancia barbuta.
Gli sussurrai: “Mia
zia mi prenderà a colpi di scure!” e,
strappandogli un sorriso mi fiondai nella
sala adiacente dove Soana era comodamente seduta sulla sedia davanti a
un
tavolo apparecchiato della mia colazione. Composta, batteva
nervosamente le
dita sulla tovaglia.
“Lorelyne, ti è
troppo difficile essere puntuale di tanto in tanto?” mi
chiese spazientita.
“Scusa, zia. Non
accadrà più.” A volte so essere davvero
sincera. Per finta, ovvio.
“Certo. Lo dissi
anche ieri. E il giorno prima.”
Non con mia zia,
comunque.
“Perdonami.” Dissi
dispiaciuta.
Con un gesto stizzito
mi ordinò di sedermi a tavola per finire la colazione.
Mangiai pane e
marmellata di fragole. La miglior marmellata di tutto il Mondo Emerso.
Ammetto
che il cuoco dell’Accademia è il primo in assoluto
in fatto di cibi elaborati.
Peccato per gli allievi ai piani bassi che non ne possono
usufruire…
“Oggi dovrai
imparare un’incantesimo sulla botanica. Ricordati di
concentrare i tuoi poteri
sulla natura prima di formularlo.” Mi disse ad un tratto zia
Soana.
Posai il
coltello nel piatto e alzai lo sguardo.
“Dovrò? Intendi
da sola?”
Mi prese il
panico. Normalmente non ho paura di niente. Tranne quando si tratta di
usare la
magia…
“Io oggi ho da
fare. Ti assisterà il Consigliere della Terra
dell’Acqua.”
No… no… odiavo
quando Soana mi scaricava a quella ninfa dall’aria angelica.
Non è mai tutto
come sembra.
“Ma… ma io…”
tentai di controbattere. Inutile.
“Niente storie,
Lorelyne. Il mio è un affare urgente e di massima
segretezza.”
Iniziava a farsi
interessante.
La mia
espressione compassionevole si dissolse.
“Davvero? E dove
devi andare?” chiesi immaginandomi rifugi segreti e nemici
alle calcagna.
“Non posso
riferire niente, Lorelyne.” Rispose alzandosi dalla sedia e
avviandosi alla
porta.
Quel giorno
spariva in continuazione.
“E la nostra
pozione?” domandai.
“La finiremo un
altro giorno. Parto adesso e tornerò tra qualche
giorno.”
Stava succedendo
tutto troppo in fretta. Per dirla semplicemente: mi intrigava.
“Saveria sarà
qui tra mezz’ora. Portale rispetto. A presto,
Lorelyne.” E chiuse la porta dietro
di sé.
In
pochi minuti
il mio cervello stava macchinando ogni possibile motivo per cui Soana
aveva
dovuto lasciare così l’Accademia. E anche un modo
di sfuggire a Saveria, la
ninfa, nonché mia tutrice per pochi giorni.
Uscii dalla sala
e tornai in camera mia senza incappare in nessuno. A
quell’ora erano tutti nell’arena.
E ci sarei andata che io.
Potevo perdermi
gli allenamenti degli allievi con la libertà in corpo? No,
di certo.
Mi tolsi alla
veloce la veste ingombrante e m’infilai corpetto e calzoni
rivestiti di
catenelle di ferro per proteggere dai colpi nei punti fatali.
Sistemai meglio
la coda di cavallo e mi fiondai di corsa nell’ala nord. Feci
attenzione a non
farmi notare dalle guardie per evitare di essere riportata nello studio
con
quella meva angelica.
Che aspettasse
pure. Io volevo combattere!
Arrivai davanti
al grande portone di ferro battuto e mi apprestai a superare
l’ultimo ostacolo.
Le due
sentinelle alla porta erano degli allievi con una certa esperienza e
ormai mi
conoscevano abbastanza per non cascare nei miei tranelli.
“Buongiorno,
signorina Lorelyne.” Dissero entrambi chinandosi in ginocchio
davanti al mio
cospetto.
Sbuffai.
“Jasper, Thesan…
ci conosciamo da anni. Quante volte dovrò ancora riprendervi
per questi
maledetti inchini e per il mio nome?” imprecai a bassa voce.
Insieme si
tirarono su e Jasper, il ragazzone con i capelli color pece, mi
rispose: “Molte
ancora, temo. Non vogliamo passare guai.”
“Ho capito.” Roteai
gli occhi, esasperata “Con voi è solo fiato
sprecato.” E avanzai di qualche
passo prima di bloccarmi davanti alla punta della lancia che entrambi
mi
puntavano contro.
“Mi perdoni,
Lorelyne. Ordini da eseguire.”
Sospirai. Avevo
esaurito tutti i trucchi per sviare quei due. Non restava che una cosa
da fare…
Sguainai i due
pugnali dalle fondine che avevo agli avambracci e li roteai davanti a
loro.
“Non voglio
ferirvi, ragazzi. Fatevi da parte.” Adoravo mettere in
pratica gli insegnamenti
di nonno Ido.
I due si
guardarono e scoppiarono in una risata sommessa.
“Vi preoccupate
tanto di non mancarmi di rispetto. Questa per me è un offesa
bella e buona.” Dissi
con finto risentimento.
Il loro
divertimento si spense all’improvviso.
“Perdonate la
nostra insolenza. La prego, non ci costringa a riportarla nei suoi
alloggi con
la forza.” Mi pregò Jasper.
Scossi la testa
e lo imbeccai con il mio pugnale. Velocemente e con movimento di polso,
come mi
disse Ido qualche anno prima.
La lancia gli
volò via dalle mani in pochi secondi. Quindi
toccò all’altro.
Fu talmente
facile che mi dovetti ricredere su certe preparazioni riguardo la
prestigiosa
Accademia.
Disarmati,
entrambi non sapevano che fare. Thesan era tentato dallo sguainare la
spada, ma
Jasper fece cenno di no. Difficile pensare con un pugnale puntato
contro.
“Allora… mi fate
passare o devo essere più chiara?”
Jasper aprì il
portone con sguardo collerico. Probabilmente si stava chiedendo dove
avessi
imparato l’arte della difesa. Ero l’unica ad aver
ricevuto l’addestramento
interamente dedicato alla lotta e
strategia dal Supremo Generale in persona.
Certe fortune non le possono avere tutti.
Balzai
felicemente sulla prima tribuna per non intralciare gli addestramenti
degli
allievi e corsi fino a raggiungere il gruppo sotto gli insegnamenti di
Rowel.
Era uno dei
maestri più anziani dell’Accademia, secco di
corporatura e quasi calvo per l’età,
ma sempre in ottima forma. Dopo nonno Ido, era la persona con cui
adoravo
passare più il tempo nell’arena.
Stava in piedi
con la spada in mano accerchiato da una decina di ragazzi di qualche
anno più
grandi di me e sicuramente più robusti. Spiegava le tecniche
di attacco.
Aveva una voce
talmente fluida e scorrevole che quasi mi dispiaque interromperlo.
“Buongiorno,
Rowel!” esclamai gaia. Solo nell’arena avevo
quell’euforia sporadica.
“Oh, buongiorno,
Rory!” ecco perché lo adoravo. Era uno dei pochi
in quell’edificio che mi
capiva perfettamente.
A cominciare
dagli inchini e dal nome.
Saltai dalla
gradinata e mi ritrovai al suo fianco.
“Niente studio,
oggi?” mi chiese, sorpreso.
“Ehm… diciamo
che è un caso fortuito che non andava sprecato.”
Lo rimbeccai.
“Niente
permesso?” mi sussurrò, divertito.
“Meglio che
nessuno mi noti.”
Mi fece l’occhiolino
e riprese la spiegazione.
“Dunque… come
stavo dicendo, la miglior tecnica di attacco non è basata
sulla forza, bensì
sulla strategia che ogni caso richiede. I vostri avversari hanno pregi
e
difetti differenti. Voi dovete ricavarne i difetti e piegarli al vostro
favore.”
Concluse.
“Ora vi daremo
una piccola dimostrazione” disse e mi lanciò una
spada che afferrai al volo per
stringere forte l’elsa e sentire l’adrenalina
fluirmi nel corpo come migliaia
di formiche.
“Rory…” mi
salutò con un inchino che ricambiai da protocollo di
battaglia.
Incrociammo le
lame in uno stridio sordo e il nostro piccolo spettacolo
iniziò.
Indietreggiai da
subito mentre mi incalzava con fervore dall’alto in basso.
Odiavo ammetterlo,
ma non ero ancora in grado di batterlo. Nella difesa me la cavavo
egregiamente,
nell’attacco un po’ meno. Dettagli.
Tentavo di
tenere coperto il fianco dove mirava più sovente e, allo
stesso tempo,
progettavo un affondo nel punto più libero. Mi irritava il
fatto che, mentre
sudavo per non dargli spazio e riprendevo fiato ad ogni parata, lui
continuava
tranquillamente la spiegazione con i suoi allievi.
Aveva tentato
due volte di disarmarmi, ma una delle cose di cui vanto è la
presa salda sulla
spada. Vidi un punto che lasciò scoperto
all’altezza del petto e già mi
pregustavo la vittoria. Parai un suo fendente e mirai alla base.
“Rory!” mi
chiamò una voce rauca che fece zittire tutta
l’arena. Io e Rowel bloccammo le
spade interrompendo il combattimento.
Mi voltai timorosa.
L’unica persona che adoravo e che m’intimoriva allo
stesso tempo si stagliò
davanti a me in tutta la sua bassa statura.
“Rory” sospirò
con un tono che mi pare esausto. “Saveria ti sta cercando da
un pezzo. Che ti è
saltato in mente, si può sapere?”
Rare volte
vedevo mio nonno con quell’espressione irritata a causa mia.
Quando avveniva
preferivo non essere nei paraggi.
“Volevo solo
divertirmi un po’.” Cercai di scagionarmi.
Ido si passò una
mano nei folti capelli riccioluti e mi rispose a tono: “Sai
bene cosa penso di
questa faccenda. Te l’ho spiegato mille volte. Non devi
assolutamente entrare
nell’arena senza il mio permesso o la mia presenza. Non
voglio ripeterlo,
intesi?”
Per qualche
strana ragione non mi sembrava arrabbiato solo per avermi scoperto a
fare
qualcosa che mi aveva proibito. Sembrava reduce da qualche furiosa
litigata.
“…Ma mi piace
combattere contro i ragazzi! Non sono più una bambina,
nonno. Qui non mi può
succedere niente.” Gli risposi per giustificarmi.
“Non è questa la
questione! Bambina o no, devi attenerti ai miei ordini. Devi studiare,
oggi.
Quando avrai finito le lezioni, potrei insegnarti qualcosa se
avrò tempo.”
“Tu non hai mai
tempo! E cosa pensi che debba fare tutto il giorno rinchiusa qui?
Perché non
posso venire qui e divertirmi un po’? Cosa
c’è di sbagliato?” urlai agitando la
spada come per sfogarmi con quella.
“Niente storie,
Lorelyne! Và da Saveria e non crearle problemi. Hai
già creato parecchio
scompiglio qui.” Mi disse con un tono che non ammetteva altre
repliche.
Era sempre un
cattivo segno quando mi chiamava con il nome per intero. Sempre.
Mi girai e vidi
tutti gli allievi e i maestri che mi fissavano come si fissa una
bambina quando
ha combinato qualche marachella.
Imbarazzata al
massimo, conficcai con rabbia la spada nel terriccio e oltrepassai il
portone
per rientrare nel palazzo scortata da Ido.
Uscendo, lo
sentii sussurrare a Rowel: “Dopo la lezione ti voglio nel mio
studio per una
chiacchierata.”
Per quello mi
sentii tremendamente in colpa. Mi strinsi nelle spalle e lasciai che
Jasper e
Thesan richiudessero l’ingresso principale dietro di noi.
“Chi di voi l’ha
lasciata entrare?” domandò Ido ai due ragazzi.
“Non ci ha
lasciato altra scelta, Generale. Ci ha minacciato con due
pugnali.” Rispose Jasper
deglutendo.
“E secondo voi
per quale motivo vi ho posto davanti al cancello? Siete guardie e come
tali
dovreste comportarvi.”
“Ma… Generale,
non potevamo di certo ferirla con le lance! E’ solo una
ragazzina!”
“Non importa
cosa sia. Nessuno deve varcare quella soglia…
l’ordine vale per tutti! Lorelyne
compresa.” Dichiarò mio nonno chiudendo la
faccenda.
“Nonno, non
prendertela con loro… è stata colpa mia, sul
serio.” Tentai di appianare la
situazione. Per quanto rompiscatole, Jasper e Thesan non meritavano di
finire
puniti per colpa mia.
“Tu stanne fuori!”
mi ammonì Ido vacendomi desiderare di mordermi la lingua
ogni tanto.
Camminammo
fino
all’entrata del suo studio, in silenzio. Davanti alla porta
ornata si girò
verso di me con una mano sulla maniglia.
“Lorelyne, sia
chiaro che non ti voglio più veder disubbidire ai miei
ordini d’ora in poi. E’
un periodo difficile e il pericolo è dappertutto.
L’unica cosa che mi serve
ancora è doverti rincorrere per tutta
l’Accademia.”
Badai bene a
starmene zitta. Non usava mai il mio vero nome se non per questioni
veramente
serie. Non era la prima volta che mi scovava nell’arena senza
il suo permesso,
ma quella volta era diverso.
“E’ l’ultima
volta che te lo rammento, signorina. La prossima volta mi
vedrò costretto a
rinchiuderti in camera con due guardie alla porta. Mi hai
capito?”
Annuii tenendo
la testa china.
“Bene. Ora
togliti quell’armatura e raggiungi Saveria.” Mi
congedò con un cenno della
mano.
Mi voltai per tornare
alla mia stanza. Se non fosse stato impossibile avrei detto che
stentavo a
reprimere le lacrima. Non mi aveva mai trattata in quel modo. Mai in
sedici
anni.
Era molto
strano.
Dopo
aver
riposto l’armatura nel baule e aver reindossato la lunga
veste blu scuro
ripercorsi i corridoi per arrivare alla sala dove poco prima Soana mi
aveva
informata della sua segreta partenza.
Dalle finestre
il Sole spiccava alto nel cielo in una giornata davvero insolitamente
tiepida
per l’inverno in cui eravamo immersi. Era un vero peccato non
poter uscire da
quell’edificio. Mi sarei persa le giornate più
belle. Tuttavia, dopo anni di
reclusione sorvegliata nell’Accademia me n’ero
fatta una ragione.
Comunque sia non
sarei uscita comunque quel giorno, se solo avessi potuto. Ero ancora
assorta
dai miei pensieri, smorzati solo dai miei passi felpati sul tappeto.
Avevo
davvero fatto qualcosa di così terribile da farmi riprendere
in quel modo da
nonno Ido? Eppure ne avevo combinate di peggiori…
“Si, Theris. Non
mi fido di Dohor. E che gli dei mi fulminassero se non ebbi la stessa
sensazione di lui quando fu mio allievo all’Accademia. Da re
ha potere… da
Supremo Generale avrebbe carta bianca su tutto ciò che
fin’ora è stato
scoperto. Per non parlare della Gilda. I contatti non gli mancano,
stanne pur
certa!”
“Non abbiamo
prove sui suoi complotti, Ido. Se qualcuno ci sentisse parlare in
questo modo
del re verremo giustiziati all’istante, ne sei
consapevole.”
“Sta’ pur certa,
Theris, che le prove non mancheranno quando lo smaschereremo di fronte
a tutta
la contea.”
Corsi per due
corridoi prima di arrestarmi appoggiandomi ansimante al muro di pietra.
Così… Dohor
progettava un colpo di stato contro nonno Ido. Motivi validi?
Ero nettamente
sconvolta da ciò che avevo sentito. Per spodestare un
Supremo Generale ci
volevano delle prove davvero cangianti e, secondo la legge, la pena era
pari
all’esilio o… deglutii. La morte.
Il mio corpo fu
scosso da tremiti. Non sapevo se essere terrorizzata o arrabbiata.
Optai per la
seconda.
Ero stanca di
essere tenuta all’oscuro di tutto. Stanca di essere
considerata come una
bambina. Stanca di essere rinchiusa e protetta.
Varcai la soglia
della sala dove studiavo solitamente e Saveria già mi
attendeva, bellissima e
fredda come al solito, davanti ad un libro aperto di erbologia.
Mi sedetti
accanto a lei e iniziammo la lezione senza interruzioni e senza
domande. Alla
faccenda di Dohor ci avrei pensato quel pomeriggio.
Continua...!?!
Ciao a tutti! Finalmente sono riuscita a postare... con un giorno di ritardo, ma sono dettagli.
Solitamente sono come la mia sveglia... sfasata di 24 ore. XD
Comunque, da parte mia e di Linsday vi ringraziamo per aver votato il continuo! ^^
Spero di essere all'altezza del mio compito...
Vi è piaciuto questo capitolo? (Linsday dice di sì... ma nn mi fido molto eheh^^)
Recensite e fatemi sapere! Thank...
Ps: Aggiornerò presto il 5° cap^^
Kisskiss --- Hilaryssj ---