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Autore: Judeau_LaTuM    22/03/2008    2 recensioni
Erano quasi le 8 di mattina dell'8 settembre.
Davanti ad un edificio, abbastanza malandato ma per lo meno ancora in piedi, si era radunata una folla di ragazzi di un'età compresa fra i quindici e diciannove anni. Stava per iniziare la scuola e alcuni, o meglio, la maggior parte di loro non vedeva già l'ora che finisse.
-Ma non potevano eliminarlo questo maledetto esame?- domandò un ragazzo buttando fuori il fumo della sigaretta.
-Piantala di lamentarti!! Tu almeno a scuola vai bene!!- lo rimproverò l'amico.
***
8 Settembre 2031. Primo giorno di scuola. Qualcosa cambia.
Una nuova generazione riunirà delle amicizie perse, mentre cercherà di vivere la propria vita intervallandosi tra la routine dell'ultimo anno di scuola, la musica e dei segreti celati per troppo tempo.
Cosa c'entrano gli HIM in tutto questo?
Essi non sono stati altro che un spiraglio. Uno spiraglio che ha dato origine a un finalndese per caso.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Sattumalta4

Sattumalta Suomalainen

 

Disclaimer: Ville Valo, gli HIM e chiunque di famoso sia citato all’interno della storia non mi appartengono. I nomi dei personaggi originali sono stati scelti senza una motivazione particolare, ergo, ogni riferimento a cose o persone realmente esistenti non è assolutamente voluto. Dalla scrittura di questa FF, ovviamente, non ci ricavo assolutamente nulla.

 

Importante: i dialoghi in corsivo presenti all’interno del capitolo, sono pronunciati in inglese [eccetto alcune parole in finlandese quali “hei – perkele - isä”].

 

Kapitel 4

Isä ja Berlin ¹

#
 
Il tempo trascorreva lentamente .
Lilith e Ville andavano ogni weekend a dormire l'uno a casa dell'altro. I rispettivi genitori non si erano fatti troppi problemi. Erano cresciuti insieme, vivendo gli anni più cruciali della propria vita a stretto contatto, condividendo paure, problemi di qualunque genere. E il sesso rientrava indubbiamente tra quelli.
I ragazzi erano rimasti parzialmente sorpresi da tutta questa libertà che gli era stata garantita, ma non poterono fare altro che accettare di buon grado il compromesso che era stato stabilito dai tre adulti.
La routine di Abigail, da quando Ville si era messo con Lilith, era indubbiamente cambiata. Un po' per le volte che doveva andare a recuperare il figlio da una parte all'altra di Milano (vuoi per le prove, vuoi per ritrovi con amici) e adesso, alle note positive, si erano aggiunte le cene del sabato sera con i suoi vecchi amici mentre i ragazzi andavano per i fatti loro in qualche locale.
Per tutti e quattro era stato un ritorno al passato: loro quattro, una pizza, alcool e nicotina.
Non avevano bisogno di altro. Dovevano ancora recuperare dei ventitre anni passati così distanti che le ore a loro disposizione non erano mai sufficienti in relazione agli argomenti di conversazione.
Per i ragazzi invece la scuola si stava facendo pian piano sempre più impegnativa.
Settembre era finito e i professori avevano preteso che i ragazzi avessero almeno un voto scritto ed uno orale per ogni materia prima della partenza per lo stage.
Quello sarebbe stato il loro ultimo stage.
Il primo era stato in terza ed erano andati in Irlanda, l'anno successivo in un piccolo paesino in Francia e quest'anno sarebbe toccato alla Germania.
Fino a qualche anno prima la meta prediletta dagli insegnati era stata Köln ma, con l'arrivo di una nuova professoressa madrelingua tedesca, la città prescelta fu Berlin.
Le due classi che avrebbero preso parte alla gita nelle prime due settimane di ottobre erano altamente eccitate all'idea di passare quindici giorni in una delle più importanti capitali europee. Non tanto per un discorso culturale, ma per l'attrattiva del luogo in sé stesso.
Berlin era una città decisamente particolare, segnata da una storia che ancora viveva nella mente delle persone e che ne portavano un ricordo. Benché fossero in poche, gli adulti dell'età dei genitori della maggior parte dei ragazzi era nata proprio negli anni della caduta del muro, molti non avevano ancora dimenticato cosa volesse dire vivere nella Germania divisa.
Lo stage fu un'esperienza sicuramente importante per ognuno di loro. L'ultima occasione in cui la classe, così unita, avrebbe avuto la possibilità di divertirsi e apprezzare ogni singolo istante delle proprie giornate, lontane dall'ambiente scolastico.
Ville, naturalmente, venne alloggiato insieme a Flavio presso una famiglia che abitava in Alexanderstraße, mentre Lilith divise quelle due settimane con Roberta, a Karl-Marx-Allee.
Con somma gioia di entrambi i piccioncini, le due abitazioni distavano solamente una fermata di U-Bahn e, ogni mattina, le ragazze, a differenza di quanto era consuetudine fare, andavano a prendere i ragazzi sottocasa per poi dirigersi insieme verso la scuola presso la quale avevano lezione.
Tre ore di lezione la mattina e visita della città nel pomeriggio, accompagnati da una professoressa di tedesco, era quanto di più stancante ci fosse, ma ciò non impediva ai ragazzi di uscire la sera e girovagare per pub fino a tarda notte.
Ville e Flavio avevano istaurato un buon rapporto con la famiglia. Il padre e la madre, David e Andrea, avevano due figli maschi, gemelli, un po' più piccoli di loro: Till e Lukas di quindici anni. Due pesti. Quello sarebbe stato l'unico ricordo che i due ragazzi avrebbe avuto dei due ragazzini se non fosse stato che i suddetti si dilettavano a suonare rispettivamente basso e chitarra. Appena i due lo scoprirono, trovarono finalmente un argomenti di conversazione ed ebbero anche la possibilità di mostrasi a loro superiori, facendogli vedere che loro erano molto più bravi di loro. Un comportamento forse un po’ infantile, ma Ville e Flavio rimanevano pur sempre due diciottenni –o quasi- desiderosi di vendicarsi di quelle pesti che si erano rivelate essere i gemelli.
Nonostante tutto Ville non vedeva l’ora di tornare a casa.
Non che gli dispiacesse trascorrere il tempo a Berlino, ma l’imminente ritorno a casa per lui avrebbe significato una ed una sola cosa: maggiore età. Diciottesimo compleanno.
E per quanto lo stage in quella città si fosse rivelato a dir poco stupendo, Ville pensava troppo intensamente al suo compleanno -che avrebbe festeggiato da lì a due giorni- per rattristarsi troppo per l’imminente partenza.
Casa Felsen. 25 ottobre 2031. Ore 10.07.
Sabato mattina Abigail aveva apparecchiato la tavola e portato in cucina l’enorme custodia che conteneva il primo dei tanti regali che Ville avrebbe ricevuto quel giorno.
Lilith e i suoi genitori gli avevano comprato un bel cappotto di pelle nero lungo, Flavio –e la sua ragazza Laura- un economico lettore mp3 e Oscar una raccolta di pezzi che avevano segnato la storia del metal.
-A cosa devo tutta questa meraviglia?- disse una voce alle spalle di Abigail.
-Me lo chiedi anche?- gli domandò la donna, avvicinandosi al figlio.
-Bacon, uova, pane tostato, succo d’arancia, thé e biscotti… Dovrei compiere gli anni più spesso!- disse il ragazzo abbracciando la madre e accettando di buon grado il bacio che gli diede per augurargli un felice compleanno.

 -Hyvää Syntymäpäivää!-

-Kiitos äiti!- rispose Ville, sedendosi al tavolo e cominciando ad ingurgitare qualunque cosa fosse nei piatti che aveva davanti.

Abigail lo guardò con attenzione e si rese conto di quanto fosse ridicolo constatare che, oltre che sulle unghie delle mani, si era abituato a portare lo smalto nero anche sulle unghie dei piedi… Pessima abitudine che aveva sempre caratterizzato la donna e, un bel po’ di anni prima, quando ancora era ai tempi di Razorblade Romance, anche il padre.

Quando l’occhio di Ville cadde sulla custodia che era stata appoggiata alla parete, il ragazzo non poté fare a meno di esultare di gioia. Dentro di essa c’era uno stupendo basso Fender Precision nero lucido.

-Ma è stupendo!!- disse per la centesima volta Ville, incredulo di cosa avesse finalmente tra le mani.

-Beh, oggi hai o non hai le prove coi Pit?-

-Ovvio, e stanne certa che verrà ben collaudato il mio pikku rakkaus!-

Quando Ville fu uscito per andare in sala prove e trascorrere in compagnia dei suoi amici quasi l’intera giornata, Abigail andò a fare la spesa, acquistando il necessario per il rinfresco della sera e andando a ritirare la torta che aveva commissionato in una pasticceria…. Lei a fare torte non ci pensava proprio! Dare fuoco all’intero appartamento non era propriamente uno dei suoi imminenti progetti.

Ville, Lilith, Flavio e Laura andarono a casa del primo accompagnati in auto da Oscar, seguito a ruota da Vera e Matteo.

Arrivati all’appartamento dove viveva il ragazzo, non trovarono Abigail che però aveva già saggiamente provveduto a lasciare apparecchiato il grande tavolo della sala sui cui erano già state disposte tutte le vettovaglie per la serata.

-Ehm… Vera.. Tu per caso hai idea di dove sia andata mia madre?- domandò Ville alla madre della sua ragazza.

-NO!- rispose un po’ troppo frettolosamente la donna, facendo sorgere qualche dubbio al neo diciottenne.

Aeroporto di Linate (MI). 25 ottobre 2031. Ore 18.57

Le porte automatiche si aprivano e chiudevano di continuo con un movimento quasi ipnotico.

Abigail le stava osservando con ansia, aspettando di veder apparire da un momento all’altro l’uomo che stava aspettando. Non era giustificabile la sua agitazione, ma forse dipendeva tutto dal fatto che –anche davanti ad altre persone- il suo Ville avrebbe conosciuto quel padre che, per diciotto anni, era rimasto assente dalla sua vita e di cui non aveva mai saputo l’esistenza.

Certo, un padre l’aveva per forza, ma un conto è sapere che se n’era andato poco dopo la sua nascita, un conto era ritrovarsi figlio di una famosa rockstar che decide di venire a farti visita per il tuo diciottesimo compleanno.

Abigail si stava domandando come fosse possibile che suo figlio non la odiasse per ciò di cui l’aveva privato e avrebbe iniziato ad accusarsi di tutti i mali del mondo se, improvvisamente, dalle porte automatiche davanti a lei, non fosse sbucata una figura vestita completamente di nero che spingeva un carrello pieno di custodie di strumenti musicali ed un borsone al di sopra di esso.

Sorrise e, sistemandosi la borsa sulle spalle, si avvicinò alla figura che gli sorrise di rimando.

-Ben arrivato…- mormorò lei, alzandosi sulle punte dei piedi per riuscire ad abbracciarlo con più facilità.

-E’ un piacere… Come stai?-

-Tutto bene, un po’ agitata all’idea che Ville t’incontri, ma non posso lamentarmi, tu invece?-

-Devo essere fine o posso esprimermi liberamente?-

-Sii fine…-

-La paura sta cercando di avere la meglio sulla mia forza di volontà…-

Abigail non poté fare a meno di ridacchiare.

-Adoro il tuo modo di parafrasare le cose più semplici usando un linguaggio… Così vicino ai ricordi della mia adolescenza… Ok, ok, anche età adulta!!- si affrettò a precisare la donna, constatando lo sguardo di rimprovero che le stava riservando l’uomo.

Ville sorrise e ridacchio con quella risata così tanto buffa e in contrasto con l’immagine di darkman che voleva trasmettere al resto del mondo e che il più delle aveva scombussolato gli ormoni a una quantità indicibile di ragazze –e sicuramente anche ragazzi- Abigail prima fra tutte.

-Non sono l’unico bravo a parafrasare… Quello era un modo carino per farmi notare che sei ancora ossessionata dal nostro gruppo?! Comunque sono felice di vederti… E curioso d’incontrare questo famoso figlio che non ho mai visto se non in foto.-

-Sono venuta in auto, anche se mi sa che dovremo abbassare i sedili posteriori per farci entrare tutta la roba che hai comprato per quella peste…- osservò Abigail mentre si stavano dirigendo verso l’uscita dell’aeroporto per raggiungere il parcheggio.

Appena arrivarono, Ville si pietrificò davanti alla visione dell’auto su cui Abigail intendeva farlo salire.

-Non ci penso nemmeno.- furono le uniche parole pronunciate dall’uomo.

-E’ vecchia ma funziona ancora perfettamente, anche perché la uso talmente poco… Lo sai che ho il terrore di andare in girono in macchina. Percorro i soliti e monotoni tragitti… Venire qui mi è costata una notevole fatica e sappi che l’ho fatto solo perché sei tu, altrimenti ti avrei fatto prendere un taxi o l’autobus.-

-Quando vivevi ad Helsinki non avevi così paura…-

-Carichiamo questa roba, e vedrai cosa vuol dire guidare ad Helsinki e guidare a Milano.. E poi cosa vuoi??! Tu che vieni dalla terra dei grandi piloti di Formula 1 e rally non hai neanche la patente!-

-Lussi da rockstar…- la liquidò bonariamente Ville mentre lei sbuffava abbassando i sedili posteriori dell’auto.

Si offrì lui di caricare gli strumenti se nel frattempo lei avesse provveduto a rimettere a posto il carrello e recuperare l’euro che aveva dovuto inserire… Non che valesse molto, ma era comunque un quinto di un pacchetto di sigarette, ed era risaputo che i suoi risparmi erano tutti finalizzati all’acquisto di esse.

-Visto che vivrai a scrocco a casa mia, l’euro me tengo io e ci pago il parcheggio.- disse la donna, appena entrò in macchina accendendo il motore.

-Devo rinfacciarti io per quanto tempo hai vissuto a scrocco a casa mia?-

-Non vuol dire niente… E poi ti ripagavo l’ospitalità…-

-Oh, su questo non c’era dubbio…

-NONINQUELSENSO!!- gridò Abigail arrossendo, sterzando di botto, non ricordandosi che l’uscita fosse immediatamente sulla sua destra.

Nonostante fossero passati così tanti anni, quando era con lui si sentiva la vecchia adolescente perdutamente innamorata del frontman di un gruppo che l’aveva fatta sognare.

-Se non fosse stato per me avresti sempre vissuto in un porcile… Non sapevo cucinare ma ho imparato e poi.. Io vivevo ufficialmente a casa di Leena.-

-Gli ultimi anni ci hai vissuto poco..-

-Veramente ci ho vissuto tanto proprio gli ultimi anni…- disse lei mentre abbassava il finestrino per inserire l’euro nella macchinetta che fece alzare la sbarra che bloccava il passaggio –Eri tu ad essere in tour e poi… Il resto è storia.- concluse, lasciando chiaramente intendere che non aveva la benché minima voglia di soffermarsi eccessivamente –anzi, per nulla- sull’argomento.

Abigail fu certa che Ville ebbe modo di constatare quanto le sue parole fossero vere. Benché la città non fosse particolarmente trafficata, rimaneva comunque una frettolosa Milano e, di certo, la musica che entrambi avevano scelto per tenergli compagnia durante il percorso, non aiutava di certo a rilassare l’autista.

-Tu hai terrore di andare in giro in macchina, ma se ascolti sempre questa musica, che di certo non distende i nervi…-

-E’ rilassante, invece….-

-E allora perché hai paura ad andare in giro?-

-Perché sono fifona. Odio guidare. Odio Milano. Voglio tornare ad Helsinki.-

Ville rise mentre Abigail, con l’ennesima sterzata dell’ultimo minuto –che aveva fatto aumentare notevolmente il pallore della carnagione dell’uomo, s’infilò nella stradina privata del suo condominio che conduceva sino ai box.

Dopo diversi litigi e imprecazioni, riuscirono a scaricare tutti i bagagli e parcheggiare l’auto –irrimediabilmente storia- nel box senza ammaccare nulla.

-Da questa parte.- gli fece strada Abigail, mentre afferrava la custodia di quella che suppose essere la chitarra acustica e il borse di Ville, lasciando all’uomo il resto.

Entrarono in ascensore e, dopo quella che parve una piccola eternità, raggiunsero finalmente il piano dove si trovava la casa di Abigail. Spesso capitava che, quando si ritrovavano soli dopo tanto tempo, non sapessero cosa dirsi o come comportarsi. Era assurdo, perché, considerando il lavoro di entrambi e la rispettiva patria, si vedevano comunque con una notevole regolarità solo che… Abigail non era cambiata.

Tanti le avevano chiesto perché non avesse mai cercato di ricostruirsi una vita con un’altra persona accanto a sé, ma nessuno aveva capito che il suo cuore –seppur banale e scontato potesse apparire quel discorso- era sempre appartenuto ad una sola persona. E quella persona era una delle poche capace di ammutolirla e metterla in imbarazzo con un semplice sorriso, soprattutto le prime ore dal nuovo incontro. Poi tutto sembrava ritornare normale e Abigail tornava a comportarsi come sempre, smettendo di fare l’adolescente innamorata.

-Ce ne hai messo di tempo!- fu la prima cosa che udì appena le porte dell’ascensore si aprirono.

-Oscar! Come diavolo ti sei accorto che eravamo arrivati?-

-Ero sul balcone a fumare e ho visto una macchina sterzare di scatto in modo osceno… Ancora mi chiedo come abbiano fatto a darti la patente…-

La donna sbuffò e passò all’amico l’amplificatore che Ville le stava porgendo.

-Perkele se pesa!!-

-E’ stupendo sentirti imprecare in finalndese.-

-Lo so che mi ami quando lo faccio…- ridacchiò Abigail uscendo dall’abitacolo --Ville, lui è Oscar. Oscar, lui è Ville…-

Ville sorrise e strinse la mano all’uomo.

-Piacere di conoscerti.-

-Piacere mio!!- rispose entusiasticamente Oscar, seguendo poi la donna dentro casa.

-ECCOMI!!- disse la Abigail a gran voce, posando sulla panca dell’ingresso il borse di Ville e la chitarra acustica che l’uomo aveva comprato per il figlio.

Oscar la raggiunse e posò a terra l’amplificatore.

Ville fu l’ultimo a fare la sua comparsa, osservando timidamente le persone che aveva avanti a sé.

-Buonasera…- salutò cordialmente.

-Ville, loro sono Vera, Teo e Lilith. Flavio e Laura e lui… E’ Ville. Gente, lui è Ville senior.-

Tutti lo salutarono calorosamente, eccetto il figlio che era rimasto in un angolo della stanza, osservando incuriosito l’uomo.

Ville, dopo aver stretto a tutti la mano e d essersi presentato in modo più consono, lo raggiunse e, guardandolo attentamente, sorrise gentilmente.

-Hei Ville…-

-Hei… isä…-

-Hauska tutustua!- disse l’uomo, posandogli una mano sulla spalla.

-E’ un piacere per me poter finalmente conoscere mio padre…-

-Capisci il finlandese?- domandò entusiasta.

-Solo il minimo indispensabile…-

-Ti va di fare due chiacchiere sul balcone?-

-Volentieri…- rispose il ragazzo, lanciando uno sguardo a sua madre, come per volerla rassicurare di qualcosa… O forse semplicemente per rassicurare se stesso.

Immaginava che la sparizione di sua madre fosse in qualche modo collegata al padre, ma non credeva che sarebbe venuto davvero, eppure era lì, accanto a lui, e stavano chiacchierando tranquillamente. Certo, Ville gli stava facendo domani banali, quasi di routine, ma a Vile junior non dispiacque… Addentrarsi in una conversazione più profonda sarebbe stato problematico e, in fondo, lui conosceva suo padre da neanche quindici minuti!

-Come ti senti?- domandò Vera avvicinandosi ad un’Abigail che, per qualche strana ragione, era sull’orlo delle lacrime.

-Vedere i miei Ville così vicini… Di nuovo. Mi sembra di essere tornata indietro a tanti anni fa, quando un Ville era un soldo di cacio e l’altro uno degli uomini più sexy esistenti sulla faccia della terra.-

-Beh, si… Immagino che faccia effetto…- le rispose Vera sorridendo e aiutandola a portare in salotto stuzzichini e antipasti che avrebbero comp0orto la cena di quella sera.

I ragazzi avevano insistito per mettere su della musica e Abigail ringraziò che fossero figli loro o, per lo meno, con gusti simili. Per quanto il mercato musicale continuasse a proporre novità, i mostri sacri del metal non cessavano di essere i medesimi, soprattutto se i ragazzi erano stati cresciuti da genitori che avevano vissuto la loro adolescenza facendo dell’identità musicale il loro modo di vivere.

Ben presto rifecero la loro comparsa dalle tenebre del balcone Ville senior e junior che non esitarono ad avventarsi uno su cibo e birra e l’altro su cibo e posacenere.

-Se c’è una cosa che non è mai cambiata, da quando ti ho conosciuto –e non dico solo di persona- è il tuo tabagismo.-

-Uhm…- mugugnò l’uomo alzando lievemente un sopracciglio.

Nonostante la stranezza della situazione, Abigail fu certa di poter annoverare quella sera come tra i ricordi più belli della sua vita: non solo Ville si era dimostrato particolarmente disponibile e cordiale nei confronti degli amici della donna, ma era riuscito anche a fare colpo sul proprio figlio… Certo, regalargli una chitarra acustica ed una elettrica con amplificatore incluso non era certo una cosa da sottovalutare, ma trascorrere la serata mentre Flavio strimpellava la chitarra elettrica di Ville, il figlio il basso nuovo di zecca e Ville senior la chitarra acustica mentre canticchiava qualche motivetto improvvisato… Fu più di quanto Abigail potesse chiedere.

-Però non si assomigliano molto…- constatò timidamente Laura osservando padre e figlio, facendo ridacchiare Abigail.

-PikkuNalle, prendi il terzo DVD sullo scaffale lì in alto.- disse la donna a Ville.

Il ragazzo si alzò e, con facilità, raggiunse lo scaffale indicatogli dalla madre, la quale doveva sempre arrampicarsi sul divano per riuscire a raggiungerlo senza eccessivi problemi.

-Love Metal Archives Vol.1…- lesse il ragazzo, vedendo la scritta HIM troneggiare sul DVD e il simbolo che troneggiava sul porta sigarette di sua madre e, da quel che poteva constatare da quell’altezza, anche sul collo di suo padre.

-Hai ancora quel DVD?!-

-Non me ne sono di certo liberata! Cerca il video di Gone with the Sin e stupisciti…- disse Abigail al ragazzo che ubbidì.

I colori distorti di un paesaggio di campagna con un prato verde brillante e un cielo rosa, vennero interrotti dall’immagine di un uomo piuttosto giovane che camminava. Appena l’inquadratura si soffermò sul tatuaggio che questo aveva sul basso ventre, Ville seno scoppiò a ridere.

-Dev’essere una checca quel tizio…- commentò prima di portarsi una sigaretta alla bocca ed accenderla.

-Uhm, credo tu abbia ragione, però non è male…-

-Nah, è un pessimo personaggio, fidati!- le rispose Ville scuotendo la testa, facendo ridacchiare Abigail.

-Si, hai ragione… Siamo praticamente identici.-

-Te l’avevo detto Vera che il mio PikkuNalle assomigliava molto a Ville…-

-Mutti, ti prego, non chiamarmi così quando c’è qualcuno che può capirti!!- si lagnò il diretto interessato, non riuscendo ad accettare che il padre venisse a conoscenza di quel nomignolo poco virile con cui la madre era solita chiamarlo.

Verso mezzanotte Teo annunciò che sarebbe stato il caso di avviarsi dato che avrebbero dovuto raggiungere la parte opposta della città per arrivare a casa.

Lilith sarebbe rimasta a dormire a casa di Abigail quella notte, così Teo si offrì per accompagnare a casa Flavio e Laura, oltre che Oscar.

Quando tutti se ne furono andati e Ville e Lilith furono andati a dormire, Abigail aprì il divano letto e rassettò un po’ la cucina con l’aiuto del finlandese per poi concedersi “la sigaretta della buonanotte”.

-E’ stata una bella serata…- osservò l’uomo aspirando una boccata di fumo.

-Già… E poi c’era la nostra guest star…- sorrise Abigail.

-Altro che guest star… Sono solo un fottuto bastardo che ti ha lasciato sola in un momento in cui avresti avuto bisogno di tutto il mio aiuto…-

-E’ stata una mia decisione, ricordatelo…-

-Si, ma è colpa mia… Se non ti avessi tradito, probabilmente saresti rimasta a vivere in Finlandia e Ville non sarebbe un finlandese per sbaglio…-

-Lui è un sattumalta suomalainen… Lo è per caso. La mia vita sarebbe potuta andare diversamente, eppure alla fine così è stato. È la cosa più bella che potessi mai avere… Il sogno d’adolescente che avevo portato con me al mio arrivo ad Helsinki –preferisco non contare quanti anni fa- è stato coronato… Stupido, banale,da sembrare quasi una favola. Ma a me va bene così. Io sono comunque felice. E se è successo quel che è successo, era perché le cose dovevano andare coìs. Non potevo vivere per sempre in Finlandia –benché lo desiderassi- e avevo bisogno di una lavoro stabile.-

-Potevi sempre trovarlo, venire in tour con noi.-

-E un bambino piccolo? L’abbiamo fatto non so quante volte questo discorso e sai benissimo che ho perfettamente ragione. Non c’era più quell’amore e quella passione che ci avevano legati come nei primi tempi. Tu stesso l’hai cantano non so quante volte e, ad un concerto, avevi esplicitamente che “chi è innamorato, è fregato”… Love’s the funeral of hearts, Ville. L’hai scritto tu…-

-Lo so. E avevo maledettamente ragione… E continuo a darmi del coglione per quello che ho fatto.-

-Non farlo, non sarebbe giusto nei confronti di Katarina… L’hai amata. E le cose dovevano andare così.- concluse Abigail con fare risolutorio.

Se ne era fatta una ragione da anni oramai, ma le spezzava ancora il cuore sapere che il grande amore della sua vita l’aveva tradita. L’unica fortuna era stata l’esistenza del suo Ville. Del bambino che era nato più per sbaglio che per volontà di entrambi, ma che Abigail aveva desiderato fin da subito. E fu proprio merito di quel bambino se aveva ripreso a vivere una vita normale, nel suo paese dove poteva comunicare facilmente con tutti senza che fosse prettamente necessario esprimersi in un idioma a lei notevolmente sconosciuto, e di certo non voleva passare la sua vita su un tour bus. Più volte si era domandata come Manna riuscisse a crescere da sola Olivia, considerando che il padre della bambina era quasi sempre su un palco a fare concerti, ma Abigail aveva sempre creduto che i finnici avessero una marcia in più. E quella marcia in più l’aveva trovata anche lei, dato che, nonostante tutto, era abbastanza sicura di aver fatto un buon lavoro con suo figlio.

-Ma sei ancora innamorata di me?- le chiese l’uomo a brucia pelo, rimuovendo distrattamente un po’ di cenere dalla sigaretta.

-Non fare domande di cui conosci già la risposta…- gli rispose, buttando la sigaretta giù dal davanzale.

-Buonanotte Ville…- disse, dandogli un bacio sulla guancia, approfittando del fatto che in quel momento l’uomo fosse leggermente chinato.

-Buonanotte anche a te, Abby…-

 

***

¹ Padre e Berlino!

Sono io la prima a stupirsi del fatto che sia riuscita, finalmente, ad aggiornare!

Preferisco non contare mesi di ritardo perché sono un numero INDEGNO!!

Anche perché amo con tutto il cuore questa storia… Solo che davvero, non ho il tempo materiale per scriverla >_< E poi fare tutto da soli è molto più difficile di quanto credessi… Per questa storia. Perché di FF ne scrivo veramente tante -troppe!!- ma questa è SATTUMALTA!!

Comunque, passando a cose più concrete…

La comparsa di Ville XD

Sua Maestà Infernale Herrr Valo è arrivato. Ha conosciuto suo figlio e sta interagendo anche con persone che o lo odiavano o la amavano.

Avrei voluto fare la fine bastarda con la suspance, ma non spendo quando potrò aggiornare nuovamente [spero entro tempi umanamente decenti, non dico pochi giorni, perché devo studiare e ultimare un altro lavoro che sto trascurando da troppo tempo] ma non dopo… Gulp… Esattamente 4 mesi, considerando che il capitolo 3 risale al 22 novembre, compleanno di Ville senior… Shame on me ç___ç

Lo sproloquio su Berlino, mi sembra giusto specificarlo, non è opera mia, ma del mio co-autore scomparso… teoricamente quel pezzo doveva comparire verso marzo [all’interno della storia], ma poi ho deciso di aggiungere un paio di frasi e piazzarlo ad ottobre anche perchè di materiale su cui lavorare ne avevo davvero pochissimo.

Un grande grazie a musicaddict perché, senza di lei, questa FF sarebbe morta e sepolta nella memoria di questo archivio… Ed è a lei che devo il fatto di aver preso in mano questo cacchio di documento e aver pigiato i tasti per arrivare una conclusione quasi sensata. Grazie mille sisko e grazie anche per il commento XDD

E un grande grazie anche a Shioli per aver letto e apprezzato il capitolo precedente... Si, decisamente, viva il love metal <3

Una piccola nota però devo farla… da qualche giorno è ondine il mio archivio personale [realizzato grazie all’aiuto di Meg]… E come potevo chiamarlo se non Sattumalta Suomalainen??!

Un modo per rendere omaggio ad una storia che amo ^__^

Alla prossima, spero presto XD

LaTuM

 

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