Sattumalta Suomalainen
Disclaimer: Ville Valo, gli HIM e chiunque di
famoso sia citato all’interno della storia non mi appartengono. I nomi dei
personaggi originali sono stati scelti senza una motivazione particolare, ergo,
ogni riferimento a cose o persone realmente esistenti non è assolutamente
voluto. Dalla scrittura di questa FF, ovviamente, non ci ricavo assolutamente
nulla.
Importante: i dialoghi in corsivo presenti
all’interno del capitolo, sono pronunciati in inglese [eccetto alcune parole in
finlandese quali “hei – perkele -
isä”].
Kapitel 4
Isä ja Berlin ¹
#
Il
tempo trascorreva lentamente .
Lilith
e Ville andavano ogni weekend a dormire l'uno a casa dell'altro. I rispettivi
genitori non si erano fatti troppi problemi. Erano cresciuti insieme, vivendo
gli anni più cruciali della propria vita a stretto contatto, condividendo paure,
problemi di qualunque genere. E il sesso rientrava indubbiamente tra
quelli.
I
ragazzi erano rimasti parzialmente sorpresi da tutta questa libertà che gli era
stata garantita, ma non poterono fare altro che accettare di buon grado il
compromesso che era stato stabilito dai tre adulti.
La
routine di Abigail, da quando Ville si era messo con Lilith, era indubbiamente
cambiata. Un po' per le volte che doveva andare a recuperare il figlio da una
parte all'altra di Milano (vuoi per le prove, vuoi per ritrovi con amici) e
adesso, alle note positive, si erano aggiunte le cene del sabato sera con i suoi
vecchi amici mentre i ragazzi andavano per i fatti loro in qualche
locale.
Per
tutti e quattro era stato un ritorno al passato: loro quattro, una pizza, alcool
e nicotina.
Non
avevano bisogno di altro. Dovevano ancora recuperare dei ventitre anni passati
così distanti che le ore a loro disposizione non erano mai sufficienti in
relazione agli argomenti di conversazione.
Per
i ragazzi invece la scuola si stava facendo pian piano sempre più
impegnativa.
Settembre
era finito e i professori avevano preteso che i ragazzi avessero almeno un voto
scritto ed uno orale per ogni materia prima della partenza per lo
stage.
Quello
sarebbe stato il loro ultimo stage.
Il
primo era stato in terza ed erano andati in Irlanda, l'anno successivo in un
piccolo paesino in Francia e quest'anno sarebbe toccato alla
Germania.
Fino
a qualche anno prima la meta prediletta dagli insegnati era stata Köln ma, con
l'arrivo di una nuova professoressa madrelingua tedesca, la città prescelta fu
Berlin.
Le
due classi che avrebbero preso parte alla gita nelle prime due settimane di
ottobre erano altamente eccitate all'idea di passare quindici giorni in una
delle più importanti capitali europee. Non tanto per un discorso culturale, ma
per l'attrattiva del luogo in sé stesso.
Berlin
era una città decisamente particolare, segnata da una storia che ancora viveva
nella mente delle persone e che ne portavano un ricordo. Benché fossero in
poche, gli adulti dell'età dei genitori della maggior parte dei ragazzi era nata
proprio negli anni della caduta del muro, molti non avevano ancora dimenticato
cosa volesse dire vivere nella Germania divisa.
Lo
stage fu un'esperienza sicuramente importante per ognuno di loro. L'ultima
occasione in cui la classe, così unita, avrebbe avuto la possibilità di
divertirsi e apprezzare ogni singolo istante delle proprie giornate, lontane
dall'ambiente scolastico.
Ville,
naturalmente, venne alloggiato insieme a Flavio presso una famiglia che abitava
in Alexanderstraße, mentre Lilith divise quelle due settimane con Roberta, a
Karl-Marx-Allee.
Con
somma gioia di entrambi i piccioncini, le due abitazioni distavano solamente una
fermata di U-Bahn e, ogni mattina, le ragazze, a differenza di quanto era
consuetudine fare, andavano a prendere i ragazzi sottocasa per poi dirigersi
insieme verso la scuola presso la quale avevano lezione.
Tre
ore di lezione la mattina e visita della città nel pomeriggio, accompagnati da
una professoressa di tedesco, era quanto di più stancante ci fosse, ma ciò non
impediva ai ragazzi di uscire la sera e girovagare per pub fino a tarda
notte.
Ville
e Flavio avevano istaurato un buon rapporto con la famiglia. Il padre e la
madre, David e Andrea, avevano due figli maschi, gemelli, un po' più
piccoli di loro: Till e Lukas di quindici anni. Due pesti. Quello sarebbe stato
l'unico ricordo che i due ragazzi avrebbe avuto dei due ragazzini se non fosse
stato che i suddetti si dilettavano a suonare rispettivamente basso e chitarra.
Appena i due lo scoprirono, trovarono finalmente un argomenti di conversazione
ed ebbero anche la possibilità di mostrasi a loro superiori, facendogli vedere
che loro erano molto più bravi di loro. Un comportamento forse un po’ infantile,
ma Ville e Flavio rimanevano pur sempre due diciottenni –o quasi- desiderosi di
vendicarsi di quelle pesti che si erano rivelate essere i
gemelli.
Nonostante
tutto Ville non vedeva l’ora di tornare a casa.
Non
che gli dispiacesse trascorrere il tempo a Berlino, ma l’imminente ritorno a
casa per lui avrebbe significato una ed una sola cosa: maggiore età.
Diciottesimo compleanno.
E
per quanto lo stage in quella città si fosse rivelato a dir poco stupendo, Ville
pensava troppo intensamente al suo compleanno -che avrebbe festeggiato da lì a
due giorni- per rattristarsi troppo per l’imminente
partenza.
Casa
Felsen. 25 ottobre 2031. Ore 10.07.
Sabato
mattina Abigail aveva apparecchiato la tavola e portato in cucina l’enorme
custodia che conteneva il primo dei tanti regali che Ville avrebbe ricevuto quel
giorno.
Lilith
e i suoi genitori gli avevano comprato un bel cappotto di pelle nero lungo,
Flavio –e la sua ragazza Laura- un economico lettore mp3 e Oscar una raccolta di
pezzi che avevano segnato la storia del metal.
-A
cosa devo tutta questa meraviglia?- disse una voce alle spalle di
Abigail.
-Me
lo chiedi anche?- gli domandò la donna, avvicinandosi al
figlio.
-Bacon,
uova, pane tostato, succo d’arancia, thé e biscotti… Dovrei compiere gli anni
più spesso!- disse il ragazzo abbracciando la madre e accettando di buon grado
il bacio che gli diede per augurargli un felice
compleanno.
-Hyvää
Syntymäpäivää!-
-Kiitos
äiti!- rispose Ville, sedendosi al tavolo e cominciando ad ingurgitare qualunque
cosa fosse nei piatti che aveva davanti.
Abigail
lo guardò con attenzione e si rese conto di quanto fosse ridicolo constatare
che, oltre che sulle unghie delle mani, si era abituato a portare lo smalto nero
anche sulle unghie dei piedi… Pessima abitudine che aveva sempre caratterizzato
la donna e, un bel po’ di anni prima, quando ancora era ai tempi di Razorblade
Romance, anche il padre.
Quando
l’occhio di Ville cadde sulla custodia che era stata appoggiata alla parete, il
ragazzo non poté fare a meno di esultare di gioia. Dentro di essa c’era uno
stupendo basso Fender Precision nero lucido.
-Ma
è stupendo!!- disse per la centesima volta Ville, incredulo di cosa avesse
finalmente tra le mani.
-Beh,
oggi hai o non hai le prove coi Pit?-
-Ovvio,
e stanne certa che verrà ben collaudato il mio pikku
rakkaus!-
Quando
Ville fu uscito per andare in sala prove e trascorrere in compagnia dei suoi
amici quasi l’intera giornata, Abigail andò a fare la spesa, acquistando il
necessario per il rinfresco della sera e andando a ritirare la torta che aveva
commissionato in una pasticceria…. Lei a fare torte non ci pensava proprio! Dare
fuoco all’intero appartamento non era propriamente uno dei suoi imminenti
progetti.
Ville,
Lilith, Flavio e Laura andarono a casa del primo accompagnati in auto da Oscar,
seguito a ruota da Vera e Matteo.
Arrivati
all’appartamento dove viveva il ragazzo, non trovarono Abigail che però aveva
già saggiamente provveduto a lasciare apparecchiato il grande tavolo della sala
sui cui erano già state disposte tutte le vettovaglie per la
serata.
-Ehm…
Vera.. Tu per caso hai idea di dove sia andata mia madre?- domandò Ville alla
madre della sua ragazza.
-NO!-
rispose un po’ troppo frettolosamente la donna, facendo sorgere qualche dubbio
al neo diciottenne.
Aeroporto
di Linate (MI). 25 ottobre 2031. Ore 18.57
Le
porte automatiche si aprivano e chiudevano di continuo con un movimento quasi
ipnotico.
Abigail
le stava osservando con ansia, aspettando di veder apparire da un momento
all’altro l’uomo che stava aspettando. Non era giustificabile la sua agitazione,
ma forse dipendeva tutto dal fatto che –anche davanti ad altre persone- il suo
Ville avrebbe conosciuto quel padre che, per diciotto anni, era rimasto assente
dalla sua vita e di cui non aveva mai saputo l’esistenza.
Certo,
un padre l’aveva per forza, ma un conto è sapere che se n’era andato poco dopo
la sua nascita, un conto era ritrovarsi figlio di una famosa rockstar che decide
di venire a farti visita per il tuo diciottesimo
compleanno.
Abigail
si stava domandando come fosse possibile che suo figlio non la odiasse per ciò
di cui l’aveva privato e avrebbe iniziato ad accusarsi di tutti i mali del mondo
se, improvvisamente, dalle porte automatiche davanti a lei, non fosse sbucata
una figura vestita completamente di nero che spingeva un carrello pieno di
custodie di strumenti musicali ed un borsone al di sopra di
esso.
Sorrise
e, sistemandosi la borsa sulle spalle, si avvicinò alla figura che gli sorrise
di rimando.
-Ben
arrivato…- mormorò lei, alzandosi sulle punte dei piedi per riuscire ad
abbracciarlo con più facilità.
-E’
un piacere… Come stai?-
-Tutto
bene, un po’ agitata all’idea che Ville t’incontri, ma non posso lamentarmi, tu
invece?-
-Devo
essere fine o posso esprimermi liberamente?-
-Sii
fine…-
-La
paura sta cercando di avere la meglio sulla mia forza di
volontà…-
Abigail
non poté fare a meno di ridacchiare.
-Adoro
il tuo modo di parafrasare le cose più semplici usando un linguaggio… Così
vicino ai ricordi della mia adolescenza… Ok, ok, anche età
adulta!!-
si affrettò a precisare la donna, constatando lo sguardo di rimprovero che le
stava riservando l’uomo.
Ville sorrise e ridacchio
con quella risata così tanto buffa e in contrasto con l’immagine di darkman che
voleva trasmettere al resto del mondo e che il più delle aveva scombussolato gli
ormoni a una quantità indicibile di ragazze –e sicuramente anche ragazzi-
Abigail prima fra tutte.
-Non sono l’unico bravo a
parafrasare… Quello era un modo carino per farmi notare che sei ancora
ossessionata dal nostro gruppo?! Comunque sono felice di vederti… E curioso
d’incontrare questo famoso figlio che non ho mai visto se non in
foto.-
-Sono venuta in auto, anche se mi
sa che dovremo abbassare i sedili posteriori per farci entrare tutta la roba che
hai comprato per quella peste…- osservò Abigail mentre si stavano
dirigendo verso l’uscita dell’aeroporto per raggiungere il
parcheggio.
Appena arrivarono, Ville
si pietrificò davanti alla visione dell’auto su cui Abigail intendeva farlo
salire.
-Non ci penso nemmeno.-
furono le uniche
parole pronunciate dall’uomo.
-E’ vecchia ma funziona ancora
perfettamente, anche perché la uso talmente poco… Lo sai che ho il terrore di
andare in girono in macchina. Percorro i soliti e monotoni tragitti… Venire qui
mi è costata una notevole fatica e sappi che l’ho fatto solo perché sei tu,
altrimenti ti avrei fatto prendere un taxi o
l’autobus.-
-Quando vivevi ad Helsinki non
avevi così paura…-
-Carichiamo questa roba, e vedrai
cosa vuol dire guidare ad Helsinki e guidare a Milano.. E poi cosa vuoi??! Tu
che vieni dalla terra dei grandi piloti di Formula 1 e rally non hai neanche la
patente!-
-Lussi da
rockstar…- la
liquidò bonariamente Ville mentre lei sbuffava abbassando i sedili posteriori
dell’auto.
Si offrì lui di caricare
gli strumenti se nel frattempo lei avesse provveduto a rimettere a posto il
carrello e recuperare l’euro che aveva dovuto inserire… Non che valesse molto,
ma era comunque un quinto di un pacchetto di sigarette, ed era risaputo che i
suoi risparmi erano tutti finalizzati all’acquisto di
esse.
-Visto che vivrai a scrocco a casa
mia, l’euro me tengo io e ci pago il parcheggio.- disse la donna, appena entrò in
macchina accendendo il motore.
-Devo rinfacciarti io per quanto
tempo hai vissuto a scrocco a casa mia?-
-Non vuol dire niente… E poi ti
ripagavo l’ospitalità…-
-Oh, su questo non c’era
dubbio…
-NONINQUELSENSO!!- gridò Abigail arrossendo,
sterzando di botto, non ricordandosi che l’uscita fosse immediatamente sulla sua
destra.
Nonostante fossero
passati così tanti anni, quando era con lui si sentiva la vecchia adolescente
perdutamente innamorata del frontman di un gruppo che l’aveva fatta
sognare.
-Se non fosse stato per me avresti
sempre vissuto in un porcile… Non sapevo cucinare ma ho imparato e poi.. Io
vivevo ufficialmente a casa di Leena.-
-Gli ultimi anni ci hai vissuto
poco..-
-Veramente ci ho vissuto tanto
proprio gli ultimi anni…- disse lei mentre abbassava il
finestrino per inserire l’euro nella macchinetta che fece alzare la sbarra che
bloccava il passaggio –Eri tu ad essere
in tour e poi… Il resto è storia.- concluse, lasciando chiaramente intendere
che non aveva la benché minima voglia di soffermarsi eccessivamente –anzi, per
nulla- sull’argomento.
Abigail fu certa che
Ville ebbe modo di constatare quanto le sue parole fossero vere. Benché la città
non fosse particolarmente trafficata, rimaneva comunque una frettolosa Milano e,
di certo, la musica che entrambi avevano scelto per tenergli compagnia durante
il percorso, non aiutava di certo a rilassare l’autista.
-Tu hai terrore di andare in giro
in macchina, ma se ascolti sempre questa musica, che di certo non distende i
nervi…-
-E’ rilassante,
invece….-
-E allora perché hai paura ad
andare in giro?-
-Perché sono fifona. Odio guidare.
Odio Milano. Voglio tornare ad Helsinki.-
Ville rise mentre
Abigail, con l’ennesima sterzata dell’ultimo minuto –che aveva fatto aumentare
notevolmente il pallore della carnagione dell’uomo, s’infilò nella stradina
privata del suo condominio che conduceva sino ai box.
Dopo diversi litigi e
imprecazioni, riuscirono a scaricare tutti i bagagli e parcheggiare l’auto
–irrimediabilmente storia- nel box senza ammaccare nulla.
-Da questa parte.- gli fece strada Abigail, mentre
afferrava la custodia di quella che suppose essere la chitarra acustica e il
borse di Ville, lasciando all’uomo il resto.
Entrarono in ascensore e,
dopo quella che parve una piccola eternità, raggiunsero finalmente il piano dove
si trovava la casa di Abigail. Spesso capitava che, quando si ritrovavano soli
dopo tanto tempo, non sapessero cosa dirsi o come comportarsi. Era assurdo,
perché, considerando il lavoro di entrambi e la rispettiva patria, si vedevano
comunque con una notevole regolarità solo che… Abigail non era
cambiata.
Tanti le avevano chiesto
perché non avesse mai cercato di ricostruirsi una vita con un’altra persona
accanto a sé, ma nessuno aveva capito che il suo cuore –seppur banale e scontato
potesse apparire quel discorso- era sempre appartenuto ad una sola persona. E
quella persona era una delle poche capace di ammutolirla e metterla in imbarazzo
con un semplice sorriso, soprattutto le prime ore dal nuovo incontro. Poi tutto
sembrava ritornare normale e Abigail tornava a comportarsi come sempre,
smettendo di fare l’adolescente innamorata.
-Ce ne hai messo di
tempo!- fu la prima cosa che udì appena le porte dell’ascensore si
aprirono.
-Oscar! Come diavolo ti
sei accorto che eravamo arrivati?-
-Ero sul balcone a fumare
e ho visto una macchina sterzare di scatto in modo osceno… Ancora mi chiedo come
abbiano fatto a darti la patente…-
La donna sbuffò e passò
all’amico l’amplificatore che Ville le stava porgendo.
-Perkele se pesa!!-
-E’ stupendo sentirti imprecare in
finalndese.-
-Lo so che mi ami quando lo
faccio…-
ridacchiò Abigail uscendo dall’abitacolo --Ville, lui è Oscar. Oscar, lui è
Ville…-
Ville sorrise e strinse
la mano all’uomo.
-Piacere di
conoscerti.-
-Piacere mio!!- rispose entusiasticamente Oscar,
seguendo poi la donna dentro casa.
-ECCOMI!!- disse
Oscar la raggiunse e posò
a terra l’amplificatore.
Ville fu l’ultimo a fare
la sua comparsa, osservando timidamente le persone che aveva avanti a
sé.
-Buonasera…- salutò
cordialmente.
-Ville, loro sono Vera, Teo e Lilith. Flavio
e Laura e lui… E’ Ville. Gente, lui è Ville senior.-
Tutti lo salutarono
calorosamente, eccetto il figlio che era rimasto in un angolo della stanza,
osservando incuriosito l’uomo.
Ville, dopo aver stretto
a tutti la mano e d essersi presentato in modo più consono, lo raggiunse e,
guardandolo attentamente, sorrise gentilmente.
-Hei
Ville…-
-Hei…
isä…-
-Hauska
tutustua!- disse l’uomo, posandogli una mano
sulla spalla.
-E’ un piacere per me poter
finalmente conoscere mio padre…-
-Capisci il finlandese?-
domandò
entusiasta.
-Solo il minimo
indispensabile…-
-Ti va di fare due chiacchiere sul
balcone?-
-Volentieri…- rispose il ragazzo, lanciando
uno sguardo a sua madre, come per volerla rassicurare di qualcosa… O forse
semplicemente per rassicurare se stesso.
Immaginava che la
sparizione di sua madre fosse in qualche modo collegata al padre, ma non credeva
che sarebbe venuto davvero, eppure era lì, accanto a lui, e stavano
chiacchierando tranquillamente. Certo, Ville gli stava facendo domani banali,
quasi di routine, ma a Vile junior non dispiacque… Addentrarsi in una
conversazione più profonda sarebbe stato problematico e, in fondo, lui conosceva
suo padre da neanche quindici minuti!
-Come ti senti?- domandò
Vera avvicinandosi ad un’Abigail che, per qualche strana ragione, era sull’orlo
delle lacrime.
-Vedere i miei Ville così
vicini… Di nuovo. Mi sembra di essere tornata indietro a tanti anni fa, quando
un Ville era un soldo di cacio e l’altro uno degli uomini più sexy esistenti
sulla faccia della terra.-
-Beh, si… Immagino che
faccia effetto…- le rispose Vera sorridendo e aiutandola a portare in salotto
stuzzichini e antipasti che avrebbero comp0orto la cena di quella
sera.
I ragazzi avevano
insistito per mettere su della musica e Abigail ringraziò che fossero figli loro
o, per lo meno, con gusti simili. Per quanto il mercato musicale continuasse a
proporre novità, i mostri sacri del metal non cessavano di essere i medesimi,
soprattutto se i ragazzi erano stati cresciuti da genitori che avevano vissuto
la loro adolescenza facendo dell’identità musicale il loro modo di
vivere.
Ben presto rifecero la
loro comparsa dalle tenebre del balcone Ville senior e junior che non esitarono
ad avventarsi uno su cibo e birra e l’altro su cibo e
posacenere.
-Se c’è una cosa che non è mai cambiata, da
quando ti ho conosciuto –e non dico solo di persona- è il tuo
tabagismo.-
-Uhm…- mugugnò l’uomo alzando lievemente
un sopracciglio.
Nonostante la stranezza
della situazione, Abigail fu certa di poter annoverare quella sera come tra i
ricordi più belli della sua vita: non solo Ville si era dimostrato
particolarmente disponibile e cordiale nei confronti degli amici della donna, ma
era riuscito anche a fare colpo sul proprio figlio… Certo, regalargli una
chitarra acustica ed una elettrica con amplificatore incluso non era certo una
cosa da sottovalutare, ma trascorrere la serata mentre Flavio strimpellava la
chitarra elettrica di Ville, il figlio il basso nuovo di zecca e Ville senior la
chitarra acustica mentre canticchiava qualche motivetto improvvisato… Fu più di
quanto Abigail potesse chiedere.
-Però non si assomigliano
molto…- constatò timidamente Laura osservando padre e figlio, facendo
ridacchiare Abigail.
-PikkuNalle, prendi il
terzo DVD sullo scaffale lì in alto.- disse la donna a
Ville.
Il ragazzo si alzò e, con
facilità, raggiunse lo scaffale indicatogli dalla madre, la quale doveva sempre
arrampicarsi sul divano per riuscire a raggiungerlo senza eccessivi
problemi.
-Love Metal Archives
Vol.1…- lesse il ragazzo, vedendo la scritta HIM troneggiare sul DVD e il
simbolo che troneggiava sul porta sigarette di sua madre e, da quel che poteva
constatare da quell’altezza, anche sul collo di suo padre.
-Hai ancora quel
DVD?!-
-Non me ne sono di certo
liberata! Cerca il video di Gone with the
Sin e stupisciti…- disse Abigail al ragazzo che
ubbidì.
I colori distorti di un
paesaggio di campagna con un prato verde brillante e un cielo rosa, vennero
interrotti dall’immagine di un uomo piuttosto giovane che camminava. Appena
l’inquadratura si soffermò sul tatuaggio che questo aveva sul basso ventre,
Ville seno scoppiò a ridere.
-Dev’essere una checca quel tizio…-
commentò prima di portarsi una sigaretta alla bocca ed
accenderla.
-Uhm, credo tu abbia ragione, però non è
male…-
-Nah, è un pessimo personaggio, fidati!-
le rispose Ville scuotendo la testa, facendo ridacchiare
Abigail.
-Si, hai ragione… Siamo
praticamente identici.-
-Te l’avevo detto Vera
che il mio PikkuNalle assomigliava molto a Ville…-
-Mutti, ti prego, non
chiamarmi così quando c’è qualcuno che può capirti!!- si lagnò il diretto
interessato, non riuscendo ad accettare che il padre venisse a conoscenza di
quel nomignolo poco virile con cui la madre era solita
chiamarlo.
Verso mezzanotte Teo
annunciò che sarebbe stato il caso di avviarsi dato che avrebbero dovuto
raggiungere la parte opposta della città per arrivare a
casa.
Lilith sarebbe rimasta a
dormire a casa di Abigail quella notte, così Teo si offrì per accompagnare a
casa Flavio e Laura, oltre che Oscar.
Quando tutti se ne furono
andati e Ville e Lilith furono andati a dormire, Abigail aprì il divano letto e
rassettò un po’ la cucina con l’aiuto del finlandese per poi concedersi “la
sigaretta della buonanotte”.
-E’ stata una bella
serata…- osservò
l’uomo aspirando una boccata di fumo.
-Già… E poi c’era la nostra guest
star…- sorrise
Abigail.
-Altro che guest star… Sono solo
un fottuto bastardo che ti ha lasciato sola in un momento in cui avresti avuto
bisogno di tutto il mio aiuto…-
-E’ stata una mia decisione,
ricordatelo…-
-Si, ma è colpa mia… Se non ti
avessi tradito, probabilmente saresti rimasta a vivere in Finlandia e Ville non
sarebbe un finlandese per
sbaglio…-
-Lui è un sattumalta suomalainen… Lo è per caso. La mia vita sarebbe potuta
andare diversamente, eppure alla fine così è stato. È la cosa più bella che
potessi mai avere… Il sogno d’adolescente che avevo portato con me al mio arrivo
ad Helsinki –preferisco non contare quanti anni fa- è stato coronato… Stupido,
banale,da sembrare quasi una favola. Ma a me va bene così. Io sono comunque
felice. E se è successo quel che è successo, era perché le cose dovevano andare
coìs. Non potevo vivere per sempre in Finlandia –benché lo desiderassi- e avevo
bisogno di una lavoro stabile.-
-Potevi sempre trovarlo, venire in
tour con noi.-
-E un bambino piccolo? L’abbiamo
fatto non so quante volte questo discorso e sai benissimo che ho perfettamente
ragione. Non c’era più quell’amore e quella passione che ci avevano legati come
nei primi tempi. Tu stesso l’hai cantano non so quante volte e, ad un concerto,
avevi esplicitamente che “chi è innamorato, è fregato”… Love’s the funeral of hearts,
Ville. L’hai scritto
tu…-
-Lo so. E avevo maledettamente
ragione… E continuo a darmi del coglione per quello che ho
fatto.-
-Non farlo, non sarebbe giusto nei
confronti di Katarina… L’hai amata. E le cose dovevano andare così.-
concluse Abigail
con fare risolutorio.
Se ne era fatta una
ragione da anni oramai, ma le spezzava ancora il cuore sapere che il grande
amore della sua vita l’aveva tradita. L’unica fortuna era stata l’esistenza del
suo Ville. Del bambino che era nato più per sbaglio che per volontà di entrambi,
ma che Abigail aveva desiderato fin da subito. E fu proprio merito di quel
bambino se aveva ripreso a vivere una vita normale, nel suo paese dove poteva
comunicare facilmente con tutti senza che fosse prettamente necessario
esprimersi in un idioma a lei notevolmente sconosciuto, e di certo non voleva
passare la sua vita su un tour bus. Più volte si era domandata come Manna
riuscisse a crescere da sola Olivia, considerando che il padre della bambina era
quasi sempre su un palco a fare concerti, ma Abigail aveva sempre creduto che i
finnici avessero una marcia in più. E quella marcia in più l’aveva trovata anche
lei, dato che, nonostante tutto, era abbastanza sicura di aver fatto un buon
lavoro con suo figlio.
-Ma sei ancora innamorata di me?- le
chiese l’uomo a brucia pelo, rimuovendo distrattamente un po’ di cenere dalla
sigaretta.
-Non fare domande di cui conosci già la
risposta…- gli rispose, buttando la sigaretta giù dal
davanzale.
-Buonanotte Ville…- disse, dandogli un
bacio sulla guancia, approfittando del fatto che in quel momento l’uomo fosse
leggermente chinato.
-Buonanotte anche a te,
Abby…-
***
¹ Padre e
Berlino!
Sono io la prima a stupirsi del fatto che sia riuscita, finalmente, ad aggiornare!
Preferisco non contare
mesi di ritardo perché sono un numero INDEGNO!!
Anche perché amo con tutto il cuore questa storia… Solo che davvero, non ho il tempo materiale per scriverla >_< E poi fare tutto da soli è molto più difficile di quanto credessi… Per questa storia. Perché di FF ne scrivo veramente tante -troppe!!- ma questa è SATTUMALTA!!
Comunque, passando a cose
più concrete…
La comparsa di Ville XD
Sua Maestà Infernale Herrr Valo è arrivato. Ha conosciuto suo figlio e sta interagendo anche con persone che o lo odiavano o la amavano.
Avrei voluto fare la fine bastarda con la suspance, ma non spendo quando potrò aggiornare nuovamente [spero entro tempi umanamente decenti, non dico pochi giorni, perché devo studiare e ultimare un altro lavoro che sto trascurando da troppo tempo] ma non dopo… Gulp… Esattamente 4 mesi, considerando che il capitolo 3 risale al 22 novembre, compleanno di Ville senior… Shame on me ç___ç
Lo sproloquio su Berlino,
mi sembra giusto specificarlo, non è opera mia, ma del mio co-autore scomparso…
teoricamente quel pezzo doveva comparire verso marzo [all’interno della storia],
ma poi ho deciso di aggiungere un paio di frasi e piazzarlo ad ottobre anche
perchè di materiale su cui lavorare ne avevo davvero
pochissimo.
Un grande grazie a musicaddict perché, senza di lei, questa FF sarebbe morta e sepolta nella memoria di questo archivio… Ed è a lei che devo il fatto di aver preso in mano questo cacchio di documento e aver pigiato i tasti per arrivare una conclusione quasi sensata. Grazie mille sisko e grazie anche per il commento XDD
E un grande grazie anche a Shioli per aver letto e apprezzato il capitolo precedente... Si, decisamente, viva il love metal <3
Una piccola nota però devo
farla… da qualche giorno è ondine il mio archivio personale [realizzato grazie
all’aiuto di Meg]… E come potevo chiamarlo se non Sattumalta
Suomalainen??!
Un modo per rendere omaggio ad una storia che amo ^__^
Alla prossima, spero presto XD
LaTuM
This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder