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Autore: Chiaky    17/09/2013    4 recensioni
[Gareki/Nai]
Yogi non demordeva e sperava sempre che un giorno sarebbe riuscito a strappare a quello scontroso un abbraccio, ma per ora non gli restava che sfogarsi con chi era più disposto a ricevere il suo affetto. Come Nai! Nai di certo non doveva farsi pregare per farsi coccolare, carezzare e spupazzare. Yogi doveva semplicemente spalancare le braccia perchè il ragazzino dai capelli bianchi e arruffati vi ci si tuffasse, ridacchiando allegramente mentre il biondo lo stringeva entusiasta. Gareki li osservava, sbuffando e borbottando.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gareki, Nai, Yogi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hugging a niji~
 
A Yogi piaceva abbracciare la gente. Era così che si esprimeva, aggrappandosi in modo quasi ossessivo ai corpi altrui. Gareki era sicuro che, se glielo avesse permesso, se lo sarebbe ritrovato costantemente appiccicato.
Neanche tra un milione di anni.
Yogi non demordeva e sperava sempre che un giorno sarebbe riuscito a strappare a quello scontroso un abbraccio, ma per ora non gli restava che sfogarsi con chi era più disposto a ricevere il suo affetto. Come Nai! Nai di certo non doveva farsi pregare per farsi coccolare, carezzare e spupazzare. Yogi doveva semplicemente spalancare le braccia perchè il ragazzino dai capelli bianchi e arruffati vi ci si tuffasse, ridacchiando allegramente mentre il biondo lo stringeva entusiasta. Gareki li osservava, sbuffando e borbottando.
“Guarda che non è mica un peluche!”
“Potresti anche lasciarlo in pace, ogni tanto!”
“Ti comporti come un bambino: Nai non è un animaletto da compagnia, sai?”
In genere i suoi rimproveri si disperdevano nell’ambiente, occasionalmente notati, mai ascoltati. Finché, una sventurata sera, Yogi, sbuffando, lo apostrofò: “Gareki-kun, guarda che sei tu l’unico a cui dà fastidio!”
Gareki era un ragazzo intelligente, tuttavia ebbe bisogno di qualche momento per assimilare la frase.
“Che cosa?!” esclamò, quando quelle parole ebbero acquistato consistenza e significato nella sua testa.
“Cosa ti fa pensare che mi dia fastidio, brutto idiota? A me non importa nulla! Continuate pure a strusciarvi uno contro l’altro come animali in calore! Sai quanto me ne frega!”
E, mal nascondendo il rossore che si era fatto strada sul suo volto, uscì dalla stanza sbattendo la porta.
“G-Gareki!”
Nai, ancora imprigionato tra le braccia del biondo, assunse un’espressione corrucciata. Sembrava già a un passo dalle lacrime. Aveva fatto qualcosa di sbagliato, vero? Non aveva capito bene che cosa era successo, ma era sicuro che la cosa coinvolgesse lui, e che ora Gareki fosse arrabbiato.
“Nai-chan?”
Yogi lo richiamò, avvertendolo improvvisamente silenzioso.
“Gareki…è arrabbiato…non è vero?” chiese il più piccolo con voce incrinata.
“Oh no, Nai-chan! Non è arrabbiato!” esclamò immediatamente l’uomo, strofinando la guancia tra i suoi capelli per consolarlo.
“Devi sapere, piccolo Nai, che è terribilmente geloso, ed essere scontroso e antipatico è l’unico modo in cui sa dimostrarlo! Uh…bé…in realtà è come dimostra qualsiasi emozione! Ahahah!”
Nai lo guardava confuso. Geloso. Cosa significava? Non ne aveva mai sentito parlare…Sperava solo che non si trattasse di qualche tipo di malattia.
“Yogi…Io non capisco.”
Yogi spalancò un po’ gli occhi, guardando quel ragazzino così piccolo e ingenuo. Scosse la testa, sorridendo intenerito.
“Vediamo, come posso spiegartelo…”
 
****
 
Gareki camminava a passo spedito per i corridoi della Nave Volante, borbottando a bassa voce. Inutile dire che il suo stato d’animo vacillasse tra l’irritato e il molto incazzato. Aveva capito cosa stava sottintendendo il biondino idiota, oh se lo aveva capito.
A lui non dava fastidio. Non c’era modo che la vista di Nai che veniva abbracciato, trasportato in giro, accarezzato sulla testa come quel piccolo animaletto peloso che Gareki continuava a sovrapporre al suo viso in maniera così realistica da essere quasi preoccupante, potesse provocare in lui un qualche tipo di reazione. A lui non importava nulla. Nulla. Niente di niente. E, anzi, non riusciva a capire perché ci stesse rimuginando tanto. No anzi, non riusciva a capire perché non avesse sbattuto qualcosa in faccia a Yogi, invece di andarsene così. Arrossendo come un idiota. Cioè, non è che fosse proprio arrossito. Neanche fosse una ragazzina, figuriamoci. Aveva solo sentito un po’ più calore del solito sulla faccia e aveva immaginato che fosse successo qualcosa del genere…Sicuramente nessuno si era accorto di niente. Non che gli importasse.
“Gareki!”
Il suddetto ragazzo, che si trovava giusto di fronte alla propria stanza, si voltò riconoscendo la voce e il volto preoccupati di Nai. Per un attimo provò un leggero senso di ansia, per quel tono e quell’espressione, che quasi subito scrollò via, certo che la sua uscita di prima fosse decisamente sufficiente per sconvolgerlo.
Sbuffò.
“Che cosa vuoi?” chiese, mentre apriva la porta della camera che condivideva con il ragazzino.
Nai si fermò un attimo, incerto, prima di decidere di seguirlo. Si infilò nella stanza giusto prima che l’altro chiudesse la porta, affrettandosi dietro di lui e afferrandolo per la manica della giacca.
“Gareki…Volevo solo essere sicuro che stessi bene…”
“Eh?” sbottò l’interessato, guardandolo di striscio.
“Sì…” riprese Nai “Perché te ne sei andato via di corsa e…”
“Non me ne sono andato di corsa.”
“Sì invece.”
“No invece.”
“Sì.”
“No.”
“Sì! E poi eri anche tutto rosso!”
Gareki si morse il labbro inferiore.
“Sta’ zitto! Non sono scappato e non ero rosso, chiaro?”
A questo punto, Nai fu abbastanza saggio da non replicare oltre. Ma non si sentiva ancora sicuro. Non voleva far arrabbiare Gareki, ma voleva essere certo che stesse bene.
“P-Però…Gareki…” iniziò timoroso.
Gareki si lasciò cadere sulla piazza inferiore del letto a castello, iniziando a togliersi le scarpe.
“Cosa?” disse, con tono visibilmente accondiscendente. Era incredibile quanto quel piccoletto si interessasse per tutti quelli che gli stavano attorno. Era forse il suo essere così ingenuo a mandarlo in ansia per ogni piccola preoccupazione che scorgesse sui volti di coloro che lo circondavano?
“Ecco…” Nai lo guardò dritto negli occhi “Sei malato per caso?”
Gareki sbatte le palpebre un paio di volte.
“Io…no…?”
Nai sorrise e sospirò di sollievo.
“Ah, meno male, Gareki! Ero preoccupato perché quando te ne sei andato non sembrava stessi molto bene ma Yogi ha detto che eri solo geloso, io però non sapevo cosa voleva dire e lui me la spiegato ma io non ho capito molto bene e ho avuto paura che potessi essere malato e allora…”
“Ehi, ferma un attimo!” esclamò Gareki, alzando una mano per zittire il fiume di parole che fuoriusciva confusamente dalla bocca del ragazzino.
 “Ripeti un po’…” disse, avvicinandosi a Nai “Cos’è che ti ha detto Yogi?”
“Che eri geloso!” rispose immediatamente l’interrogato.
Gareki sentì un qualcosa. Qualcosa che gli scese dal collo lungo tutta la spina dorsale. Poi si diffuse in un attimo per tutto il corpo, spingendolo a muoversi e a chiudere le mani in due pugni. All’inizio non capì. Poi lo riconobbe. Era l’impulso- irrefrenabile- di- uccidere- Yogi.
“Idiota pezzo di…”
“Però, Gareki…” continuò Nai che, troppo preso a cercare di ricordare e comprendere ciò che gli aveva detto Yogi, non aveva fatto caso alla tensione di Gareki, il quale stava prendendo qualche bel respiro profondo perché proprio non gli andava di ammazzare qualcuno dell’ Agenzia di Difesa Nazionale direttamente nella loro base. Più che altro, non avrebbe avuto molte possibilità di fuga.
“Non sono sicuro di aver capito ciò che ha detto Yogi…”
“Ah sì?” Beh, meglio.
Nai annuì.
“Ha detto che c’era qualcosa che volevi ma che eri troppo orgoglioso per ammetterlo, per questo ti arrabbi quando gli altri prendono quella cosa…Una cosa del genere, ecco…”
Gareki sbatté le palpebre. Poi scosse la testa. Aprì la bocca. La richiuse. Scosse ancora la testa. Brontolò. Infine arrossì. Arrossì molto.
“Gareki?”
“Cosa?!” sbottò il ragazzo dai capelli corvini e la faccia bordeaux. Dannazione, stava succedendo di nuovo! Ma perché poi?! Gareki, ascoltando le parole di Nai, aveva come sentito…era difficile da spiegare…come se fosse stato un gatto sorpreso a rubare dal pescivendolo.
“Gareki i-io lo sapevo! Lo sapevo che non stavi bene!”
Nai era davvero preoccupato. Tanto che i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime. Gareki non provò nemmeno a immaginare quale scenario apocalittico Nai stesse figurando nel suo cervellino fantasioso.
“Oi…Dai…Non piangere…”
Si alzò, avvicinandosi imbarazzato al ragazzino.
“G-Guarda…sto bene okay? Non c’è bisogno di….”
Ma le parole di Gareki si interruppero, quando si sentì avvolto da due esili braccia e il suo corpo iniziò a elaborare la sensazione provocata dal corpo di Nai premuto con decisione contro il suo. Cavolo se oggi era lento…
“N-Nai…”
“Scusa Gareki! Lo so che non ti piace essere abbracciato, ma Yogi mi ha insegnato che un abbraccio è una cura per tutto così io ho voluto provare, Gareki!”
Gareki si aspettava che Nai ci aggiungesse un “Ti prego non morire!”, ma almeno da questo fu risparmiato.
Um.
La sua mente era piuttosto vuota. Non mandava segnali al corpo, che si limitava a riceverne. Riceverne dal calore di Nai, dalla sensazione di morbidezza dei suoi capelli, dal suo naso premuto sul petto. Queste informazioni lo raggiungevano una alla volta, senza che fosse in grado di registrarle in modo unitario e definire, anche solo a grandi linee, se questa cosa gli andasse bene oppure no.
Entrambi tacquero. Data l’impossibilità totale di Gareki di compiere un qualsivoglia tipo di movimento fisico, fu Nai a parlare per primo.
“Ti senti meglio, Gareki?”
Gareki sbatté le palpebre. I primi pensieri coerenti iniziarono finalmente a prendere forma. Si sentiva meglio? Era mai stato male? E perché faceva caldo?
Abbassò lo sguardo sul più piccolo, che lo stava guardando a sua volta, il volto ancora comodamente premuto sulla maglietta di Gareki.
“Non so…” borbottò. Nai aggrottò un po’ le sopracciglia e Gareki stava già per esclamare un ripensamento, che il ragazzo lo guardò con una scintilla negli occhi.
“Ma certo! Non funziona se non mi abbracci anche tu, Gareki!”
Neanche fosse un giocattolo a molla, le braccia di Gareki si sollevarono immediatamente. Poi esitò. Allungò un po’ le mani. Poi si fermò. Una lotta tra il suo orgoglio e il suo istinto infuriava nel suo stomaco. O quello o aveva mangiato troppo a cena.
Nai tornò a guardarlo con grandi occhi interrogativi. E così il suo istinto sferrò un destro al suo orgoglio che, indebolito sin da quando aveva messo piede su quella dannata nave, finì tragicamente al tappeto. O quello o stava per vomitare.
Incerto, avvolse le braccia attorno al corpo di Nai. Gli sembrò quasi di sentire il suo sorriso mentre egli iniziò a strofinare allegramente la testa sul suo petto. Gareki teneva le braccia quasi sospese attorno alla figura del ragazzo. Tuttavia, anche solo sfiorandolo, riusciva a percepire il calore che emanava, un calore quasi magnetico. Con cautela, lentamente, aumentò la pressione. Ma quando avvertì con più nitidezza la forma del suo corpo, subito si ritrasse. Era così…piccolo. Quando le sua mani e le sue braccia si erano chiuse intorno a lui, aveva avuto paura di stingere oltre, perché con delle ossa così piccole e delicate, Gareki ne era certo, sarebbe bastato un nonnulla per romperle. Nai avvertì il ritrarsi improvviso di Gareki e, come per spingerlo a fare lo stesso, aumentò la presa su di lui. Gareki era incerto ma forse, solo un pochino, appena appena, voleva sentire anche lui com’era abbracciare un niji. Lo strinse. Lo strinse piano, ma abbastanza perché potesse avvertire con chiarezza la sensazione dei suoi vestiti sotto le mani, del suo corpo tra le braccia. Che sensazione bizzarra…Non l’aveva sperimentata spesso, ma era abbastanza certo che fosse diversa dalle altre. Persino dal ricordo più nitido che possedeva, quello di Tsubaki che lo custodiva protettiva tra le sue braccia. Ma, infondo, Nai non era sempre stato così incredibilmente fuori dal comune? Gareki ancora non riusciva a capire quali fossero i meccanismi che avevano dato vita a Nai, quali mani misteriose ne conducessero le azioni, cosa il legame che, malgrado tutto, si era creato tra loro comportasse e avrebbe comportato. Non che fosse particolarmente fiducioso di riuscire a venirne mai capo, comunque.
“Gareki.”
La sua voce, sottile, lo riportò alla realtà. Abbassò lo sguardo su di lui e incontrò di nuovo i suoi occhioni rossi.
“Sei diventato più caldo.”
Gareki avrebbe voluto dirgli che era normale, che era stato il suo calore a diffondersi sul suo corpo. Ma non lo disse, perché forse Nai ci sarebbe rimasto male, perché forse non aveva capito che cosa voleva dire, perché no.
“Allora ti senti meglio?”
Gareki aggrottò un po’ le sopracciglia e, si ritrovò a chiedersi, chissà come l’avrebbe definita, Yogi, questa nuova sensazione che stava provando.
“No.” Dichiarò. Ma prima che Nai potesse iniziare a disperarsi, Gareki aggiunse: “Ma forse sta’ funzionando…”
L’albino lo guardò un attimo, prima di annuire deciso e riprendere ad abbracciarlo con energia. E Gareki lo lasciò fare, anche se glia abbracci non gli piacevano, ma se era Nai, allora andava bene.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
Un giorno riuscirò a trovare titoli decenti per le mie storie. Ma quel giorno non è oggi. Buonasera! Spero vi sia piaciuta questa storiella e che non vi abbia fatto venir le carie ^^” Karneval mi ha preso moltissimo, e Gareki e Nai sono adorabili. Tanto tanto. Ma ovviamente ho tremila ship anche (sigh) in questo fandom, perciò aspettatevi altro da moi. Se ispirazione-san me lo concederà :’) Spero vorrete lasciare una recensione, anche piccola! Sono sempre grandemente apprezzate!<3
Saluti.
Chiaki
  
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