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Autore: Elanor Eliniel    18/09/2013    1 recensioni
Un anno. Un anno trascorso lasciandosi divorare da quel sentimento, lasciandosi distruggere, pur di non venir meno ai suoi doveri. Era sposato, aveva una figlia, sua moglie era rimasta incinta pochi giorni prima della partenza per il Torneo. Al ritorno da Harrenhal, gli aveva dato la notizia. Un anno a sognare Lyanna e sentirsi in colpa per questo. Poi, un successivo, inatteso incontro con lei il mese prima e avevano ceduto ai sentimenti che provavano l’uno per l’altra. Un ulteriore mese ad odiare se stesso, per aver tradito sua moglie che gli aveva dato da poco l’erede maschio, ad odiarsi per aver disonorato la donna che amava esponendola in futuro all’ira del suo promesso sposo. E il terribile pensiero che ciò che c’era stato tra loro, non l’avrebbero vissuto mai più. Ma tutto questo Elia non poteva saperlo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eddard Stark, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: tutti i personaggi, i luoghi, le ambientazioni appartengono a George R.R. Martin.
Possibili spoiler. La storia comunque vuole essere una interpretazione di eventi avvenuti 15 anni prima rispetto a quelli narrati nelle Cronache.
Spero che vogliate recensire, anche per aprire discussioni su possibili interpretazioni dei frammenti che lo zione ha lasciato.
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Lyanna si lasciò cadere sul proprio letto, esausta e ancora fremente di rabbia, ripensando ai tre villani che avevano assalito Reed e alle ferite che aveva dovuto medicargli.
-Dobbiamo mettere insieme un’armatura per Howland. – disse ai suoi fratelli – E scoprire l’identità di quei tre farabutti. –
Incrociò le gambe, mettendosi a sedere.
-Sei riuscita a convincere Howland a venire ai festeggiamenti. – rispose Ned. – Ma dubito che riuscirai a convincerlo a sfidarli, anche se mettessimo insieme un’armatura. –
La fanciulla restò pensierosa.
-Nel qual caso, potrei sfidarli io. – sentenziò.
Ned si voltò, contrariato. Suo padre Rickard era rimasto a Grande Inverno e la responsabilità della sorella minore ricadeva su lui e Brandon.
-E’ un torneo per uomini, Lyanna – rispose seccamente.
Lei si sistemò i capelli scuri dietro le orecchie, tentando di assumere un’aria innocente. Ned non era mai riuscito a negarle alcunché con convinzione. Era molto affezionato a lei, pur vedendola di rado da quando era andato come protetto a Nido dell’Aquila; pertanto, le poche volte che poteva stare con lei gli riusciva difficile essere autoritario.
-Che succede qui? – chiese il fratello maggiore entrando nel padiglione – Reed è andato a prepararsi per la festa, sembra che tu lo abbia convinto, sorella. –
-Lyanna vorrebbe travestirsi da cavaliere per dare una lezione ai tre scudieri – spiegò Benjen, il più giovane degli Stark. Aveva dodici anni.
Brandon alzò gli occhi al cielo.
-Non ho detto questo! – protestò lei – Soltanto se Howland non volesse essere lui stesso a sfidarli. Andiamo, Bran, tu sai quanto sono abile a cavallo. –
-No, Lyanna. – disse con la fermezza di un lord – In assenza di nostro padre, sono direttamente responsabile di te. Non voglio sentire altri vaneggiamenti. –
Lyanna sbuffò, e incrociò gli occhi di Ned, speranzosa. Ma lui distolse lo sguardo.
-E comunque – precisò Brandon – per oggi hai già fatto il maschio abbastanza minacciandoli con una spada. Se fossi in te mi farei un bagno e mi agghinderei per bene: ci sarà anche Robert stasera. –
Stavolta fu la lady a roteare gli occhi, infastidita.
-Oh, quindi dovrei venire ad una festa tutta infiocchettata e profumata a guardare te e Robert che andate a caccia di donne, caro Bran? – chiese con sarcasmo. – Entusiasmante, davvero. –
Benjen rise, ma Ned non trovò quelle parole affatto divertenti. Ricordò ciò che Lyanna gli aveva detto, quando Lord Rickard aveva annunciato il suo fidanzamento con il Lord di Capo Tempesta.
-E osate anche stupirvi se trovo più interessante cavalcare e giostrare, che osservare le vostre innumerevoli conquiste. – continuò lei, sprezzante.
-Basta così, Lyanna. – fece Brandon, alterandosi. – Va’ a renderti presentabile. –
Lei, si alzò, stizzita, uscendo dalla tenda dei suoi fratelli. Lady Whent aveva offerto a tutte le signore di alto rango una camera nella propria fortezza, e lei era stata felice di accettare.
-Verrò io a chiamarti – le urlò dietro Ned, mentre lei svaniva nelle prime ombre del crepuscolo.
Certo, come se avesse bisogno di una scorta dalla propria camera alla sala in cui si sarebbe tenuto il banchetto di apertura del Torneo. Scosse la testa, pensando che perlomeno sarebbe salito Ned e non Brandon.
Il pensiero di Robert Baratheon continuava a infastidirla. Suo padre la stava vendendo a questo Signore del Sud, in cambio di cosa? Donnaiolo ed irruente, diceva anche di amarla. Sentimento che non gli impediva di essere sempre a caccia di donne.
Pensò alle ballate sull’amore, trovandole stupide. Cosa c’era di romantico nei matrimoni combinati degli alti lord?
Forse dovrei diventare una septa, si disse. Almeno non avrebbe avuto uomini a comandarla. Se non fosse stato per il dettaglio che i Sette non erano neanche i suoi dei, ci avrebbe quasi pensato seriamente.
Era così infervorata al pensiero di doversi sorbire quell’uomo per il resto dei suoi giorni, che quasi non si rese conto di essere arrivata dinanzi alla porta della sua camera. Entrò, notando che qualcuno vi aveva portato una vasca colma d’acqua. La tastò, non era ancora fredda.
Si chiuse dentro e si spogliò, meditando di rilassarsi senza alcuna fretta: Ned ed il suo dannato amico potevano aspettare, o anche scendere a cena prima di lei.
Lavò con cura le macchie di sangue sulle proprie mani, sangue di Howland che doveva averla macchiata quando gli aveva medicato le ferite.
Non seppe quanto tempo era rimasta immersa nell’acqua insaponata, ma ad un certo punto Ned venne a bussare alla porta.
-Lyanna! – chiamò.
Lei rispose che stava facendo il bagno. Sentì Ned lamentarsi e dire che non era cortese arrivare in ritardo, ma lei non rispose nulla. Alla fine disse che avrebbero cominciato a prendere posto al banchetto insieme a Robert ed Howland.
Lyanna uscì dalla vasca e si asciugò, lieta di aver guadagnato altro tempo per se stessa. Le dispiacque solo che si trattasse di Ned dall’altro lato della porta, ma era talmente seccata alla prospettiva della serata e di Robert Baratheon che decise che un po’ di ritardo non sarebbe guastato.
Alla fine, avvolta in un vestito azzurro e un mantello grigio ornato dal metalupo degli Stark, si costrinse a scendere. Lasciò i capelli sciolti, sistemandosi una rosa blu ad un lato del capo. Odiava quelle ridicole pettinature delle donne del Sud; gli dei solo sapevano quanto tempo ci volesse per realizzarle e lei non ne aveva da perdere seduta ad una sedia mentre una serva glieli sistemava.
Alle volte pensava che il Nord dovesse essere un regno indipendente, per quanto poco della cultura del Sud vi fosse penetrato.
Quando giunse al banchetto, quasi tutti gli ospiti erano lì, ma non tutti seduti: approfittò della cosa per andarsi a sedere tra i suoi fratelli Ben e Ned senza essere notata. Appena in tempo perché Robert potesse prendere posto accanto al suo migliore amico e non a lei.
Robert le baciò la mano, nel tentativo di rendersi piacevole ai suoi occhi, e fece commenti galanti su quanto fosse bella quella sera. Lei si sforzò di sorridere in risposta e ringraziarlo per i complimenti.
Furono fortunatamente interrotti dall’ingresso della famiglia reale: tutti s’inchinarono a Re Aerys, cercando di evitare i suoi occhi scuri inquietanti. Al seguito apparvero il Principe Rhaegar e sua moglie Elia Martell.
Lyanna rimase silenziosa mentre osservava il Principe prendere posto, portando con sé la propria arpa. Capelli d’argento e occhi viola, esercitava un fascino magnetico al quale era difficile restare indifferenti. I suoi occhi di Valyria incrociarono quelli grigi di lei e la studiarono, scivolando sulla sua figura; quando ebbe finito, lasciò aleggiare sul suo volto regale l’ombra di un sorriso.
Lyanna si sentì messa a nudo da quello sguardo e, spaventata da questa sensazione, distolse il proprio. Deglutì nervosamente, per poi gettare occhiate ai suoi fratelli e al suo promesso, che però non avevano notato il suo turbamento.
Cominciarono a mangiare le portate che vennero loro servite; Robert discorreva con Ned e Bran, e così Lyanna fu libera di passare la serata chiacchierando con Benjen ed Howland e progettando vendetta nei confronti dei tre scudieri.
E ad un tratto, la fanciulla li vide, individuandoli uno ad uno. Uno di essi, sedeva accanto allo stemma della Casa Haigh; il suo lord portava il forcone sulla barra dorata. Era una piccola casata, pensò lei, nemmeno diretti alfieri dei Tully ma vassalli della Casa Frey, al cui tavolo erano seduti. Il secondo scudiero era anche lui al tavolo dei signori delle Torri Gemelle, come diretto servitore di questi. Riconobbe infine il terzo scudiero al tavolo dei Blount. I Blount erano alfieri di Robert pensò divertita; un giorno sarebbe stata la loro Lady e si sarebbe tolta qualche sfizio.
Li indicò a Ned e Bran e poi a Howland e Ben. Benjen disse che avrebbe procurato cavallo ed armatura ad Howland, affinché li affrontasse. Ma il crannogman, che non era addestrato a giostrare, non pareva del tutto convinto.
-Tu procurali – disse Lyanna a Benjen – Il resto verrà dopo. –
Mentre ripensava alla prospettiva di giostrare, si rese conto che una melodia stava fendendo l’aria.
La musica era arcana e struggente, e le parole di quella ballata narravano di tristezza e disperazione.
Dal fondo della sala, Rhaegar cantava, col volto chino sulla sua arpa, mentre le dita scivolavano tra le corde con agilità. Cantava dell’amore e del dovere, dell’infelicità di due amanti che non avrebbero potuto mai appartenersi; narrava della disperazione dei loro incontri e di cupe consapevolezze. Narrava di sentimenti che lei, Lyanna, non avrebbe mai provato per qualcuno. E cantava di morte.
Al termine della ballata, udì uomini battere le mani e donne singhiozzare; quasi come risvegliandosi da un sogno, si rese conto che stava piangendo. Si tastò le guance umide, incredula, constatando che la disperazione dei due amanti era la sua disperazione.
Si asciugò le lacrime, dandosi dell’idiota, quando, proprio mentre si passava il dorso della mano sugli occhi, rincontrò quello sguardo violetto dall’altro lato della sala, sguardo che la mise a disagio.
Forse era un dannato sortilegio Targaryen, si disse piccata, sentendo ancora l’angoscia che le stringeva il cuore. Udì Benjen prenderla in giro, dire che in fondo anche lei era come tutte le altre lady. Irritata, gli verso in testa il vino rimanente nel proprio bicchiere.
-Ecco, ora anche le tue guance sono umide – ribatté.
Fu certa di scorgere una risata sul volto del Principe Rhaegar; non aveva smesso di guardarla, dunque doveva aver visto anche quel gesto. Avvampò, ma ne sostenne lo sguardo, per poi osservare sua moglie Elia e di nuovo lui, quasi accusandolo del fatto che non le togliesse gli occhi di dosso. A quel punto l’incertezza si fece strada tra i lineamenti del Principe e fu lui a distogliere gli occhi violetti.
Perché la guardava in quel modo? Pensò nervosa. Gli gettò un’altra occhiata e vide che ora lui parlava con sua moglie, la bruna principessa di Dorne, e quasi si pentì di averlo sfidato. Si sentì attanagliare dalle stesse sensazioni provate durante la ballata.
Si voltò allora verso Robert e vide che non era più al suo posto, ma era intento ad ubriacarsi con Richard Lounmoth. Capì che si trattava di una specie di gara e capì che no, quelle sensazioni di cui cantava la ballata lei non le avrebbe mai provate in vita sua.
  
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