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Autore: CassandraLeben    22/03/2008    23 recensioni
Salve a tutti! Questa è la prima fanfiction su Twilight che scrivo e, soprattutto, pubblico! Spero vi possa piacere come è piaciuta a Kirara e Hachi(lauri e clari... onde evitare confusione o usare nickname altrui...) che, con il loro incoraggiamento, mi hanno convinta a pubblicarla!!!Questa storia, ambientata dopo Eclipse, è un po' triste ma mi è venuta così... L'ho scritta pensando al finale quindi siate clementi! Commentante per dirmi come vi è sembrata, così vedrò se pubblicarne altre... grazie per avermi dedicato un po' del vostro tempo!!! Buona lettura.!
Scusate se prima la parte finale non era molto comprensibile ... Non so come mai, ma si erano mescolate le parole (?) *Sono ancora sconcertata* Chiedo ancora scusa. Adesso il problema dovrebbe essere risolto. Spero di non aver inavvertitamente cancellato delle parti. Ho ripescato una vecchia copia del testo che avevo salvato nel PC XD !!! Grazie e scusate ancora per l'inconveniente ... Cassandra!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se prima la parte finale non era molto comprensibile ... Non so come mai, ma si erano mescolate le parole (?) *Sono ancora sconcertata*
Chiedo ancora scusa. Adesso il problema dovrebbe essere risolto. Spero di non aver inavvertitamente cancellato delle parti. Ho ripescato una vecchia copia del testo che avevo salvato nel PC XD !!! 

Grazie e scusate ancora per l'inconveniente ...         Cassandra!

Bella rimase sotto la pioggia ad aspettare, ferma nel parcheggio in attesa di Edward. Pioveva e pioveva. Faceva freddo. Il gelo le penetrava nelle ossa.
Si sedette sugli scalini della scuola e cominciò a piangere. Lui le aveva detto che sarebbe venuto a prenderla. L’aveva accompagnata a scuola e, baciandola sulle labbra, le aveva promesso che sarebbe tornato per lei, alle due del pomeriggio, appena finita la scuola.

 Quella mattina c’era il sole.
Angela aveva aspettato per un po’ e le aveva fatto compagnia. Quando però vide che non arrivava nessuno le aveva offerto un passaggio a casa. Bella aveva rifiutato.

Erano ormai le otto della sera e nessuno era andato a prenderla.
Possibile che Edward si fosse dimenticato di lei? E che Alice non la vedesse lì, tutta sola?
No, non era possibile. Doveva essere successo qualcosa e per questo lei non aveva voluto accettare l’invito di Angela.
Ormai era stanca. Tremava. Diluviava e gli abiti bagnati le si erano appiccicati addosso. Sentiva freddo ovunque. Si era accoccolata facendosi piccola piccola, cercando di scaldarsi sfregando le mani sulle braccia. Stava male. Non si era accorta di quanto stesse male.
Improvvisamente sentì che tutto andava svanendo. Si appoggiò con il capo sul pavimento e, sospirando, perse i sensi.

Quando si svegliò non capì bene cosa fosse accaduto. Era in un letto, caldo e asciutto. Una mano fredda poggiata sulla fronte febbricitante. Sentiva Edward urlare e si sentì felice. Lui stava bene …

Un’altra voce gli rispondeva qualcosa, sempre urlando. Sopra di lei una voce leggera li invitava ad andarsene.

Bella socchiuse gli occhi e intravide le loro figure. Esme se ne accorse e le sorrise. < Bella, tesoro, come ti senti? > la ragazzina cominciò a tossire. Le sembrava di bruciare dentro. Non riusciva più a respirare. Le voci intorno a lei cessarono. Carlisle le si era avvicinato e le aveva preso dolcemente il braccio. Le sentì il polso. Il contatto con quella pelle fredda la fece sussultare.
Non capiva niente. Aveva mal di testa e male ai polmoni. Aveva una sete tremenda e aveva freddo. Riuscì a sussurrare: < Acqua … > In meno di un secondo Edward le era accanto con in mano un bicchiere pieno d’acqua fredda. Esme le sollevò un pochino il capo e lui l’aiutò a bere qualche sorso. Fissandolo negli occhi vide che erano neri. Carbone. Ma come? Quella mattina lui era andato a caccia. Non aveva “mangiato”?  I suoi occhi, il suo sguardo … qualcosa lo tormentava. Qualcosa lo sconvolgeva. Cosa diavolo era successo.

Sentì Carlisle parlare ma a malapena distinse le parole. < Mi senti Bella? Mi riesci a capire? >
< Carlisle … ho freddo … brucia … > < Dove brucia? > Bella non rispose ma si pose una mano sul petto. Carlisle annuì sorridente e rassicurante. Edward le era accanto. Non si era accorta che le si fosse avvicinato. Lui le prese la mano e la strinse nelle sue. Bella tremò per il freddo e Alice le mise un’altra coperta addosso. Edward le sussurrò all’orecchio: < Stai calma amore, non è niente. Abbiamo chiamato Charlie. Sa che sei qui. È passato a trovarti. Preferisce che tu rimanga qui, dove c’è Carlisle… e poi sono anch’io medico, anche se lui non lo sa… devi stare tranquilla.>
Bella annuì spaesata. Charlie? Che cosa centrava Charlie? ...  < Che… che ore sono? >
< Sono le 3 e mezza di notte… di giovedì… > < Giovedì?...ma… >
< Sei rimasta incosciente per più di quattro giorni. Avevi la febbre molto alta … > Carlisle parlava sempre con quel tono calmo, da dottore. Era sempre così professionale…
Annuì e il gesto le provocò un mancamento. Chiuse gli occhi e quando li riaprì nella stanza c’era solo Edward, al suo capezzale. Aveva gli occhi chiusi e le teneva la mano tra le sue. Stretta ma senza farle male. Aveva il capo chino. Continuava a sussurrare le stesse parole. : < Amore, ti prego amore… amore, riprenditi. Riprenditi. Perdonami, scusami.. Scusami Perdonami. Ti prego amore … scusami, scusami, scusami … >
Bella cercò di chiamarlo ma non emise altro che un sospiro sofferente.
Edward alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi arrossati. Bella si perse nel pozzo nero degli occhi di lui. Occhi neri come non mai. 
< Ed … ward … Hai sete … > < Amore, mi senti? >  Edward parve rincuorato. Le sorrise ma nel suo sguardo si intravedeva la disperazione. 
< Come ti senti? > Edward le accarezzò il volto febbricitante e lei sospirò tranquillizzata.

Esme e Alice entrarono nella stanza piano, senza fare rumore…
< L’abbiamo sentita parlare… siamo venute a vedere cosa stava succedendo … >
< Delira. Le ho misurato la febbre. Ha 39.2, gli antipiretici non bastano. >
< Edward …  Edward … ti amo. Ti amo … non mi lasciare … ti prego … >
< Shh, amore … shh. Sono qui, vicino a te. Non preoccuparti. Non vado da nessuna parte. Stai calma stai calma … >
Edward era completamente chino su di lei e le sussurrava all’orecchio per tranquillizzarla. Esme si avvicinò loro e abbracciò il ragazzo. Gli disse: < Edward, non puoi rimanere qui tutto il tempo. Devi riposarti un po’. Vai a caccia. Stiamo qui noi finché non torni. Non ti devi preoccupare. Ce ne occupiamo io e Alice … >
< NO! Non posso. Non me ne vado. Non posso lasciarla. Non finché non riprende conoscenza. > < Ma Edward, quando si sveglierà vorrà averti vicino. Vuoi che sia costretta a vederti andare via? Non darle questo dolore. Starai via solo un paio d’ore in fondo. Ti accompagnerà Jasper, e anche Emmet. Vai … >  In quel momento il ragazzo si sentì invaso da un senso di tranquillità e scorse jasper sulla porta. Emmett era già accanto a lui e lo trascinava con delicatezza fuori dalla casa. Senza rendersene conto si ritrovò a correre per la foresta. Non riusciva a leggere i pensieri dei suoi familiari a causa dell’agitazione. Percepiva dei frammenti su cui non voleva soffermarsi. Capiva che anche loro erano estremamente agitati per la sua Bella.

Ed ecco che aveva assalito un cervo. Beveva e pian piano cominciò a sentire meno sete. Pian piano la sete bruciante che lo aveva stretto in una morsa in tutti quei giorni andava diminuendo. Da quanto era che non si sfamava?  Con quello erano 26 giorni. Un tempo molto lungo. Sì perché cinque giorni prima, quando era andato a caccia, non aveva potuto nutrirsi poiché richiamato a casa da una visione di Alice. Sua sorella aveva avuto una premonizione molto confusa e spaventosa. Sarebbe successo qualcosa di brutto. Non riusciva a capire cosa. L’unica cosa certa era che sarebbe accaduto presto, molto presto, a Port Angels e che avrebbe riguardato la loro famiglia. Edward e Jasper si erano recati nella vicina cittadina e lì erano rimasti per tutto il giorno a controllare la situazione. Quel giorno pioveva a dirotto sebbene la mattina alle 8 ci fosse stato il sole. Edward sapeva che avrebbe dovuto passare a prendere Bella ma era convinto che Alice sarebbe andata al posto suo. Era così scontato. Non pensò di avvisare la sua fidanzata. Perché preoccuparla inutilmente?

E poi, tornato a casa, si rese conto che Alice non si era mossa da lì. Troppo sconvolta dalla sua confusa premonizione. Lui si era arrabbiato e le aveva chiesto, urlando, perché non l’avesse vista. Lei, che se avesse potuto avrebbe pianto, aveva risposto che era stata concentrata sulla visione. Non pensava che Bella la stesse aspettando.
Senza aggiungere niente, Edward uscì e si diresse a casa dell’ispettore Swan. Si sarebbe scusato con Bella per averle dato buca cercando di dare meno spiegazioni possibili e quella notte sarebbe andato a caccia.

Arrivato però a casa di Charlie non trovò nessuno. Telefonò a Bella sul cellulare ma nessuno rispose. Aveva cominciato a preoccuparsi. Chiamò Alice e le spiegò la situazione. Lei si concentrò ma, con voce affranta, disse che non riusciva a vedere niente. Gli suggerì di controllare a casa di Angela, Jessica e Mike. Lo assicurò che Jasper sarebbe passato in centrale e avrebbe telefonato a Jack. Emmett l’avrebbe cercata a Forks.  Probabilmente si era offesa ed era andata a trascorrere il pomeriggio con qualche suo amico.

Edward salì sulla Volvo e spinse la velocità. In poco più di 5 minuti fu a casa di Mike, il quale si stupì di trovarselo davanti. Alla domanda : < Sai dov’è Bella? > Pensò che avessero litigato. Edward se ne accorse e si affrettò ad aggiungere che non avevano litigato ma che solo doveva dirle una cosa importante che aveva appena saputo. I pensieri nella mente del ragazzino si calmarono –Si era già visto consolare una affranta Bella a suon di carezze e baci teneri…-
< L’ultima volta che l’ho vista era con Angela, Weber … >

Non fece a tempo a finire la frase che Edward lo ringraziò. Un istante dopo il vampiro era già in auto. Mike rimase per qualche secondo interdetto sulla porta e poi rientrò in casa. Tanto per essere sicuro telefonò a Bella sul cellulare. Giusto per vedere se Edward gli avesse mentito. Nessuno rispose e lui tornò a giocare al computer.
5 minuti dopo Edward era davanti a casa di Angela. Suonò il campanello e con tutta la sua galanteria attese. Gli aprì la mamma di Angela. La donna, appena lo vide ebbe pensieri su cui Edward non volle neanche soffermarsi. Era abituato a certe sconcerie ma in quel momento non volle neanche farci la minima attenzione. Non sentiva l’odore di bella, per lo meno non recente. Angela scese e lui lesse il suo stupore nella mente di lei. Si sentì male. Con gentilezza le chiese se sapesse dove fosse Bella e la ragazzina rispose stupita che lei lo stava aspettando a scuola. Avevano frequentato insieme i corsi pre-universitari. All’uscita lo avevano atteso per un po’ ma lui non era arrivato. Lei aveva preferito rimanere lì ad aspettarlo.

Edward ringraziò e subito si diresse lì. Si sentiva agitato. Era arrabbiato con stesso e con Bella. Che scema. Non aveva il pick up. Avrebbe dovuto andare via con Angela.

In circa 8 minuti fu davanti a scuola ma notò che quella ormai era chiusa. Ormai erano le otto ed era buio. Pioveva molto. Sicuramente faceva freddo. Uscì dalla macchina e si diede uno sguardo veloce intorno. L’odore di Bella era flebile, mescolato a quello di centinaia di altre persone, lavato via dalla pioggia. Si avvicinò all’edificio. Era agitato. Non capiva se fosse ancora lì o se magari Charlie fosse venuto a prenderla. Non poteva essere lì. La scuola era chiusa da 5 ore.

Poi sentì il mondo crollargli sotto i piedi.

Una piccola figura tremante, accovacciata. Riversa a terra.

Corse verso di lei. Bella.

Aveva le labbra viola. Era scossa da forti tremori. Respirava a fatica. Fradicia fin nel midollo. Gli occhi erano chiusi e le mani giunte in petto. Era in posizione fetale. Sussurrava qualche parola con una vocina flebile e provata. Riconobbe una sola parola. Un nome: Edward.

Non rimase un attimo di più in quella posizione. Lui, con un gesto fulmineo, la sollevò da terra e corse verso la macchina. Il vento gelido le sferzava il corpo stremato. Sussultava violentemente. Ansimava. In due secondi aprì la portiera posteriore dell’auto. Facendo attenzione a non bagnare l’abitacolo, le sfilò velocemente la maglietta, la canottiera e i pantaloni, le scarpe e le calze. La lasciò in biancheria intima. Il suo bellissimo corpo aveva delle piccole chiazze bluastre. Edward accese immediatamente il riscaldamento e mentre chiamava Alice al cellulare per avvisarla cercava di asciugare la ragazzina, sfregandola con la sua maglietta asciutta che si era appena sfilato. La sfregava velocemente per scaldarla. Le sentì il polso. Era debole come il suo respiro. Quando fu abbastanza asciutta la fece sdraiare su tutto il sedile posteriore. La avvolse nel suo cappotto freddo ma asciutto tenendo la testa leggermente sollevata su una borsa morbida che apparteneva a Rosalie.  Le fece scorrere addosso due cinture di sicurezza per far in modo che non cadesse. Poi sfreccio ad una velocità assurda verso casa Cullen. In pochi minuti era già dentro il garage di casa sua. Alice, con il volto sconvolto, era in un angolo. Esme aprì la portiera non appena l’auto si fu fermata. Prese in braccio Bella che tremava e sussultava ad ogni movimento. La sua temperatura si era alzata un pochino. Emmett aiutò Edward ad uscire dalla Volvo. Senza accorgersene erano in casa, in bagno. La vasca era stata riempita nei minuti che aveva impiegato a raggiungere l’abitazione. L’acqua era calda. Rosalie sfilò la biancheria a Bella. Emmett lasciò Edward davanti al bagno e Alice lo spinse dentro.

Jasper stava arrivando. Rosalie versò del liquido molto caldo nella gola di Bella che tossi violentemente. Continuò per un po’. Le fece bere quasi un litro di the caldo mentre esme la teneva ferma, dopo averla avvolta in coperte caldissime. Quando si fu scaldata un po’ Esme immerse la ragazzina nella vasca e inserì l’idromassaggio. Con dolcezza lei e Alice le sfregavano il corpo provato con degli asciugamani bollenti,li avevano messi sui caloriferi del bagno che erano al  massimo.

Edward era immobile. Bella era nuda nella vasca del bagno attiguo alla sua camera. Era lì, in ipotermia. Jasper arrivò. Percepì una tranquillità innaturale invaderlo. La sua ansia era però troppa per venir placata. Carlisle aprì la porta del bagno e osservò Edward. Un rapido sguardo e poi si chinò con finta tranquillità su Bella. Quando si fu riscaldata ulteriormente l’asciugarono e la rivestirono con abiti messi prima a scaldare. Esme, con gesti veloci e dolci le infilò una maglietta e dei pantaloni di cotone. Carlisle la prese in braccio e la portò in camera di Edward. Lì l’adagiò sul letto e la visitò. Edward era rimasto in bagno, in uno stato di semiincoscenza portato dallo shock. Jasper abbracciava Alice che singhiozzava senza poter versare lacrime.

Dopo qualche ora, entrò nella sua camera. Era mezzanotte. Charlie era al capezzale di Bella. Lui non si era accorto che il padre di lei fosse arrivato. Parlava con Carlisle che gli suggeriva di lasciare Bella con loro. Se ne sarebbero occupati e, se fosse successo qualcosa di grave l’avrebbero portata all’ospedale. Gli proposero di rimanere anche lui ma Charlie ringraziò e rifiutò. Alle 5 lasciò l’abitazione.
Edward le era accanto e le teneva la mano. Era divorata dalla febbre. Delirava. Passò 5 giorni in questo modo riprese coscienza solo 2 volte: il quarto e il quinto giorno. Charlie passava ogni giorno e chiamava spesso ma era contento che si trovasse dai Cullen. Lui non avrebbe saputo come aiutarla.

Ecco, dopo 5 giorni si ritrovava a cacciare con la sua ragazza nel suo letto, seminuda e in preda al deliro della febbre.

Quando si fu dissetato sussurrò: < Voglio tornare da lei … > Emmett annuì e lo prese per mano. Corsero a casa e lì Edward credette di morire di nuovo. Vuota. La casa era completamente vuota. Bella non era nel suo letto, Esme e Rosalie non la stavano accudendo. Alice non stava piangendo né Carlisle visitandola. Tutto era silenzioso.
Jasper si avvicinò a Edward e gli poggiò una mano sulla sua spalla per calmarlo ma fu inutile.
Emmett era al telefono con Rosalie.
Dopo qualche istante erano in auto. Verso Port Angels. Edward non riusciva più a rimanere calmo. Era distrutto. La previsione di Alice. Ecco cos’era la cosa terribile. L’avevano provocata loro … Arrivarono all’ospedale della cittadina e videro Esme che li attendeva. Vicino c’era Charlie. Rosalie abbracciò Emmett. Edward percepiva i suoi pensieri e se ne stupì. Era triste per Bella. Jasper cinse Alice con il braccio. Nei pensieri di Alice vide Bella. In un letto bianco. Coperta da una leggera camicia da notte. Dei tubicini nel naso, un tubo in gola e delle flebo. Un monitor che segnalava il debole battito del suo piccolo cuore. Si sentì mancare.

Carlisle gli andò in contro e lo condusse da lei. Durante il tragitto gli disse: < Ha avuto delle complicazioni respiratorie poco dopo che sei uscito. Non ha subito danni permanenti. La terranno qui in cura… fino a che resisterà. Mi dispiace Edward, davvero. Vieni. Di qua. >

Lo condusse nel reparto di terapia intensiva. Bella pareva tranquillamente addormentata. Se non fosse stato che la sua vita era appesa a un filo. Carlisle lo fece accomodare su una poltroncina affianco al letto e, mentre Edward accarezzava la fronte della ragazza tenendole una mano, gli disse: < Volevamo trasformarla … > < NO . Non puoi farlo. Non ne hai il diritto. Deve poter vivere. > < Edward. Non supererà la notte. Non possiamo fare altro che questo. Se attendi troppo rischia di essere troppo tardi. Charlie sa che morirà e Reneé sta venendo qui ...  tu la ami. Noi le vogliamo bene. Per me ed Esme è come una figlia. Ascoltami, quando poco fa ha riacquistato conoscenza la prima cosa che ha fatto è stata cercarti con lo sguardo. Quando le abbiamo detto che eri andato via un attimo ha sospirato rilassata. Era lucida e mi ha detto: “ Per fortuna l’avete convinto, aveva così sete ma non voleva andare a caccia … ” Poi si è guardata l’anello e ha sorriso prima di ricadere nell’incoscienza. Ti prego Edward, non lasciare che muoia. Non farti questo, non farle questo.

L’unica cosa che vuole è stare con te … se non la morderai tu, lo farò comunque io. Non darle il perpetuo dispiacere di sapere che non sei stato tu a donarle la nostra vita. Per lei sarebbe come sapere che tu in fondo non la desideravi a tal punto da tenerla con te … > 
< Ma non è così!!! > < Lo so … ma … > < Le ho promesso … le ho promesso che le avrei fatto vivere tutte le esperienze umane che voleva … l’unica che realmente desiderava … non posso toglierle anche questo, solo per un mio capriccio … non posso. Tutto perché sono stato uno stupido tradizionalista … perché mi sono impuntato. In fondo mi aveva chiesto solo questo … >
< Edward, sta calmo. Qualunque cosa vi siate promessi …  lei capirà. Non devi darti colpe che non hai. Ti ama e tu la ami. Questo le basta. >
< Mi ha chiesto … di fare l’amore con lei e io glie lo ho negato. L’unica cosa che voleva provare prima di essere trasformata … non mi ha mai chiesto altro. Sono stato uno stupido a voler attendere il matrimonio. Ma ormai mancava solo un mese … solo un dannatissimo mese … > < Tranquillo… non agitarti.   Adesso devi fare quello che è giusto. Lei stessa ti dirà che sei stato stupido ad attendere così tanto …  mordila Edward, mordila e liberala … >
Spaesato Edward annuì e con dolcezza le carezzò il viso febbricitante e madido di sudore.
Le parlò dolcemente e, sussurrandole la sua ninnananna, le scostò i capelli dal collo.
Con delicatezza glie lo baciò e poi incise.

Percepì chiaramente i muscoli del corpo della ragazza irrigidirsi sotto di lui. Un urlo venne soffocato dal tubo che aveva in gola. Sentì il sangue invadergli la bocca come un fiume in piena. Rivoli rossi solcarono il candido collo e gocciolarono sul cuscino, portatori di un destino di morte.

La ragazzina si dimenava mentre Edward lasciava che il veleno si diffondesse, lottando contro la sua sete feroce. Fortuna che aveva appena “mangiato”.
Qualcosa però fece voltare con scatto repentino Carlisle. Edward aveva iniettato una grande quantità di veleno nel corpo del suo amore quando si staccò dal suo collo. E osservò Carlisle. Il monitor era impazzito? ... No .
Le sue urla erano udibili nonostante il tubo infilato in gola. Il cuore di bella batteva all’impazzata mentre la ragazzina si contorceva gridando.
Batteva veloce, troppo veloce. Carlisle aveva staccato i fili che collegavano le apparecchiature alla sala infermiere per evitare inconvenienti e quindi non arrivò nessuno.
Bella urlava e urlava. Aprì gli occhi e vide il suo angelo. Capì e si sentì sollevata … in quel mare infinito di dolore però perse nuovamente i sensi. Urlava invocando la morte ma le sue parole non erano distinguibili.

Improvvisamente Edward vide nella sua mente l’immagine di Bella, splendida in abito da sposa. Un fazzoletto candido legato al collo. Bellissima e pallidissima nel suo abito bianco…
Con gli occhi chiusi, come addormentata.
Circondata di fiori bianchi … adagiata su lenzuola color perla. Il volto perfetto immobile … un sorriso sulle labbra e le mani giunte in grembo. Sull’anulare la fede nuziale … al collo, appeso ad una catenina d’oro, l’anello di fidanzamento …

Edward si voltò lentamente e vide Alice a terra che si teneva il capo. Immediatamente capì.
E in quel momento provò sensazioni che non pensava avrebbe potuto provare.

Afferrò la sorella per le spalle e la scosse violentemente urlando. Le sue grida coprivano quelle di Bella. Alice era in stato di shock e  non reagiva … Carlisle e Jasper li separarono.

Il monitor era sempre più veloce … sempre più veloce.

Edward andò vicino a Bella e le prese la mano. La supplicò di non lasciarlo, di non abbandonarlo …

Le grida erano sempre più deboli. Improvvisamente il battito del suo cuore cessò e gli spasmi ebbero fine. Il corpo di bella perse ogni forza sotto quello di Edward. Il respiro si era fermato e il sangue aveva impregnato le lenzuola e la camicia da notte. Il silenzio fu l’unica cosa che Edward riuscì a percepire…

 Carlisle e Jasper riuscirono a far credere alla morte naturale di Bella, causata dalle complicanze di una gravissima polmonite. A charlie dissero che se ne era andata senza accorgersene, accompagnata dall’incoscienza portata dalla morfina.
Edward era come se fosse morto con lei …  non parlava, non beveva, non reagiva. Rimase per due giorni a vegliare il cadavere senza permettere ad alcuno di sfiorarla. Le baciava le mani, le labbra i capelli, i polsi … le cantava la sua ninnananna, la cullava tra le sue braccia.

Emmett e Jasper lo avevano portato via di forza per permettere ad Esme di vestirla per il funerale.

Quel giorno c’era una pioggerellina leggera, quasi piacevole. I loro compagni di scuola piangevano … Angela era sconvolta. Charlie e Reneé parevano assenti, persi nel dolore dei ricordi e stretti uno tra le braccia dell’altra. Tutto era come nella visione che Alice aveva avuto qualche ora prima.
Anche lei era nello stesso stato di Edward. Distrutta. Il giovane Cullen rimase vicino a Bella ogni attimo che poté. Stranamente il corpo di Bella rimase come nell’istante in cui era morta. Non c’erano segni dell’inizio della decomposizione. Le sue dita erano bianche. Le sue guance anche. Era come se fosse appena morta. Bellissima e immacolata. Un sorriso triste le donava malinconia. Pareva ancora più piccola in quella bara bianca.

Ed Edward vedendola nell’abito da sposa sentì dentro di lui crescere la consapevolezza della verità.

Era davvero l’ultima volta che avrebbe potuto vederla. Non volle assistere alla chiusura della bara. Non ci riuscì. Divorato dal senso di colpa, si chiuse nel silenzio.


Passarono i giorni, i mesi, gli anni … I cullen avevano convinto Edward a non togliersi la vita appellandosi ai desideri di Bella. La ragazza aveva scritto una lettere un giorno e l’aveva consegnata a Carlisle. “se mi dovesse succedere qualcosa … vorrei che tu dessi questa a Edward … ti prego …” Così gli aveva detto quando glie la consegnò … molti anni prima ormai…

Più di trentasette anni erano passati da quel maledetto giorno di pioggia ma per Edward nulla era cambiato.

Da quel maledetto giorno, tutti i giorni, Edward si era recato alla tomba di Bella. Senza mai essere visto era andato da lei a chiederle scusa, a implorare perdono. Lei era l’unica a cui regalava la sua voce.  La sua tomba era sempre adornata di freschi fiori bianchi e ogni sera lui le cantava la sua ninnananna, le leggeva le lettere che le scriveva, le dichiarava il suo amore… così ormai da tempo …

Quell’anno però era tristemente speciale … dovevano esumare il corpo per trasferire i resti in un altro luogo come è prassi nei cimiteri. I cullen non poterono assistere. Ufficialmente si erano trasferiti in Finlandia dopo la tragica morte della promessa sposa del loro figlio più giovane. Ormai molti anni prima.

Alla triste necessità parteciparono Angela, che ormai andava per i sessanta ma che era rimasta molto legata al ricordo di quell’amica, morta in quello che avrebbe dovuto essere il periodo più felice della sua vita, Jacob, che dimostrava poco più di quarant’anni data la sua natura e Carlisle, che si faceva passare per il nipote del medico che abitava nella villa vicino al fiume più di quaranta anni prima.

Edward e il resto della famiglia non si fecero vedere ma assistettero nascosti nel bosco adiacente il cimitero.

La cerimonia fu molto composta. In fondo si trattava di un atto quasi burocratico … quando però aprirono la bara per trasferire le ossa in una scatolina di ciliegio, il respiro morì in gola a tutti i presenti. Una bellissima sposa giaceva malinconica tra petali di fiori secchi. Il suo sorriso, i suoi capelli … le sue mani … una sposina di diciannove anni addormentata nel talamo della morte…

Immobile ma serena. Identica a 37 anni prima.

Gli addetti del cimitero rimasero interdetti. A volte poteva capitare che un corpo si mummificasse naturalmente ma era molto strano che accadesse in un luogo umido come Forks. E poi un tal grado di conservazione era improbabile … impossibile … eppure era lì.  Carlisle sospirò. Una parola sfuggi dalle sue labbra: < Il veleno > Rimandarono il trasferimento all’indomani. Avrebbero prima chiamato il medico dell’ospedale per accertamenti. Quella era una cosa del tutto inusuale, incredibile…

Quella notte tutti i Cullen s’intrufolarono nella camera mortuaria. Stupiti.
Edward osservava il suo grande amore e pensò che uno dei suoi desideri si era in fondo avverato …

Poter vederla un’ultima volta, così come l’aveva lasciata. Perfetta, sua …

veva lasciata. sì come l'ande amore e pensò che uno dei suoi desideri si era in fondo avverato... in gola a tutti i presentiTutti erano sconcertati e tristi. Quella perdita li aveva toccati moltissimo. Per loro Bella era una Cullen. Quella morte era stata un dolore tremendo per tutti. Alice inoltre non si era più ripresa. Tra lei ed Edward facevano a gara a chi si sentisse più in colpa. Per lo meno Alice aveva Jasper a consolarla come solo l’amore può fare. Per Edward invece non c’era più niente.

In quel momento, vedendo il corpo di bella, il vampiro si sentì come sollevato. Come in “Romeo e Giulietta” la morte non aveva potuto niente contro la bellezza della sua amata. Gli venne in mente quel giorno, a Volterra, e si augurò che il miracolo si compisse di nuovo. Con tutto il cuore pregò che gli occhi di lei vedessero nuovamente la luce.

Con tenerezza Edward si chinò sulla sposina e poggiò le labbra su quelle di lei. Quelle però non si dischiusero al dolce tocco dell’amore ma anzi, rimasero immobili ghiacciate. Per un attimo fu come un sogno … poi, improvvisamente, quando Edward si separò e il suo respiro sfiorò il volto della ragazzina, il corpo e l’abito divennero polvere finissima che si mescolò ai petali secchi dei gigli e nell’aria aleggiò un fresco profumo di fresia …

Con le spoglie mortali di Bella, si sgretolò definitivamente anche il cuore di Edward.
  
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