Scusate
se prima la parte finale non era molto comprensibile ... Non so come
mai, ma si erano mescolate le parole (?) *Sono ancora sconcertata*
Chiedo ancora scusa. Adesso il problema dovrebbe essere risolto. Spero
di non aver inavvertitamente cancellato delle parti. Ho ripescato una
vecchia copia del testo che avevo salvato nel PC XD !!!
Grazie e scusate ancora per l'inconveniente ... Cassandra!
Bella
rimase sotto la
pioggia ad aspettare, ferma nel parcheggio in
attesa
di Edward. Pioveva e pioveva.
Faceva freddo. Il gelo
le penetrava nelle ossa.
Si sedette sugli scalini
della scuola e cominciò a piangere. Lui le aveva detto
che sarebbe venuto a prenderla. L’aveva accompagnata a scuola
e, baciandola
sulle labbra, le aveva promesso
che sarebbe tornato
per lei, alle due del pomeriggio, appena finita la scuola.
Quella
mattina c’era
il sole.
Angela aveva aspettato per
un po’ e le aveva fatto
compagnia. Quando però vide
che non arrivava nessuno le aveva offerto un passaggio
a casa. Bella aveva rifiutato.
Erano
ormai le otto della
sera e nessuno era andato a prenderla.
Possibile che Edward si
fosse dimenticato di lei? E
che Alice non la vedesse
lì, tutta sola?
No, non era possibile.
Doveva essere successo qualcosa e per questo lei non aveva voluto
accettare
l’invito di Angela.
Ormai era stanca. Tremava.
Diluviava e gli abiti bagnati le si
erano appiccicati
addosso. Sentiva freddo ovunque. Si era accoccolata facendosi piccola piccola,
cercando di
scaldarsi sfregando le mani sulle braccia. Stava male. Non si era
accorta di quanto stesse male.
Improvvisamente sentì che
tutto andava svanendo. Si appoggiò con il capo sul pavimento
e, sospirando,
perse i sensi.
Quando si
svegliò non capì bene
cosa fosse accaduto. Era in un letto, caldo e asciutto. Una
mano fredda poggiata sulla fronte febbricitante. Sentiva
Edward urlare e
si sentì
felice. Lui stava bene …
Un’altra
voce gli
rispondeva qualcosa, sempre urlando. Sopra di lei una voce leggera li
invitava
ad andarsene.
Bella
socchiuse gli occhi
e intravide le loro figure. Esme se ne
accorse e le
sorrise. < Bella, tesoro,
come ti senti? > la
ragazzina cominciò a tossire. Le sembrava di bruciare
dentro. Non riusciva più
a respirare. Le voci intorno a lei cessarono. Carlisle le si
era avvicinato e le aveva preso dolcemente il braccio. Le
sentì il
polso. Il contatto con quella pelle fredda la fece sussultare.
Non capiva niente. Aveva mal
di testa e male ai polmoni. Aveva una sete
tremenda e aveva freddo.
Riuscì a sussurrare: <
Acqua … > In meno di un secondo Edward le era accanto
con
in mano un bicchiere pieno d’acqua fredda. Esme
le sollevò un pochino il
capo e lui l’aiutò a bere qualche sorso.
Fissandolo negli occhi vide che erano
neri. Carbone. Ma come?
Quella mattina lui era andato
a caccia. Non aveva “mangiato”? I suoi
occhi, il suo
sguardo … qualcosa lo tormentava. Qualcosa lo sconvolgeva. Cosa
diavolo era successo.
Sentì
Carlisle parlare ma a
malapena distinse le parole. < Mi senti Bella?
Mi riesci a capire? >
< Carlisle … ho
freddo … brucia … > < Dove brucia?
> Bella non rispose ma
si pose una mano sul petto. Carlisle annuì
sorridente e rassicurante. Edward le era accanto. Non si era accorta
che le si fosse
avvicinato. Lui le prese la mano e la strinse
nelle sue. Bella tremò per il freddo e Alice le mise
un’altra coperta addosso.
Edward le sussurrò all’orecchio: < Stai
calma amore, non è niente. Abbiamo
chiamato Charlie. Sa che sei qui. È passato a trovarti.
Preferisce che tu rimanga
qui, dove c’è Carlisle… e poi sono
anch’io medico, anche se lui non lo sa… devi
stare tranquilla.>
Bella annuì spaesata.
Charlie? Che cosa
centrava Charlie? ... <
Che… che ore sono? >
< Sono le 3 e mezza di
notte… di giovedì… > <
Giovedì?...ma…
>
< Sei rimasta
incosciente per più di quattro giorni. Avevi la febbre molto
alta … > Carlisle parlava sempre con
quel tono calmo, da dottore. Era
sempre così professionale…
Annuì e il gesto le
provocò un mancamento. Chiuse gli occhi e quando li
riaprì nella stanza c’era
solo Edward, al suo capezzale. Aveva gli occhi chiusi e le teneva la
mano tra
le sue. Stretta ma senza farle male. Aveva il capo chino. Continuava a
sussurrare le stesse parole. : <
Amore, ti prego
amore… amore, riprenditi. Riprenditi. Perdonami, scusami..
Scusami Perdonami. Ti prego amore
… scusami, scusami,
scusami … >
Bella cercò di chiamarlo ma
non emise altro che un sospiro sofferente.
Edward alzò lo sguardo e
incontrò i suoi occhi arrossati. Bella si perse nel pozzo
nero degli occhi di lui.
Occhi neri come non mai.
< Ed …
ward … Hai sete … > < Amore, mi
senti? > Edward
parve rincuorato. Le sorrise ma nel suo
sguardo si intravedeva
la disperazione.
< Come ti senti?
>
Esme
e Alice entrarono
nella stanza piano, senza fare rumore…
< L’abbiamo sentita
parlare… siamo venute a vedere cosa stava succedendo
… >
< Delira. Le ho misurato
la febbre. Ha 39.2, gli antipiretici
non bastano. >
< Edward … Edward
… ti amo. Ti amo
… non mi
lasciare … ti prego … >
< Shh,
amore … shh.
Sono qui, vicino a te. Non preoccuparti.
Non vado da nessuna parte. Stai calma stai
calma …
>
Edward era completamente chino su di lei e le sussurrava
all’orecchio per
tranquillizzarla. Esme si avvicinò loro e
abbracciò il ragazzo. Gli disse: <
Edward, non puoi rimanere qui tutto il tempo. Devi riposarti un
po’. Vai a
caccia. Stiamo qui noi finché non torni. Non ti devi
preoccupare. Ce ne occupiamo
io e Alice … >
< NO! Non posso. Non me
ne vado. Non posso lasciarla. Non
finché non riprende
conoscenza. > < Ma
Edward, quando si
sveglierà vorrà averti vicino. Vuoi che sia
costretta a vederti andare via? Non
darle questo dolore. Starai via solo un paio d’ore in fondo.
Ti accompagnerà
Jasper, e anche Emmet. Vai … >
In quel
momento il ragazzo si sentì invaso da un senso di
tranquillità e scorse jasper
sulla porta. Emmett era già accanto a lui e lo trascinava
con delicatezza fuori dalla
casa. Senza rendersene conto si ritrovò a
correre per la foresta. Non riusciva a leggere i pensieri dei suoi
familiari a
causa dell’agitazione. Percepiva dei frammenti su cui non
voleva soffermarsi.
Capiva che anche loro erano estremamente
agitati per
la sua Bella.
Ed
ecco
che aveva assalito un cervo.
Beveva e pian piano cominciò a sentire meno
sete. Pian piano la sete bruciante che lo aveva stretto in una morsa in
tutti quei giorni andava
diminuendo. Da quanto era che non si
sfamava? Con quello erano 26 giorni. Un tempo molto lungo.
Sì perché cinque
giorni prima, quando era andato a caccia, non aveva
potuto nutrirsi poiché richiamato a casa da una visione di
Alice. Sua sorella
aveva avuto una premonizione molto confusa e spaventosa. Sarebbe
successo
qualcosa di brutto. Non riusciva a capire cosa. L’unica cosa
certa era che
sarebbe accaduto presto, molto presto, a Port Angels e che avrebbe
riguardato
la loro famiglia. Edward e Jasper si erano recati nella vicina
cittadina e lì
erano rimasti per tutto il giorno a controllare la situazione. Quel
giorno
pioveva a dirotto sebbene
la mattina alle 8 ci fosse
stato il sole. Edward sapeva che avrebbe dovuto passare a prendere Bella ma era convinto che Alice
sarebbe andata al posto suo.
Era così scontato. Non pensò di avvisare la sua
fidanzata. Perché
preoccuparla inutilmente?
E poi,
tornato a casa, si
rese conto che Alice non si era mossa da lì. Troppo
sconvolta dalla sua confusa
premonizione. Lui si era arrabbiato e le aveva chiesto,
urlando, perché non l’avesse vista. Lei, che se
avesse potuto avrebbe pianto,
aveva risposto che era stata concentrata sulla visione. Non pensava che
Bella
la stesse aspettando.
Senza aggiungere niente,
Edward uscì e si diresse a casa dell’ispettore
Swan. Si sarebbe scusato con
Bella per averle dato buca cercando di dare meno spiegazioni possibili
e quella
notte sarebbe andato a
caccia.
Arrivato
però a casa di
Charlie non trovò nessuno. Telefonò a Bella sul cellulare ma
nessuno rispose. Aveva cominciato a preoccuparsi. Chiamò
Alice e le spiegò la
situazione. Lei si concentrò
ma, con voce affranta,
disse che non riusciva a vedere niente. Gli suggerì di
controllare a casa di Angela,
Jessica e Mike. Lo
assicurò che Jasper sarebbe passato in centrale e avrebbe
telefonato a Jack.
Emmett l’avrebbe cercata a Forks.
Probabilmente si era offesa ed era andata a trascorrere il pomeriggio
con
qualche suo amico.
Edward
salì sulla Volvo e
spinse la velocità. In poco più di 5 minuti fu a
casa di Mike,
il quale si stupì di trovarselo davanti. Alla domanda :
< Sai dov’è Bella? >
Pensò che avessero litigato. Edward se ne accorse e si
affrettò ad aggiungere che non avevano
litigato ma che solo doveva dirle una cosa importante che aveva appena
saputo.
I pensieri nella mente del ragazzino si calmarono –Si era
già visto consolare una affranta
Bella a suon di carezze e baci teneri…-
< L’ultima volta che l’ho
vista era con Angela, Weber … >
Non
fece a tempo a finire
la frase che Edward lo ringraziò. Un istante dopo il vampiro
era già in auto. Mike
rimase per qualche secondo interdetto sulla porta e
poi rientrò in casa. Tanto per essere sicuro
telefonò a Bella sul cellulare. Giusto
per vedere se Edward gli avesse mentito. Nessuno
rispose e lui tornò a giocare al computer.
5 minuti dopo Edward era
davanti a casa di Angela.
Suonò il campanello e con
tutta la sua galanteria attese. Gli aprì la mamma di Angela.
La donna, appena lo vide ebbe pensieri su cui Edward non volle neanche
soffermarsi. Era abituato a certe sconcerie
ma in quel
momento non volle neanche farci la minima attenzione. Non sentiva
l’odore di
bella, per lo meno non recente. Angela scese e lui lesse il suo stupore
nella mente di lei. Si
sentì male. Con
gentilezza le chiese se sapesse dove fosse Bella e la ragazzina rispose
stupita
che lei lo stava aspettando a scuola. Avevano frequentato
insieme i
corsi pre-universitari. All’uscita lo avevano atteso per un po’
ma lui non era arrivato. Lei aveva preferito rimanere
lì ad aspettarlo.
Edward
ringraziò e subito
si diresse lì. Si sentiva agitato. Era arrabbiato con sé
stesso e con Bella. Che scema.
Non aveva il pick up. Avrebbe dovuto andare via
con Angela.
In
circa 8 minuti fu
davanti a scuola ma
notò che quella ormai era chiusa.
Ormai erano le otto ed era buio. Pioveva molto. Sicuramente faceva
freddo. Uscì
dalla macchina e si diede uno sguardo veloce intorno. L’odore
di Bella era flebile,
mescolato a quello di centinaia di altre
persone, lavato via dalla pioggia. Si avvicinò
all’edificio. Era agitato. Non
capiva se fosse ancora lì o se magari Charlie fosse venuto a
prenderla. Non
poteva essere lì. La scuola era chiusa da 5 ore.
Poi
sentì il mondo
crollargli sotto i piedi.
Una
piccola figura
tremante, accovacciata. Riversa a terra.
Corse
verso di lei. Bella.
Aveva
le labbra viola. Era
scossa da forti tremori. Respirava a fatica. Fradicia fin nel midollo.
Gli
occhi erano chiusi e le mani giunte in petto. Era in posizione fetale.
Sussurrava qualche parola con una vocina flebile e provata. Riconobbe
una sola
parola. Un nome: Edward.
Non
rimase un attimo di
più in quella posizione. Lui, con un gesto fulmineo, la
sollevò da terra e
corse verso la macchina. Il vento gelido le sferzava il corpo stremato.
Sussultava violentemente. Ansimava. In due secondi aprì la
portiera posteriore
dell’auto. Facendo
attenzione a non bagnare
l’abitacolo, le sfilò velocemente la maglietta, la
canottiera e i pantaloni, le
scarpe e le calze. La lasciò in biancheria intima. Il suo
bellissimo corpo
aveva delle piccole chiazze bluastre. Edward accese immediatamente il
riscaldamento e mentre chiamava Alice al cellulare per avvisarla
cercava di
asciugare la ragazzina, sfregandola con la sua maglietta asciutta che
si era
appena sfilato. La sfregava velocemente per scaldarla. Le
sentì il polso. Era
debole come il suo respiro. Quando
fu abbastanza
asciutta la fece sdraiare su tutto il sedile posteriore. La avvolse nel
suo
cappotto freddo ma
asciutto tenendo la testa
leggermente sollevata su una borsa morbida che apparteneva a Rosalie.
Le fece
scorrere addosso due
cinture di sicurezza per far in
modo che non cadesse. Poi sfreccio ad una velocità assurda
verso casa Cullen.
In pochi minuti era già dentro il garage di casa sua. Alice,
con il volto
sconvolto, era in un angolo. Esme aprì la portiera non
appena l’auto si fu
fermata. Prese in braccio Bella che tremava
e
sussultava ad ogni movimento. La sua temperatura si era alzata un
pochino.
Emmett aiutò Edward ad uscire dalla Volvo. Senza
accorgersene erano in casa, in
bagno. La vasca era stata riempita nei minuti che aveva impiegato a
raggiungere
l’abitazione. L’acqua era calda. Rosalie sfilò la
biancheria a Bella. Emmett lasciò Edward davanti al bagno e
Alice lo spinse
dentro.
Jasper
stava arrivando.
Rosalie versò
del liquido molto caldo nella gola di
Bella che tossi violentemente. Continuò per un
po’. Le fece bere quasi un litro
di the caldo mentre esme
la teneva ferma, dopo averla
avvolta in coperte caldissime. Quando si fu scaldata un po’ Esme
immerse la ragazzina nella vasca e inserì
l’idromassaggio. Con dolcezza lei e
Alice le sfregavano il
corpo provato con degli
asciugamani bollenti,li avevano messi sui caloriferi del bagno che
erano al
massimo.
Edward
era immobile. Bella
era nuda nella vasca del bagno attiguo alla sua camera. Era
lì, in ipotermia.
Jasper arrivò. Percepì una
tranquillità innaturale invaderlo. La sua ansia era
però troppa per venir
placata. Carlisle aprì la porta
del bagno e osservò Edward. Un rapido sguardo e poi si
chinò con finta
tranquillità su Bella. Quando
si fu riscaldata
ulteriormente l’asciugarono e la rivestirono con abiti messi
prima a scaldare.
Esme, con gesti veloci e dolci le infilò una maglietta e dei
pantaloni di
cotone. Carlisle la prese in braccio e la portò in camera di Edward.
Lì l’adagiò sul letto e la
visitò. Edward era rimasto in bagno, in uno stato di
semiincoscenza portato dallo shock. Jasper abbracciava Alice che
singhiozzava
senza poter versare lacrime.
Dopo
qualche ora, entrò
nella sua camera. Era mezzanotte. Charlie era al capezzale di Bella.
Lui non si
era accorto che il padre di lei
fosse arrivato.
Parlava con Carlisle che gli suggeriva di lasciare Bella con loro. Se
ne
sarebbero occupati e, se fosse successo qualcosa di grave l’avrebbero
portata all’ospedale. Gli proposero di rimanere anche lui ma
Charlie ringraziò
e rifiutò. Alle 5 lasciò l’abitazione.
Edward le era accanto e le
teneva la mano. Era divorata dalla febbre. Delirava. Passò 5
giorni in questo modo riprese coscienza solo 2 volte: il
quarto e il
quinto giorno. Charlie passava ogni giorno e chiamava spesso
ma era contento che si trovasse dai Cullen. Lui non
avrebbe saputo come
aiutarla.
Ecco,
dopo 5 giorni si
ritrovava a cacciare con la sua ragazza nel suo letto, seminuda e in
preda al deliro della
febbre.
Quando si
fu dissetato sussurrò:
< Voglio tornare da lei … > Emmett
annuì e lo prese per mano. Corsero a
casa e lì Edward credette di morire di nuovo. Vuota. La casa
era completamente
vuota. Bella non era nel suo letto, Esme e Rosalie non la stavano
accudendo.
Alice non stava piangendo né Carlisle visitandola. Tutto era
silenzioso.
Jasper si avvicinò a
Edward e gli poggiò una mano sulla sua spalla per calmarlo ma
fu inutile.
Emmett era al telefono con
Rosalie.
Dopo qualche istante erano
in auto. Verso Port Angels. Edward non riusciva più a
rimanere calmo. Era distrutto. La previsione di
Alice.
Ecco cos’era la cosa
terribile. L’avevano provocata
loro … Arrivarono
all’ospedale della cittadina e
videro Esme che li attendeva. Vicino c’era Charlie. Rosalie abbracciò
Emmett. Edward percepiva i suoi pensieri e se ne stupì. Era
triste per Bella.
Jasper cinse Alice con il braccio. Nei pensieri di
Alice
vide Bella. In un letto bianco. Coperta
da una leggera
camicia da notte. Dei tubicini nel naso, un tubo in gola e
delle flebo. Un monitor che segnalava il
debole battito del suo piccolo cuore. Si sentì
mancare.
Carlisle
gli andò in
contro e lo condusse da lei. Durante il tragitto gli disse: < Ha
avuto delle
complicazioni respiratorie poco dopo che sei uscito. Non ha subito
danni
permanenti. La terranno qui in cura… fino a che
resisterà. Mi dispiace Edward,
davvero. Vieni. Di qua. >
Lo
condusse nel reparto di
terapia intensiva. Bella pareva tranquillamente addormentata. Se non
fosse
stato che la sua vita era appesa a
un filo. Carlisle
lo fece accomodare su una poltroncina affianco al letto e, mentre
Edward
accarezzava la fronte della ragazza tenendole una mano, gli disse:
<
Volevamo trasformarla … > < NO . Non puoi farlo.
Non ne hai il diritto. Deve poter vivere. > < Edward. Non
supererà la
notte. Non possiamo fare altro che questo. Se attendi troppo rischia di essere troppo tardi. Charlie
sa che morirà e Reneé sta
venendo qui
... tu la ami. Noi le vogliamo bene.
Per me ed Esme è come una figlia. Ascoltami, quando poco fa
ha riacquistato
conoscenza la prima cosa che ha fatto è stata cercarti con
lo sguardo. Quando
le abbiamo detto che eri
andato via un attimo ha
sospirato rilassata. Era lucida e mi ha detto: “ Per fortuna
l’avete convinto,
aveva così sete ma
non voleva andare a caccia … ” Poi
si è guardata l’anello e ha sorriso prima di
ricadere nell’incoscienza. Ti
prego Edward, non lasciare che muoia. Non farti questo, non farle
questo.
L’unica
cosa che vuole è
stare con te … se non la morderai tu, lo farò comunque
io. Non darle il perpetuo dispiacere
di sapere che non sei
stato tu a donarle la nostra vita. Per lei sarebbe come
sapere che tu in
fondo non la desideravi
a tal punto da tenerla con te
… >
< Ma non è così!!!
> < Lo so … ma … > <
Le ho promesso … le ho
promesso che le avrei fatto vivere tutte le esperienze umane che voleva
…
l’unica che realmente desiderava … non posso
toglierle anche questo, solo per
un mio capriccio … non posso. Tutto
perché sono stato uno
stupido tradizionalista … perché mi sono impuntato.
In fondo mi aveva
chiesto solo questo … >
< Edward, sta calmo.
Qualunque cosa vi siate promessi
… lei capirà.
Non devi darti colpe che
non hai. Ti ama e tu la ami.
Questo le basta. >
< Mi ha
chiesto … di fare l’amore con lei e io glie lo ho
negato. L’unica cosa
che voleva provare prima di essere trasformata … non
mi ha mai chiesto altro. Sono stato uno stupido a voler attendere il
matrimonio. Ma ormai
mancava solo un mese … solo un
dannatissimo mese … > < Tranquillo…
non agitarti. Adesso devi
fare quello che è giusto. Lei stessa ti dirà che sei
stato stupido ad attendere così tanto …
mordila Edward, mordila e
liberala … >
Spaesato Edward annuì e
con dolcezza le carezzò il viso febbricitante e madido di
sudore.
Le parlò dolcemente e,
sussurrandole la sua ninnananna, le scostò i capelli dal
collo.
Con delicatezza glie lo
baciò e poi incise.
Percepì
chiaramente i
muscoli del corpo della ragazza irrigidirsi sotto di
lui. Un urlo venne
soffocato dal tubo che aveva in
gola. Sentì il sangue invadergli la bocca come un fiume in
piena. Rivoli rossi
solcarono il candido collo e gocciolarono sul cuscino, portatori di un
destino
di morte.
La
ragazzina si dimenava mentre
Edward lasciava che il veleno si
diffondesse, lottando contro la sua sete feroce. Fortuna
che
aveva appena “mangiato”.
Qualcosa però fece voltare
con scatto repentino Carlisle. Edward aveva iniettato una grande
quantità di veleno nel corpo del suo amore quando si
staccò dal suo collo. E
osservò Carlisle. Il monitor era impazzito? ... No .
Le sue urla erano udibili
nonostante il tubo infilato in gola. Il cuore di bella batteva
all’impazzata mentre
la ragazzina si contorceva gridando.
Batteva veloce, troppo veloce.
Carlisle aveva staccato i fili che collegavano le
apparecchiature alla sala infermiere per evitare inconvenienti e quindi
non arrivò
nessuno.
Bella urlava e urlava.
Aprì gli occhi e vide il suo angelo. Capì e si
sentì
sollevata … in quel mare infinito di dolore
però perse
nuovamente i sensi. Urlava invocando la morte
ma le
sue parole non erano distinguibili.
Improvvisamente
Edward
vide nella sua mente l’immagine di Bella, splendida in abito
da sposa. Un
fazzoletto candido legato al collo. Bellissima
e pallidissima
nel suo abito bianco…
Con gli occhi chiusi, come
addormentata.
Circondata di fiori
bianchi … adagiata su lenzuola color perla. Il volto perfetto
immobile … un sorriso sulle labbra e le mani giunte in grembo.
Sull’anulare la fede nuziale
… al collo, appeso ad una catenina
d’oro, l’anello di fidanzamento …
Edward
si voltò lentamente
e vide Alice a terra che si teneva il capo. Immediatamente
capì.
E in
quel momento provò
sensazioni che non pensava avrebbe potuto provare.
Afferrò
la sorella per le
spalle e la scosse violentemente urlando. Le sue grida coprivano quelle
di
Bella. Alice era in stato di shock e
non reagiva
… Carlisle e Jasper li separarono.
Il
monitor era sempre più
veloce … sempre più veloce.
Edward
andò vicino a
Bella e le prese la mano. La supplicò di non
lasciarlo, di non abbandonarlo …
Le
grida erano sempre più
deboli. Improvvisamente il battito del suo cuore cessò e gli
spasmi ebbero
fine. Il corpo di bella perse ogni forza sotto quello
di Edward. Il respiro si era fermato e il sangue aveva impregnato le
lenzuola e
la camicia da notte. Il silenzio fu l’unica cosa che Edward
riuscì a percepire…
Edward era come se fosse
morto con lei … non
parlava, non beveva, non
reagiva. Rimase per due giorni a vegliare il cadavere senza permettere
ad
alcuno di sfiorarla. Le baciava le mani, le labbra
i
capelli, i polsi … le cantava la sua ninnananna, la cullava
tra le sue braccia.
Emmett
e Jasper lo
avevano portato via di forza per permettere ad Esme di vestirla per il
funerale.
Quel
giorno c’era una
pioggerellina leggera, quasi piacevole. I loro compagni di scuola piangevano … Angela era
sconvolta. Charlie e Reneé parevano
assenti, persi nel dolore dei ricordi e stretti uno tra le braccia
dell’altra.
Tutto era come nella visione che Alice aveva avuto qualche ora prima.
Anche lei era nello stesso
stato di Edward.
Distrutta. Il giovane Cullen rimase vicino
a Bella ogni attimo che poté. Stranamente il
corpo di
Bella rimase come nell’istante in cui era morta. Non
c’erano segni dell’inizio
della decomposizione. Le sue dita erano bianche. Le sue guance anche.
Era come
se fosse appena morta. Bellissima e immacolata. Un sorriso triste le
donava
malinconia. Pareva ancora più piccola in quella bara bianca.
Ed
Edward vedendola
nell’abito da sposa sentì dentro di lui crescere
la consapevolezza della
verità.
Era
davvero l’ultima volta
che avrebbe potuto vederla. Non volle assistere alla chiusura della
bara. Non
ci riuscì. Divorato dal senso di colpa, si chiuse nel
silenzio.
Più
di trentasette anni
erano passati da quel maledetto giorno di pioggia
ma
per Edward nulla era cambiato.
Da
quel maledetto giorno,
tutti i giorni, Edward
si era recato alla tomba di
Bella. Senza mai essere visto era andato da lei a chiederle scusa, a implorare perdono. Lei era
l’unica a cui regalava la sua
voce. La sua tomba era sempre adornata di freschi fiori
bianchi e ogni
sera lui le cantava la sua ninnananna, le leggeva le lettere che le
scriveva,
le dichiarava il suo amore… così ormai da tempo
…
Quell’anno
però era
tristemente speciale … dovevano esumare il corpo per
trasferire i resti in un
altro luogo come è
prassi nei cimiteri. I cullen non
poterono assistere. Ufficialmente si erano
trasferiti in
Finlandia dopo la tragica morte della promessa sposa del
loro figlio più
giovane. Ormai molti anni prima.
Alla
triste necessità
parteciparono Angela, che ormai andava per i sessanta ma che era
rimasta molto
legata al ricordo di quell’amica, morta in quello che avrebbe
dovuto essere il
periodo più felice della sua vita, Jacob,
che
dimostrava poco più di quarant’anni data la sua natura e
Carlisle, che si faceva passare
per il nipote del medico che abitava nella villa vicino al fiume
più di
quaranta anni prima.
Edward
e il resto della
famiglia non si fecero vedere ma
assistettero nascosti
nel bosco adiacente il cimitero.
La
cerimonia fu molto
composta. In fondo si trattava di un atto quasi burocratico
… quando però
aprirono la bara per trasferire le ossa in una scatolina di ciliegio,
il
respiro morì in gola a tutti i presenti. Una bellissima
sposa giaceva
malinconica tra petali di fiori secchi. Il
suo sorriso, i
suoi capelli … le sue mani … una sposina di
diciannove anni addormentata nel
talamo della morte…
Immobile
ma serena.
Identica a 37 anni prima.
Gli
addetti del cimitero
rimasero interdetti. A volte poteva capitare che un corpo si
mummificasse naturalmente ma
era molto strano che accadesse in un luogo
umido come Forks. E poi un
tal grado di conservazione era improbabile … impossibile
… eppure era lì.
Carlisle sospirò. Una parola sfuggi dalle sue
labbra: < Il veleno > Rimandarono il trasferimento
all’indomani.
Avrebbero prima chiamato il medico dell’ospedale per
accertamenti. Quella era una
cosa del tutto inusuale,
incredibile…
Quella
notte tutti
i Cullen s’intrufolarono nella camera mortuaria. Stupiti.
Edward osservava il suo
grande amore e pensò che uno dei suoi desideri si era in
fondo avverato …
Poter
vederla un’ultima
volta, così come l’aveva lasciata. Perfetta, sua
…
veva
lasciata. sì come l'ande amore e pensò che uno
dei suoi desideri si era in
fondo avverato... in gola a tutti i presentiTutti
erano sconcertati e tristi. Quella
perdita li aveva toccati moltissimo. Per loro Bella
era
una Cullen. Quella morte era stata un dolore tremendo per tutti. Alice
inoltre
non si era più ripresa. Tra lei ed
Edward facevano a
gara a chi si sentisse più in colpa. Per lo meno Alice
aveva Jasper a consolarla come solo l’amore può
fare. Per Edward invece non
c’era più niente.
In
quel momento, vedendo
il corpo di bella, il vampiro si sentì come sollevato. Come
in “Romeo e
Giulietta” la morte non aveva potuto niente contro la
bellezza della sua amata.
Gli venne in mente quel giorno, a Volterra, e si augurò che
il miracolo si
compisse di nuovo. Con tutto il cuore pregò che gli occhi di
lei vedessero nuovamente la luce.
Con
tenerezza Edward si
chinò sulla sposina e poggiò le labbra su quelle
di lei. Quelle però non si
dischiusero al dolce tocco dell’amore
ma anzi,
rimasero immobili ghiacciate. Per un attimo fu come un sogno
… poi,
improvvisamente, quando Edward si separò e il suo respiro
sfiorò il volto della
ragazzina, il corpo e l’abito divennero
polvere
finissima che si mescolò ai petali secchi dei gigli e
nell’aria aleggiò un
fresco profumo di fresia …