Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Rivaleth    18/09/2013    4 recensioni
Malfoy ha solo trent’anni e tutto ciò che un uomo possa desiderare: potere, successo, soldi e donne. La sua vita è finalmente perfetta.
Ma si sa, i bei momenti sono destinati a durare poco, e lui stesso lo scopre a proprie spese il giorno in cui si ritrova alla porta il figlioletto di sei anni di cui non sospettava neppure l’esistenza. Il destino però non si accontenta solo di mescolare le carte in tavola, ma è deciso a prendersi gioco di lui…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti! come sempre vi auguro buona lettura, e vi aspetto a fine capitolo :)

 
L'inizio... 

La mattina del giorno in cui la vita di Draco Malfoy cambiò per sempre si preannunciò tutt’altro che funesta. Non accadde assolutamente nulla da far sospettare al giovane che di lì a sera gli sarebbe capitata una tragedia. Anzi, una vera e propria catastrofe.
Tanto per cominciare, Malfoy era troppo sicuro di sé per lasciare che una sciocchezzuola chiamata “Destino” gli rovinasse la vita. Perché parliamoci chiaro, la vita di Draco Malfoy era davvero degna d’essere vissuta. In primis, era ricco. Ma non semplicemente ricco, no, lui era schifosamente ricco. E grazie alla sua ricchezza poteva vantare uno stuolo di ville sparse qua e là per l’Inghilterra e la Scozia come tante pecorelle in mezzo a una rigogliosa prateria. Oltre a ciò vantava anche una collezione di auto di lusso d’ultimo modello, le uniche cose che apprezzava del mondo babbano. A dire la verità tutto era partito da un suo capriccio personale, visto che Draco Malfoy era sempre informato sulla moda del momento. Draco Malfoy faceva, anzi, Draco Malfoy era tendenza, e dato che in quel periodo, due o tre anni prima, c’era stato un boom di auto babbane tra la classe dirigente magica inglese, lui naturalmente si era assicurato di essere ben fornito, dalla Porsche gialla alla Maserati grigio metallizzata alla intramontabile Ferrari fiammeggiante, passando per un’altra decina di auto più o meno costose. Adesso tutte quelle auto erano conservate gelosamente nei tanti garage delle tante ville, e non passava anno senza che lui aggiungesse qualche altro prezioso pezzo alla sua collezione di motori a potente propulsione. L’unica volta in cui Malfoy aveva quasi ammirato i babbani era stato proprio nel momento in cui si era messo al volante della Ferrari nera vinta a un’asta. La sua prima auto, il suo più grande amore.
Ma senza dilungarsi troppo oltre, Malfoy era ricco sfondato. Aveva un sarto personale, un esercito di elfi domestici sparsi nelle sue tante ville, impegnati ventiquattro ore su ventiquattro a pulire pavimenti, lucidare e riordinare, anche là dove lui non sarebbe mai andato, tipo la casetta isolata che aveva acquistato sulle isole Falkland, territorio d’oltremare del Regno Unito situato in prossimità dell’Argentina, dove per inciso era stato solo al momento dell’acquisto. Non la vendeva perché considerava il tutto troppo lungo e faticoso.
Ad ogni modo, una simile ricchezza non derivava soltanto dal fatto che i suoi genitori gli avessero lasciato una cospicua dote, visto che quella sarebbe subentrata a rimpinguare le sue casse solo al momento della loro morte, non ancora avvenuta e ben lungi dall’arrivare, grazie a Dio. No, tutti quei bei soldoni arrivavano freschi freschi dal lavoro svolto da Draco Malfoy. Dirigente dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Non male, eh? Ciò gli assicurava un ufficio grande quanto un’aula della vecchia Hogwarts, situato al quinto piano del Ministero della Magia, con una gigantesca vetrata che affacciava proprio sulla via principale di Diagon Alley. Da lui dipendevano il Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali, l'Ufficio Internazionale della Legge sulla Magia, e i seggi britannici della Confederazione Internazionale dei Maghi. Tale posizione di prestigio e potere era stata raggiunta alla invidiabile età di trent’anni, dopoUN CURRICULUM degno dei migliori diplomatici. Tutto ciò per ribadire con maggior enfasi che aveva ancora tutta la vita davanti a sé, se solo non fosse avvenuta la disgrazia. Ma per quello c’era ancora tempo.
Lo stile di vita di Malfoy si fondava su tre semplicissime regole: soldi, potere e donne.
Donne. Tante donne. Tante donne, una più bella e scema dell’altra. Ma lui non si lamentava affatto, anzi. Lui le amava tutte, le coccolava e le riveriva come regine, e in cambio loro si limitavano a miagolare, a gorgogliare, o, talvolta, a starnazzare. In tali circostanze lui probabilmente le stava scaricando. Le donne erano il suo passatempo preferito, come un giocattolo per un bambino, come l’ambrosia per gli dei. Non poteva rinunciarvi. Adorava circondarsi di splendide creature, ognuna con una caratteristica particolare, che la rendesse unica nel suo genere –gli occhi più verdi di Londra, le labbra più sensuali di Londra, i capelli più setosi di Londra, il carattere più gentile di Londra, la voce più dolce di Londra…-, insomma, gli piaceva primeggiare, avere sempre il meglio. D’altronde, tutte loro ci guadagnavano e basta a diventare sue amanti. Da quando, circa sei anni prima, aveva divorziato da Astoria per incompatibilità coniugale, perdendo peraltro ogni contatto con lei e la sua famiglia, si era dedicato totalmente e pienamente a una vita personale all’insegna della sregolatezza sessuale. E lui poteva tranquillamente dirsi l’uomo più felice del mondo. Insomma, aveva o no quello che ogni uomo dotato di buon senso possa desiderare?!
Anche quell’infausto giorno, Draco Malfoy aprì i suoi ammalianti occhi grigi tra cuscini di velluto e coperte di pura seta orientale, svegliato da una libidinosa carezza, iniziata sul suo torace e terminata proprio all’altezza dell’inguine. Quando si dice che il buon giorno si vede dal mattino...
-Buongiorno tesoro.- sussurrò una suadente voce femminile.
Nel buio della sua mente, Draco cercò di ricordare chi fosse la fortunata di quella notte, e alla fine pervenne alla conclusione secondo cui si trattava di Josephine Rosier, sposata a Edmund Rosier, con cui aveva una relazione da circa...due mesi, giorno più, giorno meno. Non era una delle migliori, ma non se ne poteva neanche lamentare.
Aprì gli occhi lentamente, mettendo a fuoco un viso a forma di cuore, imporporato sulle guance e dall’aria tenera. I capelli di lei erano lisci nonostante la sera prima le sue mani li avessero sconvolti e tirati in più di un’occasione. Quella donna sembrava appena uscita dal parrucchiere, nonostante una notte di sesso selvaggio.
-Che ore sono?- sbadigliò Malfoy, stiracchiandosi pigramente.
-E’ tardi...purtroppo.- rispose lei dandogli un bacio su una spalla.
-In tal caso è meglio che ti rivesta.- consigliò lui, osservandola ancora assonnato. Lei annuì stancamente, poi scese a baciargli la clavicola, prima che i loro occhi si incrociassero.
Il sedere più bello di Londra, ecco chi era Josephine.
Draco le dispensò un sorriso malizioso, dandole un bacio sulle labbra, mentre l’avvicinava a sé poggiandole una mano sulla natica sinistra...
-Sei un mascalzone.- trillò lei estatica, prima di scavalcarlo senza alcun pudore, uscendo da sotto le coperte completamente nuda, dandogli il tempo di bearsi di quel corpo per qualche altro momento, prima di sparire nel bagno insieme ai suoi vestiti.
Draco finì di svegliarsi con la dovuta calma, per poi allungare una mano verso il campanello posto proprio sopra al comodino. Bastò che lo suonasse una volta, perché l’elfo domestico si presentasse ai piedi del letto.
-Padron Malfoy ha chiamato?- domandò la bestiola con riverenza.
-Cappuccino con doppia spolverata di cacao e brioche.- ordinò immediatamente. –E procurami anche il giornale. Bada che il cappuccino sia ben caldo, chiaro?
La creatura si prostrò in un profondo inchino, prima di scomparire. Draco guardò soddisfatto il punto vuoto dove l’elfo era appena sparito, poi si alzò, dirigendosi in bagno per farsi una doccia.
-Quando tornerai a cercarmi?- domandò Josephine quando lo vide entrare, scoccando un’occhiata bramosa al suo fisico completamente nudo.
-Prima o poi...- rispose mantenendosi sul vago. –Tra quanto sarai pronta?
-Adesso.- sbuffò lei alterata. –Hai sempre tanta fretta di mandarmi via, Draco.- aggiunse con tono risentito e lievemente afflitto.
Draco alzò gli occhi al cielo, facendo in modo che lei non riuscisse a vederlo, per poi abbracciarla e dirle quello che voleva sentirsi dire.
-Ti cercherò presto, garantito.
Lei alzò un sopracciglio, scettica, ma poi annuì, rassicurata dalla garanzia. Peccato che la garanzia non fosse una promessa, e che quindi lui se ne sarebbe platealmente infischiato. L’importante era tranquillizzarla, no? E lui l’aveva fatto, così se ne sarebbe stata buona per i prossimi giorni, in attesa che lui tornasse da lei. E prima o poi lui sarebbe tornato.
-Ciao tesoro.- mormorò Josephine baciandolo con dolcezza. Draco si lasciò baciare, domandandosi se per caso l’elfo avesse già portato il cappuccino.
-Buona giornata.- le augurò a bacio terminato. Poi si infilò sotto la doccia, mentre lei usciva chiudendo piano la porta del bagno.
Finalmente soli.
 
Dopo una deliziosa colazione consumata in tranquillità leggendo un giornale in cui il suo nome compariva in qua e là, circa una volta ogni due pagine voltate, la giornata tipo di Draco Malfoy consisteva in una serie di noiose ma fruttuose conferenze sulla gestione dei rapporti diplomatici internazionali con i ministeri della magia degli altri paesi europei. Una serie di vertici era prevista in occasione dei mondiali di Quidditch che avrebbero avuto luogo quell’estate. Compito di Malfoy era assicurarsi che le nazionalità delle squadre partecipanti non finissero con l’ammazzarsi prima o durante il mondiale. A dargli una mano in quel difficile compito c’era niente meno che Ron Weasley in persona, incredibilmente (e a dir poco assurdamente) capo dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici. Ecco, andava detto che Il Pulcioso era l’unica macchia che stonava con la perfezione della sua esistenza, ma Malfoy era disposto a tollerarlo, seppure con immensa fatica, proprio perché si trattava di resistere per pochi mesi, trascorsi i quali lo avrebbe rispedito al settimo livello del Ministero con un bel calcio nel deretano e l’augurio di non dover mai più incrociare le loro strade per il resto della vita.
Anche quella mattina Draco dovette sorbirsi le menate del Rosso più lentigginoso che la storia potesse ricordare, il quale non perse occasione per ricordargli che dovevano lavorare fianco a fianco, gomito a gomito, per altri cinque o sei mesi, e che quindi avrebbe fatto meglio ad abituarsi alla sua presenza all’interno del suo ufficio, altrimenti...
-Altrimenti?- domandò Malfoy con voce ironica.
Davanti a lui Ron Weasley, The King, come era stato affettuosamente battezzato a Hogwarts anni addietro, divenne tutto rosso, nell’evidente sforzo di ingoiare quello che sarebbe stato un insulto coi fiocchi.
-Malfoy!- sbottò con l’ormai usuale tono stizzito. –Accidenti a te e a quando hai deciso di fare questo lavoro!
-Pensa un po’ Weasley.- lo apostrofò aspramente. –Stavo pensando esattamente la stessa cosa.
-Oh, vai al diavolo, eh?! E portati dietro la tua boria e il tuo tono saccente, pomposo...- e giù con altri epiteti molto simpatici, mentre Draco si chiedeva se per zittirlo dovesse ricorrere a un Silencio o molto più a un utile Imperio. Alla fine, guardando il viso a metà tra il livido e lo scarlatto di Weasley, ormai palesemente vicino a una congestione facciale, optò per la prima soluzione.
-Silencio.- disse quindi, agitando pigramente la bacchetta che si stava rigirando tra le mani sin da quando Lo Straccione era entrato nel suo ufficio. Weasley continuò la sua serie di improperi, solo che stavolta apriva e chiudeva la bocca senza emettere alcun suono, somigliando terribilmente a un pesce pagliaccio: effetto raccapricciante.
Tuttavia, il suo collega riuscì comunque a esprimere i suoi pensieri attraverso l’uso delle mani, e ciò che mimò col dito medio fu più efficace di tutti gli insulti vomitati fino ad allora. Se ne uscì dal suo ufficio imbufalito, sbattendo la porta con rabbia.
Draco rimase a ridere tra sé, certo che dopo un’ora o due Weasley sarebbe tornato pieno di buoni propositi, si sarebbe scusato malvolentieri e gli avrebbe chiesto di provare almeno a collaborare e a rispettarsi almeno sul piano professionale, lui lo avrebbe preso un po’ in giro e allora avrebbero di nuovo cominciato a litigare per avere ragione sull’altro. Era una situazione di stallo che andava avanti da almeno quattro giorni, cioè da quando avevano cominciato a lavorare insieme. Solo che, mentre Weasley si stancava a furia di litigare con lui, Draco trovava che torchiare Il Pulcioso fosse divertente, per non dire rilassante.
Quando, un’ora e mezza più tardi, la testa rossa di Ronald Weasley ricomparve sul ciglio della porta, Draco Malfoy fu quasi tentato di domandargli perché continuasse a starsene lì imbambolato.
-Posso entrare?- domandò Lenticchia con voce dimessa.
-Vorrei poterti dire “col cavolo”, ma in questo momento e per i prossimi sei mesi non posso che dirti “prego, entra pure”.
Il suo collega entrò, cercando di mantenere la calma, andando a sedersi di fronte a lui.
-Scusa Lenticchia, finisco un attimo di scrivere questa lettera e sono tutto tuo.
-Detta così suona come una minaccia.
-Tu non sai quante donne sognano di sentirmi dire certe parole.
-Ed è bene che continui a non saperlo, altrimenti potrei vomitare.
Draco sollevò gli occhi dalla lettera che stava scrivendo, posandoli sul suo ancestrale nemico sin dai tempi della scuola.
-Hai acquisito un certo, tagliente senso dell’umorismo, Lenticchia. Mi commuove vedere quanto sei cambiato.
-Mi rammarica vedere quanto invece tu non sia cambiato affatto.
 -Questione di punti di vista, immagino. La mia vita adesso è perfetta.- gongolò Malfoy, felice come una pasqua. Naturalmente, quelle erano state le ultime parole famose.
 
La sua presenza sul lavoro non era richiesta oltre le diciannove, ora in cui solitamente smontava, a parte frequenti occasioni in cui era costretto a trattenersi fino a tarda notte per studiare progetti e vagliare trattative. Quella sera Malfoy augurò buona serata alla sua segretaria alle diciannove in punto, per poi recarsi all’atrium, dove si trovavano i camini della Metropolvere. Bastò esclamare chiaramente un King Charles Street 9 per ritrovarsi davanti alla sua villetta in centro città.
Quella sera l’avrebbe trascorsa in compagnia di Miss Dewitt, le gambe più slanciate di Londra, a cui aveva spedito la lettera proprio poche ore prima, mentre era impegnato in quell’amabile conversazione insieme a Ron Weasley.
Entrato in casa, trovò ad attenderlo l’elfo domestico, il quale subito si prostrò in un profondo inchino.
-Bentornato a casa padron Malfoy.
-Sì, sì, certo, vai a riempire la vasca d’acqua calda.
L’elfo non aspettò oltre e si smaterializzò. Draco si diresse nella sua stanza, dove si spogliò in fretta, pregustando già il momento in cui si sarebbe immerso nella schiuma della vasca da bagno.
Si era appena tolto i boxer quando qualcuno suonò al campanello. Nulla di strano, Miss Dewitt era appena arrivata. Sorrise, pensando che avrebbero fatto il bagno assieme.
Soltanto che, invece della ragazza, sulla porta della stanza apparve l’elfo, con una strana espressione impressa sul volto aquilino.
-Beh, che vuoi?
-Il padrone ha visite.- disse l’esserino con voce strana.
-Visite? Certo che ho visite, stupido elfo, fai salire Miss Dewitt, avanti.
-Non...non si tratta di Miss Dewitt, padrone.
L’elfo sembrava ...imbarazzato?!
-Di chi si tratta allora?- domandò Malfoy, superandolo e scendendo al piano inferiore. Ad aspettarlo in salotto vi erano due persone, una donna, dall’aria piuttosto curata, e un marmocchio grande meno dell’elfo. Il piccoletto era inginocchiato sul suo tappeto indiano, e ne stava tastando la superficie con apparente interesse. La donna non si accorse del suo arrivo, intenta com’era a tenere d’occhio il bimbo.
-Prego?- fece Malfoy perplesso.
Entrambi sollevarono di scatto la testa. Il bimbo lo guardò con tanto d’occhi, restando immobile, forse convinto di passare inosservato. La donna invece fece un sorriso di circostanza, raggiungendolo e presentandosi.
-Io sono Mrs Smith, istitutrice dell’orfanotrofio David Lloyd George...
-Avete sbagliato indirizzo.- disse Malfoy abbozzando un sorriso.
La donna lo guardò stupita.
-Questo non è il numero 9 di King Charles Street?
-Sì, esatto, è questo.
-Allora non ho sbagliato indirizzo.- disse con un sorriso smagliante. Poi si voltò verso il virgulto, ancora intento a occhieggiare verso Draco.
-Billy, perché non vai a giocare in giardino?
-Mi scusi.- esordì Draco con voce neutra. –Ma gradirei che non si prendesse simili libertà in casa mia.
-Oh, io lo faccio per lei, signor Malfoy, mi creda. Vai Billy, vai a giocare, ma non ti allontanare, mi raccomando.
Il bimbetto non si mosse da dove si trovava, tanto che Draco si chiese se per caso non fosse sordo.
-Vai Billy.- ripeté la donna.
Il bimbo allora si sollevò in piedi senza alcuna fatica, guardandosi intorno con aria spersa.
-Posso andare signore?- domandò a Draco con una vocina sottile.
Draco aggrottò le sopracciglia, incontrando lo sguardo compiaciuto della donna, evidentemente soddisfatta per l’educazione del Pidocchio.
-Sì, va pure.- si limitò a rispondere, seguendo poi con lo sguardo il trotterellare del bimbetto attraverso la stanza, dritto verso il giardino interno della villetta.
-Dunque.- disse la donna una volta rimasti soli. –Le conviene sedersi.
-Mi scusi, non capisco cosa sta succedendo qui dentro. Lei chi è?
-Gliel’ho detto, sono un’istitutrice.
-Sì, ma che ci fa in casa mia?!
-Dia retta a me, si sieda.
-Mi scusi, eh, ma come vede sono in accappatoio, sto aspettando visite e...
-E’ importante, signor Malfoy.- ribadì lei con tono secco. -Si sieda, la prego.
Per qualche ragione Draco sentì che doveva fare come gli era stato detto, e quindi si accomodò su una poltrona, invitando la donna a fare altrettanto.
-Sono qui per l’affidamento del bambino.- disse lei chiaro e tondo.
Draco rimase a fissarla per diversi istanti, prima di scoppiare a riderle in faccia.
-Sta scherzando?!- sbottò poi, cominciando a sentirsi preso in giro.
-Nient’affatto, sono serissima.- ribatté lei con faccia tosta. –Quel bambino è il figlio della sua ex moglie, Astoria Greengrass.
-Cosa?- esclamò Draco sorpreso. –Astoria ha un figlio?!
-Aveva.- disse la donna con voce più fioca. –E’ morta.
Draco sgranò leggermente gli occhi.
-Quando?- domandò sentendosi la gola secca.
-Una settimana fa, dopo un lungo periodo di malattia...Vaiolo di Drago.- fece una brevissima pausa. –E’ stata sepolta ieri nella cripta di famiglia, nel cimitero di Nottingham, dove è nata.
-Perché nessuno mi ha avvertito?- sbottò Draco, più incredulo che arrabbiato. –Io avrei potuto farla curare.
-E’ stata lei a chiedere di non avvertirla.- disse la donna. –Vede, io l’ho assistita durante l’ultimo periodo, e Astoria ha avuto modo di confidarsi con me. Signor Malfoy, non ha voluto vederla perché era ancora innamorata di lei.
-Di me?!- domandò Draco sempre più sconvolto. –Senta, io non so con chi si è confidata, ma le assicuro che non era la mia ex moglie, perché altrimenti mi avrebbe infamato nel peggiore dei modi, e...
-Mi ha detto che lei desiderava la separazione.- insisté la donna con tono burbero. –Astoria non l’avrebbe mai voluta.
-Ma se è stata lei a chiedere il divorzio!
-Perché sapeva che divorziare era ciò che lei voleva, signor Malfoy. E non ha avuto cuore di ignorarlo.
-Questo è ridicolo!
-Me l’aveva detto, ma non pensavo che fosse vero.
-Che cosa?
-Che lei è un egoista, signor Malfoy. Un egoista fatto e finito.
-Come si permette?!- saettò Malfoy, punto nell’orgoglio.
-Mi ascolti bene: Astoria è morta, ma nel suo testamento ha affidato a lei il bambino.
-Che cosa?! Astoria era impazzita, quel testamento deve essere annullato!
-Astoria stava benissimo, invece, e quel testamento è valido.
-Ma io non posso né voglio accollarmi un peso del genere!
-Signor Malfoy, quel peso è suo figlio, vostro figlio.
Fu come se qualcuno gli avesse messo una pentola in testa e poi l’avesse colpita con forza. Si sentì improvvisamente molto stordito.
-Cosa ha detto, mi scusi?- domandò, certo di non aver colto a pieno le ultime parole.
-Billy è figlio suo e di Astoria, signor Malfoy. Non volevo dirglielo in questa maniera, ma non mi ha dato altra scelta.
-N-no, mi scusi, ma non è possibile...quanti anni ha il bambino?
-Sei anni. E’ nato il 19 settembre del 2002. Astoria lo ha chiamato William, come suo padre, ma tutti lo chiamano Billy. Non si è accorto di quanto vi somigliate?
-No.- rispose Draco. –E non voglio neanche farlo. Quel bambino non può restare, l’idea è semplicemente ridicola!
-Lei è l’unico parente che gli è rimasto. I suoi nonni materni sono morti, sua zia vive all’estero...la prego, so che Astoria ci teneva molto...
-Senta, volevo bene ad Astoria, davvero...ma questo non posso farlo...
-E’ un bambino buonissimo, e davvero intelligente. Sono sicura che andrete d’accordo...
-No, è assurdo! Neanche sapevo di avere un figlio, chi mi dice che sia realmente mio?!
-Se non crede a me, creda almeno ad Astoria. E se non crede neanche a lei...ricorra al test del DNA.
-Anche ammesso che sia mio, io faccio un lavoro che mi costringe a viaggiare spesso all’estero!
-Assuma una governante, dopotutto ha abbastanza soldi per permettersela.
-No, no, siamo del tutto fuori strada. Quel microbo se ne torna all’orfanotrofio, non voglio neanche sentirne parlare! Se lo prenderà qualche altra famiglia!
-E’ troppo grande per altre famiglie. Le coppie vogliono adottare dei neonati, e Billy ha già sei anni. Lei è suo padre, per Merlino, possibile che sia così indifferente al futuro di quel piccino?!
-Senta, stamani mi sono svegliato come un uomo di trent’anni, libero di vivere la sua vita e senza alcuna palla al piede...
-Billy non è una palla al piede, è un bambino con dei sentimenti che ha appena perso sua madre, l’unica che si sia mai preoccupata per lui, e adesso non sa che il suo futuro, la sua vita, dipende dalla decisione di suo padre. Se lei lo prendesse con sé, un giorno la ringrazierà, e le sarà riconoscente per tutta la vita.
-No, assolutamente no.- replicò Draco con veemenza.
La donna sospirò, evidentemente rassegnata.
-Molto bene.- disse asciutta, superandolo e affacciandosi in giardino.
-Billy, vieni dentro, avanti, dobbiamo andare.
Il bambino arrivò dopo pochi istanti, prendendo la mano che l’istitutrice gli tendeva, e seguendola in silenzio fino all’atrio, dove si trovava Draco, ancora in accappatoio, per giunta.
Mentre la donna si chinava per allacciargli il giubbotto formato mignonne, il bimbo sollevò lo sguardo su Draco, che si sorprese a osservare la versione di sé stesso in miniatura. Il viso pulito e magro, i capelli di un biondo slavato che sfumava quasi nel bianco, gli occhi di quel grigio inconfondibile...
-Arrivederci signor Malfoy.- disse la donna, sospingendo il bimbo verso l’uscita.
Draco rimase a osservare quel fagotto che sgambettava accanto all’istitutrice per una manciata di secondi, prima di esclamare con tono burbero:
-Aspetti!
La donna si fermò, voltandosi indietro, e anche il bimbo si voltò a guardarlo, con un’espressione piena d’aspettativa. Draco rimase a fissarli senza osare aggiungere un’altra parola, lasciando che fosse l’istitutrice a prendere l’iniziativa.
-Vieni Billy.- disse la donna, guidando nuovamente il marmocchio verso Draco. –Torna in casa e vai ad aspettarci in salotto.
Il bimbo annuì, ma non chiese più il permesso a Draco, passandogli accanto e sparendo in salotto.
-Ha cambiato idea?- domandò allora la signora, guardandolo con l’accenno di un sorriso dipinto sul volto.
Malfoy non le rispose nemmeno, si limitò a lanciarle uno sguardo che avrebbe potuto gelare l’inferno.
-Domani dovrà passare a firmare i documenti di adozione all’orfanotrofio, così potrà ritirare tutti gli effetti personali del piccolo. Per adesso le ho portato il pigiama e un paio di vestiti di ricambio per domani.
Stava infatti rimestando all’interno della sua borsetta a tracolla, dalla quale tirò fuori una specie di beauty case in formato ridotto.
-E’ tutto qua dentro.- disse porgendolo a Draco.
Il padrone di casa, nonché neo papà, osservò il beauty case terrificato.
-Ci sono anche...pannolini?- domandò raccapricciato.
-No, il bambino è già grandicello, non ne ha più bisogno.- assicurò lei, senza abbandonare il sorriso di poco prima.
Draco afferrò l’oggetto, tenendolo tra due dita, come se si trattasse di qualcosa di altamente sporco e infetto.
-Se dovesse avere problemi non dovrà far altro che chiedere di Mrs Smith.- disse la donna cordiale.
-Mmh, me ne ricorderò.- borbottò burbero Malfoy.
-Ah, un’ultima cosa...c’è un particolare di cui dovrebbe essere informato...
-Cosa?!- esclamò Malfoy, più angosciato che irritato. –Per caso il marmocchio ha un gemello?!
-No, nient’affatto.- disse Mrs Smith con tono pratico.
-E’ un magonò.

**NOTE FINALI**
Con questo incipit parte la mia nuova storia, a cui avevo già accennato alla fine di never let me go. E’ una Draco/Hermione, come chi mi segue già sa, e non ha decisamente gli stessi toni della precedente FF. E’ una commedia, e per questo la narrazione è più incalzante e leggera, probabilmente meno ampollosa e introspettiva rispetto a quella di NLMG. Spero che possa ugualmente piacere a chi di voi ha già letto le mie passate storie e a chi invece si appresta a seguirmi solamente adesso. La trama è abbastanza semplice e lineare, la storia però non è ancora conclusa, quindi non posso fare previsioni sui giorni dell’aggiornamento. Posterò i capitoli non appena potrò, ma mai oltre dopo una settimana.
Spero davvero che questa storia, anche se meno impegnata della scorsa, possa appassionarvi.
A presto!
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rivaleth