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Autore: MonroESY    22/03/2008    3 recensioni
una ragazza..prima era tanto diversa. un brano spinto..ma vi prego di dirmi che ne pensate.
Genere: Introspettivo, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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un cambiamento

Un Cambiamento

**15 Settembre 2006,

Aspettava da anni quel momento. Si alzò quasi volentieri quella mattina, quando la sveglia suonò alle 6: 11...era perfetta, aveva deciso esattamente cosa avrebbe indossato e quale profumo avrebbe usato, i trucchi erano disposti ordinatamente nel cassetto; anche il caffè pareva perfetto.

Uscì da casa che si sentiva una bambola, e chiudendo gli occhi avvertiva quel tremore allo stomaco, quello da ansia, quello che ti viene quando sai che stai per fare qualcosa d’importante. Tutto le sembrava nuovo, aveva paura. Firenze era particolarmente soleggiata. Mentre guardava fuori del finestrino del treno pensava a quello che sarebbe successo di lì ad un ora. Voleva solo essere perfetta. Camminò velocemente dalla stazione. E vide un’allegra folla di quartini davanti al portone del Galy. Cominciarono a chiamare le classi. "4B" a gran voce. Attraversò il portone senza avere idea di niente, solo un futuro prossimo. Solo lei. Camminò sicura per il buio corridoio, guardandosi attorno e pensando d’essere perfetta nonostante che avessi deciso di non farsi i colpi di sole e quel paio di Kg in più ai fianchi.

**21 gennaio 2008,

era sdraiata sul letto, immersa tra cuscini colorati, socchiuse gli occhi, le bruciavano e le facevano male i polmoni. Pensava a due anni prima, in terza media.

Quasi dieci kg in più, le medie! Tutti così provinciali, e lei, che spiccava tra gli altri, era più raffinata. E chi filava? Ben pochi, nessuno si sognava di chiamarla diva. I suoi capelli erano più scuri, la sua faccia più tonda. Si truccava molto meno, i capelli meno lisci; si trovava chiusa in quella mentalità provinciale, ansiosa di venire fuori, ma doveva restare lì, chiusa in quei pensieri e cercava di adattarsi, di fare quello che secondo quelle là era "bello" e che lei fondamentalmente odiava, sentiva che c’era qualcosa di sbagliato, si stava imponendo qualcosa che non era lei; non era ciò che desiderava veramente. Non indossava le cose secondo la Vera Moda, ma quelle cosa che andavano lì, in provincia. Purtroppo quando non si ha un certo tipo di mentalità non ce lo possiamo imporre, lei aveva sogni veri, vere aspettative per se stessa.

E ora? Ora ce l’aveva? Le aveva davvero tutto. Era bella dicevano, era entrante, era simpatica, conosciuta. Tutti i suoi desideri, quelli che esprimeva girando la prima sigaretta del pacchetto, si avveravano tutti, spesso si era trovata in difficoltà sul sapere cosa esprimere; non aveva più "grandi desideri". Allora era la persona più felice del mondo?

Alle medie, alle famose medie, aveva detto che l’unica cosa veramente importante nella vita era essere belli e essere amati da tutti.

Non c’erano i ragazzi veri, c’erano solo le pop star, i Blue, gli attori. Quelli veri non facevano per lei, lei era diversa, totalmente diversa. Si vedeva in futuro, fantastica, viva e voluta. Sì…ma quanto era lontano quel futuro là?

Ed ora? Sì…ora era davvero tutto; ma quegli anni, quelli passati in fondo alla classe non se li sarebbe di certo scordata…quando non sapeva cosa era un vero bacio, e mai si sarebbe immaginata niente che andasse oltre a quello.

Si alzò di scatto dal letto e frugò nella tracolla, ne estrasse un pacchetto si Marlboro, ne prese una e uscì sul terrazzo. Fuori pioveva, teneva aperto solo uno spiraglio della vetrata per farci uscire il fumo. Aspirava lentamente, se ne stava appoggiata con i gomiti sul balcone, e intanto pensava. Pensava a L, il suo migliore amico, che lo era diventato quasi senza che lei se ne rendesse conto. Se ne era accorta a fine estate, quando lui per un settimana circa non la contattò…ne aveva bisogno. Pensava alla conversazione di poco prima. "Mi sembra che tu ti stia buttando via", " ti sei chiusa da sola in una gabbia…non devi importi di vivere così…". Già. Perché vivere così? Ma non farlo aveva lo stesso valore di farlo. Aveva lavorato troppo, aveva sudato e osato tutto quello che aveva per essere quella che era, orientata verso l’alto, sempre di più, motivata a portare a termine il suo cammino verso la "sua" perfezione, la sua idea di bellezza, di vita, verso quella che doveva essere.

"riusciresti a ignorare tutto…per ottenere quello che ti sei messa come scopo, rigida con te stessa." L. le aveva detto: " io ti conosco, ma ti conosco veramente…so come sei… e perché fai così?"

"comportamento frivolo, le persone sono cattive…girano voci…"

avrebbe potuto rinunciare a tutto. Sarebbe potuta essere quella che era veramente. Ma con quali conseguenze? Ne valeva la pena? No…non poteva.

Si guardò allo specchio mentre faceva l’ultimo tiro e buttava fuori il fumo lentamente. Chiuse la finestra e rientrò in camera. Si guardò allo specchio un’altra volta, era bella. No. Era il destino che la voleva così. Che spreco cambiare! No, no, no.

** 8 Febbraio 2008,

la voce profonda del Cellerini rimbombava nella grande aula…quella odiosa aula fredda con i soffitti altissimi, a lei parevano infiniti, perfino la luce faticava a illuminarli.

Teneva un gomito sul banco, e si teneva il viso con una mano…con l’altra giocherellava con l’astuccio.

Socchiuse gli occhi, non aveva niente da fare, rivolse lo sguardo alla sua destra. La Totta era intenta a disegnare sul banco quello che sembrava un tavolo con dei cuoricini con aria annoiata. Esy tirò fuori dalla tasca dei jeans il suo Samsung: ancora dieci minuti, ce l’avrebbe fatta.

Finalmente arrivò…quel suono tanto bramato. Lei si alzò di scatto e, dopo essersi abbottonata velocemente il cappotto, uscì di fretta aggiustandosi la tracolla sulla spalla. Il sole inondava via Martelli, lei si accese la sua Marlboro Light e si appoggiò contro un muro. Aveva sedici anni da due giorni, e le pareva di sentirsi già più vecchia.

-Oh Esy!-, una voce squillante la riportò a svegliarsi velocemente da suo stato di trans e a tornare alla realtà. Era la Totta, la sola e unica, insostituibile Totta.

-Esy ma hai visto quella com’è conciata? Ahah…mamma mia! Comunque io per la Cele non c’ho i cicchini eh, sennò me li finisce subito!-

Esy rispose distrattamente: – ok, ok-

mentre guardava il fiotto di ragazzi che usciva dal portone e si accalcava sul marciapiede. Ragazzi, tanti ragazzi colorati. Per un momento non c’era niente, per nessuno. Era un momento libero, il domani sembrava infinito e irraggiungibile; i compiti sarebbero stati rimandati, e tutti i cattivi pensieri, i deprimenti pensieri, i tristi pensieri venivano scacciati con baci, saluti, e gli "sketch" da raccontare dopo quella giornata e che poi sarebbero probabilmente dimenticati per sempre, e dopo un po’ tutti si avviarono a casa con un cicchino in mano, e il pranzo come unico pensiero.

**25 febbraio 2008,

era lì, a fissare i muri sporchi, e le scritte su di essi, e alti soffitti che avrebbe preferito non vedere. Giovani mani che sfiorano giallastre e consunte pagine di vocabolario dai caratteri illeggibili, pesanti, impenetrabili. La versione che aveva davanti sembrava fissarla, oscene lettere che non sprigionano il minimo di curiosità ma stanchezza, il sonno sulle sue palpebre, il calore tenue e quasi soffocante, la voglia di fuggire, di perdersi nella profondità di quei muri. Ma avrebbe aspettato, ancora qualche istante prima crollare, ancora qualche interminabile minuto, < >

Le premevano i polmoni, e silenziosi scrichiolii, sfuggenti respiri, massacrante il dolore.

Le spalle, le ossa, i muscoli tesi, statici. Morsi e immagini volano nell’aria, disturbati dal rumore della carta delle pagine girate passivamente.

Brividi caldi, gesso, odore di aule vuote. Lontane, vaghe risate.

Esaspera i sorrisi, ferma la mente. Curioso tepore di quelle lacrime che non esistono, di amare illusioni mai distrutte, di spinte…ma non hanno altra scelta che subire. Vite

"Togli ogni limite, varca ogni soglia e prova ogni sapore, ogni profumo; cedi a ogni tentazione, priva di freni, priva di morali. Giochi a non fermarti mai?

Giochi a provare? A non subire, a correre ad occhi chiusi, a precipitare con tutto. Con ogni gusto, ogni odore e ogni sapore, pericolosi, vietati, poi precipiti con questi, ben stretti a te stessa."

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