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Autore: Triple Baka    18/09/2013    4 recensioni
[Questa fic partecipa al contest ‘Between Heaven and Hell’ indetto da FaGammaVoloso e Saw Yozora.]
[...] Era un essere opposto a lui, ma simile. L’uno un angelo, l’altro un diavolo. C’era una cosa però li rendevano uguali: il carattere. No, forse quello non era importante. La cosa che li rendeva uguali era il fatto di sentirsi fuoriposto. Il nero non apparteneva a Atsuya così come il bianco non apparteneva ad Afuro. Doveva esserci per forza un luogo che li facessero sentire a casa. Perché tra il nero e il bianco c’è una via di mezzo, un qualcosa di neutro: il grigio.[...]
AstuAfu
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Hayden Frost/Atsuya Fubuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore/i: Triple Baka
Titolo: Diversi ma uguali
Pairing: AstuAfu (AstuyaxAfuro)
Parole: 1.665 secondo Word (escludendo lo specchietto con le informazioni e il titolo)
Prompt: diversità/ uguaglianza
Note: In tutto siamo in tre che condividono questo account, ma una di noi (Saki) non ha partecipato.
 
 

Diversi ma uguali



Nero, tutto intorno a lui era maledettamente nero. Shirou dov’era? Ricordò che stavano andando in moto, poi ad un tratto l’unica cosa che vide era il nero dell’asfalto, lo stesso colore che ora lo stava circondando. Ma il nero non è un colore, così come non lo è il bianco. Il nero è la mancanza di luce, è il vuoto totale.
Atsuya camminò a tentoni, vedeva tutto sfocato. Voleva chiamare il gemello, ma le parole gli morirono in bocca. Dov’era finito? Questa era l’unica domanda principale che si poneva.
Poi, ad un tratto, sentì una voce che lo intimava a seguirla. Il ragazzo non si fidava, ma lì, in mezzo al nulla, non c’era niente da perdere. Ormai ne aveva la certezza, era morto. Un attimo prima sfrecciava nella corsia della strada e un attimo dopo era lì, in quella specie di limbo. Sapeva che non era un sogno, altrimenti si sarebbe svegliato da tempo.
Avanzò titubante, lentamente si lasciava alle spalle quella zona oscura.
-Benvenuto nell’Inferno.- gracchiò la voce divertita.
Atsuya non era stupito di essere finito lì. Era sempre stato arrogante, spesso violento nei confronti degli avversari, ma anche dei propri compagni nelle partite, tanto da essere stato espulso in qualche partita. Era menefreghista, si credeva il migliore ed era estremamente egoista. Almeno questo era quello che gli aveva urlato un amico dopo aver litigato con lui. –Vogliamo vincere anche noi, però non rubandoci la palla tra di noi!- gli aveva detto infuriato.
Sbuffò, se lui era finito nell’Inferno solo per quelle cose lì, allora i criminali in che posto andavano dopo la morte? –Non dirmi che ti sei dimenticato tutte le volte che ti arrabbiavi e imprecavi, ti credevi superiore a tutti… E poi è anche colpa tua se sei morto e hai anche coinvolto tuo fratello.- disse una vocetta nella sua testa.
Era certo di una cosa, però. Avrebbe cercato Shirou, era riuscito a sopravvivere? Oppure si trovava lì con lui?
Cosa vado a pensare… Shirou era un santarellino, figuriamoci se si trova qui.
Atsuya  sentì una fitta alla testa e cadde a terra. –Il tuo caro fratellino, non è qui, ma in Paradiso.- l’informò sghignazzando la voce che l’aveva fatto uscire da quel luogo buio. Quella frase continuò a rimbombare nella sua mente.
Quindi è in Paradiso? Sarà una passeggiata rivederlo!
Atsuya notò che delle ali demoniache color pece erano spuntate sulla sua schiena. Le dispiegò e senza sapere il perché iniziò a volare verso l’alto. Il suo istinto gli suggeriva di fare così. Continuò a salire e trovò un’apertura. In u attimo si ritrovò fuori dall’Inferno, intorno a lui c’era una nebbia fitta, ma riuscì a intravedere una montagna, non aveva intenzione di scalarla quindi decise di arrivare fino alla cima di essa volando. La montagna era disabitata e sembrava non finire mai. La nebbia, nel frattempo, si era diradata. Continuò a volare verso l’alto, fino ad arrivare alla cima della monte. E lì, vide finalmente l’entrata del Paradiso. Varcò il cancello con facilità, non c’era nessuno di guardia.
Bianco, tutto intorno a lui era di quel colore, anche se effettivamente non lo era. Tutto quel candore gli ricordava la neve che copriva perennemente i monti della sua cittadina, come se fosse lo zucchero velo che ricopre una fetta di pandoro. Doveva trovare Shirou, voleva sapere se era ancora in vita. Teneva molto a suo fratello, anche se non l’avrebbe mai ammesso. E doveva fare in fretta, odiava tutta quella luce che gli stava illuminando il viso. Preferiva tornare nell’oscurità. Si sentiva come un pesce fuori dall’acqua, quel posto era troppo diverso, troppo. Era completamente opposto all’ Inferno, così come le anime che lo popolavano. Era tutto opposto a lui. Nonostante tutto, però si sentiva fuori posto anche nell’Inferno.
Sarà una cavolata ritrovarlo, qui non c’è nessuno.
 
 
Afuro Terumi era un angelo di bell’aspetto, era invidiato da tutti per la sua bellezza. Ma era tanto bello quanto superbo, si credeva invincibile. Una volta non era così, era il potere ad avergli montato la testa. Tuttavia, si sentiva fuori posto tra quegli angeli. Sentiva che quel posto non era adatto a lui, così come non lo era l’Inferno. Decise di prendersi una pausa, per fare un giro, quindi dispiegò le candide ali facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi e partì.
Mentre volava, però vide una cosa che lo fece stupire molto, un diavolo era stato così sciocco da varcare il cancello ed entrare in territorio nemico. Lui era un angelo supremo, non poteva permettergli di proseguire. S’avventò contro di lui, colpendolo facendogli sbattere la testa contro il suolo. Lo portò al Palazzo della Giustizia, dove sarebbe stato interrogato. I demoni sapevano di avere il divieto più assoluto di entrare nel Paradiso e ,viceversa, gli angeli non potevano varcare l’ingresso dell’Inferno. Afuro rimase ad osservarlo fuori dalla cella. Era la prima volta che vide un essere inferiore come lui, un diavolo. Li disprezzava quegli esseri, non erano degni di vivere, non erano perfetti come lui o come gli altri angeli.
Il diavolo si svegliò di soprassalto e lo fissò dall’ombra della sua cella con i suoi occhi verdi grigiastri , che incrociarono immediatamente i suoi, di color castano- rosso. Un brivido percorse la schiena di Afuro,che distolse subito lo sguardo.
-Perché sei venuto qui? È vietato per quelli come te, dovresti saperlo- disse l’angelo lievemente disgustato. –Sono affari miei, ficcanaso.- Atsuya calcò la voce sull’ultima parola. –Invece sì che sono affari miei, sei in un territorio che non ti appartiene, ti conviene obbedire. Ti ripeto: cosa sei venuto a fare?- ribatté Afuro seccato. –Lo farò solo perché ormai sono arrivato qui, e non voglio aver fatto tutta questa strada per niente. Sono venuto per cercare qualcuno, cioè Shirou Fubuki.- borbottò il demone.
Afuro lo fissò stupito e Atsuya gli scoccò un’occhiataccia. –Che hai da guardare?- chiese irritato. –Strano, quelli come te non vengono qui per cercare qualcuno.- Il diavolo gli diede le spalle –Era il mio gemello.- mormorò amareggiato.
-Allora avete anche dei valori anche voi.- affermò l’angelo –Ti darò una possibilità: se riuscirai a battermi in un combattimento potrai rivedere tuo fratello e ti lascerò ritornare nell’Inferno, in caso contrario verrai giustiziato. –Chi mi assicura che lui sia qui? E poi angioletto ricorda che prima di morire ero un essere umano, esattamente come te.- disse Atsuya sospettoso. Afuro schioccò le dita e apparve, come per magia, un registro. Glielo porse e Atsuya lesse il nome del fratello tra le pagine dove erano riportati i nuovi arrivati. –Accetto la tua proposta, angioletto.- affermò sicuro di sé e lo guardò con un ghigno e uno sguardo di sfida. Afuro rispose a quello sguardo. Erano tutti e due convinti di vincere.
 
 
-Che il combattimento abbia inizio!- urlò un angelo sospeso al centro dell’arena. Quest’ultima era sembrava un anfiteatro romano, fatto però di marmo. Gli spalti erano gremiti di angeli esultanti, era raro vedere un diavolo e nessuno voleva perdersi lo spettacolo. Urla di gente entusiasta di ciò che stava accadere si udivano, ma Atsuya non ci fece caso. Stava studiando l’avversario, doveva solo trovare il momento giusto per combattere.
-Atsu-nii fai del tuo meglio!- gridò una voce che superò tutte le altre. Shirou era lì, a fare il tifo per lui. Questo bastò per distrarlo e Afuro si fece furbo e ne approfittò per attaccarlo. Ma Astuya aveva dei buoni riflessi, grazie anche al calcio. Ognuno dei due era armato di spada, e il diavolo non perse tempo e contrattaccò l’avversario, non riuscendo però a ferirlo. Le lame cozzavano e invece di un combattimento, quella sembrava una danza.
Afuro era stupito, nessuno era al suo livello. Solitamente riusciva a battere un avversario in cinque minuti.
Perché non riesco a batterlo? Forse l’ho sottovalutato.
Afuro sentiva una sorta di attrazione verso di lui, Atsuya era diverso dagli altri era diverso, sconosciuto. Era un essere opposto a lui, ma simile. L’uno un angelo, l’altro un diavolo. C’era una cosa però li rendevano uguali: il carattere. No, forse quello non era importante. La cosa che li rendeva uguali era il fatto di sentirsi fuoriposto. Il nero non apparteneva a Atsuya così come il bianco non apparteneva ad Afuro. Doveva esserci per forza un luogo che li facessero sentire a casa. Perché tra il nero e il bianco c’è una via di mezzo, un qualcosa di neutro: il grigio.
Combatterono ancora per un po’, e la stanchezza iniziava a farsi sentire. Astuya si avvicinò pericolosamente ad Afuro e al suo viso. L’angelo si fermò, aveva capito di aver perso. Si aspettava di venire brutalmente colpito, invece, Atsuya fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: prese il suo viso tra le mani per poi avventasi sulle sue labbra. Afuro dischiuse le labbra e le loro lingue s’intrecciarono. Atsuya esplorava la sua bocca, la pretendeva. Era un bacio violento. Astuya non si fermava e nemmeno Afuro. Erano diventati l’uno la droga dell’altro.
Un angelo si mise però fra di loro interrompendo la scena. Avevano dato spettacolo. Un enorme scandalo sia per gli angeli, sia per i demoni .Qualcosa di vietato, un tabù. La legge più grande era stata appena infranta. I due non si resero conto di quello che era accaduto, era successo e basta. Quel poco lasso di tempo era bastato per unirli, legarli indissolubilmente. Un’attrazione strana, che nessuno dei due si spiegava.
-Afuro, sei esiliato da questo regno. Ora sei ritenuto un angelo decaduto. Quanto a te, diavolo, non spetta a noi punirti, ma non rivedrai mai più tuo fratello Shirou, hai sprecato la tua unica possibilità.- affermò lo stesso angelo che aveva interrotto il loro bacio.
Furono cacciati tutti i due dai rispettivi regni. Costretti a vagare senza meta. Ma Atsuya si ricordò del monte, posto tra il Paradiso e l’Inferno. Decisero di stabilirsi lì. Quel monte era un luogo intermedio tra i due regni opposti, era come il grigio: neutro. Era il luogo per chi, come loro, non appartenevano a nessuno dei due poli opposti, semplicemente era, come decisero di chiamarlo loro, il Purgatorio.
 
 
 
   
 
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