Capitolo 9 A cold day in Hell
Tutto tacque nella casa della giovane ragazza.
“Non posso Hermione. Non posso.”
La ragazza guardò il giovane uomo dai capelli rossi che le sedeva accanto, si torse le mani raccolte in grembo e tacque anche lei.
Percepì vagamente il ragazzo alzarsi dal divano per poi udire l’eco del leggero ‘pop’ della Smaterializzazione.
Come se stesse osservando il suo corpo da una prospettiva esterna, si vide alzarsi, dirigersi lentamente alla stanza da letto e buttarsi sul letto. Non aveva nemmeno una lacrima da versare, era completamente shockata, totalmente persa.
Non si rese conto nemmeno di essere caduta in un sonno leggero e tormentato da incubi. Incubi riguardanti la Grande Guerra e che non si ripresentavano da mesi.
Dopo quelle che le parvero ore, si alzò da quel letto che le sembrava cosparsi di carboni ardenti e aguzze punte di ferro e andò direttamente in cucina, senza nemmeno alzare lo sguardo da terra. Si sedette al piccolo tavolo di legno e appoggiò la testa sulle braccia incrociate, dandosi mentalmente della stupida ragazzina impulsiva.
Era ovvio che Fred l’avrebbe rifiutata. Anzi, quello sarebbe diventato un assioma che si sarebbe premurata di far aggiungere ai libri scolastici in dotazione ad Hogwarts. ‘Hermione Granger sta a Fred Weasley come no stava a negazione.’ Perfetto, l’enunciato era perfetto e descriveva appieno l’assurda situazione che si era andata a creare, o per lo meno, che lei aveva creato, nemmeno a farlo apposta.
Alzò stancamente la testa per controllare distrattamente l’orologio. Le due del mattino. Perfetto, ancora meglio, avrebbe avuto tempo per finire quella maledetta ricerca che quelli del Ministero le avevano quasi imposto di scrivere. E la pagavano pure una miseria, miseriaccia. Si trascinò fino alla scrivania, raccolse qualche libro, qualche pezzo di pergamena, una penna e dell’inchiostro e tornò ciabattando sconsolata alla sua postazione di lavoro, illuminata solo da una fioca luce.
Si mise a leggere e a prendere appunti per un’intera notte.
Solo quando alzò la seconda volta lo sguardo verso l’orologio, si rese conto che presto sarebbe dovuta recarsi al lavoro.
Perfetto, una fredda giornata all’inferno, scandita solo dai turisti che entravano nella sua piccola libreria, attirati dalla curiosa esposizione di libri antichi in vetrina.
La strega nemmeno fece caso a quello che indossava: poteva essere tranquillamente quello striminzito costume da coniglio che Ginny le aveva fatto comprare quando erano ancora amiche intime e che naturalmente non aveva mai messo, che non ci avrebbe fatto assolutamente caso.
Il rimbombo delle parole del ragazzo di cui era innamorata era ancora troppo forte nelle sue orecchie, per permetterle di occuparsi di inezie come i vestiti o il cibo.
Frastornata uscì di casa, entrò nella piccola utilitaria parcheggiata davanti al suo cottage e si diresse verso il centro del paese.
Non fece caso a due occhi azzurri che la osservavano, nemmeno troppo nascostamente, da sopra ad un giornale babbano.
La libreria era ufficialmente aperta da pochi minuti e il campanello tintinnò dolcemente, segnale che la porta era stata prima aperta e poi richiusa.
“Salve, benvenuto al Magic Book! Come posso esserle di a….”
Hermione rimase a bocca aperta per lo stupore.