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Autore: andreaicardi91    19/09/2013    1 recensioni
Forse ero morto, ed ero in paradiso, non so dove mi trovavo, so solo che non avrei mai più voluto muovermi da li, ero in una dimensione che andava all'infuori dell'umano, una dimensione ultraterrena. Ad un certo punto una delle angeliche creature, mi si avvicina, e mi scruta, come se stesse scrutando un oggetto sconosciuto, e io ero li, immobile, impassibile, impotente, tramortito, sconvolto, imbarazzato.
Poi all'improvviso, una luce immensa, molto forte, abbagliò quel luogo, mi alzai di soprassalto, balzai in piedi, scioccato, e cercai la fonte dell'immenso bagliore, ma mi fu difficile poiché non sapevo dove mi trovavo.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In quella radura solitaria, si nascondeva il profumo di un miraggio, il miraggio di una vita lontana, lontana come un sogno, ma vicina come il ricordo che esso emana, Così, incantato da quell'aroma,  seguii il mio istinto ed entrai in quella foresta. Non vidi altro che alberi, erba, terra. Il musicale suono del fruscio delle foglie allietava il silenzio di tomba di quel luogo incontaminato, ma anche un po' inquieto. La notte calava come un velo oscuro, e io continuavo a vagare come un anima solitaria in quel luogo insolito. La nebbia offuscava ogni veduta lontana. Il cammino si faceva sempre più intricato, affannoso. Le gambe sembravano voler cedere il passo alla stanchezza che pian piano stava prendendo il sopravvento sulla mia euforia.

Non ricordo più come, ma mi svegliai in un letto di foglie dorate, circondato da creature mai viste, creature all'apparenza femminili, sembravano angeli venuti dal cielo. L'argenteo colore dei loro capelli, il dolce suono delle loro voci parlavano una lingua incomprensibile, ma davano un senso di calore, un calore quasi materno.

Forse ero morto, ed ero in paradiso, non so dove mi trovavo, so solo che non avrei mai più voluto muovermi da li, ero in una dimensione che andava all'infuori dell'umano, una dimensione ultraterrena. Ad un certo punto una delle angeliche creature, mi si avvicina, e mi scruta, come se stesse scrutando un oggetto sconosciuto, e io ero li, immobile, impassibile, impotente, tramortito, sconvolto, imbarazzato.

Poi all'improvviso, una luce immensa, molto forte, abbagliò quel luogo, mi alzai di soprassalto, balzai in piedi, scioccato, e cercai la fonte dell'immenso bagliore, ma mi fu difficile poiché non sapevo dove mi trovavo. Le creature angeliche erano sparite e io ero solo, li in quel luogo, tutto ciò che avevo davanti era sparito; ora era tutto bianco, ero li in un luogo sconfinato, enorme, senza limiti visibili, un posto apparentemente senza un entrata, e senza un uscita. Stavo impazzendo, o forse ero già impazzito. Non sapevo dare risposta ai miei quesiti.

Non sapevo se ero morto, né se ero vivo. Urlavo, ma nessuno mi sentiva, né io sentivo l'eco della mia voce. Camminavo, ma non sentivo il rumore dei miei passi, ne vedevo i miei piedi. Non ero sicuro neanche di ricordare il mio nome, né chi fossi, né come capitai li. Non mi sentivo né sostanza, né spirito.

Sono come un ricordo che vaga, un rumore che rimbomba, un silenzio che svanisce.

Il mio ruolo in questa storia è quello di narrare, narrare delle memorie tramandate oralmente, memorie leggendarie, storie solitarie. Storie di uomini, vissuti in terre lontane, storie immaginarie, alquanto straordinarie.

Straordinarie come la vita, quell'intenso periodo fatto di attimi; attimi di felicità, attimi di tristezza, attimi di angoscia, attimi di tranquillità, attimi di agitazione, attimi di calma...

La vita è un attimo, anzi dura un attimo. È come un nanosecondo di follia in un vuoto infinito come l'eternità dell'universo.

Ma l'universo cos'è? È un concetto sulla nostra bocca fin da quando siamo bambini. Noi tutti pensiamo all'universo come ad un qualcosa di straordinario, ricco, immenso. È l'insieme di tutto ciò che c'è in questo mondo e in tutti gli altri mondi presenti nello spazio, è un qualcosa che c'è sempre stato, c'è tutt'ora, e ci sarà sempre. Guardiamo il cielo e pensiamo all'universo. Ma noi chi siamo in confronto a Lui? È una domanda che molti, forse tutti si sono posti, ma nessuno sa rispondere, ognuno risponde diversamente, perché è proprio la diversità che sta alla base del pensiero culturale, filosofico di noi tutti.

Noi tutti siamo diversi, ma uguali nel nostro essere umani con l'unico scopo di  vivere una vita serena e libera, ma libera da cosa?

La libertà è più grande della vita, più grande dell'universo, più grande di Dio. Le religioni risponderebbero proprio che è Dio l'unica fonte di libertà.

L'uomo si sente libero davanti alla saggezza di Dio, per il timore di non esserlo eternamente, o per la volontà di esserlo.

Io elogio chi non conosce il significato di libertà poiché non avrà mai il desiderio di esserlo.

Io dico che forse, la vera libertà comincia dopo la morte, poiché ci liberiamo da ogni costrizione della vita. In fondo proprio la vita è una costrizione, perché l'abbiamo ricevuta senza alcuna libertà di scelta. Non abbiamo scelto se, come e quando averla. Non possiamo scegliere se, come e quando interromperla. Gli eventi si susseguono indipendentemente dalla nostra volontà, nonostante questo siamo costretti a mantenerla e a conservarla con cura. Ma per quale motivo? Per lo stesso motivo per cui la vita ci è stata donata, ci è capitata e prima o poi finirà. Ciò apparentemente non ha senso ma che senso avrebbe vivere se non esistesse la morte?

Tutto ha un inizio e tutto ha una fine, poiché senza una fine non ci sarebbe neanche motivo di iniziare.

Anche il giorno finisce, per poi dare spazio alla notte, che quando finisce a sua volta da spazio ad un nuovo giorno, come le vite di tutti gli uomini vissuti in ogni ogni tempo, che si susseguono iniziando e finendo da anni, decenni, secoli e millenni.

Qua narro una delle tante storie che inizia e finisce, la storia di uomini mai vissuti, ma sempre esistiti. Conobbi le loro storie per caso, in un viaggio che feci, da cui mai più feci ritorno.

Cercherò di riportare integralmente questa storia, che mi venne raccontata da una grande memoria.

La grande memoria del libero universo della fantasia. Ora ha inizio la mia storia.

 
   
 
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