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Autore: poetzproblem    20/09/2013    2 recensioni
Ora ci sono luci brillanti e sorrisi falsi e il desiderio di riavere indietro quei momenti, quando ancora danzava in sottofondo con gli occhi chiusi e il cuore che batteva al ritmo di una canzone perfetta. Uno sguardo nel futuro di Quinn. Questo racconto è collegato a 'Acceptance'
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Acceptance/Remembrance'
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NDT: questa è una traduzione. Potete leggere l'originale qui oppure qui. Lasciate un commento se vi va, così potrò tradurlo e inviarlo all'autrice.

Disclaimer dell'autore: i personaggi di Glee non sono miei, mi piace solo giocarci...assolutamente senza trarne profitto.

 

Remembrance

By poetzproblem

 

 Reach high, for stars lie hidden in your soul. 

Dream deep, for every dream precedes the goal.

~Pamela Vaull Starr

xox

La prima volta che accade, Quinn ha ventidue anni. Sa che ricorderà sempre il momento con chiarezza, seduta in una comoda poltroncina blu nel Nokia Theater in un tardo pomeriggio di una domenica di agosto. Le dita di David sono appoggiate leggermente sulle sue, sul bracciolo che li divide, per impedire che tremino troppo.  

È nervosa e ha la nausea e si sente un po' costretta dal corpetto del suo vestito—un Versace blu. Era sembrato davvero meraviglioso quando l'aveva indossato per la prima volta e aveva permesso a David di convincerla ad metterlo per questa occasione anche se aveva saputo che si sarebbe sentita più a suo agio con un abito più castigato. Anche dopo tre anni, non è ancora abituata ad essere considerata un sex symbol, e non ha più il coraggio di cercare il proprio nome su internet per paura di quello che potrebbe vedere. Nel profondo dentro di lei, la povera piccola Lucy sta piangendo tristemente per essere stata rimpiazzata. Quinn vive ancora nel terrore in attesa del giorno in cui qualcuno venuto dal suo tumultuoso passato deciderà di resuscitare Lucy Caboosey, e il peggior incubo di Quinn diventerà realtà davanti a milioni di persone. Finora è stata fortunata. È fantastico quello che la macchina di pubbliche relazioni di Hollywood riesca a far sparire. Vorrebbe poter cancellare le proprie insicurezze con altrettanta facilità.

Quinn non riesce ancora a credere di essere qui, in attesa di sapere se porterà a casa un Emmy. È entrata nel mondo dello spettacolo nel modo più stereotipato possibile, anche se aveva studiato teatro per un anno a Yale. Non era stata una passione, o il sogno di una vita. Non era altro che familiarità—una necessità. Dopotutto, Quinn Fabray non era stato altro che un personaggio che aveva interpretato per quattro anni al McKinley—un'immagine creata—un'immagine che aveva fabbricato lei stessa alla tenera età di tredici anni. Non è mai riuscita a renderla reale, ma il suo agente e il network sono fin troppo entusiasti di continuare con questa falsità. 

Ricorda ancora quel giorno, seduta in una caffetteria di Los Angeles in un tetro pomeriggio d'estate, persa e confusa perché la sua vita a Yale non era quella che aveva immaginato, e piangeva sulla sua tazza di latte al caramello perché il suo ex ragazzo e la sua 'più o meno amica' si stavano sposando a duemila miglia di distanza. Era ridicolo, e patetico, specialmente perché Quinn in quel periodo non aveva ancora capito perché quel fatto le causasse un così acuto senso di perdita.

Ricorda di aver alzato lo sguardo dalla bevanda ormai tiepida per vedere un uomo di mezza età con acuti occhi blu sedere sulla sedia di fronte a lei e dirle che piangeva splendidamente. Aveva pensato che fosse un pervertito fuori di testa e gli aveva detto di andare affanculo. Lui aveva sorriso e aveva detto “Lei è perfetta,” e aveva fatto scivolare sul ripiano consumato del tavolo un biglietto da visita con il nome Christopher Mitchell stampato in oro, dicendole di chiamarlo per fissare un'audizione. Quinn aveva riso e aveva scosso la testa, solo per rischiare di svenire quando aveva scoperto che lui non fingeva—era un produttore televisivo che cercava una protagonista per la sua ultima serie.

Due settimene dopo era stata trascinata ad uno screen test, si erano entusiasmati per lei e le avevano fatto i complimenti, poi era cominciata la produzione di un pilot per la Fox chiamato Bethany Hall, dove aveva interpretato un personaggio che era inquietantemente simile a quello che un tempo era stata—a parte la gravidanza. Ed ora eccola lì, candidata ad un'Emmy per aver fatto poco più che interpretare una versione peggiore di se' stessa.

Quinn guarda oltre David, lungo la fila in cui è seduta, e incontra per un attimo lo sguardo della sua coprotagonista—la compagna di stanza del suo personaggio, rivale e amica occasionale. Jennifer le offre un sorriso per comunicarle il proprio sostegno prima di rivolgere di nuovo la propria attenzione al palcoscenico. Quinn tenta di ricambiare il sorriso, ma non può fare a meno di pensare che il suo posto non sia lì. Non può fare a meno di pensare a qualcun altro che in effetti dovrebbe essere lì. Non la sorprende più ormai che i suoi pensieri seguano quella direzione. Il destino l'ha fatta recitare in un telefilm che racconta la storia di due giovani donne forti e decise che si scontrano e litigano per cose assolutamente frivole, ma che, gradualmente, riescono a cambiarsi in meglio a vicenda. Come può sfuggire al ricordo di Rachel Berry? Rachel Hudson, ricorda amaramente.

Chiude gli occhi e ricorda da dove viene. Pensa a dove sarebbe finita se non avesse lasciato Lima, se qualcuno non le avesse detto che lei è molto più di una ragazza bella e superficiale il cui apice della vita era il liceo, se qualcuno non le avesse impedito di rovinare la propria vita e quella di sua figlia. Pensa a quel momento dell'ultimo anno in cui aveva detto a Rachel che doveva lasciar andare il passato e abbracciare il proprio futuro a New York City, sperando che la ragazza seguisse il suo consiglio ma sapendo, nel profondo di sé stessa, che non l'avrebbe fatto. Pensa a quanto era stata gelosa di Rachel per il suo talento e perché aveva qualcuno da amare. Quinn prega ancora che, un giorno, qualcuno possa amarla—per i suoi pregi e difetti—e non solo perché lei è Quinn Fabray. Sa che sta combattendo una battaglia difficile per trovare quella persona adesso, perché questo perfetto guscio artificiale con le sembianze di una donna non scomparirà mai completamente.

La sua categoria è annunciata e, puntualmente, Quinn respinge tutte le proprie insicurezze, tutti i suoi dubbi e tutti i suoi rimpianti e si mette la maschera che indossa come una seconda pelle. Almeno adesso viene pagata per farlo. In realtà non si aspetta di vincere, ma sa che la telecamera cercherà di coglierla in un momento di debolezza e non può permettersi di dar loro questa soddisfazione. Sorriderà educatamente e applaudirà chiuque sia la vincitrice.

Sta ancora sorridendo quando la sua mente finamente si mette in pari con quello che ha sentito e registra la sensazione del braccio di David attorno alla sua spalla e le sue labbra ruvide sulla sua guancia. Spalanca la bocca e il suo cuore quasi le schizza fuori dal petto. Per attimo teme di svenire—o di vomitare—e prega di non fare nessuna delle due cose mentre le telecamere la inquadrano perché tutti la vedano. Si porta al viso le mani tremanti, facendo un profondo respiro per calmarsi dietro quella momentanea copertura. David le sussurra le proprie congratulazioni all'orecchio, ma nella sua mente echeggia un'altra voce, terribilmente familiare, che le dice di mettersi la solita espressione che usa per recitare e Quinn non ha altra scelta che obbedire. Sorride e finge di meritare davvero questo premio, e finge che qualcuno come Rachel Berry sia fiero di lei, e per la prima volta da molto tempo il suo sorriso diventa sincero.

Quinn si alza in piedi con cautela sulle ginocchia che le tremano e misura ogni passo verso il palcoscenico, con la mente che cerca freneticamente di improvvisare un discorso di accettazione che non si era aspettata di fare. Stringe la busta e la statuetta al petto mentre sta in piedi dietro il podio, e fa un profondo respiro e sorride tra le lacrime mentre cerca di mettere i suoi pensieri confusi in parole.

“Io...io non mi aspettavo tutto questo,” dice con sincerità, lottando contro il desiderio di fare una smorfia al suono delle propria voce, affannata e tremula, che echeggia nell'auditorium.

“Cinque anni fa, non sono nemmeno riuscita a vincere la corona di reginetta del ballo.”

Sente le risate e le viene da piangere—sta piangendo—perché non è una battuta. Quella corona un tempo era stata l'apice della sua esistenza—il più grande riconoscimento che si sarebbe aspettata di ricevere—e ora sta tenendo un Emmy tra le mani tremanti e non sa come ha fatto ad essere lì oggi.

“Davvero non lo merito,” ammette.

Lo sa, e sa che più di qualcuno fra i presenti la pensa allo stesso modo.

“Non avevo nemmeno preso in considerazione la possibilità di diventare un'attrice fino a…in realtà fino a qualche anno fa, e so di essere stata molto, molto fortunata che mi sia stata concessa questa opportunità. Ogni donna nominata qui oggi merita questo riconoscimento più di quanto io lo meriterò mai, ma non ho intenzione di restituirlo,” cerca di scherzare anche se sa che non è mai stata particolarmente brava con l'umorismo.

“Sono così grata e onorata che mi sia stato conferito questo premio semplicemente per aver fatto qualcosa che amo,” e almeno questo è vero. Quinn non sempre ha sognato questo particolare sogno, ma ha imparato ad amare la catarsi che deriva dal liberare le proprie emozioni in un personaggio e poi alla fine del giorno lasciarsi tutto dietro, su un palco completamente vuoto. È più di quello che si aspettava di avere, anche se è ancora meno di quello che continua a sperare di ottenere.

“E voglio ringraziare Christopher per aver corso il rischio dandomi la parte di Lily. E David per avermi sostenuta e per avermi spinta ad essere una persona migliore. Ti voglio bene, tesoro,” dice, concentrando il proprio sguardo sul volto sorridente di lui, tra il pubblico. Nel breve tempo in cui ha avuto l'occasione di fare la sua conoscenza è diventato il suo migliore amico, secondo solo a Santana, e una delle poche persone a Los Angeles di cui veramente si fida.

E lui sa esattamente cosa lei vuole dire adesso. Le fa un cenno di incoraggiamento e lei prende un respiro e si concentra per mantenere ferma la voce mentre finalmente dice l'unica cosa che ha sempre promesso di dire un giorno—anche se non è esattamente questo il modo in cui aveva immaginato sarebbe accaduto.

“E infine, vorrei ringraziare Rachel Berry per avermi fatto capire che sono molto di più un bel faccino. Finalmente l'ho fatta giusta.”

xox

La seconda volta che accade, Quinn ha venticinque anni ed è esausta perché lavora senza interruzioni, e sta soffrendo terribilmente di jetlag a causa dei voli notturni tra Los Angeles e Pittsburgh, dove sta girando il suo prossimo film, ma quest'anno non aveva intenzione di saltare i Golden Globes. Nel momento in cui, più di un anno fa, le era arrivato tra le mani il copione The Perfect Illusion, Quinn era stata determinata ad avere il ruolo di Kylie. Era stata una strada in salita, perché il regista all'inizio non era stato convinto che Quinn avesse la capacità attoriale necessaria ad affrontare un ruolo così serio. Il suo personaggio televisivo era stato stronzo e sopra le righe, e i due ruoli che Quinn aveva interpretato da quando aveva lasciato la serie non erano stati niente di meglio della solita protagonista femminile da commedia romantica, stereotipata, carina ma poco interessante. Alla fine, aveva provato a tutti che aveva la profondità necessaria per interpretare Kylie, anche se sa che il personaggio in realtà è solo un miscuglio di Lucy e Quinn, con una generosa spruzzata di Rachel Berry. Rachel Hudson, si corregge silenziosamente, aggrottando la fronte.

Forse c'erano altri motivi per cui aveva desiderato quel ruolo.

Ormai non pensa più a Rachel così spesso, solo in momenti come questo, in cui è circondata da stelle che splendono più intense e brillanti di quanto abbia mai sognato—o momenti in cui è da sola in una casa che è troppo grande, desiderando che qualcuno le tenga la mano e le ricordi che lei è molto di più di questa immagine hollywoodiana. Non ha mantenuto i contatti con nessuno della sua vecchia vita, a parte Santana, e di tanto in tanto Puck (grazie alla loro connessione permanente, Beth), ma ha sentito che Rachel e Finn sono ancora a Lima, e che Rachel sta insegnando al McKinley. Quinn continua ad attendere il giorno in cui dovrà fingere un sorriso al sentire la notizia della nascita di un nuovo piccolo Hudson. È un po' sorpresa che non sia ancora accaduto.

David le stringe la mano con affetto mentre si fanno strada sul red carpet affollato.

"Stai bene?" le chiede a bassa voce, e lei si sforza di sorridere e annuisce ricambiando la stretta, grata. È stanca ma eccitata, anche se sa che questa sera le verrà chiesto una dozzina di volte se sta uscendo con Parker Wallace, un collega con cui ha lavorato in The Perfect Illusion. In paio di cene amichevoli e alcune foto strategiche dei paparazzi hanno messo in moto il solito gioco di Hollywood. Stanno insieme o no? Qualsiasi cosa per aiutare ad aumentare l'interesse nei confronti del film e vendere più biglietti. Quinn odia questo aspetto del suo lavoro. Odia sé stessa perché sta giocando questo gioco, non solo per promuovere il film, ma per impedire alla propria vita privata di vedere la luce del giorno. Odia che la sua immagine pubblica continui a ostacolare ogni possibilità di avere una relazione vera.

Quinn Fabray è l'illusione perfetta.

Passa una mano sulla gonna di seta del suo Marchesa rosso e permette a David di aiutarla mentre sale i gradini davanti alle telecamere di E. Fa un sorriso luminoso (falso) a Ryan Seacrest (ricordando con affetto il tatuaggio che era stato rimosso con il laser nell'istante in cui aveva firmato il suo primo contratto) e risponde alle solite domande, facendo internamente una smorfia quando lui insiste sulla sua vita sentimentale. Lei dà la solita risposta, dicendo che lei e Parker sono solo amici e pensa al sussurro di una diceria a cui Ryan—e l'intera industria dell'intrattenimento—non oserà mai dare voce.

Quinn dirotta con calma la conversazione sul suo film, si sente più a suo agio a parlare della propria carriera. Se potesse sparirebbe, accoglierebbe Lucy a braccia aperte, e permetterebbe a Quinn di esistere solo sullo schermo. Ryan vede una stella più brillante di lei e Quinn finalmente riesce ad eclissarsi dalle telecamere e a mescolarsi nella folla di abiti firmati e cravatte nere. È grata di essere riuscita a scappare nella sala da ballo del Beverly Hilton Hotel, e sprofonda nella propria sedia con un sospiro. David le siede accanto e versa lo champagne, offrendole un bicchiere.

“Stasera non bevo,” lo avverte.

Lui sorride e si avvicina, riempiendole il bicchiere nonostante le sue proteste.

“Oh, ti prego tesoro. Chi vuoi prendere in giro? Queste cose diventano divertenti solo quando ti ubriachi.”

“Faccio cose stupide quando sono ubriaca, David.”

“Lo so,” le ricorda lui con un sorriso malvagio. “Ti rilassi davvero e ti togli quel palo che hai nel culo.”

Lei gli dà un pugno sul braccio e aggrotta la fronte, “Non ho intenzione di fare brutta figura stasera,” promette, sia a sé stessa che a David. Le sono accaduti troppi eventi che le hanno cambiato la vita mentre era sotto l'influenza del'alcol, e c'è una possibilità superiore al cinquanta per cento che possa vincere un Golden Globe stasera. La stanchezza sommata all'alcol significherebbe che Quinn potrebbe dire qualcosa che non dovrebbe dire in diretta nazionale. Non ha intenzione di correre rischi.

Nonostante la sua decisione, Quinn sorseggia dal proprio bicchiere di champagne mentre osserva la cerimonia, chiacchierando con gli altri attori quando si unisce a loro durante le pause. Sa che anche quei pochi sorsi sono stati una cattiva idea perchè quando la sua categoria viene annunciata all'improvviso  le gira la testa. Il suo cuore sta battendo e le orecchie le ronzano e quando sente il proprio nome crede che non ce la farà a stare in piedi. David fa uno strillo di gioia e la aiuta ad alzarsi prendendola per mano, abbracciandola e baciandole la guancia e sussurrandole,

“Te lo meriti, tesoro. Ora vai e incantali con la tua magnificenza.”

Lei ride a bassa voce al sentire quelle parole e i suoi occhi si riempiono di lacrime mentre lui la lascia andare e la fa voltare gentilmente tra le braccia di Matt Damon, che si congratula con lei e la invita ad andare a prendere il suo premio. Quinn riesce a malapena a vedere il palco a causa delle lacrime, e tutto il suo corpo sembra diventato uno sciame di farfalle. Riesce a fermarsi di fronte al podio senza inciampare o svenire, e non fa cadere il Golden Globe quando le viene messo tra le mani—è più pesante di quando avesse immaginato. Tutto è più pesante di quanto avesse immaginato.

“Come se non mi aveste già vista piangere abbastanza,” scherza. Con il passare del tempol suo senso dell'umorismo è un migliorato di poco. Abbassa lo sguardo sul Golden Globe mentre cerca di trovare le parole. Questa volta ha preparato un discorso e non vuole dimenticare niente.

“Quando avevo quindici anni, la mia vita era molto simile a quella di Kylie. All'apparenza avevo quella che sembrava una famiglia perfetta, ma in realtà c'erano tanti segreti che stavo—che tutti noi stavamo—mantenendo, e alla fine quei segreti ci hanno distrutti.”

Deglutisce contro l'arsura che ha in gola e respinge i ricordi di una ragazzina infelice e sovrappeso la cui famiglia era stata fin troppo felice di permetterle di cambiare tutto di sé stessa—di una madre che beveva per annegare la propria tristezza, di un padre che pretendeva obbedienza e rispetto senza offrire nulla in cambio e di una bellissima, presuntuosa sorella che aveva smesso di parlarle quando aveva sedici anni, incinta e terrorizzata.

“Quindi per questo motivo questo è un ruolo in cui mi sono potuta identificare fin dall'inizio, ed anche perché sono stata tanto fortunata da avere nella mia vita così tante persone meravigliose che hanno sofferto attraverso il proprio coming out,” e ce ne sono così tanti che ancora si nascondono, pensa con un po' di amarezza, “o sono state costrette ad affrontare i pregiudizi e il bigottismo di quelli che non capiscono che l'amore è il dono più prezioso, non importa in che forma si presenti.”

Quinn immagina che il suo agente stia facendo una smorfia in questo momento. Lui continua a cercare di allontanarla gentilmente dalla comunità LGBTQ, mentre lei continua a puntare i piedi. È un sottile tira e molla, e ogni centimetro guadagnato spinge Quinn a credere che un giorno sarà capace di vivere completamente la propria vita secondo i suoi termini.

Mentre spunta i nomi della sua lista mentale di persone da rigraziare, si avvicina velocemente all'ultimo nome. L'ha eliminato e riscritto già qualche dozzina di volte, ma sa di non poterlo ignorare. Cinque anni di terapia l'hanno portata ad un punto in cui finalmente capisce cosa avesse voluto dire Finn Hudson così tanti anni fa quando aveva parlato di legami. Molto di quello che Quinn è diventata oggi—di quello che spera di diventare—è riconducibile a lei.

“Infine, voglio ringraziare Rachel Berry per avermi ispirata ad accettare questo particolare ruolo. Lei mi ha insegnato come dovrebbere essere l'orgoglio di avere una famiglia non convenzionale.”

Quinn sente l'applauso, ma non significa molto. È onorata di essere stata premiata ed è orgogliosa del suo lavoro, ma vorrebbe che ci fosse qualcun altro con cui condividere questo premio oltre al suo migliore amico gay. Spera che Rachel Ber—Hudson—stia guardando e provi un senso di orgoglio nel sapere che Quinn riesce ancora a sentire la sua influenza, anche dopo tutti questi anni. Ritorna al proprio posto dopo essere stata fermata diverse volte per ricevere le congratulazioni—alcune persone sono sincere, altre l'avevano giudicata scialba e poco interessante appena la settimana scorsa.

Si accomoda accanto a David, posa il Golden Globe sul tavolo svuota il proprio bicchiere di champagne in un sorso solo.

David ridacchia e avvicina la propria sedia.

“Lo sai che devi ancora sostenere le interviste dopo la cerimonia.”

Quinn geme e appoggia la fronte ad una mano. Questa è la sua vita, adesso.

xox

La terza volta che accade, Quinn ha ventisette anni e la sua vita personale è un tale disastro che quasi salta la cerimonia. Il suo agente non glielo permette—il che sinceramente la fa ridere perché le aveva consigliato di rifiutare il ruolo che le ha fatto guadagnare questa nomination. L'aveva avvertita che recitare la parte di una lesbica avrebbe alimentato quelle voci e Quinn odia il fatto che aveva ragione. Odia il fatto che le importa ancora di quello che pensa la gente, perché è così terribilmente stanca di nascondere il suo vero io—stanca di fingere che le donne con cui è vista in giro non siano nient'altro che amiche, mentre gli uomini sono i suoi ultimi amanti. È vicinissima a mandare tutto all'inferno e a dire a tutti quelli che incontra, “Sì, mi piacciono le ragazze.”

Non è una frase che ha mai pensato di pronunciare, né ad alta voce né nella privacy della propria mente—non quando era Lucy, dodicenne, sovrappeso e impopolare e di certo non quando era la presidentessa del club della castità e l'aspirante reginetta del ballo—nemmeno quando ne aveva appena compiuti venti e si era svegliata per la prima volta accanto a una donna, con i postumi di una sbronza, inorridita e in preda al panico. È fuggita dalla verità più a lungo di quanto avrebbe dovuto, nascondendosi dientro una sfilza di bei ragazzi che aveva cercato di amare, e nascondendosi da sentimenti che non aveva voluto accettare. Si sta ancora nascondendo, grazie alla sua nascente carriera, ma si sta nascondendo in bella vista.

Ha imparato i trucchi della discrezione, dei contratti di riservatezza e delle sceneggiate. Ha sofferto il crollo delle sue relazioni dietro porte chiuse, singhiozzando in più di un'occasione sulla spalla di Santana, e permettendo a David di farla sorridere quando era al suo peggio. Si è aggrappata ad ogni piccolo momento di felicità che è riuscita ad ottenere e si è innalzata nell'alto dei cieli solo per precipitare di nuovo sulla terra.

Quinn ha tutto quello che può desiderare e nulla di ciò di cui ha veramente bisogno. La sua ultima relazione (la più lunga che abbia mai avuto)  è caduta a pezzi mesi fa, schiacciata dal peso di troppi segreti e fantasmi del passato a cui Quinn non riesce a sfuggire. Ogni volta è la stessa storia ed è così stanca del solito finale infelice. Ricorda di quando aveva diciassette anni e di quando finalmente aveva sentito di avere un luminoso futuro davanti a sé. Ora ci sono luci brillanti e sorrisi falsi e il desiderio di riavere indietro quei momenti, quando ancora danzava in sottofondo con gli occhi chiusi e il cuore che batteva al ritmo di una canzone perfetta. Non si sentirà mai più così libera.

Vuole qualcosa di reale, e sente che forse potrebbe essere sul punto di averlo. Vincere stanotte potrebbe essere l'inizio di qualcosa di meraviglioso. Un Oscar le aprirebbe così tante porte—potrebbe darle lo spazio di manovra che in questo momento non ha. Forse potrà dire addio per sempre alla bellissima, giovane ingenua—la ragazza della porta accanto e il sex symbol. Forse potrà finalmente spezzare le catene di quell'immagine perfetta e permettere alla gente di vederla così com'è, perché c'è una donna che vale, sotto questa bella confezione. Lo crede adesso, come avrebbe sempre dovuto. Dopotutto, Rachel Berry—le sue fonti le dicono che l'Hudson ormai se n'è ufficialmente andato—non le ha mai mentito.

Quinn non mente più a sé stessa. Pensa ancora a Rachel, probabilmente più di quanto dovrebbe. Pensa a tutti quei momenti mancati che ci sono stati  fra loro—tutto quello che avrebbe dovuto dire, tutto quello che avrebbe potuto fare—in modo che le lore vite avessero una strada differente. Pensa a come Rachel senza saperlo l'abbia messa sul sentiero che ha preso, e di quanto le sia grata per questo viaggio. Grata per la maggior parte, e un po' triste, perché non è così che la loro storia avrebbe dovuto procedere.

Si chiede se avrà la possibilità di cambiare il finale. È stata verniciata e lucidata dallo splendore di Hollywood per otto anni ormai, e sente di essere più vicina a diventare Lucy Quinn Fabray di quanto lo sia mai stata. Santana pensa che sia così perché finalmente Quinn è vera, e sta interpretando ruoli che parlano di lei invece di provare a diventare una stella del cinema. Quinn pensa che Santana probabilmente ha ragione.

Oggi sta percorrendo il red carpet da sola, ma David la sta aspettando all'interno. Il suo pubblicista la costringe a fermarsi davanti ad ogni telecamera, e lei sorride educata e sopporta la necessaria chiacchierata a proposito del vestito che indossa, sentendosi dire in faccia che è meravigliosa e sapendo che probabilmente verrà fatta a pezzi più tardi. Fa un silenzioso sospiro di sollievo quando riesce a discutere del suo personaggio e di quanto significhi per lei essere parte di qualcosa di così speciale—anche se non può rivelare il vero motivo. Il suo pubblicista non le permetterà mai di rendere pubblica la sua sessualità sul red carpet degli Academy Awards. Schiva ogni domanda personale ed è vaga sui suoi futuri progetti, perché molte di quelle risposte dipendono dal risultato di questa notte.

Felice come sempre di aver concluso le interviste, Quinn scivola via dalle urla dei fan adoranti e dalle chiacchiere dei fotografi che reclamano una posa perfetta. Trova il proprio posto e sorride grata a David, sentendosi molto più calma solo grazie alla sua familiare presenza.

"È tuo, tesoro,” la rassicura lui, e lei scuote la testa, dubbiosa. Il suo stomaco è chiuso. Quindi chiude gli occhi e costringe il proprio nervosismo a calmarsi.

Prova ben poco interesse per il numero musicale iniziale—nella sua vita ha ascoltato solo una voce che l'abbia veramente commossa—e ascolta appena le battute scialbe e le risate forzate che le seguono. Invece, permette alla propria mente di vagare oltre l'attesa dei premi e dei discorsi, e di concentrarsi sui copioni che ha ordinatamente impilati sulla scrivania del suo ufficio a casa. Progetti di ogni genere—film drammatici, commedie romantiche, biografie, film d'azione/avventura, comparsate in serie tv ed episodi pilota—ma il suo interesse principale sono i copioni di una dozzina di rappresentazioni di Broadway, che aspettano il lustro conferito dal nome di un'attrice appena premiata con l'Academy Award sull'insegna luminosa all'ingresso. Ormai sono cinque mesi che si è impegnata a cercare pezzi teatrali, aspettando il momento giusto per correre un rischio che le cambierà la carriera (e probabilmente la vita).

David le stringe la mano quando viene annunciata la sua categoria e lei gli regala un sorriso nervoso. Eccolo. Il momento che ogni attore desidera e attende, e Quinn sa quanto è fortunata a sperimentarlo ad una così giovane età. Si dice che è un onore anche semplicemente essere candidata, ma vuole davvero vincere. Vuole quell'Oscar e il rispetto che le conferirà. E poi lo ottiene, semplicemente. L'apertura di una busta e alcune semplici parole e Quinn Fabray diventa la migliore attrice dell'anno—un membro permanente nella lista dell'elite di Hollywood. David la abbraccia forte e blatera inintelligibili parole di comgratulazioni al suo orecchio, e lei non riesce a credere che questa sia la realtà.

Quinn sente di muoversi, ma non riesce a ricordare come sia arrivata sul palcoscenico e “Non ricordo nulla di quello che volevo dire,” esala, scioccata. Ci sono così tante emozioni che ribollono dentro di lei che non riesce a distinguerle. Tutto il suo corpo trema, mentre le sue labbra formano di riflesso i nomi delle persone che hanno reso possibile la sua presenza lì, con un Oscar tra le mani, ma i suoi pensieri corrono in cento direzioni diverse. Dovrà superare parecchie interviste dopo tutto questo, e chiamate dal suo agente e dal suo team, e altri copioni arriveranno dai produttori e dai registi e dagli studi cinematografici. Quinn Fabray diventerà ambita, ma non avrà importanza. Sa cosa cos'è che vuole fare, e anche se ringrazia tutte le persone che le vengono in mente, in questo momento è impegnata a pianificare tutto quello di cui dovrà occuparsi nelle prossime settimane. Sorride quando ricorda quanto sia bella New York City in primavera.

Quinn esita per un brevissimo instante prima di sollevare la statuetta in un promessa silenziosa, “Sono a metà strada, Rachel.”

A metà strada per New York ed un nuovo inizio. A metà strada per scoprire se potrà avere quell'elusivo lieto fine.

È ora di mettere a tacere il rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere.

 

  
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