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Autore: Shainareth    20/09/2013    6 recensioni
«Allora, hai capito?!» Abyo lo riportò con i piedi per terra, gesticolando convulsamente. «Adesso devi mettere la testa a posto e prepararti a diventare un buon padre!»
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abyo, Ching, Garu, Pucca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LIETO EVENTO




«E allora io ho fatto così», stava raccontando Abyo con enfasi, esibendosi in un’abile mossa di kung fu che avrebbe dovuto stupire le ragazze, «e poi così», e tese una gamba verso l’alto, facendo sospirare Ching con fare estasiato. «E alla fine l’ho steso con un pugno dritto dritto sul naso!» si bullò ancora, tutto orgoglioso di essere riuscito a mettere fuori combattimento uno dei Ninja Vagabondi che, spinti come sempre dalla fame, avevano cercato di sottrarre una scatoletta di carne da un minimarket non lontano dal Goh-Rong. E trovandosi già nelle vicinanze, era corso al ristorante per vantarsi della sua eroica impresa, grazie alla quale suo padre, il poliziotto del villaggio, si era detto fiero di lui per essere riuscito a consegnare un criminale alla giustizia.
   «Oh, Abyo», squittì Ching, l’unica abbastanza innamorata da poter sopportare le sue chiacchiere esaltate, esprimendo molto più che una semplice sfilza di congratulazioni e apprezzamenti sul suo coraggio e sul suo valore di combattente. «Sei stato a dir poco fantastico!»
   Quello assunse un’espressione ed una postura compassate, fingendo noncuranza. «Beh, sì, devo riconoscere che a volte sono davvero fico.»
   Decisamente d’accordo con lui, la fanciulla si volse in direzione della loro amica nella speranza che anche lei si unisse alle lodi per Abyo. Tuttavia, si accorse che Pucca, accovacciata in terra, sembrava presa da tutt’altra questione.
   Avvicinandosi a lei, che se ne stava in un angolo del cortile sul retro del ristorante dove i tre si erano riuniti, Ching sbirciò da sopra alle spalle della ragazzina, impegnata ad accarezzare la sua piccola Yani, appallottolata su se stessa. «Che succede, Pucca?» domandò, notando la sua espressione preoccupata. «Yani non sta bene?»
   Lei scosse il capo. Non le pareva che la sua gattina stesse davvero male, però era incapace di spiegare anche solo a se stessa lo strano cambiamento che la bestiola aveva iniziato ad assumere da alcuni giorni. Era diventata molto più calma ed affettuosa, ma al tempo stesso erano avvenute in lei delle metamorfosi comportamentali inconsuete che avevano finito con l’impensierire la sua padroncina.
   «Non sarebbe il caso di portarla dal veterinario?» consigliò Abyo, che, non trovandosi più al centro dell’attenzione, aveva finito con l’interessarsi anche lui alla gattina.
   «È una buona idea», convenne Ching, posando una mano sulla spalla dell’amica per incoraggiarla a farlo il prima possibile.
   Pucca pensò che i suoi amici avessero ragione. Decise perciò di prendere Yani in braccio per sistemarla dentro il trasportino che aveva di sopra, in camera sua; quando però la sollevò, si lasciò andare ad un’esclamazione di stupore.
   «Che c’è?» chiese Abyo, accigliandosi perché non gli era chiaro il motivo di quella reazione.
   La ragazzina si voltò verso di loro e mostrò la gatta, che miagolò placidamente. Anche Ching, allora, non riuscì a trattenere un verso di meraviglia, facendo innervosire ulteriormente il giovane, sempre poco attento ai dettagli.
   «Che c’è?!» ripeté lui in tono più impaziente. Ching rispose con un risolino divertito, ma poi gli indicò il ventre di Yani, dove spiccava un leggero gonfiore. «Ah, ho capito!» s’illuminò improvvisamente, convinto di aver centrato il problema. «Ha mangiato troppo e adesso le fa male la pancia!»
   Pucca rise, mentre Ching ruotò gli occhi verso il cielo. «Sei proprio ottuso, Abyo.»
   «Ehi, come ti permetti?!» si risentì quello, mostrandole il pugno.

Silenzio. Pace. Tranquillità.
   Protetto e coccolato dalla quiete che aleggiava attorno alla sua modesta casetta di legno, Garu si sentiva in paradiso. Aveva appena finito di allenarsi e di ristorarsi sotto il getto della doccia, e adesso, insieme a Mio, se ne stava accovacciato sugli scalini d’ingresso della sua abitazione, sorseggiando del tè nero e godendosi quel momento di serenità.
   «Che tu sia maledetto!» proruppe una voce, mandando in malora la sua pace interiore.
   Bofonchiando fra sé e sé, il ninja si rassegnò ad accogliere un Abyo visibilmente irritato. Lo vide balzare in aria per strapparsi la casacca di dosso con un vigoroso Hi-Ya! Nonostante tutto il bene che potesse volergli, Garu si domandò se il suo amico avesse mai pensato di cambiare repertorio. Sospirò stancamente e, mettendo via la tazza di tè ancora piena per metà, si alzò in piedi, pronto ad assumere una posa da combattimento perché convinto che, come al solito, Abyo fosse giunto fin lì per sfidarlo in un duello amichevole al fine di testare le loro capacità.
   Aveva ovviamente sbagliato su tutta la linea.
   «Devi assumerti le tue responsabilità!» si sentì urlare contro, con tanto di dito accusatorio puntato nella sua direzione.
   Ancora in procinto di alzarsi, Garu rimase con le ginocchia piegate a metà e gli occhi strabuzzati per la sorpresa. Che diavolo stava farneticando, quell’invasato? Poi il suo sguardo fu attirato dalle due figure dietro di lui: Ching che teneva per le spalle Pucca, come se quest’ultima avesse bisogno di supporto morale. La cameriera, in particolare, pareva particolarmente felice per qualcosa, a giudicare dal modo in cui sorrideva e in cui lo guardava. Garu iniziò a sudare freddo.
   «Allora, hai capito?!» Abyo lo riportò con i piedi per terra, gesticolando convulsamente. «Adesso devi mettere la testa a posto e prepararti a diventare un buon padre!»
   Quella rivelazione ebbe il potere di far venire meno la vista del ninja e, di seguito, anche tutti gli altri suoi sensi, tanto che egli cadde pesantemente al suolo come morto.
   «Oh, mio Dio!» esclamò Ching, portandosi le mani davanti alla bocca con fare allarmato, mentre Pucca scattava in soccorso dell’amato. «L’hai ammazzato!»
   Abyo fissò l’amico con espressione sconcertata. «E va bene che sono un supereroe, ma non credevo di avere dei poteri così strafichi!»
   Accorsero tutti attorno al ninja che proprio in quel momento stava riaprendo gli occhi. Li fissò con aria intontita, ma poi, vedendo Pucca china su di lui, l’istinto lo portò a spalancare le palpebre e a scattare lontano da lei, che adesso lo fissava confusa.
   Che cosa aveva appena detto, quel pazzo di Abyo?!, si domandò Garu, sentendosi il fiatone come se avesse corso attorno al mondo in appena un’ora. Abyo aveva detto che doveva prendersi le sue responsabilità e prepararsi a diventare un buon padre. Che assurdità! Il ninja corrucciò lo sguardo, pronto a dar battaglia: se non aveva mai sfiorato Pucca, come potevano pretendere che…
   Un lampo gli attraversò la mente e lui avvertì un terribile, orrorifico brivido ghiacciato corrergli lungo la colonna vertebrale e fargli venire la pelle d’oca: il plenilunio dell’altro mese. Per l’amor del cielo, cosa avevano combinato, lui e Pucca, durante quella dannata notte in cui era stato stregato dalla luna?! Non ricordava un accidenti. Ma, soprattutto, era possibile, per due ragazzini della loro età, avere già dei figli?!
   Deglutendo a fatica e sudando freddo, Garu si arrese all’evidenza dei fatti. Uggiolando, si diresse verso casa con passo strascicato e vi entrò sotto lo sguardo confuso dei suoi amici, che udirono come un frenetico rovistare provenire dall’abitazione e, dopo alcuni istanti, videro uscire Garu con un salvadanaio a forma di porcellino sotto al braccio. Si fermò sulla soglia d’ingresso e, con la punta della lingua posta di lato fra le labbra, scosse il contenitore di terracotta dal quale fuoriuscì un frastuono metallico, segno che era pieno di monete. Soddisfatto, il ninja riprese a muoversi, inforcando il sentiero che lo avrebbe condotto al villaggio senza degnare gli altri né di uno sguardo né di una qualsivoglia spiegazione.
   Si ripresentò loro dopo un’assenza di poco più di mezz’ora, senza salvadanaio e con un pacchetto in mano. In volto aveva un’espressione da funerale che assai male si addiceva a ciò che stava per fare, suo malgrado. Ma, al diavolo!, se non avesse agito in quel modo sarebbe stata una vergogna inconcepibile, un’onta incancellabile, e lui ne sarebbe uscito disonorato a vita. Non avrebbe mai più avuto il coraggio di definirsi uomo.
   Prendendo un profondo respiro, raggiunse Pucca che, accucciata sugli scalini di casa, stava coccolando Yani che le si era appallottolata in grembo. Invero, Garu neanche si era accorto della presenza della gattina, che pure era stata condotta fin lì dalla sua padrona sin dal principio; e probabilmente, se l’avesse fatto, si sarebbe risparmiato tutta quella pietosa sofferenza.
   Con il viso rosso come un peperone, le folte sopracciglia aggrottate in un’espressione decisa e il musetto all’ingiù, il ragazzino ingollò nuovamente un bel po’ di saliva, come a volersi dare coraggio per l’azione irreversibile che si stava apprestando a compiere sotto lo sguardo attonito degli altri. Senza dire una parola, come d’altra parte era nel suo stile, piegò un ginocchio e lo puntellò contro il suolo, cercando di mantenere lo sguardo fisso in quello della piccola cameriera e tendendo le braccia nella sua direzione. Infine, aprì il pacchetto, lasciando tutti sbigottiti.
   «Per tutti i nunchaku!» sbottò Abyo, strabuzzando gli occhi, mentre sentiva la mascella piombargli verso il basso. «Ma sei impazzito?!»
   «Awww!» squittì invece Ching, portando le mani ai lati del viso con fare estasiato. «Che cosa meravigliosa!»
   Quanto a Pucca, inutile dire quale fu la sua reazione alla vista dell’anello di fidanzamento che Garu le stava porgendo: Yani scappò prima di capitombolare giù dalle scale quando capì che la sua padrona si era completamente dimenticata di lei, saltando addosso al suo futuro sposo, che perse l’equilibrio e si ritrovò a ruzzolare insieme alla fanciulla per diversi metri lungo lo spiazzo antistante la sua abitazione in un turbinio di cuori rosso fuoco.
   L’inequivocabile schiocco umidiccio di baci e bacetti che gli riempirono le orecchie, indusse Abyo ad intervenire per salvare l’amico da quella che, in un’altra occasione, Garu avrebbe definito senza alcun dubbio una straziante condanna a morte. «Guarda che quella incinta è Yani, non Pucca!»
   Successe un pandemonio. Anche perché, udendo quelle parole, il ninja trovò nuovo vigore e cominciò a lottare per riavere indietro la propria libertà, cercando di strappare l’anello per cui aveva speso tutti i suoi risparmi dalle grinfie della sua presunta fidanzata; forse era ancora in tempo per restituirlo al negozio ed avere indietro i propri soldi.

«Come caspita t’è venuto in mente che le cose stessero in quel modo?» domandò Abyo quando le acque si furono calmate, non capacitandosi di come il suo amico avesse potuto fraintendere l’intera faccenda. Non stupirà sapere che si guadagnò un’occhiata inferocita dal povero ninja, ancora placcato da Pucca, le cui braccia sembravano essersi saldate attorno al suo collo. Per lo meno, era riuscito a riprendersi il proprio denaro.
   «Beh», cominciò Ching, spezzando una lancia in suo favore. «In effetti non avevi mica specificato che ti stavi riferendo a Mio.»
   Abyo scosse le spalle con noncuranza, mentre Garu spostava lo sguardo accigliato sul futuro papà: fra tutte le gatte che gironzolavano nei dintorni del villaggio, perché quel disgraziato aveva dovuto scegliere di sollazzarsi proprio con quella di Pucca?! Mio rispose a quella tacita accusa con un miagolio deliziato, strusciando il musetto contro quello della sua innamorata che, tutta beata, se ne stava acciambellata ai piedi della sua padroncina.
   «Piuttosto», riprese Abyo, mai stanco di aprir bocca. «Toglimi una curiosità, Garu: cosa ti ha fatto credere di aspettare un bambino da Pucca?»
   La fanciulla ridacchiò allegra, ben sapendo che un’ipotesi del genere fosse impossibile. Il suo amato ninja, invece, del tutto ignaro della verità, si lasciò sfuggire un singhiozzo lamentoso, accompagnato da un rantolo di morte.












Adoro svegliarmi la mattina con l'ispirazione che mi spinge a scrivere idiozie del genere. ♥
Shainareth





  
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