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Autore: Papaya    23/03/2008    4 recensioni
Ho sempre scritto o letto la maggior parte delle storie sotto il punto di vista di una ragazza. Con questa nuova fic ho deciso di dare sfogo anche ai pensieri di un ragazzo, e non è stato del tutto semplice. La storia tratta prevalentemente dell'amore rincorso tra Gippal e Rikku ed è descritta in prima persona da Gippal. Attenzione agli spoiler. Premesso questo non posso che augurarvi buona lettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gippal, Rikku
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Non avrei mai immaginato di poter fare quello che volevo. Leader della fazione degli automisti Albhed. Davvero il massimo. Sto tutto il giorno a contatto con le macchine, le guido, le perfeziono, ne invento di nuove. Perché davvero, modestia a parte, ho un gran bel cervello e lo uso a dovere nel mio lavoro. E quello che faccio mi piace. Sono soddisfatto di me stesso, della mia mente, del mio ruolo, di dove sono arrivato dopo aver sudato non poco.

Eppure...

No, sono contento, davvero. Ma c’è sempre un neo, c’è sempre qualcosa lungi dall’essere perfetta. La perfezione non si può raggiungere, mai. E allora perché noi umani non facciamo altro che cercarla anche nella consapevolezza di non poterla avere mai? E’ come voler raggiungere l’orizzonte. Che cosa stupida. Lo sanno tutti che è impossibile. Non si fa altro che fantasticare sulle cose che puoi avere, senza tenere in considerazione quelle che hai già. Errore madornale. Magari la vita che vorresti ce l’hai proprio sotto gli occhi, ma tu ti ostini a guardare sempre al di là del tuo campo visivo, scavalcando ogni altra cosa. Oddio, non che sia sbagliato, anzi. L’ambizione è la cosa che ti fa migliorare e migliorare, sapendo che non hai ancora dato il massimo, e ti ostini a dover fare sempre di più, di più. Ma è inutile alzare la testa e guardare sempre in alto, quasi per provare a contare le stelle, o tentare di guardare il sole ad occhio nudo. Si sa che le stelle sono infinite e che il sole acceca. Lo sappiamo com’è fatto il cielo. Ma se abbassassimo un attimo gli occhi per vedere com’è la nostra vita in quel momento, essere concreti per un attimo, come la realtà circostante? Chi direbbe mai di aver visto quella stella del cielo proprio accanto a lui? Io non l’ho fatto nemmeno. Ho sempre pensato che la parte migliore del mondo è il cielo. E quando pensavo questo, il mio cielo era fatto di macchine, di persone che condividevano le mie idee, che seguivano i miei consigli, di un lavoro importante, bello, appagante.

Bene, è arrivata una nuvola a coprire questo cielo. Adesso tutto ciò che desideravo fa parte della mia realtà concreta. Nonostante questo alzo ancora gli occhi al cielo, nella speranza di scorgere qualche altra stella da raggiungere per riempire quello che c’è di imperfetto nella mia vita. Figuriamoci se Dio mi manda un segno positivo. La nuvola copre tutto. È così fitta che quasi si mette a piovere.

Vaffanculo. Piove davvero. Dico a tutti di rientrare a Djose tramite un auricolare che ho dato per comunicare in situazioni di emergenza. Non che quattro gocce siano un’ emergenza, ma non mi va che la gente vada in giro con le mie macchine con questo tempaccio, che potrebbe andare sempre a peggiorare. E dato che le strade del circondario non siano delle migliori, potrebbe anche succedere che gli automisti rimangano bloccati lontani dal Tempio...

Ma a chi voglio fare ridere? Come se le persone che lavorano con me non siano abbastanza grandi e vaccinate da potersela cavare da soli...Che mania di superiorità. Il titolo di leader a volte mi da alla testa. Avrei davvero bisogno di qualcuno che mi frenasse, a volte. Avrei davvero bisogno di Qualcuno. Punto. Quel Qualcuno che ho scavalcato per vedere al di là del visibile, quel Qualcuno per cui la mia vita è imperfetta, quel Qualcuno che quella dannatissima nuvola copre.

Sto impazzendo. Dov’è finito il mio orgoglio?

“Gippal, sono rientrati tutti”.

Come? Oh, già. Ero così sovrappensiero da dimenticarmi dell’ordine dato. Ma chi è il tizio che mi ha parlato? Ci sono così tanti automisti che a volte mi dimentico anche i nomi. O forse è colpa del fatto che è da un po’ che ho la testa da un’altra parte.

“Ok, grazie.” Ma grazie di che? Non ho proprio niente da ringraziare a nessuno, io. Devo smetterla di essere sempre così assente. Questo è il mio lavoro. Se continuo così, prima o poi faccio qualche danno.

Ormai è tardi. Congedo tutti, che ritornano alla proprio a casa. Dovrei tornare anche io, ma è così bello stare qui, in silenzio, da soli. Circondato dagli automi, la mia passione da sempre, e dai miei pensieri, la mia Ossessione di sempre. Chiudo gli occhi. Il suono della pioggia è davvero piacevole...

  
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